Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 4 settembre 2017

Il fiore del mio giardino (cap 2)



UNA VITA DA RISCRIVERE
E così, Veronica, ancora vestita coi crespi vedovili, conscia di dover ricominciare da capo, s'era gettata con entusiasmo  nel commercio dei fiori, una rivalsa sull'allergia congenita ai pollini di cui il marito soffriva e per la quale s'era dovuta privare, negli anni del matrimonio, di quel piacere così femminile.
Una compensazione, dunque, ed un'affermazione di se stessa.
Per questo s'era decisa a rilevare lo stentato negozietto in Browing Street, che il proprietario, un bellicoso ottuagenario che pur di fare un dispetto ai figli e ai nipoti che in anticipo gli stavano scavando la fossa, s'era intestardito a non voler cedere neppure alla generosissima offerta dell'altezzoso Garfield, ma l'aveva invece, e di buon grado, svenduta per un tozzo di pane alla giovane signora in lutto che aveva speso una cifra folle per il più lussuoso e profumato cuscino funebre che a memoria d'uomo si ricordasse a New Eden.
 Era entrata nel negozio vestita di nero e n'era uscita guarnita come una Primavera del Botticelli, con fiori sparsi nei capelli e sul decolletè, e un contratto che la ufficializzava proprietaria dell'attività.

VAN GOGH
Tutte le mattine, puntuale alle otto, Veronica, spalancava la porta verde mela del suo negozio e vi  sistemava accanto il traballante trespolo dove allocava Van Gogh, un pappagallo dai colori tropicali, libero di svolazzare a suo piacimento dentro e fuori il negozio. Pappagallo poliglotta, quando era dell'umore giusto, garriva il ritornello di "O sole mio", ma era la "Cucaracha" il pezzo forte del suo repertorio, con spontanee, imprevedibili variazioni al testo: maliziose, per lo più, ma anche ciniche, divertenti, e quasi sempre con doppi sensi. 
 Così c'era sempre qualcuno a scattare foto e girare video, a conversare con Van Gogh o a fare la corte alla giovane signora vestita di nero. Nessuno usciva mai a mani vuote dal negozio: chi con una piantina o un piccolo bouquet, chi con un sorriso ritrovato o una speranza colta in quel minuscolo, coloratissimo, giardino dell' Eden. Sta di fatto che "Il fiore del mio giardino" era diventato luogo di culto per gli artisti, che ne apprezzavano la suggestiva scenografia; per gli innamorati, che facevano incetta delle profumate promesse aleggianti fra le sue mura. Ma anche per i solitari, che per l'occasione uscivano dal loro isolamento per chiacchierare con Van Gogh e Veronica, e per i malinconici e i disillusi, che qui riscoprivano i motivi  di una nuova  "joie de vivre".
 Perfino un poeta di fama internazionale s'era preso il disturbo di una capatina a New Eden per scoprire il segreto delle attrattive e delle illusioni, di cui Veronica Sorrentino pareva aver decifrato gli enigmi.
Ma aveva poi scritto, al riguardo, un pamphlet velenoso, declassando la poetica del luogo a semplice, e ben riuscita, operazione di marketing.
"Quale poesia? Un pappagallo chiassoso ed invadente, la proprietaria belloccia ma con un' evidente tendenza alla pinguedine, che pure il noioso, snellente nero di cui sempre si veste, non riesce a nascondere, e i fiori del tipo a buon mercato. "Il fiore del mio giardino" è una messinscena, una  favola programmata, una trappola per i gonzi."
Questo, in sintesi, il suo articolo che aveva convinto Garfield, l'acqua santa, a tentare una coalizione con Perez, il diavolo, contro la giovane vedova colpevole di troppa fantasia.

UN TENTATIVO DI ALLEANZA
A dire il vero, per l'ossuto e arrogante Garfield, non era stato facile convincere il riottoso Perez sulla necessità di quell'alleanza, sollecitata da un dettagliato elenco di ragioni, tra cui il vistoso calo della loro clientela e la visibilità eccessiva acquisita, invece, dal negozio dell'italiana.

Garfield: «I clienti disertano il mio negozio perché disturbati della marmaglia che affolla, invece, quello di fiori. Quella donna, Perez, ha trasformato questa via in un mercato, declassando le nostre attività a bazar. Non possiamo più permetterglielo!» Proruppe, uscendo dal buio e sbarrandogli la strada.
Perez: « Hai definito bazar anche il mio esercizio. Ero io, a tuo dire, a degradare la" tua" strada con la "mia" ciurmaglia da bassifondi. Memoria corta, Garfield?» Lo canzonò divertito.
Garfield: «Ironizza quanto ti pare, ma quella donna non ci metterà molto a fagocitare anche la tua clientela.»
Perez; « Probabile, dal momento che molti dei miei acquirenti sono gli stessi del tuo negozio.» 
Garfield: «E non intendi fare niente? La cosa non ti preoccupa? Io ho provato a far ricorso alle vie legali con una dura lettera di rimostranze all'Assessore al Commercio, ma la moglie è un' aficionados della fiorista, e delle più devote. La risposta è stata che, al contrario di quello che io denuncio, la signora Sorrentino, con il suo ingegno, ha dato visibilità e fulgore non solo a Browing Street ma a tutta New Eden, rendendola appetibile ai tour operator e alle frotte di turisti che grazie a lei l'hanno scoperta, con un forte incremento dell'economia locale e a costo zero per il Comune. La signora Sorrentino meriterebbe una targa con il titolo di filantropa, e la gratitudine di tutta la cittadinanza piuttosto che gli insulti ingiustificati contenuti nella mia raccomandata. Come vedi, Perez, le vie legali ci sono precluse!» Enfatizzò la sua impotenza abbassando la voce e alzando le mani in segno di resa.
Perez - Cosa proponi di fare, allora? L'Italiana sta al suo posto e non commette alcun illecito, tranne forse per il suo pappagallo che ogni tanto svolazza nel mio negozio, facendo divertire i clienti. Vuoi che denunci Van Gogh per violazione dello spazio aereo?» Chiese, con tono di burla. Poi cambiando registro, disse: «Lei.. Veronica...ma l'hai vista? Che tocco di femmina...immaginala vestita di rosso... così  me la sono sognata una notte, vestita di rosso: uno schianto. Appena smette il lutto mi faccio avanti.» Ammiccò, dandogli di gomito.
Garfield: « Quando smetterà il lutto tu starai di nuovo spacciar droga, perché quella, nel frattempo, avrà già provveduto a mandarci sul lastrico. A meno che...»
Perez: « A meno che... cosa?» Chiese, sulla difensiva.
 Garfield: «A meno che giocando d'anticipo saremo noi a gettarla sul lastrico, legalmente, avvalendoci dei suoi stessi metodi.» Minacciò, con un sorriso sibillino.