Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 9 maggio 2016

La realtà si annulla al cospetto di una finzione raffinatamente sofisticata.

Accade che la mia alter sorellina ha preso il mio posto in fb.
Il profilo di Amaranta va sempre più delineandosi nitido e reale, a discapito del mio, relegato ormai al ruolo di alter ego della mia alter ego.
La mia perdurante mancanza d'ispirazione mi ha posto in posizione di subordine dinnanzi allo straripante dinamismo di Amaranta, ormai padrona assoluta dei destini di quello che fino a ieri era stato un mio spazio indiscusso, seppur magnanimamente con lei condiviso, e dove oggi, per il suo possesso, s'inscena un primo atto di alta scuola drammatica, filone, questo, che ci ha rivelato entrambe spregiudicate protagoniste.
In sintesi la storia è quella della figlia che divora la madre, non per essere lei o sostituirsi a lei, ma piuttosto per rigenerarla, con un atto estremo di fuorviante generosità.

Un parto, quindi, e non un aborto.
Un atto d'amore.

Poi sull'ultima scena calano buio e silenzio, e quando di nuovo le luci riaccendono il palco, a prender gli applausi degli spettatori in visibilio, c'è solo lei, la figlia, con la bocca ancora sporca di sangue e un sorriso al contempo crudele e celestiale.
Esegue un inchino perfetto alla platea entusiasta che non cessa di applaudire e raccoglie una rosa, tra le decine lanciate sul palco, che dopo averne aspirato il profumo stringe a sé, come atto di ringraziamento al pubblico che così calorosamente ha decretato il suo successo.

La realtà dell'orrore, invece, spietatamente si è consumata in quell'attimo di buio.

Nessuno ha visto la paura accendersi negli occhi della madre quando ha capito che la finzione andava tramutandosi in realtà.
A nulla è valsa la muta supplica delle sue labbra, e la breve silenziosa lotta che, vista la disparità di energie, non le avrebbe comunque lasciato scampo.
Per un momento la consapevolezza della disfatta dell'una è diventata la consapevolezza della vittoria dell'altra.
...poi di nuovo i riflettori e lo scroscio degli applausi.
E la beffa finale di quella pioggia di rose: un tributo all'assassina e non alla vittima.

La realtà si annulla al cospetto di una finzione raffinatamente sofisticata.

Ovviamente, anche questo copione è stato scritto a quattro mani, in quella collaudata reciprocità nella quale io e Amaranta amiamo confonderci.
E confondere.

Applausi.