Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 28 gennaio 2017

Una pelle nuova

L'influenza di certo l'andavo covando già da un po, anche se stupidamente ho pensato che ignorandola l'avrei sconfitta. Il virus, invece, è fortificato manifestandosi nella sua forma più aggressiva e nel luogo meno opportuno, che è l'antro, rifugio abitato da straordinarie, quanto delicate creature, e il cui sistema immunitario, mai testato dalla scienza, avrei potuto mettere a rischio.
Così, al primo colpo di tosse, sono fuggita via precipitosamente creando, però, un incredibile scompiglio, che l'attimo prima stavo amabilmente conversando con l'Imperatrice Camilla, (per le cronache ci siamo di nuovo riappacificate e così lei ora vuole riprendere a scrivere la mia biografia) splendida nel suo abito di maglia rosa cipria, sembrava appena uscita da un set fotografico di Vogue, mentre io, invece, presenziavo intabarrata in un doppio strato di maglioni multicolori, perfettamente consapevole dei suoi sguardi di educata disapprovazione.

 (Il maglione di superficie è ormai irrimediabilmente sformato ed infeltrito, dovrei disfarmene, lo so benissimo anch'io, ma mi è impossibile farlo perché ogni nodino di lana reca ancora intatto l'odore dei giorni della rivoluzione e del sesso, ma ovviamente questo non posso confidarlo a Camilla, lei non crede al potere taumaturgico degli oggetti, cosicché mi esorterebbe a disfarmi immediatamente di questa reliquia del passato che lungi dal guarire l'anima, l'infetta, invece, con i miasmi della nostalgia retriva. Rimproverandomi per quella mia eccessiva ritrosia alle novità e ai cambiamenti, quando perfino gli animali hanno, con la muta, la possibilità di una pelle nuova. Giuro che questa frase me l'ha proprio detta!)

Tipico di Camilla l'innocente pragmatismo con cui riesce a dirti le cose più feroci e farsi subito  perdonare, senza per altro chiedere scusa.

Così, mentre io e l'Imperatrice stavamo affabilmente dialogando sulla possibilità di una nostra nuova collaborazione, e pregustando glorie future (in realtà io non le vedo queste glorie, ma non volevo dispiacerle confessando di essere rimasta, tutto questo tempo, ferma al palo, esattamente quello stesso che ha generato la rottura dei nostri rapporti: la mia ormai conclamata mancanza di ambizione in campo letterario ed esistenziale)  quando ecco giungere inopportuno quel primo colpo di tosse che mi ha fatto scattar su come una molla e precipitosamente cercare una via di fuga.

In preda al rimorso preventivo sulle possibili, rovinose conseguenze che la mia criminosa imprevidenza avrebbe potuto generare nel microcosmo dell'antro, sono saltata su fulminea schivando Lizard e allo stesso tempo glissando BLOG che, nel frattempo, s'era materializzato nel vano della porta con Cagliostro al seguito. Sempre correndo ho imboccato la scala diretta al mio appartamento, fermamente  intenzionata a barricarmici dentro fino a quarantena avvenuta, ma nella furia di scongiurare una catastrofe umanitaria  all'interno dell'antro, non sono riuscita a schivare Kilroy che anche lui di corsa, l'andava scendendo.
Lo scontro frontale e poi insieme siamo rotolati lungo le scale, sotto una pioggia veemente di gocce di vernice al neon fuoriuscite dall'armamentario delle bombolette spry di Kilroy

Gocce  fosforescenti di rosso, di azzurro, di verde e di viola, sono cadute sui miei capelli, sul viso e sulle mani, interamente rivestendomi di quella pelle nuova così tanto favoleggiata da Camilla, e trasformandomi in una meravigliosa creatura aliena: finalmente, anch'io, una di loro


mercoledì 25 gennaio 2017

Gli ingredienti per una storia

Scarso senso dell'orientamento e molta voglia di perdermi: in attesa di un lupo che mi catturi, gli ingredienti per una storia ci sono tutti.



martedì 24 gennaio 2017

Destini

Divampano come incendio le scintille che puntano al sole.
Salvo poi ricadere al suolo e consumarsi in cenere.


sabato 21 gennaio 2017

Narrazione


Ogni vita è degna di essere raccontata, anche quella che sembra la più banale. Occorre, però, saperla narrare: il segreto è nella conoscenza delle parole e nella capacità d'assemblaggio.






giovedì 19 gennaio 2017

Le battute migliori

Per esigenze di botteghino, nella vita come nel teatro, è sempre all'assassino che la regia riserva le battute migliori.



domenica 15 gennaio 2017

Illusioni & Allucinazioni

E' soprattutto nelle giornate di pioggia che m'assale il bisogno di un lieto fine.
(Amaranta)



...un lieto fine preventivamente auspicato per una giornata che non è ancora iniziata ma che già si preannuncia, al mio risveglio, emotiva.
Quel lieto fine, una  sorta di garanzia a tutelare le azioni che la quotidianità comporta, senza l'assillo di non dover sbagliare nessuna mossa che, se pure accadesse, nulla risulterebbe compromesso.
Un ombrello per il mio pessimismo cosmico.

Adoro bere il  mio primo caffè sul terrazzo, in qualsiasi stagione e con qualunque tempo, ma stamani fa davvero troppo freddo per ottemperare a questo rito, così mi limito ad osservare la pioggia dai vetri della finestra, godendo del calore ristoratore dell'interno.
Così tanto freddo che perfino Cagliostro ha rinunciato alla sua escursione mattutina e dorme acciambellato nella sua cuccia calda.
Lui che è un entusiasta di natura e non disdegna la sua partecipazione diretta alle follie meteorologiche, in particolare è elettrizzato dal vento che, per quanto furioso possa soffiare, sempre ne accetta la sfida, e temerario corre a ghermire foglie, petali e pulviscoli, esibendosi in indiavolati ghirigori di coda e di vibrisse, di slanci veloci, calcolate attese e improvvise virate, remote strategie istintive per catturare una preda che si polverizzerà tra le sue zampe: un illusione che lui, saggiamente, fingerà esser vera.

Ma non c'è vento, e fuori il paesaggio è freddo ed immobile, se non fosse per la verticalità frenetica della pioggia, mi verrebbe da credere di essere preda di un'allucinazione mentale: io sono il soggetto di un quadro che mi ritrae dietro una finestra a scrutare la pioggia. Una pioggia viva, che realmente stilla al di là del vetro del dipinto.
Io sono, quindi, sulla base di questa inquietante constatazione, l'osservante e l'osservata.

A fatica, allora, mi stacco dalla finestra
... ma lo sforzo più grande è quello di balzar fuori dal quadro.
Marilena

sabato 14 gennaio 2017

Il dono della vita

A mia sorella Tiziana
In ricordo di Federica

Quella figlia che mai hai potuto cullare tra le braccia e chiamare coi nomi più buffi e teneri: cuoricino, confetto, rosellina, cucciola, stellina, incanto, luce degli occhi, ragione di vita, dono prezioso, vero motivo per cui vale la pena vivere, amore amore amore, infinito, grande, superlativo, immenso, unico, esclusivo.
Quella figlia a cui mai hai potuto sacrificare nessuna notte nella veglia, seduta su una sedia con lei attaccata al seno, indissolubilmente unite, indispensabili l'una all'altra, complici.
Quella figlia al cui capezzale mai hai potuto vegliare durante le malattie dell'infanzia e da cui sarebbe emersa più alta e robusta, che le febbri, è noto, fortificano i bimbi seppur distruggono le madri.
Quella figlia che mai hai sentito piangere per un ginocchio sbucciato e che tu, sollecita, avresti medicato con un cerotto e mille baci, che così passa la bua.
Quella figlia a cui mai hai raccontato una fiaba, cantato una ninna nanna, preparato una torta di compleanno, organizzato una caccia al tesoro, inventato giochi e costruito una casa in miniatura per servire con lei un invisibile thé, in minuscole tazzine, alle sue bambole e ai suoi animali di peluche,

Quella figlia che non ce l'ha fatta a nascere nonostante tutto il tuo amore e le preghiere e le speranze e le lacrime e la tenacia con cui hai combattuto per lei, e di cui ancora oggi conti gli anni ricordandola nel giorno del suo compleanno, così come da sempre ogni mattina ed ogni sera, presenza viva e non fantasma, perché parte indissolubile di te: cuore, pelle, capelli, unghie e viscere.
Quella figlia che non ce l'ha fatta a nascere ma che tu, miracolosamente, ogni giorno le fai dono della vita
Marilena

venerdì 13 gennaio 2017

Risveglio

E' sempre banale quel risveglio quando la mia parte filmica continua ancora a dormire.




mercoledì 11 gennaio 2017

Prova d'orchestra

Essenzialmente siamo noi donne a salire sul podio per dirigere la gioiosa orchestra dell'amore.
Perché noi possediamo il talento, e la sensibilità, di tramutare le stonature dei nostri uomini nella gloria di superbi assoli.
Con applauso finale.



martedì 10 gennaio 2017

Il nostro racconto

Di tutte le parole che hanno raccontato la nostra storia, rimangono le ultime: non ti amo più.
E non le hai neppure pronunciate.



lunedì 9 gennaio 2017

La mia dimensione

Lo scrivere, per me, non è vivere nel virtuale, ma in questo mondo reale dove non solo ESISTO ma CREO.
E' una sensazione meravigliosa che non m'avvicina a Dio, ma a me stessa.
(Amaranta)




9 Gennaio 2008 - 9 Gennaio 2017
Il mio blog compie oggi 9 anni

Ho trovato da subito, nello strumento blog, la dimensione adatta ai miei scritti, perché il mio fine, come quello di qualunque altro scrittore, è pubblicare.
E qui ne ho avuto l'opportunità.

Non sarò mai una scrittrice di libri veri, ma il mio rapporto con le parole è grande e sincero, soprattutto per me appagante.
La gioia che provo a dar vita ad una storia, l'emozione di riuscire a terminarla e poi pubblicarla nel mio blog, è quella stessa, immagino, che prova uno scrittore di professione.

Tornare in un cassetto dopo aver conosciuto i fasti di un palcoscenico (non importa se solo una saletta parrocchiale, un teatrino d'essai o una palestra adibita, per l'occasione, alla rappresentazione) non mi sarebbe più possibile e, d'altronde, non lo era neanche prima, tant'è che per anni non ho più scritto trovando frustrane il buio sepolcrale dove andavano a morire i miei racconti.

...e la storia continua
Marilena

domenica 8 gennaio 2017

Moto Perpetuo

Fuori si gela, ma ancora induco sulla soglia, ipnotizzata dal bianco frastornante della neve che ha invaso il giardino e il mondo circostante.
Così anche il silenzio è freddo e bianco
...un silenzio assoluto, da purgatorio.
Una quiete letale da respingere facendo appello alla razionalità e all'istinto di sopravvivenza, perché facilmente la neve ottunde i sensi e leviga le percezioni, in maniera suadente e ingannatrice, per indurre, in fine, al suo mortale oblio.

Pericolo che io però non corro, protetta da quel mio freddo, endemico ed interno, che mai disgela, intatto anche nelle estati più roventi, e che mantiene alto il mio livello di guardia affilando i miei sensi tesi alla ricerca di una fonte di calore.
Di un focolare generoso a cui scaldarmi (che siano braccia o voci poco importa: l'effetto terapeutico, seppur momentaneo, è sperimentato e garantito).
Ovvio che sono solo espedienti per sopravvivere, perché quando il fuoco si spegne non c'è coperta che mi scaldi o illusione che mi conforti, ed allora eccomi di nuovo in marcia verso una nuova, ipotetica sorgente di calore, che io so non esserci, ma del cui pretesto ho bisogno per scampare all'assideramento
...perché seppur non riesco a generare energia bastevole per  una salvifica autocombustione, in compenso ne produco a sufficienza per alimentare questo mio moto perpetuo.

Energia autoprodotta senza alcun artificio, sicché potrei benissimo brevettarmi come unico esemplare sulla faccia della terra, ed agiatamente vivere di rendita, se non fosse per il mio rifiuto di adeguarmi alla vita di un animale da baraccone, e in ultimo essere sezionata dalla scienza per scoprire la cellula aliena, il fattore discordante da cui origina la mia diversità.

Uno scempio inutile, perché se il bisturi anziché esplorare i miei visceri alla ricerca degli organi degenerati, senza  per altro rilevare nulla di anomalo o di così straordinario che mi diversifichi dal resto del mondo, avesse invece scrutato nel mio cuore, il segreto della mia discordanza si sarebbe spontaneamente, e da subito rivelato nella sua unica dimensione possibile: quella umana.



giovedì 5 gennaio 2017

Piccoli miracoli organizzati

Cagliostro ed Iggy non legano, ma in compenso è scoppiato, da subito, l'amore tra il mio gattone nero e BLOG, tant'è che sono diventati inseparabili.
Fraternamente, nell'ora della siesta, condividono l'unico divano dell'antro, e nel modo tenero e complice in cui lo fanno mi viene spontaneo immaginare che condividano anche gli stessi sogni.
Un affiatamento silenzioso il loro, basato sull'empatia piuttosto che sulle parole, su quella sintonia profonda che contempla un sentimento vero e simbiotico, cosicché le esigenze dell'uno sono fondamentali anche per l'altro.
Un'intesa telepatica e sensoriale, quella di Cagliostro e BLOG, esattamente come quella di  Mattew e EhyJoe, i protagonisti di un mio racconto.

...ma con gli altri coinquilini le cose non vanno così bene, perché l'ingresso di Cagliostro  ha rimesso in discussione ruoli e gerarchie nel tempo consolidate, indispensabili per garantire l'armonia in un microcosmo così variegato ed istintivo.

Fondamentale, quindi, è il rispetto degli spazi privati, inviolabili, e la condivisione, mai forzata, di quelli comuni, che altrimenti in questo contesto sarebbe guerra civile tutti i giorni.
Ma è stato inconsapevolmente Iggy, proprio per la sua natura irascibile e la sua propensione al caos, a compattare il nucleo in una mai sottoscritta alleanza, ma che nella quotidianità c'è. E funziona.

Siamo qui da nove anni ormai, e mai è avvenuta nessuna fuga né decretato alcun esilio.
Tutti rispettiamo un codice etico non scritto che non basa, però, su rigidi principi inderogabili ma, al contrario, la sua forza è nella duttilità e nella capacità di modificarsi secondo i cambiamenti o le sopravvenute esigenze.

Così è stato possibile far coesistere Lizard, la timida lucertolina bionda, e Robinson, il topolino naufrago; Kilroy, il Freak dissidente e il nugolo degli irriducibili; BLOG il filosofo e Iggy il killer.

...eppoi le convivenze più difficili, tra me ed Amaranta, ed Amaranta e l'Imperatrice Camilla

All'inizio ogni nuovo ingresso ha portato caos e fermentato malumori, suscitato interrogativi ed imposto cambiamenti, ma recato anche ventate di freschezza, di novità e di allegria, e tirato fuori da ognuno di noi il meglio (mai il peggio) affinché le cose potessero funzionare, e non per una questione di sopravvivenza ma per spirito d'integrazione.
Di accoglienza.

Di questi piccoli miracoli organizzati ne stiamo progettando uno anche per il mio Conte Cagliostro del Vlad.


martedì 3 gennaio 2017

Variazioni sul tema

Iggy odia Cagliostro, la cosa è talmente evidente che neppure Amaranta ha potuto negarlo.
La notte di Capodanno, sfuggendo al suo controllo, il killer/salamandra si è scagliato contro il gattino che dormiva acciambellato sul divano, accanto a BLOG.
Il micio, prima di sfuggire con una acrobatica piroetta alle sue grinfie, è riuscito però a graffiarlo su una mano, strappando applausi a scena aperta da tutti gli altri che lo hanno entusiasticamente acclamato eroe.
Non il graffio, ma l'umiliazione subita ha mandato su tutte le furie il piccolo killer che, mani alla fondina, ha cominciato a sparare all'impazzata con la sua arma giocattolo verso Cagliostro, che velocemente s'era già eclissato sparendo alla vista.

- Non ti riesce proprio di tenerlo a bada, vero? -

Ho inveito contro Amaranta che stranamente non ha reagito come al suo solito con una stizza maggiore della mia, piuttosto tra le sue lunghe, nerissime ciglia, s'è affacciata una lacrima.
Non ero preparata a questo.
Amaranta è una tosta, quando soffre non lo dà a vedere, così viene da pensare che lei sia emozionalmente inespugnabile.
E' il suo modo di proteggersi, anche se proprio questo, il più delle volte, accentua la mia rabbia.

Ma ecco la sorpresa di una sua emozionalità rivelata da quella lacrima.

...ma è davvero una lacrima o solo un riflesso di luce?
 Ora sono io la bastarda che tenta di negare l'evidenza, vergognosamente disconoscendo la sua vulnerabilità evidente.

E' che ho sempre nutrito la certezza che la sua corazza fosse impossibile da scalfire, che niente e nessuno potesse violentemente penetrarla e farla sanguinare... fino al momento in cui s'è affacciata quella lacrima.

Perché invece di provare empatia mi sento tradita? 

E' che l'acquisizione di quella sua sensibilità ha reso più fragile anche me, che della sua presupposta inalterabilità mi sono fatta vanto, e talvolta scudo, avendola io scientemente strutturata con questo presupposto, nella certezza sperimentata che un personaggio di carta non ha possibilità di evoluzione autonoma, dipendendo unicamente dallo scrittore e dalle linee guida della trama, da cui non può svisare né progettare variazioni sul tema. 

...anche se quelle variazioni, per lo più ignorate, talvolta modificherebbero in meglio la storia.

Dunque io ho dato vita al personaggio di Amaranta, l'alter ego così diversa da me, dotandola di tutto ciò che io di bello e stravagante e ribelle e carismatico non ho, ma ho sempre desiderato possedere, e adesso mi ritrovo spiazzata davanti a quella lacrima miracolosa e da me non progettata.

E' la rivelazione che lei ha un cuore vero e non uno fittizio di carta, nonostante la mia arroganza a volerla generare come una creatura fantastica, una icona da video game o da film in 3 D.
Ed eccola, invece, la notte di Capodanno, con quella lacrima clamorosamente smentirmi, mostrandosi al mio stesso livello di fragilità emotiva: una donna che piange sconsolata su un fallimento.

lunedì 2 gennaio 2017

Parola di scrittrice

La finestra spalancata sul giardino invernale dove, dai rami degli alberi, pendono decine di lampioncini accesi ad illuminare la notte e il sentierino che serpeggia oltre il basso cancello, con la legnaia aperta per dar rifugio ai piccoli animali vagabondi, e alle anime esuli, che sempre s'aggirano nella notte di San Silvestro in questi pressi.
Le lucine hanno anche la funzione d'illuminare la strada al vecchio anno affinché in sicurezza smobiliti, e favorire, più facilmente, il subentro del nuovo.
A mezzanotte, puntuali, tutti noi dell'Antro ben imbacuccati e altrettanto ben predisposti, usciamo nel giardino per assistere al suggestivo rituale del passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo anno, quando nel buio una visibilissima mini cometa si materializzerà nel cielo e si scinderà in due: la testa penta stellata punterà come un piccolo luminosissimo asteroide verso l'interno del recinto, e la coda, invece, s'involerà come l'ala solitaria di un angelo, verso l'esterno.
Subito dopo questa abbagliante partenogenesi, saremo avvolti da un chiarore accecante e, al suo dissolversi, per un brevissimo istante tutte le cose ci appariranno nella loro vera natura: ben definite, giustamente proporzionate, armoniose.
In quel fuggevole lasso potremo contemplare la visione, seppur in scala ridotta, del mondo così come era allo scoppio del "Big Bang": nitido, incontaminato, odoroso.

Un dono e una maledizione questo straordinario privilegio, solo a noi concesso di poter assistere e mantenere la memoria nella zona più profonda della nostra coscienza, senza poterlo condividere con nessun altro all'esterno del cancello, per scongiurare l'interesse morboso e famelico del circo dei media, marketing e business, e l'impatto mondiale con tutte le disastrose conseguenze che una simile ipotesi comporterebbe: l'Antro trasformato in un rutilante luna park e i suoi abitanti convertiti al ruolo di macchiette.
...e  le orde di visitatori, autorizzati dal prezzo del biglietto, a calpestare i nostri luoghi, le nostre stanze, la nostra dignità: la nostra storia.

Ma questo io non lo permetterò.
Parola di scrittrice.