Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 12 novembre 2016

Se non pensassi, potrei essere più felice



Se non pensassi, potrei essere più felice
(Sylvia Plath)

...e ancora il mio rifugio privilegiato resta questo blog, nonostante le mie sperimentazioni, senza troppa fortuna, su FB e quelle recentissime su Tumblr, con lo pseudonimo "Luna Di Venere".
Ma è ingiusto parlare di fortuna, piuttosto è una questione di un talento che mi sto rendendo conto di non possedere, ma è anche vero che è una lotta impari, e persa in partenza, questo volermi misurare con intelligenze molto più giovani e ancora intatte, soprattutto detentrici di un linguaggio più consono ai tempi.
Di questa mia inidoneità dovrei prenderne atto, fare i bagagli e rifugiarmi in un ipotetico buen retiro dove dedicarmi alla contemplazione e all'introspezione, e magari incanalare le mie restanti energie nella coltivazione di un orticello biologico, se non fosse per quella parte preponderante di me che di fronte a questa ragionevole ipotesi orgogliosamente si ribella e la rigetta, come un insulto troppo grande, un oltraggio inaccettabile: l'azzeramento di una intera vita.

...perché fino ad oggi della mia vita salvo solo le parole scritte che, a differenza di quelle pronunciate, prima di essere impresse su carta hanno goduto del vantaggio positivo della riflessione, da cui sono scaturite le pagine di questo blog, non bastanti, però, a riempire un taccuino di una qualche consistenza.

...alla fine un bagaglio davvero irrisorio, insufficiente a giustificare tutta l'immane fatica che mi è costato assemblarlo.

Virgole e virgolettati, punti e punti a capo, e tra un rigo e l'altro, in queste pagine, si sono affacciate la vita e la morte, i desideri e le angosce, gli entusiasmi e le depressioni, parole che non sono solo parole ma sensazioni, sentimenti, disturbi ed esaltazioni di chi si pone troppe domande e non fa nessun tentativo d'ignorarle e così, ecco, il rischio è quello di venirne inghiottiti se non c'è dall'altra parte nessuno di coloro a cui sono rivolte, a raccogliere la perentorietà di quegli interrogativi.

Se non pensassi, potrei essere più felice.
L'ho scritto anch'io una vita fa in uno dei miei tanti post, che per essere felici, o almeno non troppo infelici, bisogna sapersi adeguare ai ritmi precostituiti, alle mode, alle parole d'ordine, ai desideri facili ed espressi in termini semplici, alla omologazione dei modelli esistenziali di massa, con i distinguo disciplinatamente elencati nelle categorie degli insiemi e dei sottoinsieme.
Comportamenti opportunamente classificati e classificabili, tra i quali possiamo ascriverci anche quella ribellione fittizia, ed indolore, che imperversa sui media, che filtra come un'insurrezione di parole e non di sentimenti.

...alla fine è tutto così precostituito e preconfezionato, prodotti contraffatti spacciati per originali e destinati ad abbuffare palati senza troppe pretese, che si sa che quando gli stomaci sono pieni, seppur solo d'aria, è certo che poi dopo viene sonno.
Marilena