Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 26 febbraio 2014

Una emozionante condivisione

UNA EMOZIONANTE CONDIVISIONE
Ti mando quel pezzo che ti dicevo che ho scritto per la mia operazione. me lo ha pubblicato Nazione Indiana, un blog letterario, e ci sono anche i commenti. mi farà piacere sapere il tuo pensiero. Ti abbraccio forte, a presto.
Irene 

Che devo dire Irene: è bellissimo.
Se mi dai il permesso, e con i dovuti riguardi alla privacy, lo pubblicherei nel mio blog.
Ovviamente, solo se ti va, senza nessuna forzatura da parte mia.
Ma è davvero ben scritto e,  nonostante l'argomento, c'è una bella ironia e trapela una grande forza.
Non scade mai nell'afflizione, nell'autocommiserazione, che pur sarebbe comprensibile, ma c'è invece una grande carica positiva e vitale, un sorriso alla vita e alla speranza, a stanare, e rendere inoffensivo" il mostro" proprio lì nel tuo seno.
La forza delle donne, Irene, che se solo il mondo un pò di più ci appartenesse......
Marilena


 IL MIO PICCOLO MOSTRO
 "E' poco più di una formazione benigna, ma bisogna toglierla" mi dice il medico, un modo carino per spiegarmi che nel mio seno sinistro c'è un piccolo mostro pronto a espandersi e tetnare di portarmi via.
Un tumore, non mi è mai piaciuto girare attorno alle cose, preferisco chiamarle con il loro nome, così le affronto meglio. Mentre cerco di capire cosa provo, il pensiero va a mia madre. Da lei ho ereditato gli occhi verdi, le gambe lunghe, il carattere impulsivo e passionale e la famigliarità al tumore al seno. Se ne è andata ani fa, fortunatamente e inspiegabilmente senza soffrire per lo stadio a cui era arrivato il male. Se ne può dire che non se ne sia neanche accorta, almeno per lei la morte è stata dolce. ma forse perchè i suoi mali erano altri: una vita difficile, la depressione, la solitudine. In questo momento, mentre cerco d'analizzare il mio stato d'animo, mi rendo conto che direttamente è lei che mi ha salvato la vita, lei con la sua malattia mi ha costreta a stare all'erta, a fare i contrlli per tempo, a non aver paura a farmi strizzare le tette da una macchina per farmi dire come stavo. Forse il cordone ombelicale che ci lega a nostra madre, va oltre il taglio della nascita, oltre gli strappi della vita, anche quelli che credi definitivi, quando sbatti la porta per voltarti indietro e conquistare una nuova libertà. Forse è un ideale passaggio di testimone da donna a donna, un senso di solidarietà istintiva che va oltre i legami di sangue, ma è insito nel nostro essere donne e basta.
Nel corridoio dell'ospedale, da sola come sempre nella mia vita per le cose che riguardano solo me stessa, in attesa del chirurgo che mi spiegherà dell'intervento, mi rendo conto di essere serena, tranquilla, esattamente come se mi avessero detto  di non avere niente. Sono stupita della mia reazione. Io sono quella che si batte senza risparmio per le cause che sposa con passione, che ha imparto ad alzare la voce per dar voce a chi non ce l'ha, che cerca sempre una risposta, una spiegazione o un percorso logico o istintivo da portare a compimento. E anche quella che nella forza apparente nasconde fragilità insospettate e buchi neri d'angoscia vissuti come un aninale nella sua tana, lontana dal mondo. E adesso invece niente, neanche un piccolo sussulto nello stomaco, un battito accelerato.
Il chirurgo mi spiega l'intervento, mi dice che con l'operazione e un pò di radio terapia tutto dovrebbe risolversi, mi fissa la camera operatoria per il 1 luglio, mi lascia i numeri di telefono. Ci salutiamo, esco dall'ospedale, cerco un taxi, torno a casa. Continuo a sentirmi tranquilla, so che affronterò anche questa battaglia come tutte le altre della mia vita e la vincerò, non ho dubbi. Non mi sono mai tirata indietro davanti a niente, a niente d'importante. Magari ho paura dei film horror o degli scarafaggi, ma le grandi sfide non mi hanno mai piegata. Sono lucida, ho davanti la mia vita, i miei figli, gli amici, i ricordi. Mentre scorrono le immagini nella mia mente, mentre ripenso a volti, voci, odori, sensazioni, suoni, ogni cosala sento parte integrante di me, del mio percorso. Mi viene in mente la celebre battuta di Blade Runner, uno dei miei film preferiti: "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi..."
Sì, ne ho viste cose, ma non diventeranno mai "lacrime nella pioggia", non ancora. Mi aspettano altri giorni, altre notti, pensieri, risate, incazzature, posti meravigliosi, tutto quelloche c'è nella vita, nella mia vita.
Mia madre mi ha passato il testimone che io desidero passare a tutte le donne, un testimone di forza, coraggio e determinazione. Puoi continuare a sentirti normale, a mangiare, dormire, sognare, ridere, anche con il mostro dentro di te, quando sai che c'è e puoi combatterlo. Non voglio più sentire una donna dire, come purtroppo accade spesso: "Non mi controllo, sai, perchè no ho mai tempo e poi infondo preferisco non sapere niente". La paura che hai e nemmeno ammetti, è la peggiore delle figlie dell'ignoranza, la paura ti paralizza, s'impadronisce di te e ti distrugge più del male. L'unica paura che bisogna avere è quella di accorgersi  soltanto quando ormai è troppo tardi. E questo mi sembra un concetto applicabile a molte altre cose, non solo alla malattia. Vorrei che noi tutti, uomini e donne in generale, non preferissimo più di non sapere niente, non facessimo più finta sempre di non sapere niente per non vedere, sentire e parlare dei mostri grandi e piccoli dentro e fuori di noi. Ma imparassimo ad affrontarli come si affronta un cancro, occhi aperti, niente paura e si va avanti. Piccolo mostro che abiti nel mio seno sinistro non mi avrai!
Irene

11 commenti:

  1. Ciao sorella!
    Ciao Irene .....
    E' sorprendente come oggi, noi donne, affrontiamo quest'increscioso e sempre più ricorrente tumore che ci colpisce al seno.
    A volte sembra d'esser entrato a far parte della nostra quotidianità ....
    Conosco altre donne che hanno lottato e vinto questo tumore ..... donne che seppur prima in chemio e poi in radio..... hanno continuato a lavorare, uscire, ridere, nonostante i dolori e le infinite controindicazioni che riservano questi trattamenti ......
    Bella e vera questa tua testimonianza in merito .... intima ma soprattutto grande nel significato di donna, madre e per sempre figlia!
    Ottima scelta la tua sorella di pubblicarla nel tuo blog!
    Un abbraccione ad entrambe
    Elisena

    RispondiElimina
  2. Di una forza lucida e costruttiva, questo scritto che bisognerebbe affiggere nelle sale d'attesa degli ambulatori ospedalieri e non.
    Lo so, bisogna trovarcisi in certe situazioni, ma fasciarsi la testa non serve, a meno che non si voglia farsi suora.
    Cristiana

    RispondiElimina
  3. Grazie! E' vero, bisogna passarci, ma anche prima di trovarmi dentro a questa storia in prima persona ho visto tante donne girare la testa, far finta di non vedere, prigioniere di una irrazionale paura. E purtroppo le vedo ancora e questo mi fa rabbia: la vita, per bastarda, difficile, insopportabile che sia a volte, è tutto quello che abbiamo, è la traccia che lasciamo di noi, la nostra impronta, nel bene e nel male. Non mi pare giusto che qualcosa di estraneo, di subdolamente assassino, ce la porti via prematuramente o ci impedisca di avere ancora, oltre alle rotture di palle, i tanti momenti belli che ci fanno ridere, sognare, stare bene. L'aver sfiorato, perché ho avuto una gran fortuna nella prevenzione precoce, il peggio mi ha aiutata a vedere tutto sotto un'altra luce e a decidere che era la luce che volevo, non il buio, al di là del bene e del male.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io sono davvero felice, Irene, di avere, in questo mio spazio, contribuito a diffondere il tuo messaggio sulla prevenzione, attraverso il racconto del tuo non aver avuto paura di guardare in faccia una realtà che, seppur spaventosa, non ti ha impedito di reagire. Oggi, poi, la diagnostica e le terapie hanno fatto passi da gigante, soprattutto se si scopre per tempo quella tana isidiosa che "il piccolo mostro"ha scavato nel nostro seno.
      Io, davvero, mi sono emozionata nel leggere il tuo racconto e credo che tu sia stata non solo coraggiosa (e quello tuo non è il coraggio della disperazione ma quello della consapevolezza) ad affrontare il cancro ma, ancor di più infinitamente l'apprezzo di averlo raccontato con grande semplicità ed ironia.
      Credo che tu abbia elaborato questo tuo racconto, Irene, nel modo giusto, col sorriso e non ricorrendo all'arma del terrore, che non serve aggiungere paura alla paura ma, piuttosto parlandone come di una cosa che ahimè può capitare, ma che si può sconfiggere, ma assolutamente non si può far finta d'ignorare
      Prevenzione e controlli, significano salvezza.
      Grazie, Irene
      Bacio:)

      Elimina
  4. " La vita è tutto quello che abbiamo " cara Irene, stamattina si apriva per me con l'aria uggiosa di quelle giornate che non preannunciano nulla di buono, dopo giorni di sfinimento per una stanchezza interiore ormai troppo presente. Per riprendere le fila vengo a leggere qui in Blogsfera, e la poesia di Elisena sul suo spazio e questo tuo racconto pubblicato da Marilena, mi hanno regalato un sorriso per affrontare tutto anche oggi. Il mostro ha tanti tentacoli, è un mutaforma, ma come dici tu nel commento per bastarda che sia questa vita è l'unica cosa che veramente possediamo, allora viviamola fino in fondo cercando magari di forzare giri al nostro ritmo, dobbiamo amarci di più per amare meglio gli altri.
    Un abbraccio immenso a tutte voi splendide donne.

    RispondiElimina
  5. Splendide, meravigliose, grandi donne! Grazie.


    RispondiElimina
  6. Irene, sono d'accordo con Cristiana quando dice che questa cosa che hai scritto bisognerebbe affiggerla nelle sale degli ospedali. È di una tale sorprendente vitalità da risultare contagiosa, e vorrei ringraziarti per questo contagio positivo con una cosa che, mentre leggevo al contempo di forza e leggerezza, mi è proprio venuta in mente: “Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di occuparsi di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felici, o che ormai è passata l'età. Ecco perché da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, a prepararci a non temere l'avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c'è tutto abbiamo”. (Epicuro, “Lettera sulla felicità (a Meneceo).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, mi rendo conto solo ora che potevo dare una risposta diretta, invece ti ho menzionato nel commento qui sotto che prende spunto dalle parole di Epicuro che hai scritto nel tuo commento. Che bellissimo accostamento hai fatto!

      Elimina
  7. Grazie, davvero grazie a tutti per l'apprezzamento. Confesso, che come spesso mi accade perché sono un'impulsiva (come mia madre!), ho scritto questa cosa di getto. Poi ho riflettuto e ho pensato di condividerla, di farne, con molta modestia, una piccola scintilla di coraggio e di sostegno per chi si trovava ad affrontare il mio stesso problema. Per Giò: l'accostamento con le parole di Epicuro e della sua meravigliosa Lettera sulla Felicità (che tengo sul mio comodino in pianta stabile) mi onora e mi emoziona. Ma è profondamente vero: quando si sfiorano le situazioni che potrebbero essere estreme, quando si tocca con mano il rischio di perdere tutto, tutto quel poco o quel molto che è la nostra vita( a volte una interminabile fila di giorni grigi, altre volte magici momenti irripetibili) si vedono le cose da un altro punto di vista e la parola "felicità" assume un altro significato. Io mi sono detta: non voglio più rinunciare, non voglio più evitare, voglio vivere fino in fondo e sapere che per me e per tutti c'è ancora uno spicchio di cielo azzurro da cogliere dietro le nubi. E che la felicità ha molte facce, a volte si nasconde e siamo noi che dobbiamo stanarla, trovarla, riconoscerla. Il nemico peggiore che abbiamo è la paura, la maledetta paura che ci impedisce di vivere. E a volte è necessaria una paura più grande per sconfiggerla, per squarciare il velo che ci separa dal coraggio di uscire dal buio e di VIVERE.

    RispondiElimina
  8. Allora, visto che vuoi isolarti, commento qui.
    E' tutta un'impressione la tua, sei come una sonnambula che vaga. Svegliati e riappropriati della bellezza che è in te e che è tanta.
    Posso?!? Prenditi un cane, sono degli aiuti formidabili, fanno miracoli.
    Abbraccissimo!
    Cristiana
    Cristiana

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari fosse solo un impressione, Cristiana, e quanto mi costa dover amettere a me stessa questa sopravvenuta incapacità a scrivere, commentare, essere presente attivamente in questo spazio che io sopra ogni altro luogo amo.
      Così come amo troppo la scrittura per ridurre la mia ad uno stinto copia/incolla dei miei post più vecchi.
      Impotenza, è quello che provo, perchè nonostante i miei sforzi ho grande difficoltà di concentrazione.
      Come sto ora, Cri, non riuscirei a prendermi cura di nessuno, nemmeno di un pelouche :)
      Ricambio l'abbraccio.
      Un bacio
      E grazie :))))

      Elimina