Cagliostro:
i pensieri segreti di un gatto (in 363 battute, che è il numero di parole usate
per entrambi i racconti)
Un racconto
doppio, da un idea di Angelo Fabbri e scritto in collaborazione con lui.
Ad
Angelo
al quale
vanno tutti i miei più sinceri ed entusiastici ringraziamenti.
Io e lei
siamo in sintonia, non proprio come lei vorrebbe ma nelle modalità da me
stabilite, consapevole che le donne bisogna tenerle sempre un po’ in
sospeso, sulla corda, che a mostrarsene troppo attratti si rischia di
ritrovarsi con quella corda al collo, o al dito, stretta come una vera nuziale.
Io però questo rischio non lo corro perché apparteniamo a razze diverse,
seppure come è nella natura congenita delle donne costantemente mi tenta con la
trappola al miele delle seduzioni: attrattive (bocconcini, croccantini, snack
gran gourmet), ammaliatrici (bacini, grattini, affettuosità a gogò, nomignoli
strampalati sussurrati con voce da innamorata) corruttive (palline di ogni
dimensione e colore, piccoli giochi felini, e le sue stesse mani). Adoro questo
suo gran da fare esclusivamente per compiacermi, e così magnanimamente la
illudo di esercitare un qualche potere, concedendomi al suo amore, ovviamente
nei modi e nei momenti a me più consoni: reclamando, con insistenza, la sua
attenzione, soprattutto quando è intenta al computer, sulla cui tastiera non
disdegno esibirmi in una provocatoria passerella, con lei che a tutta prima
mostra d’essere in collera per questa mia sfacciataggine e poi, invece, mi
prende fra le braccia e mi coccola, scusandosi perfino di quella sua troppo
lunga distrazione nei miei confronti. Non ce la fa proprio ad essere arrabbiata
con me. Anche quando è sul divano, intenta a leggere o guardare la tv, e allora
io inizio a giocare coi suoi capelli, glieli ingarbuglio tirando via laccetti e
mollettine, e lei ride divertita, fiera che io sia così ardito e sicuro del mio
appeal, da prendermi la temeraria confidenza di spettinarla senza tema di
rappresaglia. Quando su quello stesso divano poi s’addormenta, mi acciambello
su di lei e m’addormento anch’io, lasciandomi cullare dal ritmo del suo respiro
e avvolgere dal calore del suo corpo che materno mi accoglie con una carezza
amorevole e l’offerta di un lembo di coperta. Adoro questa nostra complicità
anche se non glielo dirò mai, perché l’amore deve essere vissuto come una
meravigliosa, e mai scontata conquista, da rinnovarsi con entusiasmo ad ogni
risveglio e ad ogni bacio della buonanotte.
Insegnare
l’amore: è la missione che Dio ha affidato a noi gatti.
La notte è il mio momento.
Quando le
luci si spengono e anche le televisioni tacciono, quando I rumori degli uomini
si stemperano sotto il grande manto scuro, quando solo i radi lampioni della
strada tentano invano di lacerare il buio con la loro fioca luce, allora, solo
allora io mi ridesto.
Infinite
leggende sono state scritte su di me: «creatura notturna» mi
chiamava il Poeta, «angelo della notte» un innamorato
respinto, «messaggero del demonio» un ignorante fanatico nei
suoi medievali deliri, ma io non sono niente di tutto questo.
Io sono il
padrone della notte, l’ombra che silenziosa s’insinua in ogni cosa, in ogni
angolo delle vostre case. Io sono colui che conosce ogni segreto e che vede
scorrere davanti ai suoi occhi la vita e la morte, e mai giudica, mai muta la
fredda luce dei suoi occhi.
Nomen
omen, e mai
locuzione fu più appropriata, perché il Latino che la inventò forse non
conosceva la magia dei numeri ma sapeva leggere nelle stelle e nell’animo
umano, e prestava attenzione alle sue azioni.
Così io, che
del Grande Mago assunsi il nome, tanto vituperato dagli ignoranti quanto
glorificato da chi conobbe gli arcani e I loro mistici segreti, io vivo nelle
vostre case una pigra vita giornaliera, ma di notte spalanco le mie pupille
come gialli fanali che sanno scrutare dentro ogni più riposto segreto e vengo
da voi, che dormite sonni tranquilli o agitati, o respirate piano.
Allora,
camminando con movimenti felpati, scivolo silenzioso sui vostri letti, sui
vostri cuscini, e mi adagio vicino ai vostri corpi immoti, sì che sentiate il
mio morbido calore avvolgere le vostre membra e i vostri pensieri. E scivolo
silenzioso dentro ai vostri sogni, percorro in perfetto equilibrio le intricate
vie dei vostri pensieri e con la pazienza di mille e mille anni, la pazienza di
chi già era padrone del mondo onirico al tempo dei signori delle grandi
piramidi, mescolo speranze e desideri, ricompongo disperazioni, lacero I più
ingrovigliati conflitti e carezzo con I miei morbidi polpastrelli i dolori di
ognuno di voi, così da lenirli e restituirvi vivi al nuovo giorno.
Io, che sono
Cagliostro, il nero compagno delle vostre giornate.