Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 30 marzo 2017

Seduzioni di primavera

Ogni cambiamento di stagione sempre, più o meno fortemente, mi destabilizza, influendo soprattutto sul mio umore.
Mi ritrovo a far conti con i punto e a capo e i nuovi codici da decriptare; con la mia immagine allo specchio nella luce cruda del giorno; con le quotidiane scommesse esistenziali e i rilanci sul futuro. Una sorta di bilancio trimestrale entro il quale traccio le linee guida per la nuova stagione (la morale sarebbe quella di mettere a frutto le esperienze maturate per non reiterare magari gli stessi errori, metaforicamente cogliere frutti nuovi da un albero vecchio).

Mi destabilizza nell'umore, e questo è un guaio, che passo, nel giro di un attimo, da stati di esaltazione, da nulla motivati, allo sprofondare nel nichilismo più ermetico.
L'attimo prima farfalla e subito dopo balena.

Un umore così bizzarro mi rende fragile e vulnerabile, preda di me stessa, e per evitare questo sono costretta tutte le volte a reinventarmi, perché necessita fare cambiamenti in un'armadio di vestiti invernali quando fuori spira un vento tiepido che sa già di sabbia di mare.


Scena 2 - La mia camera da letto - Interno giorno
Tende spalancate, la stanza inondata di luce, il letto ancora disfatto, l'armadio aperto ed io in piedi che ne scruto la cavità, scuotendo la testa ed esclamando ad alta voce: non ho niente da mettere!
Tolgo dalla stampella un abito total black e me lo poggio addosso guardandomi allo specchio.
Con gesto deciso lo lancio sul letto, decretando, sempre ad alta voce: troppo nero.
Ne cavo fuori uno rosso, stessa pantomima, stesso inappellabile verdetto: troppo rosso.
Con le mani esploro i tessuti senza neppure guardare dentro, che i miei abiti li conosco a memoria, mi colpisce però la mia immagine allo specchio: i capelli in disordine e uno sbafo di rimmel, residuo del non troppo accurato demaquillage della sera prima, a rendere drammatico il mio viso. Allora indosso i miei occhiali scuri e nella penombra così indotta mi pare di sapermi muovere meglio.
...soprattutto riflettere.
...soprattutto mediare con me stessa.

Non esiste un colore di stagione, mi suggerisce discreta una voce fuori campo.
Chi è che ha parlato? mi chiedo perplessa, togliendomi gli occhiali e guardandomi intorno pur certa di esser sola.
Nell'armadio c'è una scala segreta che porta all'antro ma che ora ci sia anche la buca del suggeritore, questa si che è nuova.
...eppoi, stamani, in questa stanza, si fa cinema e non teatro, e non è prevista la partecipazione di un pubblico.
Sono partita con una interpretazione cinematografica, ben diversa da quella teatrale, che se ci fosse stato un secondo attore a recitare con me nella scena dell'armadio, giocando sulla sequenza di battute ironiche e veloci, sarebbe stato l'incipit per una commedia brillante.
...di certo è la mia immaginazione esasperata a farmi questi scherzi.
Allora riprendo dalla scena in cui inforco i miei occhiali scuri e mi predispongo a far luce (gli ossimori...adoro l'unione morganatica che dà vita all'immagine perfetta: due squilibri da cui genera la compiutezza. Gli ossimori sono i pilastri su cui basa la mia esistenza)

Rewind
Avvolgo velocemente il nastro del mio film privato, che non ho tutta la mattina a disposizione, e lo stoppo nel momento preciso in cui indosso gli occhiali e, assolutamente non previsto dal copione, mi ritrovo a fare boccacce allo specchio.
...ed è uno specchio magico quello che riflette la mia immagine ritrovata, quella primaverile, leggera e scanzonata, cosicché il colore che indosserò stamani sarà quello della levità. 
Un colore contagioso che non abbisogna di inutili accessori né troppi artifici: un filo di rossetto e due gocce di profumo, basteranno per sedurre in questa giornata di primavera.
Marilena