Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 29 settembre 2018

Fleur (cap. 9)


JOSETTE E CELESTE
Per Ferrer era diventata ormai un'abitudine bighellonare nei luoghi frequentati da Fleur avendo cura, però, di farlo in maniera discretissima. In realtà, avendo ora la possibilità di frequentarne casa Petit, veniva a mancare la motivazione dell'incontro casuale, ma pure continuava a percorrere quegli itinerari per godere di un benessere aggiuntivo.
Che quelle sue passeggiate solitarie avevano la sacralità di un pellegrinaggio: respirare la stessa aria che Fleur aveva respirato, camminare sul medesimo tratto di marciapiede da lei percorso,  attendere lo scatto dell'unico semaforo sotto cui anche lei aveva, forse solo pochi minuti prima, sostato, entrare nella pasticceria dove l'aveva incontrata con Celeste e sedersi a quello stesso tavolo.
E proprio a quel tavolo l'aveva intravista, e già s'apprestava alla recita dell'incontro fortuito, ma per fermarsi sorpreso sulla soglia, che sedute c'erano, invece, Celeste e Josette.
Quando s'erano conosciute?
Da quanto si frequentavano?
Da quanto erano in confidenza?
Perché?
Nessuna delle due poteva essere per l'altra  il prototipo dell'amica del cuore, della confidente, anche se l'atteggiamento di Josette, proteso ed attento, poteva farlo pensare, (ma Josette era un'attrice se non talentuosa comunque scaltra). Celeste, invece, recitava se stessa: l'unico ruolo che potesse interpretare. 

Ferrer era riuscito, con molta fatica, a reprimere l'istinto di mostrarsi (le conosceva entrambe, non ci sarebbe stato nulla di strano che si fosse avvicinato per un saluto, ma temeva l'imprevedibilità emotiva di Josette, per cui aveva deciso di non rischiare una sicura, e per lui dannosa esibizione pubblica, della sua ex amante) ma le avrebbe pedinate. Magari sarebbe venuto a capo di qualcosa.

Le aveva così seguite.
Camminavano affiancate ma non sottobraccio, come si usa tra amiche, quel contatto stabilito dall'affetto e dalla complicità. Soprattutto dalla condivisione. Camminare sottobraccio significa calibrare i passi sulla medesima lunghezza, letteralmente andare insieme. Sostenersi, anche. E la possibilità, a così stretto contatto, di scambiarsi confidenze senza essere da altri udite.
Sulla base di questo indizio Ferrer aveva concluso che Josette e Celeste non erano amiche, ma questa constatazione che in un primo momento lo aveva confortarlo, lo aveva poi scaraventato in una nuova inquietudine, sollecitando altri interrogativi. E dubbi.
Di cosa stavano parlando?
Troppo preso ad inseguire Fleur s'era quasi dimenticato di Josette, facilmente rimossa dalla sua testa che nel suo cuore mai c'era stata, e aveva forse troppo di fretta abbassato la guardia.
Ed ora lei gli si riproponeva, oscura ed intrigante. Sicuramente vendicativa.
Non c'erano, conoscendo Josette, altre motivazioni possibili ad averla indotta a stabilire un approccio con Celeste Petit, anni luce lontana da lei e della quale mai si sarebbe interessata se non per perseguire uno scopo. Una vendetta. Come lui presagiva.
Dopo un breve tratto di strada s'erano separate, salutandosi con una semplice stretta di mano e avviandosi in direzioni opposte.

CONFIDENZE.  CONSIGLI. E VERITA' NASCOSTE.
- Ma davvero, Francisco, hai sperato che Josette si sarebbe silenziosamente fatta da parte? E' una piccola vipera molto velenosa. Fai attenzione. Piuttosto anticiperei la nostra partenza per Hollywood. La tua uscita di scena forse la indurrà alla calma. -
Questo l'amichevole, saggio consiglio di Arturo Serrano.
Consiglio che Ferrer, però, non aveva alcuna intenzione di seguire, che mai nessuna donna lo avrebbe costretto alla fuga. Tanto meno una come Josette.
Arturo s'era limitato allora a scuotere il capo, e ad un'affettuosa pacca sulla schiena.
Da quello che gli era dato di conoscere del suo amico sapeva che nessun ragionamento lo avrebbe indotto a cambiare idea.

Blanca Gil, invece, alla quale Ferrer non aveva fatto alcuna confidenza né chiesto alcun consiglio, lo aveva approcciato lei, di sua iniziativa, e nel suo solito modo crudo e diretto gli aveva chiesto: cosa sta accadendo tra la tua ex amante e quella che invece vorresti lo diventasse? Le ho viste insieme.

- Non so di cosa tu stia parlando, Blanca -
Aveva replicato Ferrer, attento a non far trapelare nel tono della voce, l'inquietudine
- Allora ti sto dando un'informazione di prima mano.Un favore che dovrai restituirmi a tempo debito -
Blanca aveva tenuto a sottolineare.
- Sicuro. Come sempre. Raccontami cosa hai visto -
- Le ho viste alla pasticceria Bocados, parlavano fitto, o meglio, Josette, che l'altra pareva solo ascoltare. Sono rimasta lì finché ho potuto, sperando di capirci qualcosa. Poi sono dovuta venir via -

Era stato quindi un puro caso che loro due, Francisco e Blanca, non si fossero visti, intenti a spiare la medesima scena. Questione di attimi: lei andava e lui arrivava. Un simbolico cambio della guardia.
E il fatto che anche Blanca fosse a conoscenza di questa inedita combine tra Josette e Celeste, accresceva la sua inquietudine. Avrebbe dovuto giocare su due fronti: smascherare la sua ex amante e nel contempo fuorviare Blanca. Una partita estremamente difficile, ma che pure lui non rifiutava di condurre perché, come aveva ribadito ad Arturo Serrano, nessuna donna mai lo avrebbe costretto alla fuga.
E se la motivazione in altri tempi era stata quella dell'orgoglio del maschio, dell'attore, del sex simbol, ora c'era quella preponderante del suo amore per Fleur che in qualche modo ristabiliva gli equilibri ponendolo dalla parte del giusto, anche se per questo avrebbe dovuto mentire, manomettere, mistificare, stravolgere.
Nulla sarebbe potuto essere considerato illecito, o doloso. per salvaguardare un bene così grande.

DONNE
Ma più che le nevrosi di Josette, Ferrer temeva l'ingerenza arbitraria di Blanca, già sperimentata in passato seppure a suo vantaggio, per cui ora, a ragione, ne paventava l'ipotetico ribaltamento nei suoi stessi confronti, qualora si fosse sentita estromessa da quella faccenda. Un'abiura a quel loro rapporto dove lei, che mai era stata sua amante, era da sempre l'unica donna stabile della sua vita.

Josette e Blanca, due donne da cui guardarsi e delle quali prevenire le mosse. Un compito arduo, perfino per lui, abilmente avvezzo a districarsi in queste faccende, senza troppo badare al modo, che il suo status di stella del cinema pure glieli concedeva questi strappi al galateo amoroso, perché erano proprio gli strappi più ruvidi, più scandalosi, quelli di cui si cibava la platea dei fans e dei media. Clamore che andava ad alimentare la sua leggenda.
Uno dei motivi per cui era stato scelto per interpretare il film "Don Juan" erano state proprio le sue vicende amorose, recitate in diretta, senza alcun filtro e, soprattutto, nessuna compassione.
Qualunque fosse, però, il tenore delle sue vicende, Ferrer non cadeva mai nel volgare.
La sua immagine così non ne usciva mai del tutto compromessa, che pure era capace di gesti eclatanti e generosi, controcorrente, strettamente privati, come quando una sua ex amante (un'attricetta molto bionda, molto giovane e molta bella) era caduta in disgrazia dopo che era stata resa pubblica la sua relazione con un ministro del partito conservatore, noto per il suo moralismo estremo e le sue idee ottocentesche, che in virtù di quella relazione aveva però mandato alle ortiche, svelando prima a se stesso, e poi ai suoi elettori, un lato inedito del suo essere, in netta contrapposizione a quella sua dottrina fino ad allora predicata.
Lo scandalo aveva travolto entrambi e con conseguenze disastrose: il ministro s'era prima dimesso dal suo partito e subito dopo dalla vita, con un colpo di pistola alla tempia. Non prima, però, di aver scritto una lunga, dolorosa, commovente lettera, in cui chiedeva perdono alla famiglia, al suo partito, e al mondo intero, per quel suo unico tradimento di cui avrebbe fatto ammenda col proprio sangue e l'esilio dal Paradiso (che i suicidi non ne hanno accesso)
E di questo suicidio, alla giovane attrice, era stata attribuita tutta la responsabilità etica.
Era stata lei a fuorviare quell'uomo retto, marito e padre esemplare, politico incorrotto, trascinandolo al degrado morale e poi alla rovina. Così aveva deciso l'opinione pubblica confrontando le loro due biografie: scarna e irrilevante quella di lui, un uomo comune, anonimo, se non fosse stata per quella  sua esasperata identità politica che violentemente lo aveva posto sotto la luce dei riflettori per l'oltranzismo delle sue posizioni, cosicché quella di lei risaltava, in uno stridente contrasto, tentatrice ed ambiziosa. Una piccola arrivista. Una rovina famiglie. Di questo verdetto ne aveva preso atto anche lo star sistem, che notoriamente, invece, si serve ai suoi fini dei personaggi controversi e discussi, gli eroi maledetti, le cui storie diventano racconto cinematografico.
Ma in quello specifico c'era stato il morto. Una vedova e degli orfani.
E quella lunga e dolorosa lettera di espiazione, con la rinuncia al Paradiso.
Così lei s'era trovata emarginata, senza lavoro e senza più amici. Perfino quelli che avevano mirato a portarsela a letto ora mostravano riprovazione nei suoi confronti.
Ferrer, che di norma non prestava attenzione ai protagonismi altrui, s'era interessato alla faccenda solo perché lei era stata un tempo la sua amante. Timida, docile, premurosa, niente affatto corrispondente al ritratto dell'ambiziosa arrivista che le era stato incollato addosso (fosse stato pure vero lui non avrebbe cambiato opinione perché era questo che ricordava di lei).
Così era andato a cercarla nella solitudine dell'espiazione in cui era stata confinata, con un sostanzioso assegno e un biglietto aereo per l'Australia.

- Lì non faranno caso a te: la condizione giusta per poter ricominciare -
 S'era trattenuto solo il tempo necessario per la consegna. Niente altro.

Nessun commento:

Posta un commento