Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 12 giugno 2016

C'è sempre una falla nel sistema

Per esigenze di botteghino, nella vita come nel teatro, è sempre all'assassino che la regia riserva le battute migliori.
(Amaranta)


Ingiustamente sto scaricando sull'incompleta Rebecca la colpa per questo mio lungo, e forse definitivo, impasse creativo.
Colpa sua, quindi, se non riesco più a scrivere, di quel suo urlante silenzio accusatorio che mi perseguita come la muta testimonianza della vittima di un efferato delitto destinato a rimanere impunito, mentre la sua assassina continua, come niente fosse, la sua vita normale.
Non sospetta, Rebecca, che la sua carnefice è anch'essa a sua volta vittima, e nello specifico della sua figlia prediletta: Amaranta.
Quella che si rappresenta sulle pagine di questo blog è una mattanza tra donne, consumata a colpi di pugnale, per il diritto esclusivo al predominio della scena.
Tre donne: io, la scrittrice/madre; Amaranta, la figlia/cannibale; Rebecca, la figlia/incompleta.
Lei sola davvero innocente, abortita dalla mia inettitudine creativa ancor prima che dalla mia incapacità riproduttiva.

Ed ecco che non mi riesce più di scrivere con qualche coerenza, costretta da questa mia amnesia cerebrale degenerativa ad arrendermi alla balbuzie evidente della ragione.
E a quella dei sentimenti.

Oh si, certo, lo so che è ingiusto incolpare queste mie due creature della progressiva paralisi del mio pensiero, e che i successi conseguiti tramite Amaranta non possono compensare i fallimenti perpetrati con Rebecca, e non sono qui neppure alla ricerca di una giustificazione ma, piuttosto, di una motivazione plausibile affinché io possa continuare in questa messa in scena, credendoci almeno un po, anche se questo significa ingannare consapevolmente me stessa.

Ah la iattura della consapevolezza!
Potessi scrollarmela di dosso come fa un cane con la sua pulce, e felicemente illudermi di essere ciò che non sono e forse mai sarò.
E realmente credere a questa mia finzione, trovando nell'amnesia irreversibile, quella pace mentale a cui fervidamente aspiro.

Eppure lo pagherei questo prezzo senza pensare neppure un istante alle conseguenze degli effetti collaterali.
La mia testa finalmente depurata da tutte le frenesie e i tremori che l'agitano, con una mente pulita pulita pulita, e poche nozioni fondamentali impresse nel suo fondo, indispensabile promemoria a cui attenermi  nel caso disgraziato in cui si palesi un dubbio esistenziale, un sospetto amaro che possa mettere in discussione la mia identità precostituita e ritornare al punto di partenza.
Perché c'è sempre una falla nel sistema.

E così mi godo la necrosi progressiva del mio pensiero, come fosse cosa sana, dedicandomi all'attività principale che ormai caratterizza i miei momenti liberi: lo smembramento di questo blog  per alimentare la pagina di Amaranta.
C'è da dire che un vampiro, al posto suo, avrebbe succhiato sangue con molta più moderazione, e perfino con una qualche simpatia nei miei confronti, vittima sacrificale, non per scelta ma per necessità.
Consapevole che per rinascere bisogna prima morire.
E farlo in fretta.
Perché c'è sempre una falla nel sistema.

venerdì 3 giugno 2016

Nessuno dà buca ad Emma

- Datti una mossa o facciamo tardi. Lui starà già aspettando - sollecita con petulanza Emma che ha la capacità d'innervosirmi, e la prova è lo sbafo di eyeliner che mi sono appena prodotta.
- Magari neppure viene - Obietto acida, tanto per dire qualcosa
- Sai che non accadrà - Ribatte lei super sicura, perché nessuno in vita sua le ha mai dato buca.
Nessuno dà buca ad Emma, e il tizio che con lei ha questo appuntamento al buio, di sicuro la starà già aspettando. Come tutti gli altri.
Personalmente non concepisco gli appuntamenti al buio.
Come ci si fa a fidare di qualcuno di cui non si conosce neppure la voce?
- Come sto? - Mi chiede mostrandosi nello splendore della sua interezza.
- Schifosamente bene - Le rispondo depressa, cosciente di non essere al suo livello.
Un livello assolutamente irraggiungibile.
Indossa un abito molto scollato col seno da maggiorata che, ad ogni respiro, rischia di tracimare dalla  rigida diga del corpetto.
Si  getta frettolosamente sulle spalle la mantella e si copre i capelli col cappuccio.
E' uno schianto.
- Madame Bovary non portava abiti così scollati - Butto lì, provocatrice ed anche molto invidiosa.
-  E tu che ne sai? Mica c'eri all'epoca. Oppure si? - Ride
- E dai stai tranquilla, il tizio è a posto, e poi nulla di male può accadermi, dal momento che viaggio in compagnia di una strega -
Il riferimento è a me che indosso un vestito befanesco, accollato ed impenetrabile, per nulla sexy, una corazza di stoffe sovrapposte ed inscindibili.
Anche se avessi indossato un abito più bello, Emma mi avrebbe comunque oscurata.
E poi fa davvero freddo, ed io la seconda cosa che non concepisco, subito dopo gli appuntamenti al buio, è il freddo.
Freddo è anche l'interno del locale dove si è organizzato questo ballo in maschera
Emma, al suo ingresso, come da copione, catalizza tutti gli sguardi maschili.
- Aiutami a trovare il mio lui. E' vestito da moschettiere, Porthos, per la precisione: casacca rossa con una croce d'oro e il cappello con una piuma nera -
Non vedo, però, moschettieri all'orizzonte.
Intercetto un paio di vampiri (di cui uno in sovrappeso), un principe azzurro quasi vero (occhi celesti e capelli biondi), un Elvis Presley a braccetto con una improbabile Marilyn, un tizio in mimetica, un gruppetto chiassoso di zombie, un Pierrot dall'aria dimessa, ed uno Zorro alquanto spaesato.
 Ma di moschettieri, o fac simili, neppure l'ombra.
- E' in terribile ritardo -
E' la prima volta, da quando la conosco, che rilevo una nota d'incertezza nella sua voce
-  Solo un po' -  Provo a rassicurarla
- Doveva già essere qui. Non vedo l'ora di conoscerti. Così mi ha scritto ieri su FB -
- Avrà trovato traffico. Capita! -  Mi sento d'intercedere in favore di Porthos.
Sarà che io sono sempre in ritardo e così, per par condicio, ho imparato ad accettare i ritardi degli altri, a non farli troppo pesare.
- Forse non lo abbiamo visto. Dividiamoci e facciamo un altro giro - La mia proposta strategica incassa il suo svogliato consenso
Ma per quanto aguzzi lo sguardo nessun cappello piumato si palesa all'orizzonte.
Intravedo, però, Emma che a fatica si scrolla di dosso un Goldrake (ma non erano estinti?)
- Non c'è! - Conferma, tra la rabbia e lo stupore.
- Forse gli è accaduto qualcosa di grave  - Ipotizzo
- Deve essere così, non c'è  altra spiegazione - Aggiungo convinta.
Che Porthos le abbia dato volontariamente buca è un'ipotesi che non prendo neppure in considerazione.
Nessuno dà buca ad Emma.
- Non hai il suo numero di cellulare? -  Domando pragmatica
- No, non ce l'ho il suo fottuto numero di cellulare: era un appuntamento al buio, anzi, al buissimo - Mi risponde aggressiva
Io non li concepisco gli appuntamenti al buio, figuriamoci quelli al buissimo.
Chissà se la vera Madame Bovary lo avrebbe accettato un appuntamento simile.
Ho il vago sospetto che si, lo avrebbe accettato.
Sono molto simili queste due Bovary.
E Porthos, anzi Il Bastardo, come Emma lo ha in questi ultimi minuti ribattezzato, le ha dato buca.
Questo ormai è evidente.