CAUSE ED EFFETTO
«Sono qui per cercare di capire, e fare chiarezza, su quei motivi da voi definiti morali che vi hanno indotto a fare a meno dei nostri servizi dopo un lungo e corretto rapporto di lavoro iniziato circa vent'anni fa.» Così, senza troppi preamboli, Giovanni Basile aveva da subito chiarito a Michele Messinese lo scopo di quella sua visita neppure annunciata.
«Il vostro socio non ve li ha esposti?» Aveva risposto con un sorriso fugace il figlio maggiore di Mimì, indicandogli una sedia dove accomodarsi.
Giovanni ignorò l'invito. «Mi piacerebbe avere anche la vostra versione.»
«Concetto Scalavino ha adottato un comportamento vessatorio nei confronti di mio padre con costanti pressioni, e insidiose manipolazioni, per realizzare quel progetto di matrimonio tra mio fratello e sua figlia, e a cui mio padre, un uomo dal carattere mite, non ha saputo opporsi. Questa sua incapacità, unita alla consapevolezza che Giandomenico non voleva questo matrimonio, lo ha precipitato in un profondo stato di sofferenza emotiva sfociata nell'infarto.»
Il tono crudo, ma privo di veemenza con cui Michele Messinese aveva formulato il suo j'accuse, dove però non aveva mai pronunciato la parola "assassino", avevano colpito Giovanni Basile, come se quella opinione, appena espressa, non fosse la sua ma il giudizio di altri: lui era solo il latore della sentenza e non il giudice che l'aveva emessa.
«Presumo che, per lanciare accuse così gravi, questo vostro convincimento basi su una conoscenza personale del mio socio e una partecipazione agli eventi.» Ipotizzò ironico, Giovanni Basile
Michele scosse il capo: «No, lo conosco solo di nome in quanto fornitore unico per i lavori di Giandomenico e per la nostra scuola d'ebanisteria di Parigi. Ad amministrare la società è sempre stato mio padre, io sono subentrato solo ora, alla sua morte, e confesso che questo del contabile è un incarico che non mi attrae ma che dovrò portare avanti. »
«E di cosa vi occupavate prima?» Chiese, incuriosito da quella spontanea rivelazione.
«Dei terreni di famiglia, perché sono l'unico dei Messinese che non ha nessuna predisposizione all'arte dell'ebanisteria, e che gli alberi ama vederli eretti e non piallati. In definitiva sono un contadino.» Concluse con un certo compiacimento, accendendosi una sigaretta.
«Davvero credete che la causa della morte di vostro padre sia d'attribuirsi a Concetto Scalavino, oppure avete sposato la convinzione di vostro fratello?» Domandò, in tono pungente Giovanni Basile, entrando nel vivo dello scopo della sua visita.
« Le parole sono un'arma molto potente, quelle dette così come quelle non dette, e come un'arma possono uccidere. Nel corso della sua vita mio padre ha imparato a decifrarle negli accenti e nelle pause perché sempre, nella loro apparente soavità c'era una traccia di veleno, e a neutralizzarle quando, giungendogli alle spalle, lo ferivano come coltellate. Da sempre ha dovuto fronteggiare la malevolenza dei nostri concittadini, soprattutto nei confronti di mia madre, ritenuta un'adultera, e di Giandomenico, un invertito.» Lo guardò per valutare l'effetto del suo discorso crudo «Ma, nonostante tutto questo, aveva le spalle larghe e un'anima grande. Non sono state le calunnie ad ucciderlo, a quelle era abituato, ma l'ipocrisia a cui per un momento, lui stesso ha ceduto. Quella finzione, suggeritagli in modo così persuasivo dal signor Scalavino, e a cui ha sperato si piegasse mio fratello.»
«Perdonate la franchezza, ma siete certo di non aver trovato in Concetto Scalavino il capro espiatorio per pareggiare i conti con la malevolenza che da sempre vi perseguita? E' un uomo dal carattere difficile, talvolta perfino dispotico, lo riconosco, ma lo si può arginare con un atteggiamento deciso, perché se Mimì subiva passivamente la sua prepotenza, Giandomenico, invece, con la sua risolutezza sarebbe stato benissimo in grado di fronteggiarlo, e con la sua risolutezza chiarire la sua posizione. Per un uomo di grande sensibilità, come vostro fratello, non sarebbe stato difficile esporre le ragioni del suo rifiuto, senza umiliarlo Quindi, se vogliamo scavare nell'ambito delle concause che hanno, secondo il vostro punto di vista determinato la morte di Mimì, si potrebbe obiettare che anche vostro fratello abbia concorso a ....»
Michele Messinese lo interruppe sdegnato «Credete che Giandomenico non si senta colpevole? Che abbia interamente addossato tutta la responsabilità a lui?» Obiettò, il giovane, con durezza «Certo che si sente responsabile di non aver gestito lui la situazione, ma è stato per un eccesso di riguardo verso la ragazza, trattata da suo padre come un semplice oggetto di scambio. Ad ogni modo nemmeno lei voleva questo matrimonio. Era solo Concetto Scalavino a volerlo!» Esclamò risentito.
«Ne siete davvero convinto? Il sospetto che in cuor suo, anche Mimì lo desiderasse non vi ha mai sfiorato? Dubbio che, invece, deve aver avuto Giandomenico, tanto da sentirsi messo in discussione, per la prima volta in vita sua, da colui che lo aveva da sempre accettato nella sua essenza. E la scoperta che anche suo padre lo voleva forse diverso da quello che era, o sembrava essere, deve averlo sconvolto nel profondo, così da covare rancore nei suoi confronti e odio in quelli di Concetto Scalavino. Vi esorto quindi a vigilare su di lui: tenetelo d'occhio!» Avvertì in tono perentorio, avviandosi alla porta.
Michele Messinese, lo fermò «Aspettate! Ho una richiesta per il signor Scalavino.»
Giovanni Basile lo guardò stupito.
«Capisco il vostro sbalordimento, ma se non mi aveste preceduto venendo qui, oggi stesso sarei andato da lui, per chiedergli se fosse ancora disponibile la fornitura di legname commissionata da mio padre per i lavori di Giandomenico presso la Santa Sede.»
Giovanni Basile assentì «Non una semplice fornitura ma un omaggio all'arte di vostro fratello, e da lui sdegnosamente rifiutata.»
«Devo confessarvi che non sono stato all'altezza del mio nuovo incarico non riuscendo a trovare un fornitore in grado d sostituirla in così breve tempo. .Questa mia incapacità rischia ora di danneggiare mio fratello e così...al diavolo il mio orgoglio, perché se quel legname fosse ancora nel vostro magazzino sarei disposto a pagarlo qualsiasi prezzo.»
«Siete generoso ad assumervi tutta la responsabilità di un danno che non è dipeso essenzialmente da voi, a tornare sui vostri passi e chiedere aiuto a colui che la vostra famiglia ritiene essere l'assassino di vostro padre.» Tacque, il tempo necessario che le parole sortissero il loro impatto emotivo, per poi chiedere in tono asciutto «E...Giandomenico è a conoscenza di quanto state facendo?»
Il giovane annuì.
«Immagino che per il suo orgoglio, questa prospettiva equivalga ad una disfatta personale.» Sorrise, senza allegria. «Il suo orgoglio, però, non è dello stesso valore del vostro. Non così altruista.»
«Vi sbagliate se credete che mio fratello possa avvalersi di meschini stratagemmi per giungere al suo scopo, mandando avanti me per i suoi interessi. Sarò schietto con voi perché lui non è affatto d'accordo su questo passo indietro, piuttosto rinuncerebbe al suo prestigioso incarico presso la Santa Sede, compromettendo così la sua reputazione e la sua carriera, se non fosse che questo avrebbe conseguenze disastrose sulla credibilità della nostra azienda che nell'ebanisteria ha fondato la sua ragion d'essere, col talento indiscutibile di Giandomenico e con la lungimiranza di Giacomo e Salvatore che a Parigi hanno istituito "L'Accademie Italienne d'Ebenisterie" frequentata dai giovani provenienti da ogni parte d' Europa per apprendere i segreti delle tecniche d'intarsio e finitura del legno degli artigiani italiani: un fiore all'occhiello, non solo per la Sicilia, ma per tutta la nostra penisola.» Tacque, il tempo per accendersi un'altra sigaretta «Ma a causa della mia imperizia, a cui oggi sto tentando di porre rimedio, ho messo a rischio tutto questo. Capita quando la ragione viene sopraffatta dall'emotività: avrei dovuto rendermi conto io per primo dell'irragionevolezza di mio fratello in questo contesto, in balia dei suoi demoni e della sua disperazione per la morte di nostro padre.» Alzò gli occhi a cercare il suo sguardo «Voglio essere completamente sincero con voi, signor Basile, perché non sono neppure certo, qualora voi vorreste acconsentire a questa richiesta, che Giandomenico sia disposto ad usare quel legname, ma semmai accadesse dovrebbe essere privo dell'egida di mecenate di Concetto Scalavino. Il prezzo per la fornitura lo stabilirete voi. Siamo disposti a pagare qualunque cifra voi decidiate.»
Giovanni Basile lo guardò perplesso «Sapete cosa penso? Che vi attribuite colpe che non avete perché quel danno, vostro fratello, se l'è procurato da solo a causa del suo smisurato orgoglio, e temo che imporgli questa soluzione ve lo renderà ancora più ostile. Più furioso. Perché per lui, accettare questa via d'uscita equivarrebbe ad abiurare le ragioni del suo risentimento, e rendere più grande ed insopportabile la sua umiliazione.»
Michele Messinese, con un sorriso mesto, assentì «Ma, in ultimo, dovrà accettarla perché non ci sono altre alternative. Dite al signor Scalavino che siamo nelle sue mani.»