Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 28 settembre 2018

In my life


Sono molto di più di quello scrivo.
Sono tutto quello che cancello.
(Aurora Nasso)

Dopo mesi riprendo a scrivere, e con molta difficoltà, una pagina di diario.
Un lungo black out, questo mio, dove ho cercato di oscurare me stessa, le mie inquietudini, la mia rabbia. La mia rassegnazione. Sono accadute cose, nel frattempo, per me rilevanti.
Per me sola. Come sempre.

Lunghi periodi d'insonnia.
Nevrosi. Apatia.
Stanchezza fisica.
Sfinimento mentale.
Imprigionata in una ragnatela, vedevo solo lo sfondo del muro e la mia ombra dondolante nella culla di bava.

Ho iniziato così ad ignorarmi. Ad ignorare la mosca prigioniera nella tela del ragno.
Ho cercato di dimenticarmi in tutti i modi.
Ho smesso di guardarmi allo specchio.
Ho raccontato, soprattutto nei miei primi post, la mia idiosincrasia verso gli specchi.
E gli obiettivi fotografici.
L'immagine che ne scaturisce non mi rappresenta.
Non sono io. O, almeno, vorrei non lo fossi.

Poi un amico mi ha scattato una foto.
Una foto che da subito mi ha inquietato.
Non riuscivo a capire il perché.
L'ho guardata da ogni angolatura, facendo uno sforzo, che quella mia immagine profondamente m'inquietava.
Non riuscendo a scoprirne il motivo l'ho cancellata.
Me ne sono liberata con un sospiro di sollievo
...eppoi una mia amica mi ha detto: Marilena, stai perdendo i capelli.

Ho dovuto così affrontare lo specchio e quella realtà che la foto pur mi mostrava, ma che io non ho visto. O, meglio, non sono stata capace di vedere.

Ovviamente questo mi ha gettato ancora di più nella disperazione.
Nuovo stress che si è andato ad aggiungere al vecchio.

Chissà da quanto tempo i capelli mi stavano cadendo e io neppure me ne sono resa conto, così presa ad ignorare gli specchi. E le mie fotografie.
Ad ignorare me stessa.

Da Maggio, periodo in cui ho preso atto di ciò che mi stava accadendo, ho iniziato la mia battaglia contro l'alopecia.
I capelli, fragili come fili di ragnatela, in alcune aree stanno timidamente ricrescendo ma in compenso se ne sguarniscono altre.

Il dottore che mi ha in cura mi ha detto che devo fare uno sforzo e cercare di superare lo stress, ma non è certo facile quando il passato e il presente, in una perversa sinergia, hanno di nuovo scosso, fin nelle fondamenta, il fragile mondo in cui vivo, rimettendo in discussione tutto e ponendomi di fronte ad altre difficili prove esistenziali.

I capelli ricresceranno. Mi ha rassicurato il dottore dopo aver rinforzato, con cortisone aggiuntivo, la sua cura.
Ma io intanto lotto con la mia immagine allo specchio, da cui non mi è più possibile prendere le distanze.
Discostarmene.
Rinnegarla.


Non ho più scritto il mio diario proprio perché la realtà, questa realtà, è per me difficile raccontare.
D'affrontare. Come la mia immagine allo specchio.
Così, in tutto questo tempo, mi son limitata a correggere o scrivere qualche mio racconto.
Mi sono affidata alla fantasia perché la realtà, quella delle parole e dello specchio, risultava  davvero insopportabile.
Ma stamani ho fatto questo tentativo di scrittura del mio diario, incerta fino all'ultimo se tenerla questa pagina rimarrà o, come è accaduto per altre, strapparla via.
Una prova di coraggio che può sembrare stupida ma che a me, invece, costa un doloroso sforzo.

Ma bisognerà pure che io inizi di nuovo a specchiarmi.

Marilena

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