(Pubblicato nell'antologia "Il tango di Cloe" da "Writer Monkey" Maggio 2018)
«I froci portano lo smalto!» Hugh inveì rabbioso contro il figlio, sfilandosi la cinta dai pantaloni.
«Era solo per gioco, papà.» Implorò, tra le lacrime, Simon.
«Un gioco da froci.» Urlò Hugh, facendo sibilare la cinta come una frusta.
E già Hugh si era sfilato la cinta per impartire a suo figlio Simon una indimenticabile lezione di vita, quando Muriel, scivolando silenziosa alle sue spalle, calò con tutte le sue forze la pesante padella in ghisa sulla testa del marito, mandandolo al pavimento.
«Lo hai ucciso?» Nella domanda di Simon non c'era apprensione, ma sollievo.
Muriel scosse la testa: «No, si sveglierà con un gran mal di testa e niente altro. Se siamo fortunati avrà un'amnesia e non ricorderà nulla ma, in ogni caso, è meglio che tu non ti faccia vedere. Vai da Sara e aspettami da lei che verrò a prenderti appena sistemata la faccenda.»
Simon uscì e Muriel scese in cantina dove scovò una robusta corda ed un rotolo di nastro adesivo e con quelle ritornò in camera dove, con un bel po' di fatica, riuscì a trascinare Hugh sul letto e a togliergli la camicia, prima di legargli i polsi alla spalliera.
L'ematoma che gli aveva procurato era molto grande, al risveglio avrebbe avuto un' emicrania bella forte e avrebbe cominciato a lamentarsi, perché Hugh non sopportava nemmeno un milligrammo di dolore, anche se, stavolta, sarebbe stato molto più di un milligrammo. E glielo aveva consapevolmente procurato lei, con tutti i rischi che la faccenda comportava. Ma d'altronde di botte, e senza alcuna ragione( semmai ne esistesse una con cui si potessero giustificare), durante la sua lunga, sofferta vita matrimoniale, ne aveva ricevute a iosa, di tutti i tipi e procurate con gli oggetti più svariati, anche se, il più delle volte, Hugh godeva addomesticare con le proprie mani sia lei che i ragazzi.
Questa piccola vendetta, no, meglio, atto di giustizia, ci poteva alla fine stare.
Con cura, Muriel, distese la larga striscia di adesivo sulla bocca del marito, assicurandosi della sua perfetta aderenza.
Poi gli sfilò anche i pantaloni e si distese al suo fianco, in bigodini e vestaglia, in attesa che lui rinvenisse.
La botta doveva essere stata bella forte perché lui ci mise un sacco di tempo a rinvenire, e quando lui si riprese iniziò a scalciare furioso, come una bestia in trappola.
Questa piccola vendetta, no, meglio, atto di giustizia, ci poteva alla fine stare.
Con cura, Muriel, distese la larga striscia di adesivo sulla bocca del marito, assicurandosi della sua perfetta aderenza.
Poi gli sfilò anche i pantaloni e si distese al suo fianco, in bigodini e vestaglia, in attesa che lui rinvenisse.
La botta doveva essere stata bella forte perché lui ci mise un sacco di tempo a rinvenire, e quando lui si riprese iniziò a scalciare furioso, come una bestia in trappola.
«Ti conviene stare fermo o potresti farti ancor più male.» Lo redarguì lei, con voce neutrale «Sai Hugh, è in queste situazioni che si valuta la propria capacità di fronteggiare l'imprevisto, e tu mi stai deludendo. Sei un idiota se pensi che dimenandoti come un ossesso tu possa riuscire a liberarti. Ecco, non volevo farlo ma mi costringi a legarti anche i piedi. Tutta questa agitazione ti procurerà solo un mal di testa più forte. Devo proprio dirtelo, ma in tutti questi anni sei stato un vero stronzo con me e con i ragazzi. Ci hai costretto a vivere sotto la tua legge. A sopportare le tue angherie, i tuoi umori ed i tuoi tradimenti. A fare a modo tuo, sempre e senza discutere. La legge di Hugh. La legge del macho. Perché è questo che tu ti consideri, no? Un macho. Un vero uomo. I muscoli e tutti quei tatuaggi...guarda me, invece, come mi hai ridotta.»
Muriel fece scivolare a terra la vestaglia rimanendo nuda davanti a lui.
Nell'ossatura minuta sporgevano quelli che un tempo erano stati seni generosi e che ora ricadevano flosci sul ventre rimasto gonfio, segnato dalle cicatrici delle gravidanze e degli aborti.
«E' per non vedere questo che quando mi scopi spegni la luce? E' per non vedere questo, vero? Bastardo...mi fai schifo. Sei solo un animale che grugnisce quando dorme, grugnisce quando mangia, grugnisce quando scopa. Grugnisce quando viene. Grugnisci sempre, Hugh, solo che tu non ti senti. Ma oggi la luce rimarrà accesa e così ti costringerò a vedermi, perché oggi la tua legge non conterà un cazzo. Oggi farai a modo mio.»
Da un cassetto estrasse una bottiglina fucsia, e la dondolò sotto gli occhi di lui: «I froci portano lo smalto.» Lo schernì rifacendogli il verso.
«Era solo un gioco di bambini, stronzo, ma tu avresti comunque ammazzato di botte tuo figlio.
Adesso gioca con me, Hugh, e fammi vedere quanto sei macho.»Muriel iniziò a pennellare le unghie dei piedi del marito che, nonostante le corde, cercava di impedirlo.
«Se ti muovi ancora, Hugh, giuro che ti conficco uno spillone prima nei capezzoli e poi nell' uccello.»
Questa minaccia, fatta con voce calmissima, indusse l'uomo a rilassare i muscoli e rimanere fermo.
«Niente male. Devo ammettere che il fucsia ti dona.» Disse, rimirando compiaciuta la sua opera.
«Non muovere i piedi che dobbiamo dare il tempo allo smalto di asciugarsi.» Ordinò perentoria mentre introduceva l'ultimo batuffolo di cotone tra le dita per impedire che si toccassero.
«Ora ti dipingo le unghie delle mani che, per come sono legate, non sarà facile, perciò cerca di stare fermo e non farmi innervosire, altrimenti sarò costretta a spiegarmi con altri argomenti.» Sorrise di sghembo, materializzando un lungo ago da materasso.
Le grosse mani di Hugh pendevano inerti, legate alla spalliera. La mano sinistra gravava sulla destra coprendola interamente cosicché Muriel, per averne accesso dovette torcergli, verso l'esterno, il polso sinistro
Un singulto di dolore fuoriuscì dall'adesivo.
«Mi spiace, Hugh, ma hai le dita di un babbuino e lo smalto, tra tutti quei peli, non risalta. Mi vedo costretta a raderle, Inutile che ti dica di stare buono, vero? Se stai fermo non sentirai troppo male.» Raccomandò, in tono suadente, Muriel, tra le cui mani era apparsa una vecchia lametta annerita.
«Sai quante volte ho pensato di tagliarmi le vene con questa? Ogni fottuta volta che tu mi scopavi. Non erano le botte a farmi più male, ma il tuo peso su di me. Il tuo grugnito, quando ti scaricavi dentro di me. Mi faceva sentire una pattumiera. Avevo solo voglia di farla finita. Poi pensavo ai bambini, reprimevo il vomito e lasciavo perdere. C'era sempre un figlio a cui render conto, compresi quelli che non ce l'hanno fatta a nascere. Ma oggi si fa a modo mio. Oggi ci stiamo chiarendo.» Enfatizzò con allegria mentre con la lametta strappava via lembi di pelle dalle dita del marito che ciondolavano inerti, scarnificate e sanguinolente, con le unghie sgargianti di fucsia.
«Sono certa, che dopo questo trattamento estetico, le mani non potrai più usarle per picchiare nessun altro. Credo che neppure il culo sarai più in grado di pulirti da solo. Ad ogni modo non è una faccenda che mi riguardi.»
Non si era accorta che lui era svenuto.
S'infilò la vestaglia stringendola stretta in vita con un lembo di corda avanzata, riavvolse un paio di bigodini nelle loro ciocche ed uscì chiudendosi la porta alle spalle.