Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 28 settembre 2015

Il primo abbraccio (cap 1)


(Pubblicato nell'antologia "Il tango di Cloe" da "Writer Monkey" Maggio 2018)


 La vita non era stata affatto generosa con loro due, e questa era la ragione unica per cui s'erano adeguati l'uno all'altra.
Ma questo non significava che si piacessero.
Il loro stare insieme era più dettato da una necessità di sopravvivenza dove il sentimento non c'entrava affatto, tant'è che in quelle giornate quando non occorreva dover fronteggiare le avversità del mondo, entrambi, pur senza dirselo, andavano valutando l'idea di proseguire separatamente.
Neppure lo stato di continua necessità aveva contribuito a trasformare quel loro fortuito, e strampalato legame, in qualcosa di più solido e cordiale, come un'amicizia.
Camminavano fianco a fianco limitandosi nelle parole, e nei contatti, allo stretto indispensabile.
 La gente si voltava, incuriosita, a guardarli: lei altissima, il mento a punta, sopra al quale si disegnava una bocca pallida, quasi incolore. Per contrasto gli occhi, invece, erano belli, scuri e grandi, occhi gitani, incastonati sotto una fronte bassa, rigidamente incorniciata da un foulard che le nascondeva completamente i capelli.
Lui, invece, era molto più basso, le arrivava a mala pena alla spalla. Il viso, però, era ancora bello, dai tratti regolari, una di quelle fisionomie che reca impresso il fulgore dell'adolescenza anche quando si è in là con gli anni. I capelli, incolti ed unti, conservavano nel grigio invasivo tenui striature di biondo. Gli occhi chiarissimi avevano però perso la loro tonalità turchina declinando in un anonimo grigio.
Camminavano, come d'abitudine, l'uno di fianco all'altra, senza mai sfiorarsi, assorti nei propri pensieri, cosicché risultava difficile capire chi dei due fosse a stabilire il percorso.
Ad un più attendo sguardo, però, risultava evidente che lei aveva adeguato il suo passo a quello di lui, molto più breve e cauto.
Era il suo compagno, dunque, a decidere la strada.

"Lei si limita a seguirlo, che un posto vale l'altro, che in tanti anni di strada non ha mai trovato nessun luogo che rechi un conforto, un piccolo agio che induca a rimanere. Un muro di strada che si possa chiamar casa, con una fontanella nei paraggi dove dissetarsi e lavar via la stanchezza. E un bordo di marciapiede fiorito, cangiante durante le stagioni, che possa ricordare il davanzale di una finestra o lo slargo di un balconcino.
Questo il suo sogno segreto: un muro, un ciglio di strada ed una fontanella, circoscritti a lei sola, alle sue minime esigenze. A quel suo desiderio, mai sopito, di una vita stanziale."

Gli sguardi, al loro indirizzo, non erano meno dolorosi delle parole. La forza era nell'ignorarli. Forza acquisita con l'esperienza, che il primo insegnamento della strada consiste nel non accettare provocazioni, e fingere di non avere orecchi per non alimentare la crudeltà di chi non ha cuore. Così era stato per vincere la paura che s'erano ritrovati a camminare insieme, uniti da una comune sventura che non era tramutata, però, in sentimento, perché la loro diversità era evidente non solo agli occhi del mondo, ma ai loro stessi. Non avevano mai provato a raccontarsi le reciproche traversie, e nemmeno avrebbero saputo dire quanti chilometri avevano percorso insieme dal giorno in cui, per scampare ad una banda di balordi, s'erano ritrovati a correre sullo stesso marciapiede, travolti dalla stessa identica paura che li aveva portati a condividere l'anfratto che li aveva messi al sicuro.
Ognuno provvedeva alle proprie necessità senza pesare sull'altro, senza mai chiedere nulla, che il secondo insegnamento della strada è quello di fare affidamento sempre e solo su se stessi. Mai perdere dunque la propria indipendenza anche quando si è in due, che il rischio maggiore è quello di abbassar la guardia e trovarsi d'improvviso nei pasticci.

"Fidarsi, per lui, non è affatto facile. Soprattutto delle donne. E si che nella sua vita ne ha avute, e di molto belle, ed è stata proprio una di loro a portarlo alla distruzione Senza rimpianti, vorrebbe aggiungere, ma non gli riesce, consapevole che sarebbe solo una scontata battuta da film. Di rimpianti ne ha, e molti, ma sarebbe inutile caricarseli sulle spalle come il fardello aggiuntivo di uno zaino troppo pesante e per il quale non ricaverebbe alcun costrutto. Non nella sua attuale vita. Di cosa abbisogna ora non saprebbe dirlo neppure lui, tante sono le cose che gli vengono in mente, e così nella consapevolezza di sogni irrealizzabili, le scarta tutte."

4 commenti:

  1. Mi si è accelerato un po' il battito cardiaco.
    BelloB ellissimo, un signor racconto che incuriosisce e suscita domande.
    Guai a te se l'abbandonerai! :)
    Cri

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    1. Ciao, Cristiana :) Adoro il tuo entusiasmo e no, questo lo porto a termine nell'immediato, che è un racconto breve.
      Grazie davvero.
      Un abbraccio e un bacio :)

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  2. bell'inizio Marilena, è una mia impressione ma stavolta credo che hai pizzicato delle corde che era tempo che non toccavi. L'immagine che dai di questa coppia è assolutamente reale, non vedo l'ora di leggere il seguito.
    Mi hai fatto risuonare nella mente i loro passi, e li vedo entrambi con le mani in tasca, silenziosi l'uno affianco dell'altra. E lei così alta, magari un pò curva, con i suoi occhi scuri fissi sulla strada, occhi che quando li incroci guardi da un'altra parte.

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    1. "occhi che quando li incroci guardi da un'altra parte"

      Hai riassunto, con questa piccola, bellissima frase, l'essenza della mia eroina.

      Forse ti capiterà d'imbatterti in lei nei paraggi di Termini: impossibile non notarla.
      Falle un piccolo sorriso schietto, lo apprezzerà.

      Grazie, endi <3

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