Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 27 febbraio 2010

Agnese seduce il Re. E la vendetta della Regina.




                                                
Accade anche alle donne più timide di rimanere intrappolate in amori adulteri, che la passione non tiene conto delle vere nuziali né dei contratti stabiliti per l'eternità.
E così è accaduto anche ad Agnese, timida e riservatissima Dama di Camera della Regina, di soccombere alla passione irreversibile per un uomo assolutamente proibito.
Intoccabile: il Re.
Agnese, la damina diafana che sembra possedere, per via di quella sua timidezza congenita, il dono dell'invisibilità.
Che in silenzio si materializza nel bianco delle sue vesti.
Che in silenzio scompare, senza lasciare traccia di quel bianco.
Agnese che arrossisce, parla poco, e le cui dita gentili sfiorano il mondo con l'inconsistenza di un respiro.
Ed in virtù di queste doti, la Regina, fra le tante ha scelto lei come Dama di Camera, per affidarle il privilegio della cerimonia mattutina della vestizione, e per il delicato compito di fare e disfare il viluppo impervio delle trecce e dei posticci, sui quali innalzare la regale corona.
La timida Agnese si materializza quando serve per dissolversi quando più non è necessaria la sua presenza.
Questo immensamente piace alla Regina, personalità altera e suscettibile che poco tollera le altre donne, soprattutto se più giovani ed avvenenti.
Ed in quella sua dama non ha riscontrato la minaccia né di un corpo, né di un'anima.
E' solo un fruscio di veste.
Ed un sussurro di dita.
Forse neppure saprebbe individuarla fra le tante che fanno ala al suo passaggio.
Ma Agnese non figura mai nella coreografia degli inchini.
Avvalendosi del dono dell'invisibilità sguscia via, inosservata, per rifugiarsi a leggere poesie e a fantasticare sul volo peregrino delle farfalle, nella solitudine del labirinto botanico, meraviglia e delirio dei giardini reali in cui nessuno, avventatamente, osa avventurarsi.
E' leggenda quel labirinto.
Inestricabile. E demoniaco.
Una trappola a cielo aperto.
Si racconta che il tracciato vero lo conosca solo la Regina, e che è mefistofelico inganno visivo quello che si prospetta dall'esterno al visitatore che, per sventura addentrandosi nei suoi fitti meandri, rimane inesorabilmente intrappolato nel demenziale dedalo di un percorso che conduce verso il nulla.
Ma Agnese non ne ha paura.
Non l'attraggono le incognite esplorative ma la quiete che li vi trova.
Percorrendo sempre lo stesso breve itinerario, senza addentrarsi troppo nell'ignoto del labirinto, ha fissato punti di riferimento in particolari che, seppur minimi, l'aiutano nell'orientamento: una foglia sporgente, un intreccio di rami, un arboscello puntuto, un leggero diradamento nel reticolo fogliare.
E proprio attraverso quella sottile smagliatura, un pomeriggio autunnale, ha scorto il Re che solitario passeggia, senza scorta di armigeri né compagnia di gentiluomini.
Così, Agnese, può constatare che Sua Maestà ha gli occhi mansueti di un cucciolo, le mani sensibili di un artista e la barba ribelle di un poeta.
Appare perfino meno alto senza la corona che, certificando il potere, accresce anche la statura.
E tra le mani, invece dello scettro, reca un libro.
Questo la colpisce enormemente.
Lo vede, per la prima volta, nella sua veste privata e non in quella consueta ed ufficiale, dove però è sempre secondario alla preponderanza, caratteriale e scenica, della Regina.
D'impulso vorrebbe mostrarsi.
Chiedergli cosa stia leggendo.
Una conversazione tra lettori, non di certo quella sconveniente tra il Re ed una Dama della Regina.
E' trattenuta, però, da quella sua endemica timidezza che la costringe a ritrarsi, come d'abitudine, nell'ombra..
Ma il tenue chiarore della sua presenza, filtrato attraverso il respiro delle foglie, ha attratto l'attenzione del Re che, con voce gentile, le chiede di mostrarsi.
Lei obbedisce e s'inchina al suo cospetto quando, nel rialzarsi, un soffio di vento le scioglie i capelli, e in quell'imbarazzo le cade il libro di mano.
Il Re lo raccoglie e porgendoglielo con un sorriso le mostra il suo.
E' lo stesso libro, l'identica storia, che entrambi stanno leggendo.
«Non vi ho mai vista.» Dice lui, colpito.
«Non sono una che si nota.» Risponde lei, arrossendo.
E' questo il primo di innumerevoli incontri.
Il Re l'attende, tutti i pomeriggi, nella stanza di foglie, sotto il soffitto mutevole del cielo, alla mercé degli elementi meteorologici e delle schermaglie della luce e del buio.
Leggono e commentano versi di poesia, assaporando quella sintonia perfetta che scaturisce dalla intensa condivisione di una stessa passione.
E la passione per la poesia tramuta presto in passione dell'anima.
E dei sensi.
Seppur combattuta e rinnegata, è un'attrazione irresistibile quella che vanno provando.
Le dita si sfiorano, cercandosi, nello sfogliare le pagine.
La voce frammenta in sussurro quando l'irruenza amorosa del poeta esplode nei versi.
Un pallido riflesso se paragonato allo sconvolgimento interno che li va sopraffacendo.
E quel giorno Agnese, dopo aver recitato il toccante brano su un amore proibito, soccombe alla visibilità di una lacrima che prontamente le dita sensibili del Re raccolgono.
La seconda, l'asciuga con le labbra.
La terza, l'assapora con un bacio.
Si ritrovano così a sfogliare i loro ardenti desideri, e non più solo le pagine complici di un libro, che avrebbero ora arricchito con i capitoli inediti delle audaci sperimentazioni del loro amore.
Ed Agnese fiorisce tra le braccia del Re, nel tumulto progressivo del piacere sessuale, dapprima timidamente, come un bocciolo tremulo che presto tramuta in un lussurioso fiore carnivoro.
Insaziabile, si lascia trascinare nell'estasi sessuale concedendosi senza quel ritegno che si conviene ad una vergine inesperta, ma come una lussuriosa Eva il suo ventre partorisce orgasmi che assorbono tutto il vigore del Re.
Lasciandolo stordito.
Esterrefatto. Beato.
Più quella passione progredisce più Agnese acquista splendore.
E visibilità.
Ed è una scia luminosa quella che ora preannuncia il suo passaggio.
Vestita di scarlatto, di azzurro o di viola.
Non arrossisce più, pur mantenendo inalterata la riservatezza innata delle parole indispensabili.
E la Regina, sugli indizi di quei cambiamenti, inizia ad accorgersi di lei.
Delle sue assenze.
E di quelle del Re.
E delle voci cortigiane che tempestive zittiscono al suo passaggio.
Decide, la Regina, di far luce sulla tresca di cui a corte si va mormorando, incaricando il Capitano della Guardia Reale, veterano fedelissimo e discreto che, seppur non possedendo come Agnese il dono dell'invisibilità, ha affinato sui campi di battaglia un talento mimetico che si è rivelato provvidenziale nelle situazioni più estreme, di appurare quanto di vero ci sia in quei mormorii, e dove conducono le passeggiate del Re e quelle della sua Dama di Camera.
Di missioni difficili è esperto il Capitano, ma questa si rivela la più penosa.
Vorrebbe dire di no alla Regina.
Che la sua onorabilità di soldato rifiuta questo meschino incarico di pedinamento.
Ma a lei ha giurato fedeltà ed obbedienza.
Non può tradire la sacralità di questo voto.
Si predispone, quindi, il leale Capitano ad assolvere all'incarico con tutta la discrezione che l'evento impone, e non gli ci vuole molto per appurare che le passeggiate del Re e della dama della Regina hanno una meta comune: il labirinto botanico.
Dove si officia un amore adultero.
Spudorato e sublime.
Una poesia sperimentale, di orgasmi multipli e complesse geometrie di corpi.
Il Capitano è turbato, e commosso, dalla sacralità e dalla dissolutezza di quell'enfasi celebrativa.
La versione in prosa di una poesia trascendentale.
Ma pur dovrà riferire alla Regina quello che ha visto.
E quello che nelle viscere del labirinto si va consumando ha un solo nome: tradimento.
Il buon Capitano cerca le parole più opportune, meno crude, per fare il suo resoconto alla Regina.
Ma ben sa che non ne esistono.
«E' tutto vero, Maestà.» Non gli riesce di dire altro.
E' una donna altera, e con una luce buia negli occhi, quella che con un gesto lo congeda.
"Ma è pur sempre una donna tradita" pensa il Capitano che nella sua esperienza di veterano ha potuto appurare che, nella vita e nelle guerre, la ragione non è mai solo da un'unica parte.
Così, Agnese, non trova più il Re ad attenderla nella cinta protettiva del labirinto, mentre a palazzo si sparge la notizia di un male, repentino e mortale, che lo ha colpito.
Ma la Regina pur continua ad avvalersi dei servigi della sua dama.
Del tocco etereo delle sue dita.
E godere di quei suoi occhi disperati.
Di quello splendore che offusca in patimento.
Del tormento di quell' anima estirpata.
Delle domande mute, perché proibite.
Del dubbio, che col tempo tramuterà in certezza, che non è stato il male ad uccidere il Re ma il suo amore.
Tormentata dai sensi di colpa che la perseguiteranno per tutta la vita, mentre, invece, la Regina continuerà ad avvalersi dei servigi della sua Dama di Camera.
Che nessun'altra ha un tocco di dita leggero come il suo.


22 commenti:

  1. Anche stavolta l'amore ha vinto.
    Agnese ed il Re continueranno ad amarsi per sempre. L'amore vero resterà per sempre nel labirinto. Morire per amore, ma l'amore continua ad esistere, a vivere nell'altro. E se muori per amore amerai per sempre.
    La Regina si è vendicata come donna tradita, ma se lei stessa avesse amato intensamente il suo Re, per amore non lo avrebbe mai ucciso!
    Un bacio, incantatrice di storie lontane e vicine!

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  2. Mai dire mai, nella vita tutto può succedere ciaoooo Vanda

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  3. E' bello questo tuo punto di vista, Elisena, ma stavolta no, l'amore non vince.
    La vendetta della Regina è sottile, psicologica, di quelle che non lasciano scampo alla colpa, al rimorso.
    Quando il dubbio, salvifico e solo momentaneo, di Agnese tramuterà nella certezza che il Re ha pagato con la vita il suo adulterio, la sua esistenza sarà solo una lunga, tormentata espiazione.
    L'amore l'ha resa visibile.
    La vendetta della Regina l'annienta definitivamente.
    E' la sconfitta dell'amore.
    Un bacio, Eli, perchè un raggio di sole, nel tuo commento, ha cercato di farsi strada nell'impraticabilità del labirinto.
    Marilena

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  4. Ehilà Vanda, che piacere averti nel mio blog!
    Eh si, nella vita tutto può accadere.
    Mai porre limiti alla provvidenza!!!!!
    Anche se, nel mio pessimismo congenito, di quella provvidenza ho davvero paura :)))
    Un bacio, Vanda
    Grazie della tua visita
    E del commento
    A presto
    Marilena

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  5. Io sono sempre dell'idea che il Re preferisce morire anzichè non poter più amare Agnese.
    Agnese non sarà mai annientata completamente perchè lei da quel Re ha ricevuto l'amore vero e niente e nessuno, neanche la regina, potrà sottrarle e toglierle i suoi ricordi e l'emozioni provate.
    Un bacio!
    P.S.: L'amore vero è eterno, sopravvive anche alla morte!

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  6. Eli, con te non ce la posso proprio fare!
    Credimi, piacerebbe anche a me, che vincesse l'amore, ma qui non accade.
    Il Re non sceglie di morire.
    Viene fatto fuori :)
    Magari, chi ce lo dice, che pur di aver salva la vita, avrebbe rinnegato l'amore per Agnese?
    Tutto è possibile nella vita, come saggiamente ha scritto Vanda, perchè non prendere in considerazione anche la realtà di un finale pessimistico?
    Tvb
    Marilena

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  7. Ciao Marilena,bellissimo racconto,complimenti,scritto veramente bene.
    Il Re è morto nel migliore dei modi,e conoscendo il vero Amore,ma forse anzi senza forse muore in altro modo con il tocco malefico della Regina,magari per via di un veleno che lo divora,ma l'Amore continua a vivere in Agnese.
    Buona serata Marilena.
    Un bacio.

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  8. La fredda Regina bacia sulla bocca il Re, e sente il profumo delle labbra dell'altra, e questo la rafforza nel suo desiderio di vendetta. Il Re è colto di sorpresa, non si aspetta quel bacio, brusco ed anomalo. Non sa che quello sarà l'atto finale della sua vita. E l'ultima immagine impressa nelle sue pupille, sarà quella della Regina, (e non di Agnese) china su di lui per quel bacio d'addio, mentre un sicario lo pugnala alla schiena.
    Muore così il Re.
    Ero indecisa se farlo morire per mano di un sicario, oppure (e quest'altra ipotesi mi piaceva molto di più) o avvelenato dal bacio della Regina, che di veleno si è cosparsa le labbra.
    Così ho, in questa rivelazione inedita sui retroscena dell'assassinio del Re, rese possibili entrambe le ipotesi :)
    Agnese sarà sopraffatta, per il resto della sua vita dalla colpa di aver, seppur involontariamente, provocato la morte del suo amante.
    La morte è una vendetta misericordiosa.
    La vita può essere, invece, una interminabile espiazione.
    E, questa, è la raffinata vendetta della Regina.
    Un bacio, principe achab
    Marilena

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  9. Marilena stai lottando per uccidere quest'amore che tu stessa hai creato , ma Eli e Massimo, non si rassegnano ... e sono tipi tosti..... hanno un lieto fine dentro di loro duro a morire, come l'amore oltre ogni limite, che difendono a spada tratta..... però concedi che Agnese anche soffrendo è viva, ha amato ed è stata amata, prima di tutto ciò, Lei non esisteva,la Regina la tormenta, ma ogni volta che assapora la sua vendetta nel vederla soffrire,non può ignorare il tocco di Agnese, ora palpabile, anche se discreto, diviene Lei stessa la controvendetta dell'Amore,con la cosciente presenza di colei che sola il Re ha amato e che ha assaporato ciò che alla Regina è precluso per sempre. Sei grande cara, il tuo raccontare è magnifico, sei veramente una scrittrice che irretisce con il suo scrivere, sei come il giardino labirintico della tua narrazione. Un bacio, ma con miele e rossetto rosse sulle labbra ..... miaaaaoooooooo

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  10. Non sono una brava scrittrice, Lucy, come tu benignamente affermi, perchè non è uscito fuori quello che io davvero volevo evidenziare.
    Ed è proprio il finale,la vendetta della Regina,la parte che mi ha portato via più tempo, perchè non riuscivo a trovare un epilogo strategico e drammatico, in cui Agnese irrimediabilmente sopperisse, senza alcuna possibilità di resurrezione, nemmeno dettata dal ricordo dell'amore
    La vendetta della Regina è mirata a seppellire viva Agnese, tra sensi di colpa e rimorsi.
    Il dubbio che il Re sia veramente morto a causa di una malattia non è credibile.
    Agnese ben sà che ad ucciderlo è stata la loro storia.
    Questa certezza, ammanterà di inenarrabile dolore, impietosi sensi di colpa, devastante rimorso anche il ricordo dell'amore, fino al desiderio di volerlo cancellare, per soffrire solo un pò di meno.
    E, la Regina, ben riesce nella sua vendetta.
    Ha cancellato l'anima ed il corpo di Agnese.
    Ridotta al ruolo di ombra, che per lei non esiste più, se non per le necessità a cui è chiamata ad adempiere.
    Per la Regina, Agnese, è solo un oggetto, pettine che le districa i capelli, e dita che le agganciano il bustino.
    E' Agnese che ogni volta si sentirà di morire davanti a questa orribile realtà che è costretta a vivere, come se nulla fosse accaduto ma, con la consapevolezza, che invece, niente sarà più come prima.
    Niente, per lei, sarà più possibile.
    Il Re, al confronto della punizioe di Agnese, ha avuto una morte pietosa.
    Insomma, il mio intento narrativo era la cancellazione totale di Agnese, nella vendetta della Regina.
    Un bacio, Lucy, e grazie della dolcezza delle tue parole e del miele sulle tue labbra.
    Marilena
    P.S. - Ma sto lieto fine a me mi perseguita.
    Che bisogna inventarsi per determinare un finale drammatico e senza speranza? :(

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  11. La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma in quel piatto , ora, ci sta mangiando anche la regina!
    Credimi, sorella, è il tuo inconscio che vede nero il fine, io lo vedo "struggente" ma solo nell'amore!
    Mi associo ai baci con miele di zagara e rossetto, uno x te e uno x Lucyfel!

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  12. Scusa, Eli, ma come può il mio inconscio vedre nero il fine, se sono io ad averlo voluto?
    Insomma, non è che ho scritto questo racconto in trance!
    Di solito sono abbastanza lucida per sapere ciò che voglio raccontare o quello che sto scrivendo.
    Nel senso che, quel finale nero, era proprio quello che la mia mente, consapevolmente ha elaborato e non di certo è il mio inconscioa mostrarmelo nella luce più nera.
    E' come dire che ho scritto qualcosa che non so, alla fine, io stessa interpretare.
    Insomma, senza polemizzare, è come qualcuno che ti chiede una spiegazione, tu gliela dai, poi ti senti obiettare: questa è la tua verità, ma vale la mia.
    Si può liberamente interpretare tutto ma, almeno dar credito all'intento e alla veridicità delle spiegazioni di chi ha scritto, se gli diamo atto di essere ancora in grado d'intendere e di volere :)))
    Un bacio, stregaccia rossa
    Marilena

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  13. Non intendevo dire che non sei in grado di intendere e volere. Mi sono espressa male.
    Scusa, ma non intendevo proprio.
    Un bacio!

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  14. Lo so cosa intendevi dire, che il mio pessimismo mi porta sempre a considerare il lato catastrofico degli eventi.
    Ma è la mia visione, quella che sento più mia che, bada bene, non rifiuta ad oltranza tutte le altre possibilità ma che, è solo quel modo di vedere che io sento più mio.
    Che più mi esprime.
    O, forse, che più conosco.
    L'amore non sempre trionfa.
    L'amore spesso uccide.
    E, dal mio punto di vista, è sbagliato dire "amore vero" quando ci si riferisce al sentimento di un amore intenso, condiviso e complice.
    Perchè c'è "amore vero" anche nella sua parte più buia.
    Quella che termina in tragedia.
    Dove, a volte, ci si fa del male.
    L'amore ed il bene non sempre viaggiano sulla stessa traiettoria.
    Un bacio, Eli, e scusa tu l'irruenza del mio commento precedente.
    Marilena

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  15. Che bel passo di moderna letteratura. Hai stravolto il volere, divino e terreno, che in simili scritti da sempre infligge la morte all'adultera e lascia rimorso e disperazione a lui.
    Ego, sentimenti, rimorsi e vendetta hanno un risalto quasi fisico, palpabile, in un racconto ben descritto, dove il ribaltare dell'atavico scontato la rende unica nel suo genere.
    Inutile dirTi che sei brava, lo sai già :))
    Un abbraccio

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  16. TVB e tengo a precisare che io intendevo sottilineare che chi scrive lo fa con la sua realtà conscia e incoscia come chi legge interpreta lo scritto con la sua di realtà conscia e inconscia. Ma sempre. Anche quando si va al cinema per vedere un film. Anche la nostra immaginazione è alchimia di conscio e incoscio.
    Ho grande rispetto di te, come donna, sorella e scrittrice, per questo ti ammiro.

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  17. Eh si, Francesca, tu tocchi un punto che qui non era stato ancora preso in considerazione.
    E' quasi sempre la donna a pagare le conseguenze dell'adulterio e, quindi mi sono detta, cerchiamo una variante :)
    Viva Dio, mi sono detta, quando si consuma un adulterio è quasi sempre l'amante che fa il carico pieno di responsabilità e disonore.
    Soprattutto le donne, le tradite, sono portate, spesso, ad accettare, cavilli e giustificazioni, da parte del coniuge pusillanime, pur di avere un alibi che possa indurre al perdono e, magari riprenderselo nel proprio letto.
    Così, l'amante è una scaltra seduttrice, una rovina famiglie, una vedova nera.
    Dimenticandosi che, certe faccende, si esplicano in due :)))
    Così, in questo racconto, la Regina non fa sconti a nessuno dei due :)))
    Insomma, il marito la tradisce come donna e come regina. Gli amplessi vengono consumati nel diabolico labirinto voluto dalla Regina (e già questo la dice lunga sul caratterino della sovrana) ed impunemente usato come garconniere.
    Iinevitabile che, alla Regina, alla fine, girino un pò le balle!
    Un vendetta eccessiva, penserà qualcuno, ma ognuno ha i suoi modi di pareggiare i conti!
    Scusa, Francesca, ho scherzato con lo spunto che il tuo commento mi ha dato e, tu stessa sai essere molto ironica :)
    Grazie davvero per gli apprezzamenti
    Un bacio
    Marilena

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  18. Ho perfettamente capito, Eli, quello che tu intendevi dire. E' stato il termine "inconscio" nel tuo penultimo commento, ad indurmi in confusione.
    Ma, subito dopo, ad una più attenta rilettura, ne ho capito il senso
    Non devi scusarti.
    Spiegarsi attraverso i commenti non sempre è facile.
    Ed anche rispondere, ha pur sempre una qualche difficoltà, nella sintesi e nella chiarezza
    TVB anch'io
    Marilena

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  19. Non scusarTi mi piace la Tua ironia e soprattutto il Tuo saper mettere in risalto la forza delle donne in modo elegante e raffinato. Un bel ribaltone alla classica convinzione che ci ritiene rassegnate e piagnone.. ci sto :))
    Un bacio

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  20. Grazie, Francesca, ero sicura che avresti compreso anche perchè, mi ritrovo molto nei tuoi discorsi, soprattutto sulla politica e sul femminile.
    Le donne, Francesca, sono la spina dorsale dell'universo.
    Peccato, però, che ancora troppe non l'abbiano capito.
    Un abbraccio
    A presto
    Marilena

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  21. Regina della neve
    Gela e non scaldarmi mai più
    Sei andata via
    le mani sul volto
    Tra le dita
    lacrima gelata che balza
    Yves Bonnefoy

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  22. Dunque, Agnese e la Regina della neve di Bonnefoy, possiamo considerarle eroine antimetafisiche?
    Un bacio, Antonio
    Marilena

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