Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 10 marzo 2016

La fantasia mi ha salvata. La fantasia mi ha perduta.


Riprendo a scrivere dopo circa un mese di assenza, in piena crisi esistenziale, e con la valigia pronta a ripartire di nuovo. La mia pagina fb è chiusa, e seppur a malincuore anche quella di Amaranta: troppa noia, alla fine, e troppa banalità. Il mio entusiasmo si è spento e, anzi, mi rendo conto di averlo forzatamente tenuto acceso col fuocherello delle illusioni. Forse la pagina di Amaranta la riapro, se però mi riesce di tenere in vita questo blog, da cui ho estrapolato brani ed interi capitoli, atti a personalizzare la stessa. Ma la mia pagina fb no, quella è definitivamente chiusa. Mi sono resa conto di esser caduta anch'io nella trappola del non senso e delle vite illusorie, che è, in definitiva questo social network. E così me ne sono tirata via: delusa dal virtuale (ma questo è stata solo una riconferma) ma ancor più amaramente dal reale. In definitiva l'uno è lo specchio dell'altro, e questo pur lo sapevo, ma quando si è in cerca di appigli per non precipitare anche un esile fuscello ha parvenza d'arbusto. Solo parvenza, però. Regina degli incantesimi, come spesso ho fatto nel corso della mia vita, ho trasformato ciò che non era in ciò che volevo fosse, e lì vi ho profuso, a piene mani, e con una certa dose di convincimento, (ma dovrei meglio dire di auto ipnotismo), le mie energie intellettuali. Scarse e molto provate, ad essere oggi fino in fondo sincera nel constatare l'insuccesso di questo intento rigenerativo. Per circa un mese ho tenuto spento il computer, contenta di poter disporre appieno dell'interezza delle mie ore, consacrandole, finalmente, a qualcosa di più costruttivo e soddisfacente. Soprattutto tangibile. Ma l'unica differenza, tra il reale e il virtuale, è che il vuoto esistenziale  nel primo caso lo intuisci, nel secondo, invece, lo tocchi. Eppure questo lo sapevo già, esperienza acquisita sul campo, ma alternative non ne ho viste, non ne vedo, (e forse davvero non ce ne sono). Ed ecco che, per sopravvivere, ho costruito intenzionalmente nel corso degli anni, un  micro sistema, per sentirmi al sicuro, alla stregua di certi piccoli animali che, per non essere catturati, mai fuoriescono dal loro perimetro abitativo, limitandosi a poche e necessarie escursioni, cosicché il mondo esterno lo teorizzano sulla base delle ipotesi e della fantasia. La fantasia, in effetti, si è rivelata un'arma a doppio taglio: troppa, fervida e pericolosa. Un labirinto, talmente intricato, dove più volte mi sono smarrita; un laboratorio d'alchimista dove ho plasmato, o rimodellato, caratteri e realtà al solo scopo di rendermeli accettabili; un'impresa edile, dove i muri non li ho abbattuti ma resi solo più sottili, a volte perfino trasparenti, un divisorio, tra me e l'esterno, che però sempre permaneva. La fantasia mi ha salvata. La fantasia mi ha perduta. Tra le due affermazioni c'è l'intero arco della mia vita. Eppure la fantasia è paradossalmente l'unica cosa concreta di me. Prigionia e libertà.
 Un'immensa bolla di sapone in grado di sostenere il mio peso corporeo.
Marilena

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