Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 28 febbraio 2014

Vuoto. E nero.

Vuoto. E nero.
Non riesco a leggere, né a scrivere, né
a pensare.
Ed è come esser cieca.
In compenso subisco la consistenza del mio corpo fisico: ossa, denti, unghie, capelli.
E palpebre.
Mi muovo disconnessa, in un mondo opaco, assurdamente sfocato.
E solitario.
Un parallelo agli altri irraggiungibile.

Annaspo, disarmonica, nello spazio vuoto e nero, dove c'è solo il mio batter d'ali, ossessivo e squilibrato.
E vorrei tanto gettar via  la maschera  dietro cui celo la mia disperazione esistenziale.
L'eterno conflitto tra la mia incapacità di vivere e la mia ostinazione perversa a voler continuare.
Marilena


mercoledì 26 febbraio 2014

Una emozionante condivisione

UNA EMOZIONANTE CONDIVISIONE
Ti mando quel pezzo che ti dicevo che ho scritto per la mia operazione. me lo ha pubblicato Nazione Indiana, un blog letterario, e ci sono anche i commenti. mi farà piacere sapere il tuo pensiero. Ti abbraccio forte, a presto.
Irene 

Che devo dire Irene: è bellissimo.
Se mi dai il permesso, e con i dovuti riguardi alla privacy, lo pubblicherei nel mio blog.
Ovviamente, solo se ti va, senza nessuna forzatura da parte mia.
Ma è davvero ben scritto e,  nonostante l'argomento, c'è una bella ironia e trapela una grande forza.
Non scade mai nell'afflizione, nell'autocommiserazione, che pur sarebbe comprensibile, ma c'è invece una grande carica positiva e vitale, un sorriso alla vita e alla speranza, a stanare, e rendere inoffensivo" il mostro" proprio lì nel tuo seno.
La forza delle donne, Irene, che se solo il mondo un pò di più ci appartenesse......
Marilena


 IL MIO PICCOLO MOSTRO
 "E' poco più di una formazione benigna, ma bisogna toglierla" mi dice il medico, un modo carino per spiegarmi che nel mio seno sinistro c'è un piccolo mostro pronto a espandersi e tetnare di portarmi via.
Un tumore, non mi è mai piaciuto girare attorno alle cose, preferisco chiamarle con il loro nome, così le affronto meglio. Mentre cerco di capire cosa provo, il pensiero va a mia madre. Da lei ho ereditato gli occhi verdi, le gambe lunghe, il carattere impulsivo e passionale e la famigliarità al tumore al seno. Se ne è andata ani fa, fortunatamente e inspiegabilmente senza soffrire per lo stadio a cui era arrivato il male. Se ne può dire che non se ne sia neanche accorta, almeno per lei la morte è stata dolce. ma forse perchè i suoi mali erano altri: una vita difficile, la depressione, la solitudine. In questo momento, mentre cerco d'analizzare il mio stato d'animo, mi rendo conto che direttamente è lei che mi ha salvato la vita, lei con la sua malattia mi ha costreta a stare all'erta, a fare i contrlli per tempo, a non aver paura a farmi strizzare le tette da una macchina per farmi dire come stavo. Forse il cordone ombelicale che ci lega a nostra madre, va oltre il taglio della nascita, oltre gli strappi della vita, anche quelli che credi definitivi, quando sbatti la porta per voltarti indietro e conquistare una nuova libertà. Forse è un ideale passaggio di testimone da donna a donna, un senso di solidarietà istintiva che va oltre i legami di sangue, ma è insito nel nostro essere donne e basta.
Nel corridoio dell'ospedale, da sola come sempre nella mia vita per le cose che riguardano solo me stessa, in attesa del chirurgo che mi spiegherà dell'intervento, mi rendo conto di essere serena, tranquilla, esattamente come se mi avessero detto  di non avere niente. Sono stupita della mia reazione. Io sono quella che si batte senza risparmio per le cause che sposa con passione, che ha imparto ad alzare la voce per dar voce a chi non ce l'ha, che cerca sempre una risposta, una spiegazione o un percorso logico o istintivo da portare a compimento. E anche quella che nella forza apparente nasconde fragilità insospettate e buchi neri d'angoscia vissuti come un aninale nella sua tana, lontana dal mondo. E adesso invece niente, neanche un piccolo sussulto nello stomaco, un battito accelerato.
Il chirurgo mi spiega l'intervento, mi dice che con l'operazione e un pò di radio terapia tutto dovrebbe risolversi, mi fissa la camera operatoria per il 1 luglio, mi lascia i numeri di telefono. Ci salutiamo, esco dall'ospedale, cerco un taxi, torno a casa. Continuo a sentirmi tranquilla, so che affronterò anche questa battaglia come tutte le altre della mia vita e la vincerò, non ho dubbi. Non mi sono mai tirata indietro davanti a niente, a niente d'importante. Magari ho paura dei film horror o degli scarafaggi, ma le grandi sfide non mi hanno mai piegata. Sono lucida, ho davanti la mia vita, i miei figli, gli amici, i ricordi. Mentre scorrono le immagini nella mia mente, mentre ripenso a volti, voci, odori, sensazioni, suoni, ogni cosala sento parte integrante di me, del mio percorso. Mi viene in mente la celebre battuta di Blade Runner, uno dei miei film preferiti: "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi..."
Sì, ne ho viste cose, ma non diventeranno mai "lacrime nella pioggia", non ancora. Mi aspettano altri giorni, altre notti, pensieri, risate, incazzature, posti meravigliosi, tutto quelloche c'è nella vita, nella mia vita.
Mia madre mi ha passato il testimone che io desidero passare a tutte le donne, un testimone di forza, coraggio e determinazione. Puoi continuare a sentirti normale, a mangiare, dormire, sognare, ridere, anche con il mostro dentro di te, quando sai che c'è e puoi combatterlo. Non voglio più sentire una donna dire, come purtroppo accade spesso: "Non mi controllo, sai, perchè no ho mai tempo e poi infondo preferisco non sapere niente". La paura che hai e nemmeno ammetti, è la peggiore delle figlie dell'ignoranza, la paura ti paralizza, s'impadronisce di te e ti distrugge più del male. L'unica paura che bisogna avere è quella di accorgersi  soltanto quando ormai è troppo tardi. E questo mi sembra un concetto applicabile a molte altre cose, non solo alla malattia. Vorrei che noi tutti, uomini e donne in generale, non preferissimo più di non sapere niente, non facessimo più finta sempre di non sapere niente per non vedere, sentire e parlare dei mostri grandi e piccoli dentro e fuori di noi. Ma imparassimo ad affrontarli come si affronta un cancro, occhi aperti, niente paura e si va avanti. Piccolo mostro che abiti nel mio seno sinistro non mi avrai!
Irene

domenica 23 febbraio 2014

Martina

Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio
Alda Merini


Martina, oggi, s'è vestita a festa ed agghindata i capelli con nastri e stramberie di fiori, cosicché un  passero ha  nidificato nell'abbondanza dei suoi riccioli, mentre una farfalla si è smarrita nel loro arruffato intrico.
Così si ammira nel riflesso della finestra e si trova bella.
Belli i suoi occhi eternamente assonnati, con le palpebre pesanti come ombrelli sporgenti a schermare la luce; belle le sue labbra color di geranio, sgargianti come balconi fioriti in un autunno tardivo; belle le sue dita nude, e le sue mani sempre un po tremanti che paiono dirigere una invisibile orchestra; bella la sua voce che si dispiega limpida, seppur incerta sulle parole, come quella di una bambina.
Canta, Martina, guardandosi nel suo pezzo di vetro, riquadro di una finestra sbarrata, dalla quale scruta la linea diurna dell'orizzonte, quel tratto netto che separa il cielo dalla terra e dal mare, i vivi dai  morti, le ossessioni dalle certezze.
Ride, Martina, con la sua bocca avara di denti, mentre guarda quell'orizzonte metafisico, così reale nella sua memoria e così lontano da quella sua finestra.

mercoledì 19 febbraio 2014

Notte ermetica

La porta si richiude alle mie spalle.
Lasciandomi sull'uscio buio della notte.
Notte nera. Compatta.
Notte da naufragio.
In una terra priva di contorni.
E senza sciabordio di onde.
E così mi sento squilibrata. E transitoria.
Come Morgana, che privata dei suoi poteri, immemore vaga nelle terre di Avalon.
Con passi accorti m'incammino.
Perchè il terreno è ostile.
Ed i miei piedi intuiscono nodi di radici.
E trappole di terra.
E mi spaventa l'ipotesi di un dirupo nascosto.
O di un sentiero che confini col nulla.
Nessun luccichio di stella all'interno di questo buio insondabile.
Notte ermetica.
In cui trascino la pesantezza della mia anima.
E quella della mia treccia.
Perchè anche i capelli possono essere zavorra durante il tragitto.
Seppur non spiri alito di vento.
E la mia treccia ballonzola docile, come coda di cane.
Senza gioia. Nè tristezza.
Rassegnata al pettine, che l'ha prima dipanata.
E alle dita, che l'hanno poi serrata.
Sciolti, i miei capelli, avrebbero assecondato i respiri dell'aria.
Sottili, come di quelli di una bimba.
O di una donna che si avvia ad invecchiare.
Perchè gli anni passano.
Come le lune nel cielo.
Con le albe sempre più brevi.
Ed i tramonti sempre più lunghi.
Con le ore della veglia che si mangiano quelle del sonno.
Sonno che non ristora.
Ma piuttosto è un cedere alla quiete del buio.
Alla notte ermetica che così tanto somiglia alla morte.
Ma che ha ancora traccia di respiro.
Quindi è ancora vita.
O forse solo entratura di coma.
O chissà quale imbroglio.
Quale magia.
Che mi fa sembrare viva.
E se è questo, oppur altro ancora, allora è giusto che io tenti questo cammino.
Ma con prudenza.
Attenta a non cadere nelle trappole predatorie della notte ermetica.

lunedì 17 febbraio 2014

Inquietudini

Mi sono presa una pausa dal Blog.
Ho esplorato Face Book.
Mi sono iscritta a un gruppo.
Alla ricerca di nuovi interessi.
Non ne ho trovati.
In compenso stanno scomparendo anche i vecchi.
Non riesco più a scrivere.

Dilaga il mio pessimismo esistenziale a cui, però, non voglio ancora del tutto arrendermi.
Marilena

venerdì 14 febbraio 2014

Buon San Valentino a tutti i single!

Amore e’ stare svegli tutta la notte con un bambino malato. O con un adulto molto in salute.
(David Frost) 

lunedì 10 febbraio 2014

Testimonianze

Le testimonianze diventano capitoli di storia solo quando ormai gli eventi sono compiuti.
Quando uno spesso strato di polvere si è depositato sulle epigrafi dei protagonisti che l'hanno vissuta.
Quando la loro voce ormai s'è spenta.
Allora le testimonianze diventano ricordi preziosi, istantanee di cui tener conto, citazioni di cui elegantemente fregiarsi.
Ma per cambiare la storia, in tempo reale, sono soprattutto le testimonianze dei contemporanei, dei vivi, quelle a cui si dovrebbe dare ascolto.


mercoledì 5 febbraio 2014

Tecniche di seduzione


Da "L'addestratore di cavallucci marini":
Mr Wolf seduce Miss Rose


Il capolavoro di un illusionista
Se per Miss Rose la cena era stata deliziosa, il dopo cena si rivelò addirittura esaltante.
Mr Wolf, la cui imponente fisicità contrastava piacevolmente con l'eleganza dei modi e la dolcezza della voce, era di certo un uomo fuori dal comune, di quelli che si notano e di cui ci si ricorda anche a distanza di molto tempo.

 - Permettetemi, Miss Rose, di condurvi in un luogo incantato dove, se vorrete, vi svelerò i segreti  della mia essenza -
- Mi state proponendo di seguirvi nella tana del lupo, Mr Wolf. Volete forse sedurmi? -
- Sedurvi? Sono convinto che nessun uomo potrebbe riuscirci se non foste voi a volerlo. -

Ed ecco Miss Rose, comodamente seduta in prima fila, unica spettatrice sotto il tendone del "Great Sea Circus", in attesa del disvelamento promesso da Mr Wolf  che, ritto davanti alla vasca dei cavallucci marini, impugna la sua bacchetta di direttore d'orchestra.
Da uno spazio della penombra emergono le note, dolci e gioconde, di un antico clavicordo, mentre Mr Wolf tamburella la sua bacchetta sul vetro della vasca, ed ecco guizzare un cavalluccio rosso ed uno azzurro, con le code avvinghiate, librare verso l'alto nel teatrale abbraccio dei danzatori.
La sensibile punta da rabdomante della bacchetta di Mr Wolf  ne localizza un altro che, sollecitato nel ruolo di solista, si esibisce in un ardito avvitamento che termina in un sinuoso scatto di pura bellezza acrobatica.
E mentre il cavalluccio fluorescente, palpitane come una fiammella scaturita dal respiro del clavicordo, volteggia come un fuso ardente nello spazio acquatico, ecco intersecarne uno striato di abbagliante turchese in coppia con un altro dalle sfumature dorate del crisoberillo, che duettano in una elaborata coreografia.
Guizzano i cavallucci marini da ogni angolo della vasca, simili a stelle filanti disegnano eleganti iperbole e raffinate geometrie corali, disponendosi ad assecondare le esigenze delle partiture dettate dal clavicordo e dall'addestratore.
Ed ecco emergere, dal grappolo coeso e disciplinato, due solisti in relazione intima che, strettamente avviluppati l'uno all'altro, simili ad un fiabesco animale a due teste, si muovono all'unisono, trascinati dall'enfasi seduttiva, i colli arcuati e i musi equini, in rispondenza al desiderio dell'attrazione.
Nel riquadro d'acqua le due creature marine accordano, con sublime armonia, il mistico vibrato del clavicordo al viluppo sensuale della loro conturbante danza.
E quando, con discrezione, l'ultima nota si va smorzando, Mr Wolf batte la sua bacchetta sul vetro della vasca ed uno sfavillio luminescente incendia l'acqua e là, dove prima danzavano i cavallucci marini, appaiono solo le strie dei loro meravigliosi colori.

- Mr Wolf dove sono finiti i cavallucci marini? -
- Nella mia bacchetta Miss Rose -
- Vi state burlando di me. Che magia è mai questa? -
- Illusionismo, Miss Rose, l'arte di mostrare ciò che non c'è -
- Eppure la vasca palpitava di vita marina......ho visto i cavallucci salire in superficie, guizzare, rincorrersi, danzare. Quello che ho visto era reale. Ho gli occhi ancora pieni dei loro meravigliosi colori e dell'armonia delle loro movenze, e voi mi venite a dire che è solo un illusione, un magistrale inganno. Come è possibile Mr Wolf vedere ciò che non c'è? -
- Avete visto ciò che io vi ho fatto credere fosse. Ma cosa avete visto in realtà? Colori e guizzi, sapienti arabeschi ed ingegnose spirali. Quello a cui avete assistito, Miss Rose, è la simulazione di una realtà, per altro molto improbabile, seppur proposta in maniera assolutamente convincente. Guardate voi stessa, la vasca è vuota ma, se osservate bene, noterete che sotto la selva di coralli e di alghe c'è un complicato marchingegno, un trasduttore magnetostrittivo, ossia un generatore di ultrasuoni, che da vita al tutto. La musica ha la duplice funzione di creare l'atmosfera giusta e di nascondere i ronzii provenienti dalle bobine del generatore. Il clavicordo stesso, Miss Rose, non è stato scelto a caso, è uno strumento musicale ormai in disuso e poco noto, suscita genuina curiosità e contribuisce a distogliere l'attenzione dalle possibili pecche del reale. -
- Tutto questo è incredibile, affascinante e diabolico al tempo stesso, Mr Wolf -
- E' soltanto ingegnoso -
- Perchè mi avete voluto rivelare i segreti della vostra vasca marina? -
- Perchè mi piacete, di voi mi fido e vorrei farvi una proposta. Ma prima, per favore, concedetemi il privilegio di un ballo. -

sabato 1 febbraio 2014

La donna del ritratto (monologo di un ganglio psicotico)





  Ora c'è questa eccentrica signora che a ben guardare non mi somiglia affatto, ma pur va spacciandosi per me. La signora in questione, oltretutto, è davvero molto bella. Sfacciatamente bella. Di quelle che non passano inosservate e sono più simili ad apparizioni angeliche che a presenze umane. Ma non ha davvero nulla a che spartire con me, e per questo m'inquieta assai la sua ostinazione nell'avermi eletta come sua icona. Stamani ho visto un mio ritratto nella sua galleria di famiglia, tra i suoi avi che annoverano una badessa in odore di santità ed un vescovo che, per poco, non è diventato Papa.  La tela che mi ritrae è appesa ad un  lungo cordone dorato e sostenuta da robusti ganci perché la cornice ha un peso rilevante, assai di più di quello della somma di tutti i giorni della mia vita. Se ragionassi con una mente diversa dalla mia, una mente pratica, mi sentirei lusingata da tanta venerazione e forse progetterei anche di trarne qualche vantaggio. Se lei afferma di essere me, io, parimenti, posso sostenere di essere lei.Ora non nascondo di essere stata tentata da questa opportunità, e dai guadagni che potrei ricavarne, ma qualcosa ha allarmato la mia resistenza psicologica che ora, strenuamente, si oppone a questo baratto. Il vaglio è nel rifiuto sul perché io non voglio essere lei: la salvaguardia della mia unicità. Il mio convincimento è che devo possedere qualcosa di veramente rilevante di cui io stessa non mi sono resa ancor conto ma che lei ha intuito, e di cui vuole appropriarsi. Forse quella sua perfezione è solo apparente e parziale e necessita del mio compendio per il suo completamento. Non è dunque ad essere me che mira, ma alla rifinitura della sua identità. Io rappresenterei solo un passaggio obbligato. La donna del ritratto, a ben guardare, non mi somiglia affatto. Decisamente non sono io. Eppure sono assolutamente sicura che lei aspira ad essere me. Così gioca sporco. Tenta di confondermi ignorando, però, la mia sperimentata resistenza psicologica al dubbio, fortificata dalla consapevolezza che se iniziassi a sospettare della mia scarsa capacità cognitiva, lei, di sicuro, prenderebbe il sopravvento.