(Amaranta)
Sto tentando di riprendere in mano le fila dei destini di Rebecca, ma la mancanza, ormai cronica, delle energie mentali, mi getta in uno stato di deprimente impotenza, e così, ecco, che mi ritrovo in un circolo vizioso nel quale inutilmente mi dibatto alla ricerca di una via d'uscita.
O almeno di un'alternativa.
Racconto che si è rivelato una trappola: così facile da scrivere all'inizio, con le parole giuste che spontaneamente s'andavano allineando sulle righe, eppoi il subentro delle pause, tra un capitolo e l'altro, sempre più lunghe ed ostinate.
Una distanza di anni intercorre tra il primo (1 maggio 2013) e il 26° capitolo (7 settembre 2015)
Fino all'odierna estraneità.
Troppi pensieri, e per lo più pessimisti (non guarirò mai da questo mio talento).
E tanta stanchezza fisica.
Così il destino di Rebecca sarà forse quello di rimanere una creatura incompiuta, un abbozzo nella creta a cui non mi riuscirà di dare il soffio della vita.
E, a causa di questo, tutto ciò che fino ad oggi ho scritto perde, ai miei occhi, di valore e di consistenza, nella presa d'atto di questo mio ennesimo fallimento.
La certezza che quel racconto sarebbe stato il mio migliore in assoluto, m'inibisce da ulteriori tentativi di scrittura, che null'altro mi pare alla sua altezza
Giorni difficili, questi.
Ed oggi, furiosamente, diluvia.
Ho un disperato bisogno di un lieto fine, se non per me almeno per lei
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