Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 23 novembre 2015

Un piccolo amore


 Io non voglio tutto, solo alcuni confort ed un piccolo amore.
(Charles Bukowski)                                                               

Un piccolo amore che riempie la vita, che mi ha fatto riscoprire la gioia di dare senza chiedere nulla in cambio; di mettere in campo, quando occorre, la pazienza senza inveire contro; di riscoprire l'entusiasmo genuino per i progressi, e le intese quotidiane, della coabitazione; di ritrovare la fiamma calda della condivisione di quei piccoli comfort che rendono degna l'esistenza: cibo, calore e carezze.
Un piccolo amore, questo cucciolino, che ora dorme placido sulla sedia accanto alla mia, e se allungo una mano ad accarezzarlo mi risponde con un motorino di fusa, che sono convinta che il mio calore gli giunge tra le pieghe del sogno.

Cosa sogna un gattino?
Di rincorrere farfalle technicolor in un prato; cacciare topolini abusivi nelle crepe di un muro; annusare fiori ed erbette nelle aiuole di un giardino; misurarsi con altri micini nel gioco maschio della lotta.

Cagliostro sogna di poter passeggiare sull'ampio terrazzo di casa che intravede dietro i vetri e che ha percorso, solo una volta, tra le mie braccia.
E' ancora troppo piccolo, e oltretutto affetto da raffreddore, perché io possa dare il via libero alla sua esplorazione, soprattutto in giornate trabocchetto come questa, dove nel falso tepore dell'aria s'insinua l'insidia subdola del vento.
Così stamani ho raccolto per lui qualche foglia, ancora odorosa di rami e di aria, e con quelle ha giocato instancabile per un pò, rincorrendole per tutto l'appartamento, stanandole dal sotto dei mobili dove lui stesso, nell'enfasi del gioco, le andava a cacciare.
Inutile dire che gli ho riempito la cesta di giochini e palline che lui, da vero mago, ha fatto sparire nel nulla, e ogni tanto, per mio unico diletto, fa ricomparire da chissà quale parallelo, e me lo offre come un prezioso cadeau che io accolgo con applausi e piccole grida di meraviglia.
Allora lui inarca la sinuosa schiena e drizza la regale coda per offrirsi intero alla mia tenerezza.
Lo stringo tra le braccia e sento il suo cuore battere.
...e nulla è più sensazionale di quel battito.
Marilena

venerdì 6 novembre 2015

Tattiche di sopravvivenza


Stamani proprio non gira per il verso giusto.
Un senso di gelo opprimente, di distacco e di solitudine mi pervade, quasi fosse subentrato, al mio interno, un precoce inverno siberiano.
Ho acceso la stufetta nonostante fuori ci sia un solicello tiepido e l'aria tersa.
Sono quasi certa che davanti al fuoco di un caminetto sarei scoppiata in lacrime.
Odio questi miei improvvisi sbalzi di umore, queste mie repentine ascese verso vette inaccessibili e le subitanee rovinose cadute verso il suolo.
Uno sfracellamento metaforico ma altrettanto doloroso quanto uno reale.
Non ce la faccio proprio a rimanere in alto per un tempo abbastanza lungo per far sì che le mie ali, irrobustendosi nell'esercizio del volo, non cedano alle subdole lusinghe della forza di gravità.
  Devo rialzarmi al più presto, e per farlo ho bisogno di una motivazione valida.

I miei occhi cadono sull'elenco delle cose da fare: tante e tutte noiose, mentre ho bisogno, in questo momento, di qualcosa che mi stimoli e che mi appassioni.
Ma nessuna ispirazione giunge in mio soccorso, così come altre volte dovrò far ricorso alla mia immaginazione.

Per sfuggire all'oppressione non esistono formule magiche, si deve far ricorso unicamente alla propria riserva personale di tattiche di sopravvivenza (che siano virtuali, metafisiche o  reali, o un assemblaggio di tutte le risorse disponibili, non ha alcuna importanza, quello che conta è il risultato).

Un buon caffè, caldo e profumato, da sorseggiare nel chiarore della finestra, godendo della luce e dei colori del mattino, è un preliminare necessario ad una più positiva predisposizione verso me stessa ed il mondo.
E se al di là della finestra non c'è un paesaggio all'altezza, allora lo invento, concentrandomi su un particolare che ha attratto il mio sguardo (niente, in questo frangente, avviene per caso) ed isolandolo dal contesto generale posso, attraverso la fantasia, rigenerarlo in qualcosa di più vasto.
La chioma dell'albero che si staglia oltre la mia finestra, ad esempio, può costituire, secondo il caso, la veduta aerea su un continente come l'area disordinata di un paesaggio boschivo piuttosto che l'intrigo di una foresta amazzonica.
Gli elementi indispensabili sono tutti alla mia portata: il cielo, i rami e le foglie.
E le varianti date dagli agenti atmosferici, quali vento, luce, pioggia, nebbia, neve, contribuiscono a far si che il paesaggio, e quindi anche il viaggio, sia sempre diverso, ricco di sorprese e scoperte.
I rami di quell'albero meraviglioso mi hanno trasportato, con le loro traiettorie inedite, in luoghi fantastici ed inesplorati.

Così, partendo dallo sfondo di un cielo di seta celeste, complice la scenografia del palazzo che s'intravede parziale dietro il fogliame, ed emergente solo di un tono di colore più scuro di quello del cielo, ho  inquadrato il dettaglio architettonico del balconcino dell'ultimo piano, la cui veranda incastonata dietro una grata elaborata come una preziosa filigrana, occhieggiante del rosso vivido e del fucsia smagliante di piccoli fiori tardivi affioranti dall'intrigo dei rampicanti, mi ritrovo davanti alla porta, misteriosa e tragica, del Palazzo del Principe Shahriyar, nel  regno di Tartaria, dove ebbe inizio la saga delle "Mille e una notte" ad opera di Shahrazad, immaginifica quanto scaltra affabulatrice, che con la sua fervida immaginazione ammaliò il Principe sanguinario, riuscendo a sfuggire al suo già programmato destino di morte.
L'ho intravista nella penombra dei tendaggi, assisa ai piedi del Sultano che l'ascoltava estasiato, innamorandosi, prima ancora che della sua bellezza, della sua voce e della sua fantasia.
Shahrazad, intuendo la mia presenza al di là del vetro del balconcino, si è voltata, sorridendomi complice

Nessun'altra strada avrebbe potuto condurmi in quel luogo incantato se non i rami di quest' albero magico che si staglia nel riquadro della mia finestra, ma che pure è reale, con le radici ben piantate nell'asfalto e contro il quale mi capita sovente d'inveire, soprattutto in questa stagione quando le sue foglie si cospargono, come un tappeto scricchiolante sul mio terrazzo, ostruendo lo scolo dal quale defluisce l'acqua piovana
Ma quest'albero ha un cuore molto più grande del mio: è un albero saggio e non mi serba rancore per l'ingratitudine dei miei ingiusti improperi.
E' un albero che non ha rami, ma braccia.
Marilena