Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 10 dicembre 2017

Maria Verena Valduga. La storia. La leggenda (cap 2)


LA SFIDA
A quel balconcino dove s'era mostrata Maria Verena Valduga (che i più s'erano ormai convinti che fosse lei, rediviva) ora vi facevano bella mostra un vaso di gerani e uno di basilico, e una gabbietta per uccelli, vuota e con la porticina spalancata.
Elementi questi sufficienti a convalidare la tesi del ritorno della fuggitiva alla casa paterna.
...che di altro oramai non si parlava in paese, se non di questo straordinario evento.
 La domenica s'era poi mostrata alla funzione della messa, con un'entrata scenografica scioccante: il volto coperto da un velo di pizzo nero, una mano vestita da un guanto, e al guinzaglio un superbo alano bianco.
Nel silenzio più grande aveva percorso il tragitto fino all'altare maggiore, col cane che da lei non si discostava di un passo. Poi s'era sfilata quell'unico guanto e lo aveva gettato, con disprezzo, in faccia al prete.
Senza una parola s'era avviata verso l'uscita, e quando uno dei fedeli s'era interposto a sbarrarle la strada, il ringhio minaccioso del grosso cane lo aveva convinto a farsi da parte

«Sarà un fantasma.»
«Forse lei...ma il cane no di certo.» Aveva obiettato, con un qualche nervosismo, il coraggioso che aveva tentato di sbarrarle il passo.
«Allora è davvero tornata!»
«Tornata, e da dove?»
«Dovremmo chiederlo al prete: i preti sanno sempre tutto.»
«Oh si, loro sanno sempre tutto, ma raccontano solo quello che gli pare.»
« E quel guanto in faccia...una sfida o un avvertimento?»
«Un gesto così sprezzante può essere solo di sfida.»
«Eh già, uno schiaffo pubblico a cui don Rigamonti non ha reagito.»
«Reagire...reagire...si fa presto a dire, lo ha colto di sorpresa, cosa avrebbe dovuto fare?»

Queste, ed altre, le congetture che andavano maturando sul sagrato della chiesa alla fine della funzione terminata con anticipo, che l'officiante aveva saltato l'omelia domenicale e congedandosi con evidente premura, ad evitare qualsiasi spiegazione, s'era eclissato da una porta secondaria.


UN RACCONTO DESTINATO ALL'OBLIO
Spiegazioni che neppure gli anziani avrebbero saputo dare, perché della sorte di Maria Verena sapevano solo ciò che alla famiglia era convenuto dire, senza altri riscontri se non le testimonianze mercenarie dei notabili dell'epoca, tra cui lo stesso prete.
Non c'era poi molto da ricordare se non che la famiglia poco dopo s'era trasferita in un imprecisato nord, e di loro non s'era saputo più nulla.
Una storia senza un vero inizio e una vera fine, e neppure una vera trama, che se la verità ufficiale era quella dell'entrata in convento di Maria Verena, altre verità ufficiose, relegate nell'ambito del sospetto, parevano essere più plausibili di quell'unica conclamata.
...e mentre i Valduga emigravano verso i loro possedimenti al nord, la polizia irrompeva tra le tende degli zingari giostrai per caricarli su camionette, anche queste dirette a nord, ma verso i campi di concentramento.
Neppure di loro si seppe più nulla.

Un racconto senza interpreti e né testimonianze è destinato all'oblio
...e ancora più facilmente se nessuno, per le verifiche postume, si è assunto l'onere degli appunti: nomi, date, orari e luoghi.
Ci sarebbero allora state, all'occorrenza, conferme e non supposizioni, anziché il silenzio dei vuoti di memoria, reali oppure omertosi, che a piacimento si possono gestire in mancanza di riscontri.

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