Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 8 agosto 2016

Silence


MODUS OPERANDI
Dunque, io stralcio brani dai miei post e dai miei commenti su questo blog e li riadatto alla pagina FB dalla quale estrapolo materiale inedito che qui travaso, sulla base del principio dei vasi comunicanti.

Il mio blog è diventato così terra di saccheggi, dove freneticamente attuo escursioni, tra le rovine e le glorie del passato, per alimentare questo, seppur stentato e ancora informe presente che oggi germoglia dal ventre di Amaranta.
Una sfida non facile per me che per lungo, e troppo tempo, mi sono illusa di possedere una qualche remota genialità, e non so nemmeno io su quale presupposto, un'autodidatta, oltretutto consapevole dei propri limiti, possa dar credito ad una ipotesi del genere.
Lo confesso, però, che c'è stato un periodo che nella veste di scrittrice mi sono presa sul serio, come capita a tanti, meritevoli o meno del serto di alloro sul capo che l'incorona dottori o maestri, laurea honoris causa decretata, ai nostri giorni, dai like di amici, parenti e simpatizzanti (non è il mio caso, però, che non ho mai goduto del supporto  di un fan club famigliare che spudoratamente facesse il tifo per me, e quindi questa illusione me la sono costruita tutta da sola) 
Questa certezza di una mia qualche genialità (a dire il vero non sempre poi così salda perché anch'essa, al pari di tutto il resto di me, è stata soggetta ai terremoti della mia conclamata instabilità umorale) ha fortificato, salvandomi.

LE PAROLE
Le parole sono andate a riempire i miei vuoti esistenziali, colmato i silenzi e le attese, quietato le ansie, espulso i veleni, ristabilito equilibri, riconciliata con me stessa, dato un senso al tempo e alla solitudine.
Le parole, e la fantasia, sono i materiali con cui ho costruito il mondo parallelo dell'antro e plasmato poi la bislacca, umanissima ciurma che lo abita. 

Se avessi un lascito ereditario è a questi miei compagni immaginari che lo intesterei.
Ma sono essi stessi la mia eredità.
Eredità, forse, dozzinale, perché a frugarci dentro ci sono quelle cose di cui l'umanità pienamente abbandona, e di cui, immagino, non saprebbe che farsene: solitudine, tristezza, disperazione.
E paura.

LA PAURA
Quanta paura ho avuto e quanta ancora ne ho.
Eppure ci vuole uno straordinario coraggio ad ammettere di avere paura.
La paura, in questo mondo arrogante, è diventato un fatto privato, perché questa debolezza, oltre a mostrarci vulnerabili, rende insicuro chi ci è vicino.
Quasi mai la paura crea vicinanza, anzi, al contrario, esaspera gli animi e la pazienza, ci fa apparire piagnucolosi come bambini che, intravedendo dietro le tende l'ombra dell'uomo nero, implorano la luce accesa o di poter dormire nel lettone con la mamma.
Io credo di essere stata in tal proposito talmente disperata, che la paura stessa mi è venuta in soccorso con la rimozione di alcuni ricordi che ora col tempo sono però tornati dolorosamente vividi, coi quali mi ci raffronto tutti i giorni, espiandoli  in silenzio, con la bocca sigillata e gli occhi sbarrati.
Marilena