Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 9 giugno 2009

La donna dell'attico

In un attico periferico, nell'incantevole città di Roma, abita una donna né bella, né brutta.
Né giovane, né vecchia.
Evanescente.
Perché così si vede negli specchi fumè appesi alle pareti.
Specchi che nelle giornate d'estate copre con pesanti drappi di broccato.
La donna dell'attico odia la luce.
Quella del sole.
La luce squilibrata.
La luce che la squilibra.
Le punte ardenti del sole si smorzano sulle superfici brunite di quei vetri con bagliori sulfurei.
Raggi lavici. Espansi dal cratere di un vulcano. Mistificatori.
La donna dell'attico si smarrisce nell'interno degli specchi.
Perché ogni specchio, nelle sue profondità, contiene labirinti di altri specchi.
Moltiplicandola così in una infinità di donne né belle, né brutte.
Né giovani, né vecchie.
Una moltitudine di vestali drappeggiate in coperte di broccato che trovano, all'interno dei vetri offuscati, il buio necessario al loro equilibrio.
Un riparo dalla luce.
Fino a che sarà di nuovo crepuscolo.
Solo allora la donna dell'attico uscirà dallo specchio.
Nuda.
Fluorescente.
Nel pallore della sua pelle.
Spalancherà tutte le finestre affinché la luna inondi, con il suo chiarore di nebbia, le stanze buie.
La donna dell'attico così potrà rimirarsi negli specchi notturni.
Sorridendo. Con gengive di ghepardo.
Finalmente equilibrata.

2 commenti:

  1. Buongiorno Amaranta,
    con la tenacia che mi contraddistingue sono riuscito a mettermi tra i tuoi lettori e ho visto il tuo post.
    Come ti dicevo l'altro giorno sono andato a ritroso e ho letto qualcosa di tuo; devo dire che scrivi veramente molto bene anche se "forse" sei un pò troppo descrittiva di stile Manzoniano... cioè ti soffermi molto sulla descrizione del personaggio del luogo e di tutto quello che lo circonda. Magari manca un pò di contenuto...forse hai poco da dire?

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  2. Ciao drummer, anche io trovo noiose le descrizioni troppo dettagliate, tant'è che a volte nemmeno le leggo.
    Semplicemente le salto.
    Ma talvolta servono come preludio esplicativo.
    La descrizione come sfondo scenografico.
    Esaltata con minuzia di dettagli perchè alla fine sono rilevanti per le vicende e le azioni che vi si svolgono.
    In altri casi, se il racconto si basa solo su una sequenza cronologica, o sintomatologica, allora direi che, essendo questa l'unica ragione del suo essere,la descrizone minuziosa delle azioni o dei sintomi è essenziale.
    Per quello che riguarda i contenuti......bè qui è più difficile rispondere.
    Scrivo d'istinto. Improvviso. Parto da una idea e poi la stravolgo. Non mi pongo il problema di quello che trapela.
    I contenuti per me ci sono.
    Magari non visibili a tutti.
    Spero solo di non essere "devastante" come il Manzoni!
    Scherzo, naturalmente.
    Grazie drummer per questo commento e per questo tuo passaggio.
    Marilena

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