Un lunghissimo momento di sospensione e poi la vertigine finale che mi scaraventa nella realtà.
Un modo brusco, e per nulla piacevole, di svegliarsi.
Attraverso le fessure della serranda cerco di captare gli umori del tempo, se sarà una giornata di sole o di pioggia.
O una di eclissi.
Sono convinta che le giornate di eclissi siano le migliori, perché enigmatiche.
Non ti offrono né scelta né alibi.
Le devi semplicemente subire.
Ma il lato positivo, però, è che non ti lasciano dentro sensi di colpa perché tutto accade al di fuori del tuo controllo, in modo che tu non puoi farci niente.
Non puoi opporre resistenza né escogitare nulla per riportare il tutto alla logica, al razionale.
Al fattibile.
Si è magnificamente impotenti e al contempo leggeri.
Inconsapevoli, come bambini nel bosco delle fiabe.
Ma non è questa una giornata da eclissi.
Dalle fessure penetra un'ammiccante luce torbida, ed io mi sento troppo inquieta ed elucubrativa.
Ho dentro il caos.
E l'esigenza di ricostruire un ordine.
E l'esigenza di ricostruire un ordine.
Marilena