Ho vissuto gran parte della mia vita con tutti i limiti di una persona estremamente timida.
E mi accingo a vivere gli anni futuri con la consapevolezza di non poterli cancellare del tutto.
La mia odierna disinvoltura è frutto di un lavoro affatto facile, che ho iniziato ad intraprendere in età già adulta. In maniera autodidattica. Discontinua. Ma tenace.
Imbrigliando la mia sensibilità ossessiva.
E le intemperanze del mio umore.
E le fragilità del mio sistema nervoso.
Quel disagio esasperato di bambina solitaria.
Timidezza che è poi diventata interiorità.
Limite.
Timida. Insicura. Dipendente.
Non mi piacevo. Non mi accettavo.
Senza lo sguardo di qualcuno, che ogni tanto rilevava anche la mia presenza, io non esistevo.
Una vita per gli altri.
E' così che ho vissuto.
Annullamento mortale e cosciente.
Esaltavo le doti altrui. Abbellivo.
Tolleravo anche ciò che tollerabile non era.
Vivevo di luce riflessa.
Perchè in me non vedevo davvero niente di bello o d' interessante.
Eppoi, ecco ci sono tutte quelle parole non dette. E quelle ingoiate.
Per timore di un balbettamento intellettuale.
O linguistico.
Dire si quando dovrebbe essere no.
Rendersi invisibili per non essere coinvolti.
Rifiutare un caffè quando pure se ne ha voglia, perchè l'accettazione implica una serie di gesti che la timidezza potrebbe rovinosamente trasformare in goffaggine.
E quindi si preferisce rimanere con la voglia di caffè piuttosto che mostrarsi maldestri.
E così quello che al mondo appare è un carattere rigoroso.
Altero. Inaccessibile.
Oppure, di contro, una personalità ripiegata su se stessa.
Lenta. Ritardata.
Comunque lontana.
Perchè questa è la timidezza.
E perchè il giudizio del mondo è avventato.
E frettoloso.
Basato sulle statistiche dei comportamenti generici.
E crea barriere.
I parametri del giudizio di chi valuta sulla base delle percentuali sono mura invalicabili.
Eppoi c'erano tutte quelle parole non dette.
Ed ingoiate.
Urgevano per uscire fuori.
A volte quasi mi soffocavano.
Quei caffè mai bevuti.
Quegli inviti mai accettati.
Quel riflettere su come sarebbe stato se solo avessi trovato il coraggio di essere davvero io.
Di mostrarmi nella mia interezza.
Così come interiormente mi prospettavo.
Ho iniziato quindi a lavorare su me stessa, e da sola. In età adulta.
Modesti risultati che però mi hanno permesso aperture più ampie verso l'esterno.
Poi è subentrata la psicoanalisi.
Quando la depressione è comparsa nella mia vita.
Azzerando di nuovo tutto.
Quando prepotentemente, e con cattiveria, mi sono sentita respinta dal mondo.
L'accentuarsi di una solitudine che non è più solo interiore. Ma fisica.
Che trova pericolosa conferma nella negazione di una solidarietà vera.
Di stima. Se non di affetto.
E' l'analisi che mi ha validamente aiutato.
Facendo emergere la mia rabbia consapevole per quei periodi di volontario annullamento.
Senza indurmi all'abbattimento.
O al rimpianto.
Mi ha ridato una dimensione nuova.
Mi ha ragionevolmente ricondotto verso me stessa.
Esaltando il mio io positivo.
Le mie capacità latenti e poco sfruttate.
Facendole risaltare. Vigorose. Passionali. Personalissime.
Ho acquisito una sfrontatezza visibile a tutti.
Talvolta ostentata. Con ironica impudenza.
Volutamente provocatoria.
Irridente. Godibilissima.
Non una rivincita.
Ma un'affermazione.
Palesata sulle pagine di questo blog.
Dove trovano spazio tutte le parole non dette. E quelle ingoiate.
E quelle ancora inedite.
Ma la timidezza rimane.
La sua caratterizzazione.Ora rielaborata.
Di cui assolutamente non voglio disfarmi.
Un autismo compensativo. Interiore.
Non più limite. Ma scelta.
Un angolo remoto. Inaccesibile.
Dove posso liberamente ancora espletare le innocue stereotipie del mio essere.
Quando il mondo delle statische dei comportamenti generici diventa troppo molesto.
Marilena
Ho acquisito una sfrontatezza visibile a tutti.
RispondiEliminaTalvolta ostentata. Con ironica impudenza.
Volutamente provocatoria.
Irridente. Godibilissima.
NON UNA RIVINCITA.
MA UN'AFFERMAZIONE.
Questo è veramente bellissimo!!!
Buongiorno Marilena un buon inizio settimana
E' bellissimo ESSERE.
RispondiEliminaGrazie drummer e buona serata
A presto
Marilena
trovo che in un mondo finto e plastificato una persona timida,sia migliore e vera,esaltavo le doti altrui,chi fa una cosa del genere è una persona speciale,e tu lo 6,buona serata marilena ottimo post.
RispondiElimina"La sua caratterizzazione.Ora rielaborata.
RispondiEliminaDi cui assolutamente non voglio disfarmi."
Mi piace molto questo passaggio, segno di un profondo cambiamento e un forte lavoro introspettivo.
Ciao achab, grazie per il complimento.
RispondiEliminaSolo che a volte la timidezza può essere un impedimento.
Che non sempre viene capito dagli altri.
Una maggior apertura esterna è sempre un ottima cosa.
Anche se la timidezza ha il pregio di acuire le sensibilità.
Rendere più ricettivi.
Per questo, anche oggi che sono molto più disinvolta, e di sicuro più pronta a fronteggiare il mondo senza troppi "balbettamenti intellettuali, o linguistici" lo faccio ancora da ex timida.
Grazie achab per la tua stima nei miei confronti
A presto
Marilena
Ciao Chiara, è vero quello che scrivi.
RispondiEliminaUn forte lavoro introspettivo.
I cambiamenti, o i tentativi di cambiamento, non sono mai facili. Ci si abitua ad essere quello che sembriamo. A volte, anzi, è una specie di rifugio.
Anche se aspetti che qualcuno ti venga a stanare per dirti: sò chi sei realmente e quanto vali.
Ma, ovviamente, questo accade solo nei film o nei romanzi.
E forse non è neppure corretto aspettare, passivamente, che siano gli altri ad elaborare un giudizio più giusto.
E poi, per il mondo, è molto più semplice non stravolgere radicalmente le proprie opinioni!
Per questo cambiamento devo tantissimo all'analisi.
Ma anche alla tenacia del mio carattere.
Un abbraccio
Marilena