Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 16 maggio 2016

Sonia

Il rosa di un paio di slip da donna fiorisce, come un bocciolo, dalla finta siepe di lauro che delimita i due terrazzi.
Il vento lo ha staccato dal filo a cui pendeva per trasformarlo in un fiore.
Tra un po' Sonia uscirà sul terrazzo ancora in pigiama, con i capelli in disordine, stringendo tra le labbra la prima sigaretta.
Guarderà verso il mio balcone, oltre la siepe.
Un'occhiata fuggevole, da ladra.
Non le riesce proprio di non guardare verso il mio balcone.
Quando si accorge di farlo volta la schiena ed abbassa la testa. E' un gesto di penitenza.
Sonia, prima che mio marito morisse, stendeva la sua biancheria come un richiamo festoso, di bianco e di rosa.
Un richiamo d'amore.
Un richiamo per lui.
Merletti e trasparenze in cui il sole e il vento allegramente penetravano, allusivi e colmi di promesse.
Mutandine bianche significavano: oggi non possiamo vederci.
Quelle rosa, le stesse imprigionate nella finta siepe di lauro, confermavano l'appuntamento al solito posto.
La biancheria di Sonia fioriva, bianca o rosa, di notte sui fili del suo terrazzo.
Al mattino era già asciutta per essere indossata, ed il segnale inviato.

Mi affacciavo e guardavo sui fili la fioritura di seta rosa, così sapevo già che non sarebbe tornato a pranzo. Una colazione di lavoro o una riunione decisa all'ultimo momento: la scusa era sempre quella..
Non c'era da sbagliarsi.

Ora che lui è morto Sonia si sente in colpa, è convinta che io la odi.
Ma non è così.
Mi sono interrogata a lungo sul perché io non nutra alcun sentimento negativo nei suoi confronti, e la risposta è la consapevolezza che tra le due la più fortunata sono stata io, perché a me è toccato il ruolo più facile ed onesto, quello della moglie.
Ho amato alla luce del sole.
E  pianto alla luce del sole.
A lei, invece, è andata in sorte una felicità rubata e  poi, con la morte, un dolore clandestino.
Occhi asciutti ed espressione neutra, anche quando il suo cuore è andato in pezzi.

Ma dal mio punto di vista non credo sia giusto espiare tutta la vita un peccato d'amore.
Semmai l'amore è da considerarsi peccato.
Così una di queste mattine le offrirò un sorriso e l'appiglio di una parola.
E forse, entrambe, ci sentiremo  meno sole


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