Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 31 ottobre 2017

L'ultimo baluardo



Non riesco più a scrivere, confido ad Amaranta, mentre continuo a rimestare col cucchiaino nella tazzina di caffè.
Non riesco più a vivere, rettifico d'impulso.

Siamo sedute sui gradini esterni la porta dell'antro: lei a fumare un cigarillo, io a rimescolare all'infinito il mio caffè.

E sono tanto stanca, aggiungo con un sospiro.
Lei, allora, mi toglie la tazzina dalle mani e mi offre il suo cigarillo.

Fai un tiro, mi dice, dopo, vedrai, che starai meglio.
Aspiro avida aspettando il miracolo promesso di quel suo "dopo, vedrai, che starai meglio", ma quello che sento è solo un sapore acido, che mi disgusta.

Come fai a fumare questa roba? fa schifo! esclamo, restituendoglielo nauseata.
Lei ride divertita, scuote la testa e dice, ricominciamo da capo, mentre tra le sue mani si è materializzata l'elegante scatola dei suoi Moods.

Quando ti predisponi a fumare un cigarillo, non devi aver fretta, perché è un piacere quello che andrai ad assaporare.
Mi spiega paziente.
Lo annusa e poi con un fiammifero lo accende tenendolo in mano, e solo quando la fiamma annerisce l'estremità, tira due brevi boccate per completarne l'accensione.
Tirate lente, delicate, opportunamente distanziate tra una pausa e l'altra.

...e senza fretta e senza nervosismo, per evitare il surriscaldamento del tabacco e ricavarne poi quel sapore acido, sgradevole, che ti ha così disgustata. E non scenerare, aspetta che la cenere cada da sola, perché è quella a far bruciare in modo ottimale il cigarillo.
Mi spiega porgendomi un nuovo sigaretto.

Diligentemente ripeto la sua mimica, ma il risultato non cambia: il sigaretto continua a non piacermi.
...ma non glielo dico perché non voglio deluderla.
E invece lei ha capito e me lo toglie dalle mani.

Smettila di cincischiare, Mari, se una cosa non piace, non piace, punto. Hai questa fottuta mania di non voler dispiacere che rasenta l'autolesionismo. Non riesci a scrivere, e allora prenditi un momento di pausa, senza doverla necessariamente quantificare in ore o giorni, e paradossalmente accrescere così la tua ansia. Scrivere è necessario. Vivere è necessario. Sinergie che si completano, meglio, completavano, che ormai siamo tutti sul punto di non ritorno, ma solo tu, Mari, non ne hai cognizione. Se solo smettessi di auscultare te stessa e guardarti intorno. Gettalo, quello sguardo sull'esterno, magari troverai gli stimoli necessari a tentare, per tutti noi, un salvataggio in extremis.

Ma il mio sguardo circolare non rileva nulla di strano o d'incoerente: il giardino fiammeggia nei colori autunnali dell'arancio, dell'oro e del bronzo, e l'esterno della casa ha l'aspetto ordinato di sempre. Splende perfino un tiepido sole ad irrorare di calore il sasso casalingo sopra cui è distesa cui Lizard/Monna Lisa, la lucertolina bionda, a pochi passi dal gradino su cui  noi siamo sedute.
Lizard, però, pare ipnotizzata, con gli occhi fissi su un punto indefinito al di là del cancello. Allora seguo la direzione del suo sguardo e così m'avvedo di un chiarore accecante che, dall'orizzonte remoto, lentamente avanza verso di noi, dissolvendo, lungo il suo tragitto, tutti gli elementi del paesaggio, quelli terrestri e quelli aerei.

Guarda!
Esclamo, sbigottita, ad Amaranta, puntando il dito verso quella che pare essere, in lento avanzamento, una nebbia corrosiva al cui contatto tutto si abrade, tutto si cancella.

Fiat lux!
Si limita a rispondermi sarcastica.

Cosa sta accadendo? Che fenomeno è mai quello che avanzando cancella l'orizzonte, e i prati e le nuvole e tutto ciò che gravita nella sua orbita?
Domando incredula.

E' il punto di non ritorno. Finalmente lo hai visto. Finalmente dovrai occuparti di qualcos'altro che non riguardi solo te stessa. Devi reagire, Mari, o tra breve non esisterà più niente di quello che faticosamente hai costruito: questo posto e la magnificenza del sogno che lo ha generato. Il tuo pessimismo lo sta distruggendo. Il tuo pessimismo è la nebbia corrosiva che lo sta cancellando. Ora che ne hai preso atto ha di molto rallentato il suo avanzare. Guarda!
Dice, indicandomi l'orizzonte

Torno a guardare per accertarmi dell'avvenuto rallentamento, e scoprire che è vero, il chiarore ha un po diminuito la sua intensità, è ancora molto vivido ma non più accecante, lascia spazi per intravedere i dettagli sullo sfondo, ciò che rimane di quell'incantevole paesaggio metafisico brutalmente mutilato.
...e sono io l'artefice di questa devastazione.

Prenditi quella pausa, Mari, ma poi torna qui da noi, non abbandonarci al buio destino dell'oblio, non cancellarci dalla tua memoria né da quella del mondo. Torna a raccontare di noi e di quella tua allucinazione benigna che, generandoci, ti ha salvato. La tua acquisita consapevolezza impedirà alla nebbia di avanzare ancora e di avvolgere, nelle sue spire di fumo, questo meraviglioso avamposto, l'ultimo baluardo prima del punto di non ritorno.

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