Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 23 novembre 2013

Considerazioni di una scrittrice autodidatta

Da dove comincio?
Dal mio contenzioso con le virgole, disseminate con abbondanza e generosità, durante l'arco di questi cinque anni in Blogosphere, o dall'uso improprio delle doppie, che tolgo e aggiungo, in ottemperanza al mio dialetto romanesco?
Potrei parlare della mia passione per le lingue, in primis il francese e lo spagnolo, ma anche l'inglese, lingua indispensabile e di servizio, e degli strafalcioni che imbastisco a tal proposito: sono convinta che nessun altro, come un romano, sia capace di modificare, in senso dialettale, le lingue straniere, sia nello scrivere che nel parlare.
Eppure, ad onta di questo deficit, molti dei miei racconti sono ambientati in Spagna o in Francia, con l'arroganza di qualche inciso, sia pur abbastanza elementare (ne "La Marquise Baroque", mi sono spinta, con qualche audacia, ad imbastire periodi più articolati), nelle lingue d'origine, e solo dopo innumerevoli verifiche sui traduttori online, inadeguati, però, alla coerenza delle traduzioni in senso logico.
La Francia degli esistenzialisti, me l'hanno fatta amare Sarte e la De Beauvoir.
Hemingway,  m'ha fatto scoprire la Spagna, quella della generazione perduta.
Tutto questo prima della conoscenza di Garcya Marquez e, in tempi più recenti, di Saramago.
Nei romanzi di Marquez, come in quelli di Isabel Allende, ho ritrovato le atmosfere della mia infanzia, il racconto di una società del sud contadina e stregonesca: la casa dei nonni materni, con i pavimenti di terra battuta e i soffitti altissimi; la grande cucina col camino affumicato e le pentole di rame; le immagini dei santi e i ritratti dei morti, affissi alle pareti e in altarini improvvisati; le persiane socchiuse sui pomeriggi torridi; le processioni, con la statua del patrono portata in spalla, ed io, bambina, nella fila degli angeli, coordinata dalla vecchia maestra del paese, con sulle spalle ali di seta e nelle mani un cestino di petali di fiori; le bancarelle e le giostrine ambulanti, i fuochi d'artificio dirompenti, come lava, dalla bocca di un vulcano.
Il palazzo dei signori del paese, dove mia mamma era andata a servizio; il cimitero, immerso nel verde, con le sue storie di fantasmi; l'eremo di San Michele, dove con lo zio andavamo in visita al frate che lo abitava, per dividere con lui la freschezza di una fetta d'anguria; le chiese barocche e le donne col capo velato di pizzo; il bosco, dove la nonna andava a cogliere fascine di legna che trasportava, poi, in bilico sulla testa; il cortile dei vicini dove il latte ci veniva munto direttamente dalla mucca, che veniva bollito, e poi fatto raffredare sul davanzale della finestra; l'odore fragrante dell'orto che il nonno coltivava, e quello intenso dei fiori, che s'insinuavano clandestini dai vetri spalancati; il profumo del caffè corretto all'anice e il colore d'ametista del rosolio; le irruzioni notturne dei pipistrelli, con noi bambini che cacciavamo, ridendo e gridando, la testa sotto le lenzuola, per non farci succhiare il sangue da quei vampiri in miniatura.
Ho avuto da bambina la fortuna di abitare, come nel racconto dell'Allende, "la casa degli spiriti".
Colombia, Portogallo, Perù e Campania: le stesse genti, gli stessi riti e le stesse leggende.
Adoro il sud del mondo.

Non ho voluto studiare, (la giustificazione è che non reggevo lo stress degli esami) mi sono fermata alla terza media, confesso quindi una cultura nozionistica e molto personale, consapevole che la sensibilità, la passione e la buona volontà, non possono sostituirsi alla conoscenza della materia, che si acquisisce solo attraverso lo studio approfondito.
E'  soprattutto la mia consapevolezza di  lettrice, vorace ed appassionata, a rendermi cosciente dei limiti e delle contraddizioni della mia scrittura, e questo di certo mi pone al riparo da irriguardosi sogni di "grandeur" a vantaggio di una mia più veritiera biografia.
La consapevolezza della mia dimensione mi aiuta ad essere davvero me stessa, quel bello e quel brutto che all'interno covo, qui trova la sua sintesi in tempo reale e senza l'ausilio di un canovaccio.
Direi senza rete.
E già questo la dice lunga sul mio modus operandi, naif e anarchico, entusiastico e dilettantesco,  assolutamente coerente con quel mio aspirare alla perfezione senza avere, però, la pazienza di perseguirla.
Così lo spazio del mio blog riesce a soddisfare il mio innato bisogno di scrivere, avendo anche la conferma di un qualche visitatore che si sofferma a leggere.
E questo m'appaga e mi ripaga del tempo passato a cercare l'aggettivo perfetto e il verbo giusto, a  falcidiare virgole e apporre punti, ricompattare, o scompagnare, le doppie abusive, comporre e scomporre all'infinito una frase, invertendo i fattori grammaticali per verificare la correttezza di una traduzione.

8 commenti:

  1. Le reti piene, di virgole guizzanti
    Pensa tu; Luis Sepúlveda, nel suo Un viejo que leía novelas de amor, scrive questa frase: come loro — sì — ma non uno di loro

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    1. Dovremmo leggere tutti, anche in età avanzate, romanzi d'amore, per non dimenticare che la vita è soprattutto sentimento e passione, nei confronti di una donna o di un uomo, come di in un impresa o di un sogno.
      E se gli occhi non ce la fanno più a leggere dovremmo permettere a qualcuno di raccontare, per non dimenticare che la vita non è solo questione di anni ma di animo.
      Il punto di non ritorno è quando non si hanno più sogni o ci si rassegna a non averne, peggio ancora, quando si scopre di averne paura..

      I sogni, Andres, dal mio punto di vista non sono mai piccoli e nè insignificanti, ed anche se, apparentemente, possono sembrare simili a quelli di qualcun altro, sono sempre, invece, assolutamente unici e grandiosi.

      Ho letto il libro di Sepulveda..... la storia di un vecchio colono che sa leggere ma non scrivere e con una particolare propensione per le storie d'amore tristi e sfortunate e con un finale drammatico.
      Bel tipo, quell'Antonio Josè Bolivar.......
      Il racconto è splendido.
      ......e, per quelle virgole guizzanti, costruirò una vasca nel giardino dell'antro e le lascerò libere di guizzare a piacimento e perfino di riprodursi :))))



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  2. A volte ci penso che c'è un mondo fatto di piccole sfumature ormai perduto per sempre, e che forse ha fatto la differenza tra una ricercata individualità di chi ha vissuto qualche anno fa e un adesione omologante di oggi. Ma forse è una vena di nostalgia, se vi è uno spirito libero, ancora esistono le sfumature, forse è più difficile assaporarle, ma quanta qualità in quella ricerca.
    Non togliere nemmeno una virgola del tuo essere scrittrice, è unico e particolare, anche perchè frutto di una autonomia culturale che ti diversifica.

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    1. Non è vero sai, Lucy, che viviamo una sola vita ma, nel corso, lungo o breve, dei nostri anni, viviamo più vite ed abitiamo più mondi.
      E non parlo di quelli fantastici o paralleli, ma quelli della vita reale.

      Il mondo che ho raccontato, ad esempio, non esiste più.
      Le morti, le partenze, gli abbandoni e le nascite, modificano e plasmano, il vecchio in nuovo, e il nuovo ancora in qualcos'altro.
      Assistiamo, nel corso della vita, a nascite e declini di interi universi; trasformazioni minime, o plateali, di assetti esistenziali.
      E' sempre tutto in movimento, come è giusto che sia.
      La vita è fermento e non staticità.
      I ricordi sono importanti, sono la base del nostro essere, è importante, però, saperli riassaporare senza il succo amaro della nostalgia o del rimpianto: si deve guardare avanti, sempre, alle scelte immediate e progettare le future.
      Il passato, come credo d'interpretare nelle tue parole, deve costituire punto di partenza per una nostra ricerca personale, proiettando il nostro ieri nell'oggi e poi, ancora, nel domani.
      Panta rei: tutto scorre, anche quando vorremmo fermare il tempo e la nostalgia è così lancinante da far male.

      E, la scrittura, significativamente è l'emblema di questa vorticosità e molteplicità dell'esere umano: un racconto, ad esempio, è la storia narrata da uno scrittore ma che ogni lettore interpreta, intende ed elabora in base alle proprie emozioni e alle proprie esperienze.

      Grazie, Lucy, per la stima :)

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  3. Si credo anch'io che il passato sia comunque parte di noi, che sia personale o storico, ma che non può essere un rifugio, una memoria per crescere al meglio, basi per costruire il futuro. Siamo fiumi verso il mare, scorriamo per rigenerarci in nuova acqua vitale. La mia stima per ill tuo essere scrittrice è grandissima, il mio affetto per te donna splendida è immenso.

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    1. Siamo fiumi verso il mare, scorriamo per rigenerarci in nuova acqua vitale......

      Credo che il senso della vita, alla fine, sia questo: trasformare in esperienza i nostri capitoli esistenziali, solo così il nostro passato diventerà forza trainante versoil futuro.
      Grazie ancora, Lucy
      TVB

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  4. Citi il meglio di scrittori d'Oltralpe e dell'area ispano-americana che hanno regalato anche a me straordinarie suggestioni. La mia predilezione per Hemingway è legata all'amore per il mio sud e la "sua" Spagna è così simile a certe atmosfere che mi piacerebbe ancora respirare... per quanto mi riuarda Manuel Vasquez Montalban me ne ha perfezionato il racconto. Le tue virgole sono comunque magnifiche cornici per eplorazioni molto sentite, in altri luoghi ed altre dimensioni. Buon tutto! :-)

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  5. Gli scrittori del sud, più di tutti gli altri, hanno la capacità di penetrare, a livello epidermico, suscitando emozioni"carnali", attraverso un linguaggio armonioso e passionale, vivido ed intenso: le parole hanno un colore ed un profumo, una consistenza d'arcobaleno, una poesia struggente e carnevalesca, che il sud, a qualunque nazione s'ascriva, si rivela sempre barocco, chiassoso, goliardico, incoerente ed eccessivo, ma incredibilmente vivo, caloroso, passionale, travolgente, irresistibilmente seducente ed assolutamente generoso.

    Grazie, Giò, per gli apprezzamenti finali :)

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