Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 4 febbraio 2011

Orsola Guinée (Capitolo 3)


L'harmattan, il vento di fuliggine che spira dal Sahara, si è levato provvidenziale ad oscurare il giorno ed occultare ogni traccia di Orsola in fuga dal frustino di Garras, e da un destino programmato.
 Avvolta nello scialle di Persia di Madame Malia corre senza mai voltarsi indietro, mettendo attenzione a schivare gli inciampi che potrebbero fermare quella sua corsa forsennata che terminerà solo quando l'harmattan smetterà di soffiare e diraderà la nebbia fitta delle sue polveri.

A distanza di anni ritroviamo Orsola, ormai donna emancipata, nel bordello di Mme Nguyen, sulla cui porta azzurra campeggia una scritta amanuense che la designa come La Piccola Università' Del Piacere, il bordello più famoso de la Guyane, situato nel villaggio di Paradise, avamposto colonico nell'entroterra di Cayenne, a pochi chilometri a nord dall'Isola del Diavolo.
Sul confine di quella sottile striscia di terra che separa il Paradiso dall'Inferno.
Attira, La Piccola Università Del Piacere, diretta da Mme Nguyen, clienti di ogni risma, uomini e donne provenienti dai luoghi più disparati, tutti danarosi e ben disposti a spendere, allettati dalla prospettiva della condivisione del sapere femminino applicato alla ricerca ed alla sperimentazione nelle materie del sesso, perchè "Les Filles de Mme Nguyen" sono tutte esperte e nessuna novizia: è la prerogativa della casa.
Più la ragazza è esperta più costa la sua compagnia.
Bandite le vergini, si accettano solo professioniste con curriculum sostanziosi di  esperienze.
Qui si viene solo per imparare.
Questo redarguisce  il motto della casa.
E questo è  il segreto della fortuna di Tante Aisha, (così  le ragazze chiamano Mme Nguyen) una mulatta matronale, di provenienza incerta, caparbiamente scampata ad una febbre corrosiva che l'ha lasciata butterata nella pelle e cieca ad un occhio, ma incredibilmente lucida di mente
Orsola, fornita dell' esperienza necessaria maturata in virtù dei suoi trascorsi in seno al Grande Circo Planetario, ha modo ulteriore di affinare e raffinare le sue arti all'interno dell'Università del Piacere, dove vi prestano meritoria opera, femminili eccellenze di ogni nazionalità, come la giapponese Himako, in fuga da un destino passivo di geisha che insegna gli antichi segreti dell'estasi prolungata, o la francese Alizèe, che ha abdicato allo stemma nobiliare e alle catene di un matrimonio imposto, per realizzarsi come autorità indiscussa nel campo dell'erotismo saffico, o la dominicana Priscila che reca sul corpo la terribile geografia delle cicatrici e dei soprusi subiti, per proporsi come la massima esperta nel gioco del frustino e del bavaglio.
Queste donne, come tutte quelle che animano la Piccola Università del Piacere, trovano qui le motivazioni di un riscatto, non certo quelle di una vendetta.
Tante Aisha le tratta tutte con lo stesso affetto parsimonioso, e con doveroso riguardo alla salute ed ai sentimenti di ognuna.
Nessuna ai suoi occhi è  migliore della altre.
Tutte indispensabili e tutte degne di merito.
E  libere di andarsene, con una generosa buonuscita, quando decidono che sia giunto il momento.

E' notte fonda quando Orsola sgattaiola furtiva dal portone azzurro della casa di Mme Nguyen per inoltrarsi nel labirinto inestricabile di alberi e cespugli della boscaglia, solo parzialmente esplorata, che costeggia la carretera che si diparte da Paradise per biforcarsi a nord verso l'Isola del Diavolo e a sud verso Kourou.
Ed e' a sud che Orsola si dirige.
Inciampa e si rialza, lungo il tragitto, cercando di schivare i tranelli del buio ed orizzontandosi con la memoria visiva, nell'infinita, monotona distesa di alberi tutti uguali, quando, dalla profondità della notte, braccia invisibili l'afferrano, sollevandola, in un abbraccio violento a cui lei non oppone alcuna resistenza.
Guinèe. Mormora Orsola stesa sul letto di terra, coperta dal buio e dal corpo affamato che la sovrasta.
Guinèe. E la sua è una invocazione di resa totale all'uomo che reca quel nome e di cui altro non sa.
E non le importa sapere.
Forse un giorno anche lui ha posseduto un nome certificato, ma non sarà lei, che un cognome non l'ha mai avuto, a giudicarlo partendo da questo.

Non starò a menarla lunga su come si sono conosciuti perchè non è questo il punto, taglierebbe corto Madame Malia, non è l' incontro determinante ai fini della storia ma, piuttosto, l'addio.
E' sempre la fine che stabilisce l'inizio, mai viceversa, anche se noi siamo portati a credere l'inverso.
V'ingarbuglierebbe, Madame Malia, con questi ragionamenti astrusi a cui lei stessa è propensa a credere, raccontandovi questa storia con un incipit diverso da come l'ho iniziato io nel primo capitolo, perché per lei, invece, la storia di Orsola inizia da quella sera in cui ha spaccato sulla testa di Doc Garras la sua pesante sfera di cristallo per difendere la sua protetta dall'onta del frustino, regalandole l'affrancamento dalla schiavitù di ancella del sesso, a cui lei, per prima, l'ha sottomessa.
Particolare non secondario, ma che Madame Malia, da esperta imbonitrice, ometterà.
Il trauma cranico ha cancellato in Doc Garras la memoria ed il peccato, Orsola è finalmente libera, e lei è conclamata, a furor di popolo, benefattrice: la quadratura del cerchio!
La fine del capitolo secondo è l'inizio del capitolo terzo, così come il capitolo primo (che partiva dalla fine non ancora scritta del quarto) lo è stato per il secondo, ed il terzo lo sarà del quarto.
Questo è l'assioma incontrovertibile, e dimostrativo, dell'assennatezza di Madame Malia quando proclama che è sempre la fine a decretare l'inizio.
E a questo noi, d'ora in poi, scrupolosamente ci atterremo.

Lei ha solo un nome e lui un soprannome ( non dubita, Orsola, che "Guinèe" questo altro non sia), una maschera dietro cui nascondersi perché la verità non trapeli e non venga acclarata l'identità vera di un sovversivo francese, rocambolescamente evaso dall'inferno delle prigioni dell'Isola del Diavolo e provvisorio abitante della foresta di ceibe e di ebani che costeggia la città di Kourou, in attesa di un imbarco promesso verso il Venezuela.
L'ipotesi di un destino condiviso non è neppure da considerarsi, che nella fuga di lui, Orsola, sarebbe solo zavorra troppo visibile con quella sua rigogliosa esuberanza di seni e di glutei e di chiome.
E' nel destino di Guinèe la solitudine così come in quello di Orsola è l'accettazione.
Orsola Guineè... suona bene. Ha detto lui.
Sì, suona bene. Ha risposto lei.
Gli addii, talvolta, non paiono neppure tali.

16 commenti:

  1. C'è una frase che mi ha molto colpito " E' sempre la fine a determinare un inizio". Ed è proprio così, sempre. La fine di un qualcosa porta inevitabilmente a ricominciare in un'altra direzione.
    Io, infatti, non credo al fato, alla predeterminazione oppure che sia già tutto scritto, balle secondo me, forse un modo per rimanere fuori dagli errori commessi da noi stessi, una sorta di scusante per l'anima.
    Io penso invece che tutto sia in potenza dentro di noi, siamo noi il motore del nostro destino e, a volte, anche di quello degli altri.
    La fine che determina un'altra nascita, un seme che germoglia piano piano perchè già presente in noi, in potenza come direbbe Aristotele, uno che di anima e corpo ne sapeva qualcosa.
    Interessante racconto anche da un punto di vista filosofico, ontologico direi quasi, diverso dai precedenti, più interrogativo, molto bello.

    Lorenzo

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  2. Le astruserie di Madame Malia......non sono poi così astruse :)
    In questo racconto sono partita dalla fine come del resto è stato per la Marquise Baroque ed ora che ci rifletto, per la maggior parte dei miei racconti.
    La fine è il punto da cui, personalmente, mi piace ripartire.
    In retromarcia letteraria, quindi, con la testa leggermente voltata all'indietro e gli occhi puntati sullo specchietto retrovisore......
    Non credo neppure io al fato e, forse, non ci crede neppure Madame Malia che di mestiere fa l'indovina :)
    Concordo con te che sempre siamo noi stessi gli artefici del nostro destino e, che questo termine, svenduto ed abusato, diventa la motivazione ultima con cui siamo soliti siglare ciò che non "è stato".
    Grazie, Lò
    Un bacio
    Mari

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  3. Ciao Marilena,molto bella questa parte del tuo racconto,è un labirinto di sensazioni dove tutto ritorna e si rincorre,a tratti molto positivo il significato del testo,una rinascita della protagonista,una sfida per il futuro.
    Buon fine settimana.

    Un abbraccio.

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  4. Eh si, principe achab, il futuro è sempre una sfida e la protagonista è ben determinata ad affrontarla.
    Coloro che riescono ad evadere dal proprio inferno, come Orsola che è sfuggita alla schiavitù imposta della prostituzione così come l'anarchico Guinèe dal bagno penale di Cayenne, ben sanno che la vita è fatta di scelta e non di casualità: il destino non esiste, sono le nostre scelte (anche quelle imposte)a tracciare la strada.
    Grazie, principe achab
    Un bacio
    Marilena

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  5. La guerriera bambina ora è più ke una donna agguerrita. Hai catturato la mia curiosità.
    Attendo la prossima "puntata".
    In ogni tuo capitolo c'è sempre una porta d'aprire!
    Bacini sorelleschi!
    Elisena

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  6. Mi piace chi sa riemergere, rinascere, riprovare, reinventarsi , ricrearsi e affrontare il destino ...... e poi ogni fine ha un inizio nuovo miaaaaoooooooooo

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  7. Orsola mi piace perchè, in defintiva, è una donna positiva che non vive nel rancore del passato.
    La immagino solare, leggera...... ed innocente.
    Innocente, perchè ci può essere purezza anche in ciò che a noi, a prima vista, non pare.

    "C'è chi l'amore lo fa per noia
    chi se lo sceglie per professione
    bocca di rosa né l'uno né l'altro
    lei lo faceva per passione."
    (Bocca di rosa - Fabrizio De Andrè)

    Un bacio, Eli

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  8. L'importante, Lucy, è vedere sempre un inizio: credere che ci sia e, perchè no? inventarlo se occorre.
    Riconvertirsi senza rinnegare ciò che si è stato e mirando a ciò che nel futuro saremo, è maturazione ed acquisizione di consapevolezza di se stessi.
    Le donne che insegnano la loro "arte" nella Piccola Università del Piacere come la giapponese Himako, la francese Alizèe e la dominicana Pricila e Orsola e la stessa Mne Nguyen, tutte in fuga da un destino programmato "cercano le motivazioni di un riscatto non certo quelle di una vendetta"
    Donne positive, dunque :)
    Un bacio, Luce

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  9. Grazie, Antoine, è un bel complimento :)
    Schivare le trappole del discorso narrativo, badare che non ci siano ripetizioni e che ci sia un collegamento tra i capitoli e, in questo, una bella mano me l'ha data Madame Malia!
    Tutte "les filles" de La Piccola Università del Picere ringraziano.
    Un bacio
    Marlene

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  10. Bello e interessante, i miei complimenti
    Maurizio

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  11. E' sempre piacevole tornare nel tuo Antro. E' un luogo accogliente, in cui mi sembra di stare a casa, rilassato, a sorseggiare un brandy e scambiare quattro(cento) chiacchere.
    Grazie, Amaranta, di tutto questo.

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  12. Ciao Maurizio, innanzitutto grazie di questo commento e, colgo l'occasione per scusarmi con te di non aver postato più commenti nel tuo blog, mcausa la pochezza del tempo che mi fa andare al rallentatore anche qui, sul mio stesso blog, tant'è che Orsola è da un pò che attende di poter finalmente sbarcare :)
    Grazie di nuovo
    Un bacio
    Marilena

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  13. Ma che piacere, davvero, ritrovarti in visita sul mio blog e, soprattutto, vedere che hai risolto i problemi col tuo blog :)
    (hai pensato di denunciare INTERNET????)
    La sensazione di stare a casa......ma è un complimento davvero carino perchè la stessa sensazione la provo quando entro nel tuo blog: un antro tecnologico abitato da un ospite imprevedibile!
    mumble, mumble......c'è materia per un racconto :)))))))
    Grazie davvero, Matteo, e mi scuso anche con te per la mia latitanza dovuta unicamente al fattore tempo.
    Un bacio
    A presto
    Marilena

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  14. molto bella questa terza parte...mi ha divertito che non ci fosse posto per le vergini...anche perchè durerebbero poco, mi sono detta...vado a leggermi la quarta parte. baci

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  15. Ne La Piccola Università di Mne Nguyen si va ad imparare il sesso ed il piacere, così le sue ragazze sono fornite di curriculum sostanziosi di esperienza, per questo non c'è posto per le
    vergini e le novelline :)
    Ovviamente nessuna rimarebbe vergine a lungo ma qui si precisa che è l'esperienza che conta, è questa che fa la differenza.
    Un criterio di valutazione in netta contrapposizione con quello in uso ai nostri giorni.
    Grazie, Ady
    Un bacio
    Marilena

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