Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 6 febbraio 2016

HeyJoe (cap 1)



(Pubblicato nell'antologia "Il tango di Cloe" da "Writer Monkey" Maggio 2018)



 Camminavano vicini, EhyJoe e Mattew, sulla strada a quell'ora deserta, inondata dal sole.
Mattew indossava un cappellino dei Chicago Bulls, scolorito e troppo grande per la sua testa, e in bilico sul naso, occhiali Ray Ban, dietro cui scompariva metà della faccia.
HeyJoe, il gatto di casa, lo seguiva trotterellando, adattando il suo passo a quello di Mattew.

Sulla strada non c'era anima viva, cosicché i due camminavano, all'apparenza fieramente spavaldi, proprio al suo centro, entrambi con l'aria agguerrita di chi è pronto a sfidare il mondo.
Mattew, in verità, ogni tanto si voltava indietro come chi teme, o spera, di esser seguito, e così si sarebbe potuta leggere una certa delusione nei suoi occhi, semmai fosse stato possibile catturarne lo sguardo dietro quegli occhiali troppo grandi, e realizzando che non c'erano altri nel raggio di mille miglia, oltre lui e EhyJoe.
E allora accelerò il passo guardando dritto davanti a sé, una spavalderia smentita, però, dall'increspatura delle labbra, mimica che preannuncia il pianto, si sarebbe potuto immaginare che nella sua piccola persona fosse incorso una strenua lotta per ricacciare indietro le lacrime.
Anche se, per esperienza personale, Mattew sapeva che le lacrime ingarbugliano la vista, danno origine a miraggi, materializzano fantasmi, e rendono impraticabile anche la strada più sicura, meglio, quindi, evitarle.
Calcò la visiera del cappello ancor più sugli occhi, ben determinato a percorrere tutto il sentiero fino alla sua fine e, seppur non ne conosceva l'estensione, immaginava che prima o poi una fine ci sarebbe stata,
Non gli importava quante ore, quanti giorni, quanti mesi, o addirittura anni, ci avrebbe messo  a raggiungere quella meta di cui nulla sapeva ma fantasticava miracolosa, che di tempo ne aveva una vita ancora tutta intera.

EhyJoe lo seguiva paziente, anche se avrebbe preferito continuare la siesta nella frescura del patio, al riparo del sole e dall'abbaiare dei cani che, quel pomeriggio, s'erano rivelati più molesti del solito, in aggiunta ad uno straordinario, inspiegabile, viavai di amici e parenti che, a quanto gli era dato sapere, non era domenica né altra festa, nessun barbecue a sfrigolare allegramente in cortile, nessuna festosa baldoria di tavoli apparecchiati.
Eppoi,Mattew in fuga, e nessun invito a seguirlo, per la prima volta deliberatamente ignorato, escluso da quella nuova, misteriosa avventura, ma pure s'era sentito in dovere di seguirlo per sincerarsi che non si sarebbe cacciato in guai troppo seri.
Nei guai ci si finiva in due, mai da soli: questo il patto stabilito che EhyJoe non avrebbe mai violato.
Mattew lo aveva protetto in più di un occasione, anzi, a dirla tutta, s'era assunto spesso la responsabilità della sua irruenza felina, finendo tante volte in punizione al posto suo.
D'altra parte, EhyJoe, il suo amico non lo avrebbe mollato per nulla al mondo, e scontare il castigo in due s'era rivelato non esser poi così tanto male.
Correva veloce Mattew, ma lui non ci aveva messo molto a raggiungerlo e, silenziosamente s'era posto al suo fianco: qualunque cosa stesse accadendo lui ci sarebbe stato.

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