Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 31 agosto 2016

Nessuno vuole fare il fantasma

Conosco una donna col naso da pirata in un volto da sirena, e su quel naso a trespolo vi si posano, come mosche, i pappagalli.
C'è poi un adolescente con gli occhi pesti degli insonni e la bocca tirata come una tendina, che non ride mai.
Conosco anche una ballerina con entrambi gli alluci valghi, che può piroettare solo sdraiata a terra, cosicché la sua schiena, nel corso dell'esercizio, ha maturato una gobba da cui un giorno partorirà un cigno.
Quante storie, grottesche, tragiche o tenere, d'innesti falliti, da scriverci interi capitoli, così da rivoluzionare la scienza medica e quella umanista.
E tutte le ideologie religiose.
In realtà, pochi sanno che dopo la morte tutto torna a posto.
Bisogna solo accettarla.
Per questo, poi dopo, nessuno vuole fare il fantasma.


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martedì 30 agosto 2016

lunedì 29 agosto 2016

sabato 27 agosto 2016

L'abisso di Icaro


La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte.
(Charles Bukowshi)


Come Icaro progettiamo ali per scalare il cielo, e come lui precipitiamo, invece, negli abissi.
(Amaranta)



Ora che Amaranta mi ha quasi completamente soppiantata nel ruolo di autrice (gli aforismi e i mini scritti recano la sua firma, e non ho difficoltà ad ammettere che si sono rivelati provvidenziali  per questo blog), ho molto più tempo libero da dedicare a tutte quelle cose che fino ad ora ho trascurato e per le quali, confesso, non provo però nessuna attrattiva.

Le faccende domestiche grandemente  mi annoiano (e pensare che un tempo espletavo questo compito con la sacralità di una sacerdotessa); fare la spesa...questo mi riesce ancora abbastanza tollerabile, seppure in maniera discontinua, che quando sono dell'umore giusto la trasformo in una caccia al tesoro, e spesso mi premio con piccoli, innocenti trofei, primizie di stagione o peccaminose golosità, che troppo spesso, poi, finiscono dimenticate in un angolo della credenza.
Niente è più devastante del piacere associato ai sensi di colpa.
Niente è più triste di quel consumarlo in solitudine.

Una cosa che mi è sempre piaciuta, e continua a piacermi, è la stesa del bucato, con il vento che anima i tessuti e li gonfia di vita, compiacendoli perfino di un'anima e di una storia.
Non è semplice biancheria quella che sciorino al sole, ma "sacre sindoni".

Pulire la casa, fare la spesa, stendere il bucato, lavorare e ancora lavorare: è per queste cose che noi viviamo?
Ho consumato buona parte della mia vita (sia per dovere personale che di lavoro) ad assolvere questi compiti,  ma per quale fine?
La polvere, l'attimo stesso che è stata spazzata via si deposita di nuovo sulla stessa superficie, e su di te.
E' una lotta impari da cui si uscirà sempre sconfitti da quel polline scuro che noi stessi innocentemente trasportiamo, agevolandone la prolificazione sulle superfici, negli angoli e negli anfratti, su lembi di cielo e di pelle.
E' la polvere la padrona che domina incontrastata sul mondo, quella che inali quando dormi, fai l'amore, mangi, canti, urli, piangi, ridi, preghi e bestemmi.
E' il primo elemento con cui dobbiamo fare i conti appena veniamo al mondo e fino al nostro ultimo giorno, quando finalmente la metamorfosi si completa e diventiamo noi stessi polvere.
 Bisogna, quindi, rassegnarsi a questa convivenza.
E, in ultima analisi, neppure la più scandalosa tra le tante, e più nefaste, a cui consapevolmente o meno ci assoggettiamo (guerre, catastrofi, ingiustizie) senza batter ciglio.

E a qual fine dannarmi l'anima a rassettare se i miei momenti migliori sono stati quelli vissuti nel disordine e nell'incuria?
Quelli sono stati anche i miei momenti più creativi.
I più appassionati.
Per creare bisogna stare terribilmente bene o terribilmente male; ridere a crepapelle o consumarsi nelle lacrime; impetuosamente sentirsi vivere o disperatamente voler morire.
Non ci sono vie di mezzo: la creatività le esclude perché la routine la uccide.
La noia e la maledizione del dejavù, quel film visto e rivisto, di cui conosci ogni battuta e non ne vivi più il pathos, e così quando sai che sta per arrivare il colpo di scena tiri un sospiro di sollievo, che tra il primo ed il secondo tempo c'è sempre quel provvidenziale intervallo in cui si può andare in bagno, versarsi da bere, fare una telefonata, e per i più ottimisti ipotizzare un finale diverso.
...che mai accade.

Perché la storia è sempre quella, con gli interpreti condannati all'immutabilità, prigionieri, al pari di te, di quella messa in scena da cui non c'è scampo, coscienti che fuori dal cono di luce sul palco, c'è solo il vuoto, il buio e l'assenza di un pubblico: l'abisso di Icaro
Marilena

giovedì 25 agosto 2016

Il piacere

Il piacere, che sappia di nettare o di veleno, per essere fino in fondo gustato, non va diluito né mai con altro mescolato.




mercoledì 24 agosto 2016

Pretesti

Si ha bisogno, a volte, solo di un pretesto per tornare sui propri passi.
L'appiglio di quella virgola che cambia il senso del discorso.
Quella curva dolce che riconduce al punto di partenza.



martedì 23 agosto 2016

Maledetta mania

Io e la mia maledetta mania di trasformare in personaggio da romanzo chiunque transiti, anche solo momentaneamente, nella mia vita.



Sulla soglia di un luogo incantato

Stamani, finalmente, mi sono decisa a varcare di nuovo la porta dell'antro, disertato da ben quattro mesi.
In realtà non è stata un decisione impulsiva ma piuttosto un'imposizione a cui mi sono sottoposta facendo ricorso al mio senso del dovere che da qualche tempo non è più così rigido come lo era una volta, e così ecco spiegata la mia defezione da questo luogo che pur tanto amo, e dagli affetti che esso racchiude.
Sono scesa a piedi nudi, sul far dell'alba, esattamente come è sempre stata mia abitudine, per sorprendermi e, secondo il caso, deliziarmi o angustiarmi, delle situazioni che avrei trovato.
Ma confesso che ho sostato un bel po davanti l'uscio, incurante del vento fuori stagione, freddo ed irruento, che tentava di spazzar via, insieme alle foglie, anche la mia scarsa determinazione a questa incursione, sicché ho dovuto lottare con l'impulso di fare dietro front e tornarmene alle certezze assolute della mia casa, dove nulla  d'imprevedibile accade se non qualche piccolo guaio domestico causato dall'irrequietezza felina di Cagliostro.

L'antro è ancora immerso nel sonno o, cosa più probabile, nell'abbandono, dal momento che non ci sono tracce visibili di nessuno dei suoi abitanti.
Poi un fogliettino bianco, piegato con cura sul tavolo, attira la mia attenzione: poche brevi parole vergate con la grafia asciutta di Amaranta che m'informa della sua partenza, con Iggy al seguito, diretti a Fairbanks, in  Alaska, ospiti della famiglia Pedroni, i pronipoti di Felice Pedroni (conosciuto anche come Felix Pedro) cercatore d'oro italiano che nel 1902 scoprì un ricco filone aurifero in Alaska e con quello fondò la città di Fairbanks.
Come diavolo Amaranta abbia queste conoscenze per me rimane un mistero, ma a quanto scrive è stata invitata a Fairbanks per assistere ai festeggiamenti dei "Golden Days", in onore dell'illustre, quanto sfortunato, fondatore, e con l'occasione ammirare anche lo straordinario spettacolo, questa volta della natura, delle aurore boreali, originate da quelle tempeste magnetiche che proprio questo anno si preannunciano all'apice della loro attività.

Amaranta ed Iggy, tra i ghiacciai dell'Alaska.
BLOG, invece, vagabonda chissà dove, col suo scarso bagaglio e la sua inesauribile fame di conoscenza, perso in quel vasto mondo che scruta dietro le lenti di quei suoi occhialoni neri di giovane pioniere, anche lui alla ricerca del suo filone d'oro col quale salvare l'intero pianeta.

Nessuna traccia neppure di Kilroy, il freak graffiti writer, (ma delle sue improvvise sparizioni/apparizioni, ci ho fatto l'abitudine) e di Lizard Monna/Lisa, la lucertolina bionda, che presuppongo alla ricerca perenne di un angolo solitario, nudo ed assolato, dove poter continuare a sognare della sua precedente vita di sfinge.

Ma ora che ho varcato di nuovo la soglia di questo luogo incantato, so che qui ritornerò e con me porterò il mio piccolo Conte Cagliostro del Vlad, che credo sia tempo faccia la conoscenza con le meravigliose creature che questo spazio abitano.


domenica 21 agosto 2016

venerdì 19 agosto 2016

Collezioniste d'amore

Le donne amano gli oggetti.
Sono collezioniste di tutto.
Soprattutto di organi.
Gli occhi azzurri di Matteo, le mani sensibili di Eugenio, le unghie smaltate di Max, le labbra suadenti di Leo, il cuore malato di Alan.
Oggetti sacri.
Emozioni.
Tentazioni.
Peccati.
Gelosamente custoditi nello scrigno del cuore.
Al sicuro.




mercoledì 17 agosto 2016

Admin

Fuori da quella landa favolosa e animata di me stesso che è così interessante, troppo interessante per una reale felicità terrena.
(Jack Kerouack)

Anche Kerouack viveva dunque in una favolosa landa, così troppo interessante da inibirgli una reale felicità terrena.
Ma, pur se volessi con una qualche presunzione fare un paragone tra le nostre lande, mi rendo conto, da subito, che  nessuna similitudine è possibile: la sua landa è quella immaginifica dello scrittore, un luogo interiore da far sembrare opaca qualsiasi pur magnifica realtà o felicità terrena, la mia, invece, è solo un apparato scenografico costituito da assi di legno e fondali di cartapesta, tenuti su a mascherare il nulla, ai quali mi sono aggrappata, in tutti questi anni, come una naufraga alla sua zattera, alla ricerca di una reale felicità terrena, perché non bastano i sogni, o i miraggi, a salvarci, ma piuttosto quelle stupide, banali cose quotidiane, apparentemente accessibili a tutti, che capita, quando si hanno, a non dargli mai la giusta importanza, anzi spesso si tende a sminuirle paragonandole a quelle altre aleatorie, di cui magari non ne abbiamo neppure una chiara visione, ma che a noi paiono più appetibili, grandiose ed inarrivabili.
La normalità...proprio quella normalità (un marito, un figlio, una casa, sicurezze affettive ed economiche) che quando ho poi avuto mi è venuta a noia, e ho cominciato intimamente a viverla come fosse una prigione dalla quale, però, mai volontariamente sarei fuggita.
Troppo insicura e troppo adagiata.
Nessuno mi ha tenuto prigioniera, se non io stessa.
Fin al giorno in cui tutta quest'apparentemente solida struttura esistenziale si è sfaldata.

Non puoi scalare il cielo se le tue ali sono quelle di una mosca.
E così quello spazio l'ho ridisegnato, calibrandolo alle mie necessità, alle mie nevrosi, per non trasgredire a quell'immagine di brava ragazza a cui sono rimasta fedele per tutta la vita, ma che nell'intimo mi stava stretta.
E' così che si precipita nella solitudine da cui ha originato quella landa che fino a ieri ho voluto credere favolosa, ma che in realtà è solo desolatamente colma di me stessa.
Ho costruito un mondo illusorio che io, a tutt'oggi, amministro e regolo unicamente sulle mie esigenze: un mondo tiranno e solitario.
Admin: è questo, in ultimo, il mio ruolo e il mio destino.

E quando la mia vita fatta di certezze e noiosa quotidianità è stata spazzata via, mi sono ritrovata d'improvviso fuori da quella pigione, liberata da qualsiasi vincolo ma assolutamente incapace di spiccare il volo verso quei miti che fino ad allora mi avevano abbacinata.
Così ho consumato gli anni restanti ad inseguire di nuovo quella normalità, quella felicità convenzionale e disprezzata, che col trascorrere del tempo appariva sempre più utopica ed irraggiungibile.

Solo uno spunto, dunque, questo mio paragonare la landa di Kerouack alla mia, per provare a scrivere una pagina di diario, o qualsiasi altra cosa che mi riporti all'età d'oro quando davvero credevo nelle mie capacità  di scrittura.
Un'ossessione, la mia, quando poi tutto questo gran scrivere l'ho circoscritto solo all' unico argomento che è quello riguardante la mia persona così tanto minuziosamente esplorata, sviscerata, analizzata e vivisezionata, spogliata di anima e mistero.
Non so neppure io, in ultimo, cosa farmene di questa me stessa così spudoratamente sfoderata, così tanto visibile da essere alla fine invisibile ai miei stessi occhi.
Marilena

Geometrie nascoste


La parte più provocante di una donna sono le gambe: sensuale compasso che si apre su geometrie nascoste ed affascinanti teoremi




lunedì 15 agosto 2016

E' sempre la fine che decreta l'inizio

Così, se leggi la storia dall'ultimo capitolo, tutto da subito ti viene svelato.
Non leggerlo, se vuoi lasciare intatta la speranza.


sabato 13 agosto 2016

Autocombustione

Quando l'unico calore lo si trae esclusivamente da se stessi è facile incorrere nel rischio di morire per autocombustione.



venerdì 12 agosto 2016

Profumo di donna

Quella nota inebriante che, elevandosi potentemente univoca, ha la capacità di annullare tutti gli altri odori.



giovedì 11 agosto 2016

Comunione

Percepivo l'intero mio corpo agile come una frusta nell'atto di sferzare, sottomettere, esigere.
E più sferzavo e più il piacere si espandeva, il mio nell'infliggere e quello dell'altro nel ricevere, in una sorta di crudele comunione.


mercoledì 10 agosto 2016

Finali

Per ogni storia c'è un finale reale ed uno fantastico; quello improbabile e quello plausibile; quello scontato o quello che mai si sarebbe dovuto scrivere; quello che calza a pennello e quello, invece, assolutamente sbagliato; quello ipotizzato e quello forzato, col quale si è potuto aggiustare la trama.
Finali scoppiettanti come fuochi d'artificio.
Finali sommessi, come preghiere.
Finali da fazzolettini kleenex.
Finali da morire dal ridere.
...eppoi ci sono i finali come il nostro, dove sempre si ricomincia.




martedì 9 agosto 2016

lunedì 8 agosto 2016

Silence


MODUS OPERANDI
Dunque, io stralcio brani dai miei post e dai miei commenti su questo blog e li riadatto alla pagina FB dalla quale estrapolo materiale inedito che qui travaso, sulla base del principio dei vasi comunicanti.

Il mio blog è diventato così terra di saccheggi, dove freneticamente attuo escursioni, tra le rovine e le glorie del passato, per alimentare questo, seppur stentato e ancora informe presente che oggi germoglia dal ventre di Amaranta.
Una sfida non facile per me che per lungo, e troppo tempo, mi sono illusa di possedere una qualche remota genialità, e non so nemmeno io su quale presupposto, un'autodidatta, oltretutto consapevole dei propri limiti, possa dar credito ad una ipotesi del genere.
Lo confesso, però, che c'è stato un periodo che nella veste di scrittrice mi sono presa sul serio, come capita a tanti, meritevoli o meno del serto di alloro sul capo che l'incorona dottori o maestri, laurea honoris causa decretata, ai nostri giorni, dai like di amici, parenti e simpatizzanti (non è il mio caso, però, che non ho mai goduto del supporto  di un fan club famigliare che spudoratamente facesse il tifo per me, e quindi questa illusione me la sono costruita tutta da sola) 
Questa certezza di una mia qualche genialità (a dire il vero non sempre poi così salda perché anch'essa, al pari di tutto il resto di me, è stata soggetta ai terremoti della mia conclamata instabilità umorale) ha fortificato, salvandomi.

LE PAROLE
Le parole sono andate a riempire i miei vuoti esistenziali, colmato i silenzi e le attese, quietato le ansie, espulso i veleni, ristabilito equilibri, riconciliata con me stessa, dato un senso al tempo e alla solitudine.
Le parole, e la fantasia, sono i materiali con cui ho costruito il mondo parallelo dell'antro e plasmato poi la bislacca, umanissima ciurma che lo abita. 

Se avessi un lascito ereditario è a questi miei compagni immaginari che lo intesterei.
Ma sono essi stessi la mia eredità.
Eredità, forse, dozzinale, perché a frugarci dentro ci sono quelle cose di cui l'umanità pienamente abbandona, e di cui, immagino, non saprebbe che farsene: solitudine, tristezza, disperazione.
E paura.

LA PAURA
Quanta paura ho avuto e quanta ancora ne ho.
Eppure ci vuole uno straordinario coraggio ad ammettere di avere paura.
La paura, in questo mondo arrogante, è diventato un fatto privato, perché questa debolezza, oltre a mostrarci vulnerabili, rende insicuro chi ci è vicino.
Quasi mai la paura crea vicinanza, anzi, al contrario, esaspera gli animi e la pazienza, ci fa apparire piagnucolosi come bambini che, intravedendo dietro le tende l'ombra dell'uomo nero, implorano la luce accesa o di poter dormire nel lettone con la mamma.
Io credo di essere stata in tal proposito talmente disperata, che la paura stessa mi è venuta in soccorso con la rimozione di alcuni ricordi che ora col tempo sono però tornati dolorosamente vividi, coi quali mi ci raffronto tutti i giorni, espiandoli  in silenzio, con la bocca sigillata e gli occhi sbarrati.
Marilena

domenica 7 agosto 2016

Istinto alla vita

In questo mondo di zombie io sono una fiabesca creatura dotata di sensi potenti e fantastici.
E un predominante istinto alla vita.



Mondi comunicanti

Una donna libera è l'assoluto contrario di una donna leggera

Questo il nuovo nome della pagina fb di Amaranta, poiché questa bellissima frase di Simone de Beauvoir, più che un semplice nome, appieno esprime la personalità della mia alter ego.

Pagina che ormai sta soppiantando il blog come strumento di scrittura, tant'è che con l'etichetta "Aforismi e mini scritti di Amaranta su FB", sto colmando i vuoti dilaganti in questo spazio ormai pressoché disertato.

Ed ecco che la mia alter ego si è presa la mia anima e quel che resta della mia fantasia, e le usa secondo il suo estro e il suo bisogno, senza chiedere né concessioni né permessi, neppure quando si tratta di modificare radicalmente un mio pensiero o una mia ipotesi.
Lei, dal suo mondo parallelo, gestisce il suo spazio ed ora anche il mio, sul quale, confesso, per stanchezza e per noia ho allentato molto la presa e, a dirla franca, non mi dispiace troppo che sia a lei a montar la guardia.

Recentemente, tra quella landa desolata (che poi nel tempo è tramutata in rigoglioso giardino) in cui è ubicato il mio antro, e la sua rumorosa cittadella FB, s'è andato materializzando un ponte che permette, agile e veloce, lo scambio delle nostre parole e dei nostri pensieri che, a onor del vero, sono la mia ancora di salvezza in questo lasso di tempo di aridità immaginativa.

Un brutto, lungo periodo di cui non vedo la fine.
Vorrei tornare a raccontare del mio antro; terminare la storia di Rebecca; inventare racconti alla mia prima maniera.
Vorrei ritrovare l'entusiasmo e la curiosità dell'inedito.

Il fantastico, quello raccontato e quello privato, ha costituito il mio mondo parallelo per quasi l'intera mia vita, fatto di cose che nessun' altro vedeva, voci che nessun'altro udiva, emozioni/sensazioni/vibrazioni che solo io ero in grado di percepire.
Io, una fiabesca creatura dotata di sensi, potenti e fantastici, di cui il resto del mondo era sprovvisto.

Per mia fortuna c'è ora questo ponte metafisico, che collega i nostri due mondi, ed anche se io, nella nostra democratica gerarchia sono ormai relegata ad un ruolo subordinato, non me ne lamento più di tanto, fintantoché dalla cittadella FB continueranno a giungermi le parole di Amaranta, so di avere ancora una possibilità di sopravvivenza.
Marilena

venerdì 5 agosto 2016

Minuziosi arabescati intrighi

Le fantasie sessuali sono molte e varie, ma quelle delle donne possono essere superlative, perché l'immaginazione femminile, a differenza di quella maschile molto concentrata sul lato fisico, riesce ad elaborare minuziosi arabescati intrighi psicologici, realizzando nel gioco sessuale quelle che sono le sue suggestioni e i suoi desideri.



mercoledì 3 agosto 2016

La memoria delle donne

Noi donne abbiamo la propensione a trasformare i paragrafi quotidiani della vita in capitoli determinanti, non importa se per ricordare o per non dimenticare.



martedì 2 agosto 2016

Beni Preziosi

Tratta bene i tuoi peccati, come fossero beni preziosi, se grande è il prezzo che per loro devi pagare



lunedì 1 agosto 2016

Un illusorio gioco di specchi.


Una volta, quando sentivo di non farcela, trasformavo le mie nevrosi in episodi di un immaginario film in cui, ovviamente, io ero la protagonista.
In quel tempo riuscivo a prendere spunto da ogni cosa potesse, o non potesse, capitarmi, per rigirarla a mio favore.
O, almeno, evitare di rimanerne schiacciata.

Ho già scritto in un post precedente che gli anni e i sogni non sono più dalla mia parte perché d'improvviso mi sono scoperta vecchia, non solo in senso fisico ma anche intellettuale.
Da quando quel mondo di miti, speranze, desideri e utopie, nel quale c'erano i miei riferimenti esistenziali (e non che io non ne abbia cercati, e qualcuno pure trovato, nel presente) sta lentamente dissolvendosi, ed io al suo interno, scoprendomi anacronistica nell' attuale, e terribilmente, crudelmente lucida nel constatarlo.

Non ho bisogno di specchi per vedermi, per trovarmi, per vivisezionarmi, come ho sempre impietosamente fatto nel corso degli anni, ma allora, quando ero più giovane, potevo ancora contare sul tempo, o almeno così illudermi, oggi ho consumato anche quello, e adesso che le ore non scorrono più a mio favore, la salvezza sarebbe di distaccarmi da quella me stessa virtuale, destinata a rimanere eternamente giovane, l'artefice di quei piccolissimi, oscuri trionfi, di cui quasi sempre sono stata unica spettatrice, relegarla in un cantuccio della mia mente, e accettare di essere nella pelle di una donna di 60 anni.

Ma io, consapevolmente e storcendo la bocca, prendo le distanze da questa reale me stessa che non mi piace e che sento estranea (e per la quale non riesco provare nessuna vera attrattiva) attraverso un sottile gioco d'inganni, quando ad ogni sua entrata in scena mi premuro d'imporle un tono blasè, distaccato, ironico, vissuto, maliziosamente decadente.
Facendo attenzione, però, di non trasformarla in caricatura che, per fortuna, il mio sguardo impietoso sempre vigila attento sui particolari, coadiuvato da quel sano, e salvifico sarcasmo, che ho imparato ad esercitare come arma di difesa.

Quindi non sono i traguardi non raggiunti, i fallimenti, i sogni infranti, alla base di tutta questa mia amarezza, ma la presa d'atto che la mia immagine reale, ossa pelle capelli, non è più compatibile con quella virtuale. E forse con neppure quello che scrivo
Preso atto che l'unico segreto della giovinezza è la giovinezza, il resto è solo un illusorio gioco di specchi.
Marilena