Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 9 marzo 2016

HeyJoe (cap 3)



(Pubblicato nell'antologia "Il tango di Cloe" da "Writer Monkey" Maggio 2018)


 
Il papà, Mattew ed HeyJoe, s'erano intanto seduti nell'auto "chenonhanientechenonva", per trovare riparo dalla calura insopportabile e fare insieme il punto della situazione.
Oltre che ascoltare quella importante rivelazione che strettamente riguardava HeyJoe e il nonno.

- Non voglio illuderti, Mattew, il nonno è andato via per sempre o, almeno, fino al giorno in cui non ci sarà dato incontrarlo di nuovo. Sentirai la sua mancanza e farà male. Ma questo star male ti farà crescere e diventerai più forte. Ci saranno, nel corso degli anni futuri, altre assenze nella tua vita e nessuna formula magica ad impedire che avvengano. Ma nessuno di chi ti ha voluto bene andrà mai via senza lasciarti nulla che te lo ricordi, un pezzettino tangibile di quell'amore così grande che niente e nessuno potrà mai toglierti. E' tutto chiaro fin qui, Mattew? -

- Non è giusto però, papà, che le persone che ci vogliono bene debbano morire. Questa proprio non la capisco. Sono quelli cattivi che dovrebbero morire, non il nonno -
- Si deve morire per far spazio agli altri che arriveranno dopo di noi. Però a tutti è dato il tempo sufficiente per gioire, amare, entusiasmarsi e condividere. E questa è una gran cosa, Mattew, davvero una magnifica possibilità. E il nonno l'ha sfruttata tutta e al meglio. Dobbiamo impegnarci a farlo anche noi. Insomma, è questo il compito che ci è stato assegnato: essere felici e far felici chi amiamo. E tu, Mattew, lo stai facendo benissimo. Fai felice un sacco di gente: me, la mamma, gli zii, la maestra, i tuoi compagni di scuola, davvero tante persone. E poi anche HeyJoe. Non t'importa più di lui? -

 Sentendosi tirato in ballo, HeyJoe s'era prodigato a dare il suo contributo in fusa, affettuose e dolenti al contempo. Fusa misurate, così come il momento richiedeva, ma partecipate e solidali, che quel lutto aveva colpito anche lui. Era stato proprio il nonno, in un tardo pomeriggio autunnale, a raccogliere il cucciolo, bagnato ed affamato, che vagava impaurito sotto la pioggia battente, lungo quella stessa strada dove ora erano parcheggiati.
- HeyJoe, dove te ne vai? Scommetto che con questo tempaccio un passaggio lo accetti volentieri. Dai, salta su -
Il nonno aveva spalancato la portiera della sua auto e quella della sua vita: HeyJoe era salito a bordo e non ne era più disceso.

- Sai, Mattew, HeyJoe avrebbe potuto chiamarsi con mille altri nomi, sarebbe sempre stato un gatto magnifico come lo è ora, ma il nonno ha voluto renderlo unico omaggiandolo di un nome strano e che forse nessun'altro in tutto il mondo possiede. Il nonno diceva che il nome, nella vita di ognuno di noi, riveste un'importanza fondamentale poiché sarà quello con cui, per il resto dei nostri giorni, verremo identificati. Amati o odiati, amava aggiungere poi con grande saggezza. Hey Joe è il titolo di una canzone che il nonno amava molto e Jimi Hendrix il nome del cantante che l'ha resa famosa. Il nonno era un fan appassionato di Hendrix, aveva tutti i suoi dischi e, quando poteva, non si perdeva un concerto. Una volta lui e Jimi si sono perfino parlati...non una vera conversazione piuttosto uno scambio di sorrisi, come avviene quando si ha un' intesa e non c'è bisogno di parole. Il nonno, non trovando i biglietti per assistere all'esibizione del suo idolo, s'era fatto assumere come uomo delle pulizie nel locale dove Hendrix si sarebbe esibito, e dopo che il concerto ebbe termine, e il locale s'era svuotato, aveva iniziato a dar entusiasticamente di ramazza sotto il palchetto dove s'era svolta l'esibizione canticchiando "Hey Joe", quando una voce s'era aggiunta a fargli da contro canto, e indovina un po' di chi era quelle voce? Proprio quella del grande Hendrix che era tornato a riprendersi la sua Fender Stratocaster, la sua leggendaria chitarra elettrica. Hendrix sul palco, e il nonno sotto, che cantano insieme "Hey Joe" e poi, Jimi che scende e gli sorride e gli dà una pacca sulla spalla e gli strizza l'occhio mentre s'allontana. Il nonno, se avesse avuto solo un pochino più di tempo per stare con te, ti avrebbe raccontato questa storia con la voce un pò tremante, che dopo tanti anni ancora il ricordo lo emozionava. E così svelato il mistero del nome di HeyJoe che avrebbe benissimo potuto chiamarsi Hendrix o Jimi, o in qualsiasi altro modo, ma pensaci Mattew, quanti al mondo, tra felini e umani, si chiamano Hendrix o Jimi? Un numero enorme. E quanti, invece, HeyJoe? Di HeyJoe sull'intero pianeta, puoi scommetterci, c'è solo lui, così come di Hendrix ce ne è stato uno solo, e di nonno anche, perché seppur siamo in tanti, e dobbiamo andarcene per far posto a tutti quelli che verranno, ognuno di noi è unico ed irripetibile. Il nonno diceva che il nome è un dettaglio importante perché è con quello che veniamo identificati, amati oppure odiati. Ma il nome da solo non basta, siamo noi che possiamo accrescerlo, nel corso della nostra vita, di gloria o di vergogna. Cosa ne pensi? Mi pare che sia una gran bella storia questa del nonno e di Hendrix, -

- E' una bella storia anche per HeyJoe, papà. Il nonno gli voleva bene. -
- Un gran bene, per questo te lo ha affidato, sapendo che tu ne avresti avuto particolare cura, proprio come avrebbe fatto egli stesso. Vedi, Mattew, il nonno, chiamando questo micino HeyJoe, ti ha regalato anche un pezzetto del suo cuore, quell'angolino dove, ancora dopo tanti anni, custodiva con intatta tenerezza l'emozione di quel momento. Il nonno lo avrai sempre vicino, Mattew, se saprai custodire il suo ricordo in qualche parte del tuo cuore, anche se ora, e per tanto tempo ancora, sentirai insopportabile la sua mancanza. Non voglio ingannarti e dirti che sarà facile, ma fuggire non servirà a lenire quel dolore che possiamo, invece, condividere. Uniti saremo meno soli e più forti. Tu che ne pensi, HeyJoe? -

Il gatto, acciambellato sulle gambe di Mattew, s'era limitato ad un neutro miagolio col quale si rimetteva alla decisione del padroncino: se occorreva l'avrebbe seguito fino in capo al mondo anche se così avrebbe dovuto rinunciare agli agi della casa, e a quelli del patio, su cui godeva l'indiscusso dominio. Ma, qualunque decisione avrebbe preso Mattew, lui l'avrebbe fatta sua.

Istintivamente la mano di Mattew era scesa ad accarezzare il collo di HeyJoe che, grato, lo andava ricambiando con leccatine e sottofondo di fusa. S'era attardata, la mano del bambino, nel folto pelo  del gatto, attingendone rassicurante calore. Quella nota di  rasserenante benessere che gli ricordava gli amorevoli abbracci della mamma  quando di notte un mostro si materializzava nel buio della sua stanza. Da HeyJoe emanava lo stesso confortante calore, lo stesso profumo di buono delle pareti di casa, dove era impresso l'odore di ognuno dei suoi abitanti: quello dolce della mamma, quello speziato del papà, quello di cuoio del nonno, quello di tana di HeyJoe. In nessun'altro luogo si sarebbe sentito compreso e protetto come fra le pareti di casa sua, perché il suo dolore era lo stesso che provavano le persone che più lo amavano. Amavano lui, amavano HeyJoe, avevano amato il nonno. ed avrebbero continuato ad amarlo anche ora che non c'era più. Non esisteva al mondo nessun altro luogo, come casa dove poter sperare di guarire, o almeno mitigare quel dolore che ora provava. Eppoi la casa era ancora piena della presenza del nonno e lo sarebbe stata per sempre. Era quello il suo posto. Il papà aveva ragione.

- Torniamo a casa, papà. Torniamo a casa -

8 commenti:

  1. Benissimo, HeyJoe finisce nel migliore dei modi. Raccontino grazioso nato dal niente con quel nome di gatto che è stato un simbolo per quelli della mia generazione.
    Voto col pollice in alto e il pugno chiuso.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un piccolo racconto, svelto e leggero, anche se il finale è arrivato dopo circa un mese. Nessuna presunzione di alta letteratura: HeyJoe è arrivato a me in veste felina, e la storia si è quasi scritta da sola.
      La mia felicità è nel aver ripreso a scrivere.
      Grazie infinite della tua visita. Buona serata, Vincenzo :)

      Elimina
  2. Nel tuo post finale, così lo definisci, non sono consentiti commenti, così te lo faccio qui, Marilena.
    Tu ti complichi la vita coi tuoi cavili mentali e con le tue elucubrazioni. Hai troppa fantasia? Non fu mai troppa, come l'amore e come una cassa piena di soldoni. La fantasia ha governato e salvato la mia vita e salverà il mondo se e fintantoché la gente continuerà ad averne, Marilena.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si ho tolto i commenti perché non sempre ho tempo di rispondere, e il non farlo mi sembra una scortesia.
      Credimi, Vincenzo, a volte anche il troppo ingombra.
      Eh si, lo riconosco, ahimè, sono piuttosto cavillosa (l'ho anche scritto in post ormai datati), un difetto e non un pregio, ma parlare di se stessi significa tirar fuori, oltre i pregi, anche difetti, e in mancanza di altra ispirazione, usarli come spunto di scrittura.
      Un saluto.
      Ancora grazie.

      Elimina
  3. Azzo! Proprio non li vuoi i commenti e così ritorno all'ultimo in cui si poteva.
    Scusa sai se tu sei tignosa -alla romana, cocciuta- lo sono da più gran tempo di te. Diritto di primogenitura.
    Dunque, la speranza. Un demone strafottuto, una ignobile prostituta sta speranza. Guai a soggiacere a questa mala femmina, non ti salvi più.
    Resistere, proponi tu.
    Fottersene, è la mia proposta. Bellamente fottersene.
    Pensi al buio eterno e ti terrorizza?
    Perché ci pensi allora?
    Non puoi farci nulla. I casi sono soltanto due:
    primo.l'aldilà esiste con tanta luce e tutto quello che forse mai potrai immaginare.
    Secondo. tutto finisce nel momento della morte. Tutto, proprio tutto, niente più luce né rumore né sapore Alles beendet.
    Nel primo caso buona fortuna Marilena.
    Nel secondo, amen.
    Dov'è il problema? Soprattutto se te ne preoccupi cambierebbe qualcosa? No, e allora?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tuo pragmatismo, Vincenzo, è assolutamente di buonsenso, al quale, però, obietto che la materia prima di un diario è lo svisceramento delle proprie emozioni, se togli questo a causa di un troppo buon senso, lo privi dell'anima.
      In un diario si esterna, talora anche enfatizzando, i propri stati d'animo, per comunicare agli altri il proprio sentire (ovvio, quindi, che anch'io, dotata di un minimo buon senso, pervengo alle tue stesse conclusioni, ma aggiungo anche che, se fossero sempre attuabili, non starei a scriverne. Io sono atea, e quindi convinta che dopo la morte non ci sia più nulla...eppure, questo, o forse a ragione di questo, non mi dissuade dal provare le sensazioni nel post descritte.
      Credo anche, ma questa è solo una mia tesi, che applicare, sempre e comunque, il buon senso alla scrittura, (ovviamente che non si tratti di materie scientifiche o quanto altro di assolutamente ragionato) è come imporre un collare ad un gatto
      Un saluto, Vincenzo, e buona giornata :)

      Elimina
    2. E lo dici a me che ho costruito un mondo dal vuoto nel vuoto in un futuribile vuoto assoluto? Emozioni certamente, chiamiamole così perché tali sono, ma io, forse lo avrai capito, vado controcorrente per natura, per istinto e per convinzione. E qui faccio il commento al post ultimo di Camilla con la Vitton del topo Robinson e di tuo figlio Blog che si accinge a farti le cronache dal mondo oscuro dove metterà i piedi.
      Io aspetto notizie di lui, come te.

      Elimina
  4. E' del tempo la cosa di cui assolutamente scarseggio, Vincenzo. Per questo ho chiuso il boxino dei commenti. Non per arroganza,o rifiuto di un confronto, ma semplicemente perché non gliela faccio a starci dietro.

    Le cronache dell'antro, comunque, seppur a rilento, continuerò a scriverle.
    Grazie per la pazienza e la perseveranza.

    RispondiElimina