Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 2 novembre 2018

Fleur (cap.10)


CREATURE SUPERIORI
Dopo la conversazione con Blanca riguardo la strana amicizia tra Josette e Celeste, le inquietudini di Ferrer s'erano dilatate a dismisura, e non riuscendo a dare nessuna spiegazione convincente, ecco che s'erano tramutati in cattivi presagi. La cosa più ovvia sarebbe stata andare direttamente alla fonte, parlare con Celeste per capire cosa stava accadendo e metterla in guardia dal cattivo genio di Josette.
Ma non trovava il coraggio di farlo perché la ialina inaccessibilità di lei aveva creato, fin dall'inizio, una distanza: la barriera insormontabile di un carattere superiore.
Avrebbe dunque dovuto rassegnarsi ad un'attesa passiva attendendo che gli eventi maturassero per poi travolgerlo?
Mai, come in quel momento, Francisco Ferrer s'era sentito smarrito. E solo.
Ma pure qualcuno c'era a cui rivolgersi per un aiuto certo, solidale e disinteressato: Santa Martha Dominadora, la potente Loa che lo aveva protetto nei momenti più difficili e nella quale ciecamente confidava. Santa Martha, la dominatrice dei serpenti e delle volontà, l'unica in grado di piegare l'inflessibile Celeste, garantendogli così il controllo della situazione.
In un angolo del pavimento della sua stanza aveva predisposto un piccolo altare apparecchiato di verde su cui troneggiava un candelabro con una candela verde (verde e viola erano i colori della Loa) unta con olio di gelsomino, e sotto l'immagine della Santa. Non disponendo di una foto di Celeste, aveva sopperito scrivendo il nome di lei su un pezzetto di carta marrone. Aveva poi posto un uovo in cima ad un monticello di polvere di caffè mescolato a miele, e caffè nero amaro. Era questa l'offerta più gradita a Santa Martha. In aggiunta di un bicchierino di rum e gin. E di un sigaro.
Poi, dopo aver acceso la candela, aveva recitato la sua orazione.
Mai aveva chiesto l'intervento della Loa per le sue faccende con le donne. Neppure per Fleur, che benissimo avrebbe potuto farla innamorare con una fattura d'amore, se non che aveva sempre ritenuto poco virile ricorrere ad aiuti di tal genere per conquistare una donna. Fosse anche la più inaccessibile. Non era mera questione d'orgoglio, che nessuno mai l'avrebbe saputo se una donna l'aveva conquistata col suo fascino o con un incantesimo, ma perché in questo campo era terribilmente sicuro delle sue capacità, e così più la sfida era ardua e più era la sua determinazione al gioco e alla vittoria.
In questo frangente, però, aveva contravvenuto alla regola perché non si trattava di piegare il cuore di Celeste ma la sua volontà.
E neppure in questo caso avrebbe disturbato Santa Martha, convinto che i miracoli vanno chiesti solo nei casi davvero disperati, se non fosse stato per il poco tempo restante per tentare, alla distanza e in modo riguardoso, una qualche personale strategia per carpire il motivo di quella strana amicizia.
Riflettendo, con una qualche ironia, che s'era dimostrata più accessibile la Santa che la donna terrena.
Ad ogni modo, entrambe, creature superiori.


IL RISVEGLIO DEL VAMPIRO
E mentre Ferrer si predisponeva alla paziente attesa di un segnale divino, Hermelina Hortega inconsapevolmente, ne era latrice, giungendo trafelata, e con notevole ritardo, all'appuntamento per definire gli ultimi dettagli di quella festa di compleanno che sempre più aveva assunto le dimensioni di evento hollywoodiano.

- La nostra festa salta. Philippe stanotte ha avuto una nuova crisi. E' gravissimo. Coralie è disperata, ha chiesto di voi. Benedetto ragazzo non poteva trovare momento peggiore...la mia Delicia è in lacrime, non si riesce a calmarla, ci teneva ad avere la sua festa di compleanno eppoi tutti i nostri sforzi... -

Ma lui aveva smesso d'ascoltarla e s'era precipitato in strada alla ricerca di un taxi.
Una volta giunto lo aveva accolto Coralie, stravolta dalla veglia e dal pianto, lo aveva preso per mano e senza parlare lo aveva condotto nella stanza di Philippe.

- Resuscitatelo. -
Nella stanza buia la voce sfinita di lei risuonava più come una preghiera che un ordine.

- Coralie, basta, ti stai facendo solo del male -
Armand Petit, invisibile nel buio, implorava la moglie alla rassegnazione, pur consapevole che non avrebbe ottenuto alcun risultato

- Taci! Non hai alcun diritto di parlare, tu che non hai mai fatto niente per lui. Non dovresti neppure essere in questa stanza.Vattene! -
Alla diffida, rabbiosa e cattiva della moglie, Armand aveva risposto con un singhiozzo represso.

- Vi prego, Francisco, non fatelo morire -
Fiduciosa come una bambina gli stringeva la mano,ai piedi del letto del figlio morente.
Il buio completo aveva graziato Ferrer dall'orrendo spettacolo dell'agonia ma non dall'adempimento di quella richiesta irrealizzabile, e per quanto egli fosse avvezzo all'improvvisazione non gli veniva in mente alcun escamotage per far fronte a quella situazione paradossale Avrebbe dovuto almeno sfiorare il moribondo con una carezza pietosa, ma solo l'idea di quel contatto con la pelle fredda e disidratata di Philippe, lo terrorizzava. E così per sfuggire a quell'approccio d'istinto aveva nascosto le mani nelle tasche dove, in quella di destra, aveva trovato il vetro sottile della bottiglina dell'olio di gelsomino usata per il suo rito a Santa Marha. Doveva essersela messa in tasca, senza neppure rendersene conto, dopo aver oliato la candela.
Forse una preveggenza della Santa.
Così aveva  stappato la bottiglina e il profumo stellato del gelsomino, esaltato dal buio notturno della stanza, era propagato intenso e penetrante, a stordire la morte. Poi l'aveva posta sotto il naso di Philippe per fargli inalare quell'aroma acuto e struggente, e rianimarlo.
La messinscena di un miracolo che lo stesso Ferrer, però, aveva iniziato a credere reale poiché il giovane aveva aperto gli occhi e perfino sorriso.
O almeno così era sembrato dalla leggera contrazione della bocca.

Ma forse a resuscitarlo era stata la forsennata speranza di Coralie  più che l'intensità della fede di Ferrer, a dar vita a quel miracolo, solo temporaneo, però, aveva specificato il dottore, che quel risveglio imprevisto doveva essere attribuito unicamente al profumo invasivo del gelsomino che in qualche modo lo aveva rianimato.
In realtà quella era l'unica spiegazione scientifica, per quanto abborracciata, con la quale il medico poteva giustificare l'inaspettato risveglio di Philippe.
Risveglio temporaneo, aveva ribadito con convinzione il dottore ad Armand, a voce bassa, però, per non defraudare Coralie di quel suo momento di gioia.


- Perché lo avete risvegliato? -
C'era delusione e rabbia nella voce di Fleur.
Era la prima volta che lei si mostrava irritata con lui e Ferrer ne era rimasto sconvolto.

- Fleur, non crederete davvero che io sia in grado di esercitar miracoli? Vostro fratello non era in realtà morto ma versava in uno stato agonico, l'essenza di gelsomino lo ha rianimato. Questa la logica spiegazione del dottore. Quello che è effettivamente accaduto. Ma non desiderate dunque che Philippe viva? -
Le aveva chiesto accorato.

- Nessuno di noi lo desidera. Solo la mamma. Finché lui vive noi tutti siamo suoi prigionieri. Prigionieri del vampiro. Oh, Francisco, cosa avete fatto! Vi odio -
Fleur era corsa via piangendo e lui non aveva potuto trattenerla perché s'era accorto della silenziosa presenza di Celeste.

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