Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 14 ottobre 2016

Una donna in bianco e nero (cap 3)


(Pubblicato nell'antologia "Il tango di Cloe" da "Writer Monkey" Maggio 2018)


 ...ma al destino non si sfugge, come a quell'ipotesi di sentimento che andava sempre più fortificando, quello stesso a cui Irene con tanta cura nel corso della vita s'era negata.
E nel caso specifico, poi, tanti di più erano  i motivi per cui tirarsi ancora una volta indietro per recidere con decisione il groviglio emozionale nel quale sempre più si dibatteva.
Per non cedere s'era appellata a tutte le ragioni della logica e del buon senso, in primis il divario generazionale dell'età: Alejandro poteva essere suo figlio, anche se lei madre non era mai stata e mai lo sarebbe diventata, perché anche in questo campo gli anni non erano più dalla sua parte.

Sono in ritardo su ogni tipo d'amore, e farei bene a continuare a considerarlo, come ho fatto fino ad ora, una faccenda chiusa. Per il mio stesso bene.

E la mano, come d'abitudine, andava a sfiorare la grossa cicatrice che le attraversava il torace.
Non era un contatto facile, quello, a cui lei però stoicamente non si sottraeva.
La grossolana dentellatura di quella ferita rappresentava la prova materiale della sua sopravvivenza.
Sopravvivenza, appunto. E niente altro.

Una donna in bianco e nero, così una volta l'aveva definita Alejandro.

Il perché lei non glielo aveva chiesto, ma dopo era rimasta ad elucubrare sul significato possibile di quella frase. Non glielo aveva chiesto per paura che trapelasse, da parte di lui, una qualche negatività nei suoi confronti. Sapeva bene di non essere una frequentazione facile, di non parlare molto e di essere sempre sulla difensiva. Ridere, però, con lui le riusciva facile. Ridere in quel modo complice era come fare l'amore. Avrebbe voluto dirglielo che lei non rideva con chiunque (una volta, durante la sua vita coniugale, una risata inopportuna le aveva fruttato un bel po di botte, da allora non s'era più arrischiata a ridere, attendeva che lo facesse prima lui, una specie di segnale di via libera con cui gli concedeva la partecipazione), ma con Alejandro era piacevole lasciarsi andare. Ridere con lui non era solo liberatorio ma genuina spensieratezza. Ogni risata, per lei, equivaleva ad un bacio
 Lo aveva baciato nel suo cuore tutte le volte che l'aveva fatta ridere: ma questo non poteva dirglielo.
Una cosa impossibile da capire a chi bacia solo con la bocca.

...eppoi, invece, era accaduto. Un bacio vero. Un bacio di labbra.

- Un bacio da film -
S'era schernita Irene.

- Un bacio da innamorati -
Aveva ribadito Alejandro


...ma al destino non si sfugge, quel destino, nella visione delle amiche, distruttivo, verso cui lei si stava incamminando con l'incoscienza e la spavalderia di un'adolescente, partendo per di più con lo svantaggio incolmabile di quell'enorme differenza di anni.
Nulla di male se la vivi come un'avventura, ma non innamorartene.
Soffrirai di nuovo e, stavolta, te la saresti proprio cercata.
Sei ancora molto bella, ma gli anni passano, non sprecarli dietro un amore con scadenza.
Ti ritroverai di nuovo sola.

Ma quell'amore l'aveva scongelata nell'anima, scaldata nei sensi, consolata  nella testa.
Restituita nuova, non al giudizio del mondo, ma a quello di se stessa.
Che non le importava della solitudine futura se il presente era fatto di risate e di baci.
Che poi di baci c'era stato solo quello, ma ce ne sarebbero potuti essere altri, anche se fortemente dubitava di riuscire ad andare oltre, a trovare il coraggio di mostrare nudi quel suo corpo e quel suo cuore così martoriati.
Perché corpo e cuore erano indivisibili, così strettamente uniti dalla cerniera lampo della cicatrice.

...aveva anche pensato che lui era ancora così giovane, affamato di tutte le cose belle che la vita, a piene mani, gli andava offrendo, mentre lei, invece, avrebbe rappresentato solo la testimonianza di una realtà crudele.
Quel lato oscuro dell'amore, che amore non è.
Così tra tutte quelle cose belle a lui riservate, lei sarebbe emersa come la bruttura, la deformazione, la cicatrice, il dolore. E questo non voleva che accadesse.
Si sarebbe tirata indietro affinché Alejandro la ricordasse come la misteriosa donna in bianco e nero incontrata in un pomeriggio di pioggia e che gli aveva donato quell'unico bacio che aveva dentro, però, tutti i colori dell'amore.

Quella mattina, attraverso la porta chiusa, lo aveva definitivamente respinto: non posso, perdonami.
Era riuscita a pronunciare quell'addio con gli asciutti e la voce ferma, anche se dentro tremava.

Non lo sai, ma  ti ho baciato nel mio cuore tutte le volte che mi hai fatto ridere. Non te l'ho mai detto perché è una cosa impossibile da capire per chi bacia solo con la bocca
Avrebbe voluto dirgli anche questo.
Ma non glielo disse.