Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 14 gennaio 2018

Non esiste il delitto perfetto

- C'è una vistosa falla nell'impianto della storia di Maria Verena Valduga , testimonianza che non esiste il delitto perfetto -
Esordisce sardonico il commissario al mio ingresso nel suo ufficio, dove sono stata, con una certa urgenza, convocata
- Si, ha ragione, me ne sono resa conto anch'io, ma avevo fretta di chiudere la storia, sperando che nessuno quella falla la vedesse -
Rispondo arrossendo
- Impossibile, signora, dal momento che è grande quanto un cratere -
Non mi sfugge il tono canzonatorio della sua voce
- Sa benissimo che non può certo cavarsela così, come se nulla fosse, dopo aver messo in subbuglio un intero paese, resuscitando i morti e sconvolgendo i vivi, ma, soprattutto, creando alibi per gli assassini, di cui lei è una complice -
Mi punta l'indice contro, fissandomi severo
- Io mi sono solo limitata a raccontare i fatti. Non sono un giudice né un detective, sono una scrittrice, e per di più autodidatta (questo lo aggiungo come attenuante per quella mia madornale incongruenza) Non ho messo in atto nessuna strategia di depistaggio, nessuno strabiliante colpo di scena: non mi si può accusare di mistificazione o favoreggiamento -
Rispondo piccata
- Non la sto accusando di aver sviato le indagini, su questo è stata molto accorta, perfino noiosa -
Mi porge una sigaretta che sdegnosamente rifiuto
- C'è il divieto di fumo o sbaglio? -
Entrambi i nostri sguardi vanno al cartello "Vietato Fumare", scritto a lettere cubitali
- Se le da fastidio non l'accendo -
Fa il gesto di riporre la sigaretta nel pacchetto
- Nessun fastidio. Fumavo anch'io un tempo -
Benignamente gli accordo il permesso
Mi guarda con simpatia, mentre l'accende 
- Allora di cosa mi si accusa? -
Domando seccata
- Complicità -
La sua risposta coincisa
- Complice di chi? -
Chiedo esterrefatta
- Di Maria Verena, di Orso e del vecchio Valduga -
Elenca, il commissario
- Ma si rende conto dell'assurdità di quest'accusa? Io sono la scrittrice, l'unico reato che mi si può addebitare è quello di un difetto nella trama, di una falla nell'impianto strutturale dell'ultimo capitolo, e di cui me ne sono avveduta, purtroppo, con ritardo -
Sospiro avvilita
- Però, commissario, sono pronta a confessare qualunque colpa pur di non riscrivere tutto -
Sorrido, tentando di sedurlo con l'ironia
- In prigione ci si annoia, tutto quel tempo libero e nulla da fare. Alienante. Ma se adotterà una buona condotta, carta e penna, forse, dico forse, gliela concederanno. Il computer, però, se lo scordi -
Questa volta è lui a sorridermi seducente
- Mi elenchi i miei diritti e i capi d'imputazione e finiamola con questa farsa -
Apertamente lo fronteggio
- Si procuri un buon avvocato che l'accusa mossa nei suoi confronti è di concorso nell'assassinio di padre Giuseppe Rigamonti, in complicità con Maria Verena Valduga, Dante Cipriani detto Orso, e Bartolomeo Valduga. Veniamo alle dinamiche che hanno portato alla sua incriminazione: il vecchio, inabile alla guida per via di un serio problema all'anca, ha chiesto a lei, che fin dall'inizio ha sfacciatamente parteggiato per la nipote, di accompagnarlo in macchina dove poi questa si sarebbe sostituita a lei, nel ruolo dello chauffeur. Cosi mentre tutti noi cercavamo l'assassina, immaginandola già lontana, lei era qui, sotto il nostro naso, nell'auto parcheggiata nel cortile del commissariato, in attesa dello zio che stava deponendo in questo stesso ufficio, Poi, indisturbati, sono insieme ripartiti: il vecchio, alla volta di casa, la nipote, invece, fuggita chissà dove. Ovviamente, alla luce di queste congetture, avremmo riconvocato nuovamente il Valduga, e anche lo chauffeur, per un riscontro testimoniale in ambiti separati. Lo chauffeur, o meglio, la chauffeur, cioè lei, pronta a giurare di essere sempre stata alla guida dell'auto, e di averlo personalmente accompagnato in tutti gli spostamenti, fornendogli così un alibi inoppugnabile. -
Accende un'altra sigaretta gettandomi uno sguardo di sfida, che io non so interpretare se per la trasgressione al divieto di fumo o per l'inattaccabilità della sua arringa
- Ma io non so guidare, non ho neppure la patente -
Replico stremata, sull'orlo di una crisi di pianto
- Non sarà certo per aver guidato senza patente che si farà un bel po di anni di galera -
Conclude, sornione, inchiodandomi a quelle che ritiene siano le mie responsabilità indiscutibili.