Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 5 novembre 2018

Fleur (cap. 11)


LA CASA DEL VAMPIRO
- Avete la fortuna di poter liberamente andar via da questa casa, eppure decidete di rimanere. Meglio ancora: rimanere, è il vostro unico desiderio. Fate attenzione, però, che una volta in cui vi verrà accordato il permesso di asilo, e credo che la mamma ve lo abbia già concesso fin dal primo istante, anche per voi, dopo, sarà poi difficile, se non impossibile, fuggire. Siete già il suo eletto, l'angelo custode di Philippe il Vampiro. Non importa che sia stato solo un fortuito caso il vostro miracolo della resurrezione, lei vorrà illudersi che sia frutto della vostra volontà. Quale sarà la vostra prossima mossa per non deluderla e continuare ad avere accesso alla casa del vampiro, alla stregua di tutti gli altri imbonitori che la frequentano? Ma voi, però, sedete al nostro tavolo mentre loro stazionano nei corridoi e nelle stanze di servizio; non hanno avuto la vostra stessa fortuna nella riuscita della loro messinscena. Vi confido un segreto, Francisco, papà ha una valigia nascosta sotto il letto, pronta all'evenienza qualora gli si presentasse un' occasione di fuga. Quella fuga l'ha tentata in passato, ma la nonna lo ha dissuaso, gli ha tolto il coraggio. Lo ha inchiodato ai suoi doveri. Povero papà! La valigia, però, non l'ha mai disfatta, è nascosta sotto il suo letto e immagino che la notte, prima di coricarsi, ci getti un'occhiata. Il fatto che sia lì pronta, lo rassicura e lo illude con la sua improbabile ipotesi di una fuga solo rimandata -
Celeste parlava in tono tranquillo, senza alcuna ostilità, fissandolo negli occhi.
La sua non era una sfida né una provocazione, ma l'onesto racconto di una realtà freddamente sviscerata senza  alcun'enfasi melodrammatica.
E per questo, forse, ancora più tragica.

Ferrer, che pure aveva rilevato nel tono tranquillo di Celeste la drammaticità del racconto, e ne era rimasto sconvolto, non aveva saputo obiettare altro che un neutrale, perché?

- Perché vi sto raccontando delle miserie della mia famiglia? Per darvi un motivo onorevole per uscire da questa casa, senza nessuna implicazione per voi e per noi. Soprattutto nessuna compromissione per Fleur. Statele lontano. Badate che non vi sto implorando, ve lo sto imponendo -
Il tono della sua voce era, ancora una volta, pacato, ma nello sguardo rilucevano aspre scintille.

- Mi state accusando di qualcosa che io non ho commesso. -

- Non ancora. Ma pure è nelle vostre intenzioni. Onestamente, potete smentirmi? -

- Voglio essere onesto quanto voi lo siete con me, e quindi non vi smentirò. Io amo Fleur, di puro e sincero amore, come mai ho amato nessun'altra. L'amo senza pretendere nulla da lei, mi basta vederla e respirare la sua stessa aria. Non desidero altro. Ma immagino che neppure questa confessione basterà a farvi ricredere e far cadere il vostro pregiudizio su di me-

- No, non mi basta e il mio pregiudizio rimane intatto. La vostra storia parla per voi ed io, a differenza della mamma, non credo ai miracoli. Non vi permetterò di mettere le mani su mia sorella e guastarla. Non entrerà prematura nel novero delle vostre amanti. Il mondo è pieno di donne disposte a farsi amare da voi, una specialità in cui a quanto pare eccellete. Fleur ha solo quindici anni. E' ancora una bambina. Se davvero l'amate, come dite, statele lontano. E, ad ogni modo, non avete altra scelta -

- Vorrei fosse Fleur a dirmi di andar via -

- Vi odia. Non l'avete sentita? Cos'altro c'è d' aggiungere?-

LA RESA DEI CONTI
Ferrer aveva vagato fino a notte fonda nei sobborghi e fatto tappa in tutti i locali incontrati lungo il cammino, poi ubriaco fradicio (aveva rischiato due volte d'essere investito) s'era diretto a casa di Josette. Era arrivata l'ora di chiudere la loro storia una volta per tutte. Già da sotto le finestre aveva preso ad appellarla con nomi inverecondi e poi, sul pianerottolo, a tempestare la porta con pugni e calci con una furia inaudita. Josette, impaurita da quella veemenza inedita nel suo ex amante, aveva finto l'assenza, ma poi sotto quel diluvio di calci inferti alla porta e di male parole inferte al suo orgoglio, aveva iniziato a rispondergli per le rime, surclassandolo nella scelta degli epiteti e delle metafore.
Aveva però avuto cura di rinforzare dall'interno la porta schermandola con un pesante settimino, e poi aveva chiamato la polizia. Ferrer, dai rumori di spostamenti di mobili  e dalla più tenace resistenza della porta, aveva intuito che lei stava barricandosi e allora anche lui aveva cambiato strategia: avrebbe tentato la scalata dalla finestra del primo piano. Talmente ubriaco, però, da fallire più volte l'approccio con l'esile tronco dell'alberello ibrido sottostante la finestra del salotto di Josette. Pure, in qualche modo, era riuscito ad inerpicarsi sulla cima per poi aggrapparsi al ramo più vicino alla finestra accingendosi, con una gran pedata, a romperne i vetri. Ma, offuscato dalla sbronza e dall'ira, agiva più d'istinto che con cognizione di causa, maldestro e incoerente non aveva saputo valutare la resistenza del ramo che avrebbe dovuto sostenerlo e che invece, sotto il suo peso, aveva ceduto, schiantandolo malamente a terra.


MISTIFICAZIONI E VERITA' CONVERGENTI IN UN'UNICA STORIA
Quando Ferrer aveva aperto gli occhi, nel suo letto d'ospedale, Arturo Serrano era al suo capezzale.

- Compadre, te lo dico chiaro e tondo, alla tua prossima stronzata ti mollo. Hai rischiato vita e carriera per vendicarti di una puttanella di serie B come Josette. Mi è costato un bel pò di soldi il convincerla a ritirare le denunce di aggressione e tentato omicidio -

- Ma se non l'ho neppure toccata. Non sono riuscito a mettere le mani addosso a quella puttana che altrimenti ora, in questo letto, ci sarebbe lei. L'ha scampata bella, sai? Ma gliela farò pagare in altro modo. Giuro che non lavorerà più.  E in quanto ai soldi te li restituirò appena sarò in grado di firmare un assegno -
Aveva obiettato, rabbioso ed amaro, mostrando all'amico la pesante ingessatura che dipartiva dal braccio destro fasciando, in un unico blocco, anche la  mano.

-  Puoi sempre firmare con la sinistra -
Serrano aveva ribadito ridendo per sdrammatizzare. Poi facendosi serio aveva aggiunto
- Sai che non ne faccio questione di soldi, seppure la cifra è stata davvero molto alta, motivo per cui tu non farai nulla di quanto minacciato. Alla stampa è stata data una versione diversa dei fatti: sei caduto dall'albero nel romantico tentativo di giungere alla sua finestra per tentare una riconciliazione. Una rivisitazione di Giulietta e Romeo. C'è materiale per un tuo nuovo romanzo, e al pubblico piacerà -

- Non puoi avermi fatto, questo. Non tu, Arturo. Quella puttana passerà alla storia come la donna per la quale avrei perso la testa. No, per me è impossibile d'accettare. Parlerò con Blanca e le racconterò la versione originale. Lei saprà come trattare l'argomento -
Ferrer era fuori di sé, sopraffatto da una collera interna che non poteva scaricare se non con le parole.

Parole cattive. Improperi irripetibili, lanciati come sassi contro Serrano che pure non aveva reagito, lasciando che lui esaurisse la sua micidiale valanga di pietre e scaricare la dose di veleno che ancora intossicava le sue vene. D'altronde benissimo capiva quella sua reazione, che anche lui, al suo posto, non l'avrebbe presa bene la mistificazione programmata dei fatti, dove la malefica puttana sarebbe stata incoronata regina. E, nello specifico, regina di cuori. Josette non gli era mai piaciuta, ma non era peggiore di tutte le altre ex amanti di Ferrer. Ci aveva parlato per convincerla a ritrattare la denuncia, offrendole una cifra astronomica, e poi lei, spontaneamente, gli aveva raccontato del suo rapporto con Celeste Petit.
Era stata quest'ultima a contattarla e a chiederle un appuntamento. Quello stesso a cui Ferrer casualmente aveva assistito. Celeste, senza troppo girarci intorno, le aveva chiesto informazioni su Ferrer, non sul loro rapporto ma sull'uomo, e lei, Josette, l'aveva esaudita descrivendolo con un'unica battuta: un egocentrico che non esce mai dal personaggio di se stesso. E aveva mimato il gesto di sventolarsi con un ipotetico ventaglio. E siccome Celeste le era piaciuta per i suoi modi, diretti e franchi, ma soprattutto per essersi rivolta a lei per quella particolarissima consulenza, ritenendola, senza alcun pregiudizio, fonte sincera ed affidabile, l'aveva alla fine amichevolmente redarguita: Francisco s'annoia facilmente, tutto per lui declina in un batter di ciglia. E' sempre a caccia di novità. Ed ora la novità siete voi. Fate attenzione, non è pericoloso ma nocivo. Sono certa che voi saprete, in questo, rilevare la differenza.
Quindi, non era stata Josette, come tutti avevano immaginato, a contattare Celeste per metterla in guardia dalle mire di Ferrer sulla giovanissima Fleur, ma il contrario. Oltretutto l'attrice era convinta che l'oggetto del desiderio del suo ex amante fosse proprio lei, Celeste, e non Fleur.

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