Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 26 novembre 2013

Chi l'ha vista?


Dal 21 ottobre 2013, non ho più notizie di Rebecca.
Stanca della lunga attesa ha preferito andare incontro da sola al suo destino.
Mi sento terribilmente in colpa d'averla trascurata.
Soprattutto d'averla delusa.
In realtà, Rebecca, non mi ha mai chiesto provvidenziali interventi miracolistici per indirizzare la sua storia verso un destino più a lei congeniale, s'è rivolta a me credendo di trovare un appoggio solidale e, d'altro canto, i miei discorsi l'avevano convinta della mia sincerità d'intenti e della promessa del mio conforto di adulta, offerto e poi disatteso.
Una generosità, la mia, molto aleatoria e corruttibile, se mi son fatta così facilmente distogliere da questo mio proposito, dall'arrivo inatteso di Mr Nativity e della mia biografa, l'Imperatrice Camilla.
E' trascorso un tempo infinito dall'ultimo capitolo della sua storia ( il 17esimo per la precisione) che qui, in Blogosphere, il tempo ha parametri diversi da quelli nostri terrestri, e quello che a noi pare svolgersi in un periodo ancora indefinito, ma nell'altro parallelo già concluso.
L'ho persa e me ne dispero.
Ragazza in gamba, Rebecca, sono sicura che non incorrerà in nessuno di quei pericoli che siamo soliti temere per gli adolescenti e, dal canto mio, sono ansiosa di sapere come si è evoluta la storia, se il padre, calcolatore ed egoista, l'ha avuta vinta sulle figle, costringendo Gemma a far da infermiera alla madre e Rebecca ad andar in sposa al promettente, ma introverso maestro ebanista, Giandomenico Messinese.

Se qualcuno di voi l'ha vista, datemene avviso, che di certo non passa inosservata con quei suoi capelli di fiamma e gli occhi splendidi di giaietto, il passo deciso e quel tenere alto il capo, non per stolida arroganza ma per retaggio di nobiltà di razza.
E quel suo profumo che inebria i sensi con la  fragranza delle mandorle e scalda il sangue con l'entusiasmo della cannella, potrebbe benissimo un giorno, se non corrisposto, spingere un uomo al suicidio.
Come ebbe a constatare Concetto Scalavino la sera che aveva visto il cane di casa masturbarsi con lo stesso veemente entusiasmo di un uomo, davanti la porta socchiusa della stanza da letto della sua figlia minore.

sabato 23 novembre 2013

Considerazioni di una scrittrice autodidatta

Da dove comincio?
Dal mio contenzioso con le virgole, disseminate con abbondanza e generosità, durante l'arco di questi cinque anni in Blogosphere, o dall'uso improprio delle doppie, che tolgo e aggiungo, in ottemperanza al mio dialetto romanesco?
Potrei parlare della mia passione per le lingue, in primis il francese e lo spagnolo, ma anche l'inglese, lingua indispensabile e di servizio, e degli strafalcioni che imbastisco a tal proposito: sono convinta che nessun altro, come un romano, sia capace di modificare, in senso dialettale, le lingue straniere, sia nello scrivere che nel parlare.
Eppure, ad onta di questo deficit, molti dei miei racconti sono ambientati in Spagna o in Francia, con l'arroganza di qualche inciso, sia pur abbastanza elementare (ne "La Marquise Baroque", mi sono spinta, con qualche audacia, ad imbastire periodi più articolati), nelle lingue d'origine, e solo dopo innumerevoli verifiche sui traduttori online, inadeguati, però, alla coerenza delle traduzioni in senso logico.
La Francia degli esistenzialisti, me l'hanno fatta amare Sarte e la De Beauvoir.
Hemingway,  m'ha fatto scoprire la Spagna, quella della generazione perduta.
Tutto questo prima della conoscenza di Garcya Marquez e, in tempi più recenti, di Saramago.
Nei romanzi di Marquez, come in quelli di Isabel Allende, ho ritrovato le atmosfere della mia infanzia, il racconto di una società del sud contadina e stregonesca: la casa dei nonni materni, con i pavimenti di terra battuta e i soffitti altissimi; la grande cucina col camino affumicato e le pentole di rame; le immagini dei santi e i ritratti dei morti, affissi alle pareti e in altarini improvvisati; le persiane socchiuse sui pomeriggi torridi; le processioni, con la statua del patrono portata in spalla, ed io, bambina, nella fila degli angeli, coordinata dalla vecchia maestra del paese, con sulle spalle ali di seta e nelle mani un cestino di petali di fiori; le bancarelle e le giostrine ambulanti, i fuochi d'artificio dirompenti, come lava, dalla bocca di un vulcano.
Il palazzo dei signori del paese, dove mia mamma era andata a servizio; il cimitero, immerso nel verde, con le sue storie di fantasmi; l'eremo di San Michele, dove con lo zio andavamo in visita al frate che lo abitava, per dividere con lui la freschezza di una fetta d'anguria; le chiese barocche e le donne col capo velato di pizzo; il bosco, dove la nonna andava a cogliere fascine di legna che trasportava, poi, in bilico sulla testa; il cortile dei vicini dove il latte ci veniva munto direttamente dalla mucca, che veniva bollito, e poi fatto raffredare sul davanzale della finestra; l'odore fragrante dell'orto che il nonno coltivava, e quello intenso dei fiori, che s'insinuavano clandestini dai vetri spalancati; il profumo del caffè corretto all'anice e il colore d'ametista del rosolio; le irruzioni notturne dei pipistrelli, con noi bambini che cacciavamo, ridendo e gridando, la testa sotto le lenzuola, per non farci succhiare il sangue da quei vampiri in miniatura.
Ho avuto da bambina la fortuna di abitare, come nel racconto dell'Allende, "la casa degli spiriti".
Colombia, Portogallo, Perù e Campania: le stesse genti, gli stessi riti e le stesse leggende.
Adoro il sud del mondo.

Non ho voluto studiare, (la giustificazione è che non reggevo lo stress degli esami) mi sono fermata alla terza media, confesso quindi una cultura nozionistica e molto personale, consapevole che la sensibilità, la passione e la buona volontà, non possono sostituirsi alla conoscenza della materia, che si acquisisce solo attraverso lo studio approfondito.
E'  soprattutto la mia consapevolezza di  lettrice, vorace ed appassionata, a rendermi cosciente dei limiti e delle contraddizioni della mia scrittura, e questo di certo mi pone al riparo da irriguardosi sogni di "grandeur" a vantaggio di una mia più veritiera biografia.
La consapevolezza della mia dimensione mi aiuta ad essere davvero me stessa, quel bello e quel brutto che all'interno covo, qui trova la sua sintesi in tempo reale e senza l'ausilio di un canovaccio.
Direi senza rete.
E già questo la dice lunga sul mio modus operandi, naif e anarchico, entusiastico e dilettantesco,  assolutamente coerente con quel mio aspirare alla perfezione senza avere, però, la pazienza di perseguirla.
Così lo spazio del mio blog riesce a soddisfare il mio innato bisogno di scrivere, avendo anche la conferma di un qualche visitatore che si sofferma a leggere.
E questo m'appaga e mi ripaga del tempo passato a cercare l'aggettivo perfetto e il verbo giusto, a  falcidiare virgole e apporre punti, ricompattare, o scompagnare, le doppie abusive, comporre e scomporre all'infinito una frase, invertendo i fattori grammaticali per verificare la correttezza di una traduzione.

giovedì 21 novembre 2013

Idealizzazioni e astruserie su un mondo che in realtà non esiste


 Stamani mi son svegliata male (mi capita spesso, ultimamente)
Male non significa di umore cattivo, ma instabile, che è peggio.
Mi sono destata in bilico su due mondi, col piede destro poggiato sulla Terra e il sinistro su Blogosphere.
Al centro c'è il cratere di un vulcano colmo d'acqua, dove ci nuotano le sirene e qualche pesce fuori rotta.
Un grande catino a cielo aperto.
Se mi sbilancio, anche solo di un passo, ci potrei cadere dentro, e non so nuotare.
Affogherei di sicuro perché le sirene sono di quella specie che non praticano salvataggi, e i pesci... questi  pesci qui  hanno troppo da fare a ritrovare  la rotta e salvare se stessi.
Eppoi, si è mai sentito di un pesce che abbia mai salvato qualcuno?
Forse una balena o un delfino, i tonni li escluderei a priori perchè di natura predatori, anche se noi, erroneamente, siamo propensi a crederli innocui e già inscatolati alla nascita, e così mai ci verrebbe d'immaginarli vagabondi e famelici.
 Però qui la faccenda riguarda pesci piccoli e comuni, tanto stupidi da smarrire l'orientamento e finire in questo grosso catino che si spalanca a dividere (o congiungere?) la Terra e Blogosphere
Bè, fino a ieri ad una storia del genere sarei stata ben disposta a crederci.
Raccontarla perfino.
Fino a poche ore fa tutto era ancora possibile.
Poi c'è stato questo risveglio instabile, che non preclude a nulla di buono, e oltretutto non migliora la situazione il trovarmi in questa posizione scomoda, con le gambe divaricate sui due pianeti, in balia di un vento malandrino che mi solleva la gonna in una malriuscita imitazione di Marilyn Monroe, nella mitica scena del film "Quando la moglie è in vacanza".
Io e lei, in comune, abbiamo solo un'assonanza nei nomi, per il resto siamo storie diverse.
Non avrei mai potuto essere lei seppur mi sarebbe piaciuto, eccome, ma non avrei retto il successo.
Ho perseguito altri obiettivi, per questo Marilyn abita il firmamento di Hollywood ed io, invece, un antro sotterraneo.
Il destino non è mai casualità.

Non ho voglia e nè energie per intraprendere nulla, neppure continuare nella ricostruzione di me stessa, opera incompleta e destinata a rimanere tale, come tutto ciò che mi riguarda.
Straparlo, ma quando sono davvero instabile anche la mia fantasia diventa deleteria, pessimisticamente trasbordante e mai completamente innocua.

Scendo le scale che, dall'armadio della camera da letto, conducono al mio antro.
Mi accoglie il silenzio del primo mattino e l'odore buono del caffè.
Vedo Amaranta, seduta davanti la finestra, fumare un sigaretto Moods ed osservare pensosa lo scialbo panorama, che si disegna desolatamente nitido, nel riquadro dei vetri e nella luce giallina del giorno.

M - Non sono i cigarilli di Mr Nativity?-
A - Li ha dimenticati qui, forse di proposito, per ricordarci che l'odore del diavolo è quello della  liquirizia e non dello zolfo. Vuoi una tazza di caffè? Hai davvero un brutto aspetto -
M -  Forse l'avresti anche tu dopo una lunga serie di notti insonni -
A - No che non l'avrei. E lo sai anche tu! -
M - Dormono ancora tutti? -
A - Tutti chi, Mari? -
M - Lizard, Kilroy, Iggy e BLOG -
A - Ah, ti riferisci a quelli? -
M - Certo che mi riferisco a quelli. Chi altri abita questo posto? -
A - Bah...se ti piace crederlo -
M - Come sarebbe a dire, se mi piace crederlo? -
A - Dico che forse dovresti smetterla con questa storia dell'antro e lasciarmi finalmente libera. M'annoio perchè qui non accade mai niente di eccitante -
M - E dove vorresti andare? -
A - Nella mente di qualcun altro -
M - Davvero lo vorresti? -
A - Eddai non prendertela a male, un cambiamento a volte s'impone. Sarebbe positivo anche per te. -
M - Non aggiungere altro se non vuoi essere cancellata all'istante -
A - T'informo che starò via qualche giorno, e non farne, come al solito, un dramma -
M - E dov'è che andresti? -
A - Los Angeles, baby, a formalizzare la conoscenza con un tipo niente male conosciuto su FB -
M - Su FB? Ma tu sei la mia alter ego, materialmente non esisti e quindi non puoi disporre di un account -
A -  Ma non hai affermato, qualche istante fa, che l'antro è reale? Allora anch'io lo sono, e non vedo perchè non potrei, al pari di te, accedere a FB e con maggiore diritto, in virtù della mia doppia cittadinanza, in Blogosphere e sulla Terra. -

domenica 17 novembre 2013

La strega aurea


....nsomma, ammettiamolo: Blogosphere è permeata da un'atmosfera mielosa e buonista fino al voltastomaco, quindi  per un bilanciamento meglio proporzionato mi sono asssunta l'onere di ristabilire un equilibrio più vero, seppur più drammatico, tempestando il suo cielo, eternamente rosa, di nubi nere e tempestose.
Bè, a dire il vero, l'avamposto abitato, quello più vicino, dista così tanto dal mio antro che forse gl'invocati  nuvoloni  neppure v' incomberanno ma, tant'è, ciò che è detto deve esser fatto.

E così  ho sondato, tra le mie diverse identità, la più disponibile a compier l'opera ma, con mia grande sorpresa, è stato tutto un ritrarsi indietro, un apporre motivazioni, per altro bislacche, a giustificare il rifiuto.
Perfino Camilla (Cam o Camille) la mia doppelganger, la mia gemella mutaforma, si è defilata, adducendo il pretesto d'aver del lavoro arretrato da sbrigare, se ne è partita che era ancora notte.
Ho visto, nella trasparenza lunare, il mio alchemico spettro cavalcare uno sfilacciamento di nubi ed involarsi oltre le creste ghiacciate di questa landa, abbandonandomi alla nevrosi crescente dell'impasse.

Eppoi ecco che, inaspettata, si è fatta avanti Alice, l'adolescente abitatrice degli specchi, timida ed illusoria, nella sua vesticciola di cotonina azzurra, eppur quanto rabbiosamente determinata a scatenare l'apocalisse nel cielo rosa di Blogosphere!
- Me ne occupo io, Mari -  Si è proposta, fissandomi seria con quei suoi occhi grandi e verdi sotto la frangia ancora da bambina, ed un sorriso inedito, insidioso, che non le conoscevo.
Alice, l'adolescente intrappolata nei sofismi ingannatori di una fiaba e, per questo alla ricerca di un riscatto, è di sicuro lei la più adatta all'incarico: la strega aurea che ristabilirà in Blogosphere un equilibrio ed una giustizia.

E così su questa scenografia rosa s'è abbattutto un diluvio epocale, lampi e tuoni, fulmini e saette, mentre nella luce purpurea di una luna vampiresca annegava l'intero universo metafisico su cui, aleatoria, poggia.
Magnifico il nubifragio delle stelle: nella colata incandescente le comete graffiavano come dita unghiolate, dilanianti  l'impenetrabile, buia, cortina d'acqua, per piombare poi a terra con fragore di valanga, prima d'inabissarsi per sempre.
Dal suolo sventrato s'è innalzato il lugubre ululato dei lupi mannari e lo squittio demente del vampiro, con le voci, empie ed osannanti, dei revenant, e le grida isteriche della folla inferocita che pur si spintonava,  spietatamente calpestandosi per abbrancare un ramo striminzito a cui potersi invano aggrappare.

Notte di follia!
Sotto la pioggia inarrestabile sono marciti i fondali rosa di Blogosphere e tutto il Web è precipitato negli inesplorati crateri sotterranei, nei regni inviolati di Poe e di Lovercraft, circoscritti dagli abissi d'ardesia oltre i quali si spalanca l'ultimo girone dell'Inferno di Dante, quello mai svelato nella Divina Commedia e di cui, Alice ed io, continueremo consapevolmente a perpetrare il segreto.

venerdì 15 novembre 2013

Una donna di classe

Il suo sguardo era stato attratto dalle due donne sedute al tavolino del bar.
Una donna matura ed una ragazza molto giovane.
Si somigliavano.
La donna più grande aveva i capelli di un tono più chiaro ed una gestualità più posata.
Probabilmente erano madre e figlia.
Sedute a quel tavolino a discutere di qualcosa che doveva, confidenzialmente, coinvolgerle.
La ragazza giovane era molto carina.
Sedeva disinvolta, conscia della sua bellezza, gettando occhiate distratte alla strada e continuando a rimestare, con la cannuccia, la bevanda colorata che aveva davanti.
Ma, ad attrarlo, era la donna più grande.
Sedeva in maniera composta sorseggiando, ogni tanto, dal suo bicchiere.
Un raggio obliquo di luce la evidenziava nel chiarore dei capelli e dell'abito, come la materializzazione di un ologramma.
Dalla piccola scollatura del vestito emergeva un collo da Modigliani.
O quello di una giraffa in miniatura.
I capelli, raccolti sulla nuca, ne accentuavano la flessuosità.
In quel lungo collo, color avorio, c'era qualcosa di estremamente sensuale che lo irretiva.
Da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.
La posa composta.
I gesti misurati.
La sobrietà dell'abito.
E la severità della pettinatura.
Tutto questo smentiva apparenti intenzioni seduttive.
Ma quel collo flessuoso che emergeva, disadorno e nudo, era la provocazione sessuale più discreta, ed eccitante, che solo una donna di classe avrebbe saputo, ad arte, ingegnare.

domenica 10 novembre 2013

Mr Nativity (nona parte)

- Questa tua decisione significa la fine della nostra amicizia -
La voce di Camilla è ferma mentre pronuncia questa condanna, crudelmente coerente con quella sua ferrea intransigenza tramite la quale ha costruito la perfezione di se stessa, e del mondo che la circonda.
Un mondo che non ammette ripensamenti.
- Questa mia decisione significa un'ulteriore possibilità di salvezza per tutti noi -
Controbatto, cercando d'impostare il tono della mia voce su quello stesso suo.
- Non vedo nessuna salvezza ma solo uno spreco assoluto di risorse e di possibilità, finalizzate, con questa tua decisione sventata, al niente e, puoi crederci Mari, non ce ne saranno altre di simili nel tuo futuro. Per quel che mi concerne getto la spugna: fa quello che vuoi ma d'ora in poi non contare più su di me -
Conclude categorica.
 Riesco solo a sussurrare mi dispiace, ma lei s'è già allontanata diretta alla volta di Leonard, del quale non riesco a vedere che la sua breve ombra, baluginante ed incerta, sullo sfondo redivivo dell'antro dove, dal sottosuolo, riecheggiano di nuovo  i passi di sentinella di Iggy, lo psicotico killer salamandra, mentre dai bagliori delle ultime braci che vanno spegnendosi nel camino, emerge nitida la sagoma di Lizard, la lucertolina bionda, raggomitolata ad esse, a bearsi stupita di quel tepore aggiuntivo e fuori stagione. Sulla parete dove Kilroy, il freak graffiti writer, s'è mimetizzato, ora campeggia, cubitale e fluorescente, la sua tag, KLR666, sotto il disegno di due dita divaricate nel segno della vittoria, e un raggio di sole illumina la meravigliosa tela della maternità apocrifa del Caravaggio, dove una Madonna dagli occhi impudici, (quelli di Amaranta, la mia alter ego) ninna uno scettico Bambinello dallo sguardo disincantato (BLOG, il mio figlio obeso e nichilista)

- Stupid crazy woman -
Mi sorride Mr Nativity, porgendomi la mano, e sembra non avercela con me.
- Stupida pazza donna -
Traduce, a mio beneficio e in un italiano perfetto, sorridendomi con simpatia e commiserazione.

- Stupida pazza donna  ...davvero credi d'aver vinto tu? In realtà non è mai stata contemplata nessuna possibilità di una tua vittoria, qualunque scelta tu avessi fatto. Mi sarei dunque gratuitamente preso tanto disturbo per una persona insignificante come te? Bada bene che pur nutro nei tuoi confronti, in virtù del tuo odierno rifiuto, una qualche remota ammirazione, che pochi avrebbero resistito alle mie appetibili lusinghe e, ancor meno, si sarebbero battuti per preservare una realtà drammaticamente modesta, come la tua, a scapito di una più gloriosa e scintillante. Ma non è stato il tuo rifiuto a decretare la sorte di Camilla, la meravigliosa creatura dal cuore irremovibile, l'arcangelo dei perdenti e degli imperfetti, lei così gloriosa e fulgida che non meritava questo tuo, seppur amorevole, ko, perché alla fine è stata lei stessa a stabilire il suo destino scegliendo di credere a me e non a te. Ora è definitivamente mia. Ma non crucciarti lo è sempre stata e, se avessi voluto, fin da subito, che per me questo del possesso delle anime è un gioco da ragazzi, se non fosse che mi annoiano le conquiste facili, seppur con lei avrei voluto fare sul serio, mi è sempre piaciuta più di ogni altra, sarebbe stata una magnifica Mrs Nativity,  la mia compagna ideale, la cui natura, altera ed incorruttibile, avrebbe controbilanciato la mia, irrimediabilmente predisposta all'inganno. Si è data tanto da fare per te, una generosità commovente alla quale tu hai anteposto, invece, come priorità, la sopravvivenza di quei tuoi mostriciattoli parassiti. Rassegnati, che avrei vinto comunque, e non lo dico per consolarti, lei sarebbe stata mia in ogni caso, sia che tu avessi optato per la strada del successo, che avrei reso grandioso al di sopra delle sue stesse aspettative (le tue non le prendo neppure in considerazione, che pare tu non ne abbia), sia in previsione di un tuo rifiuto, (esattamente com'è avvenuto) cosicché lei ora svilupperà tali e tanti sensi di colpa nei miei confronti (ricordati che per mettermi in cattiva luce hai usato termini molto forti  e poco ragguardevoli) che vorrà fare ammenda e risarcirmi in tua vece -
- Avrei dovuto accettare passivamente la distruzione del mio mondo? Quello, almeno, l'ho salvato! -
- Ma dai, stai scherzando vero? E secondo te sarei stato io l'artefice della minacciosa visione dell'apocalisse in cui sarebbero periti i tuoi mostriciattoli? Hai fatto tutto tu, sono proiezioni della tua fantasia ansiogena tendente al paranoico, io non ho mosso un dito, e se non fosse stato per il freddo polare del tuo salotto, mi sarei anche divertito contribuendo a render più reale il tutto. Adrenalina alle stelle, baby, come non hai mai provato in vita tua. Ma avevo fretta di concludere e tornare al mio ranch di Fournace Creek con la mia incantevole preda tra le braccia, proprio come tu hai predetto. Ora devo andare, Camilla mi sta aspettando, credo che non la vedrai per un bel po, forse mai più, è davvero troppo arrabbiata con te, l'hai presa a pugni quando lei ti offriva il mondo. No, non ti perdonerà mai, piuttosto, però, se tu dovessi cambiare idea e avvalerti della mia consulenza, in forma assolutamente anonima, batti un colpo ed io mi farò vivo: a te la garanzia del successo e a me il 70% degli utili - 

venerdì 8 novembre 2013

Mr Nativity (ottava parte)

Chi sono io?
Una donna che si diletta della finzione, una scrittrice e di modeste pretese, ma se accettassi, in nome del successo e della popolarità, i benefici derivanti dalla messinscena, diventerei io stessa una finzione, una marionetta che per agire ha bisogno del suo burattinaio. Parlerei con la sua voce di ventriloquo e, senza la guida dei suoi fili ad organizzare i miei movimenti, come una cieca mi agrapperei all'aria.
Non avrei più nemmeno diritto alla mia quota di errori, condannata per l'eternità ad evitare quei passi falsi che svelerebbero l'imbroglio. Ma io quel mio tutto lo sto già perdendo: il mio universo metafisico popolato di creature fantastiche, paranoiche, assurde e sensuali, in cambio della mia integrazione in un mondo altrettanto fittizio, ma estraneo.
Se non accetto il baratto forse salvo, oltre me stessa anche Leonard, offrendogli, con la sua prima sconfitta, il passaporto per quel mondo reale a cui, infondo, aspira appartenere.

- Non se ne fa più nulla -
Affermo a voce alta dal mio angolo di stanza.
- Non se ne fa più nulla -
Ribadisco.
Camilla alza la testa dal computer, mi fissa incredula.
- Non se ne fa più nulla -
Ripeto.

Lei ora mi è vicina, pallida, incapace di parlare, mi afferra per le braccia, senza un vero intento aggressivo m'inchioda alla sedia per evitare una mia uscita di scena. Ma io non ho nessuna intenzione di fuggir via, voglio spiegare le ragioni del mio rifiuto, soprattutto a lei, anche se già so che sarà impossibile l'intesa, come già altre volte è accaduto, che scontrarsi con la sua anima intransigente è finire ko prima ancora d'aver indossato i guantoni.
Ma io non voglio boxare, soprattutto non voglio che questa volta, la prima nella storia della nostra amicizia, sia lei a finire al tappeto. Un' umiliazione che non merita.

La prima sconfitta per l'Imperatrice Camilla, la mia biografa, rappresenterebbe per lei una fine.
La prima sconfitta per Leonard Nativity, il creativo più grande del pianeta, rappresenterebbe per lui un inizio.
Per me stessa, invece, una questione di sopravvivenza.

- Mettiamola così: non sarò il predellino che farà guadagnare al tuo amico centimetri in altezza e in stima, per elevarsi fino a te. Non gli permetterò di far nulla per me così non potrà esigere nulla da te. -
- Stai delirando, Mari. Sei la persona più instabile, e paranoica, che io conosca. Soprattutto non ti concedo lo strampalato alibi del rifiuto con intento salvifico. Conosco Leonard da moltissimi anni, abbiamo collaborato altre volte e non mi ha mai chiesto niente in cambio. E' un abile costruttore di verità apparenti, ma tutto quello che produce ha il consenso finale di chi a lui si rivolge, certificato nero su bianco. E nessuno s'è mai lamentato -
- Ovvio, se vendi l'anima al diavolo sai già che non puoi riaverla indietro -
- Leonard, dunque, sarebbe Mefistofele? Hai letto troppi libri e passi troppo tempo da sola in questo caravanserraglio popolato di "presenze", come tu le chiami, una più malata dell'altra. Hai sempre avuto l'attitudine di mutare in fantastico anche le cose più banali, hai trasformato perfino me in un personaggio. Ma io ti voglio bene e mi sono prestata al gioco intuendo in te potenzialità che avrebbero prodotto nel tempo qualcosa di grandioso, se solo la tua abnegazione fosse stata pari alla tua immaginazione. Non conosco nessun altro con una vita così vuota e una mente così affollata -
- Lui ha cominciato a costruire questa storia nel momento stesso in cui ti ha vista. Quelle collaborazioni, che tu vanti, e per le quali non t'ha chiesto nulla in cambio, erano già scritte nel suo copione. Ha materializzato per te questa sua realtà parallela: il ranch pieno di trappole di Furnace Creek, la sua incurabile anemia, la sua relazione con un lottatore di sumo. Non è vero niente. Non esiste niente. Lo ha realizzato perché tu lo credessi vero, stravagante ed unico, e t'innamorassi di lui, perchè l'unica cosa vera di tutta questa storia, Camilla, è il suo amore per te. Io sono solo un mezzo di cui lui si sta servendo per giungere a te, e non importa se questo comporterà la distruzione del mio mondo, un cataclisma in cui io stessa, esaurita la mia funzione, sarò condannata, al pari delle mie creature, a morire. Non una morte fisica, certo, ma quella forse più crudele dell'amnesia irreversibile. Insieme a me moriresti anche tu, definitivamente cancellata dalla mia memoria e da quella del mondo, senonché, puoi scommetterci, l'attimo prima della fine si materializzerà, tra le nebbie della tua incoscienza, Mr Nativity, che cavallerescamente ti prenderà  tra le sue braccia per portarti in salvo nel suo ranch -

lunedì 4 novembre 2013

Mr Nativity (settima parte)

La mia consapevolezza in cambio del successo: la cancellazione del mio mondo a favore di un fuorviante fondale scenico che, seppur temporaneo, stà già sbiadendo la realtà del mio antro.
Questo il diabolico baratto che io dovrei accettare.
Ora, alla luce della verità appena emersa, la scoperta dell'amore folle di Mr Nativity per la mia biografa, la sublime Camilla, sono costretta a rivedere, e in fretta, la mia posizione e la mia disponibilità al riguardo di quest'affare.
 Sulle mie spalle grava la responsabilità delle creature dell'antro da cui, esclusivamente da me, dipende la loro sorte, come ora anche quella della mia biografa che non ha visto, o sconsideratamente sottovalutato, ciò a cui mira Mr Nativity: l'accesso alla sua anima.
E' quello il rifugio ultimo a cui lui aspira.
Null'altro gl'interessa.
Null'altro vale la pena.

Da quando è arrivato non s'è mai tolto il cappotto nè quel suo ridicolo cappello.
Non credo che sia solo per via del freddo patologico di cui soffre ma, piuttosto, per acquisire accanto alla statuaria Camilla, volume, peso ed altezza, cosicché gli strati di pesante panno servono a nascondere un corpo inconsistente e l'anacronistica tuba a ripristinare un'equità d'altezza, che l'essenza di Mr Nativity è volatile, simile a quella di un gas la cui temperatura d'ebollizione è molto al di sotto della temperatura ambiente, e che se non fosse per l'odore acre, neppure ci si accorgerebbe della sua presenza.

Dalla mia postazione strategica, al centro della stanza, osservo Leonard e Camilla chini sul portatile di lei, le lunghe, pallide dita dell'Imperatrice e quelle inanellate d'argento di Leonard, sfiorarsi come per caso, ritrarsi e poi cercarsi di nuovo, complici sulla tastiera condivisa del computer.
E' iniziata la caccia.

Dal dipinto del Caravaggio il colore sta diluendo in rigagnoli filamentosi e sottili che traboccano, dalla sontuosa cornice barocca, come acqua di piena da un dirupo, dove galleggiano, trasportati dai marosi, i corpi senza vita di Amaranta, la mia alter ego, e di BLOG, il mio figlio obeso e nichilista.
Di Kilroy, il freak graffiti writer, è sparita ogni traccia, inghiottito dal muro.
Lizard, la lucertolina bionda, intontita dal calore cerca ristoro nelle fiamme del camino, come fossero onde di un mare in tempesta, mentre dal sottosuolo non giunge più l'eco minacciosa dei passi di Iggy, il killer salamandra.

Come in un racconto dell'orrore, quando non c'è più scampo ed il destino è ormai segnato, la verità, nella sua interezza, s'affaccia limpida alla mia mente.
L'ultima verità del condannato a morte, quella che si vorrebbe gridare se la voce non fosse stata inghiottita della paura, e allora non rimane altro che rimettersi nelle mani del boia, sperando che concluda in fretta il suo triste lavoro così da evitarci un supplemento d'agonia, e l'umiliazione di pisciarci addosso.

...Dunque tu chi sei?
Una parte di quella forza che vuole sempre il male e crea sempre il bene...Io sono una parte della Tenebra che generò la luce.
(Citazione dal "Faust" di Goethe  
Incipit de "il Maestro e Margherita" di Bulgakov)

Però io ho pena per quest'uomo solitario, preda del delirio dell'amore, una febbre di cui non sa nulla ma che pur vorrebbe sperimentare nella sua interezza, lacrime comprese, seppur egli non ha pianto mai in vita sua ma piuttosto ha fatto piangere, spesso senza neppure averne consapevolezza, con la cattiveria innocente di un bambino.
Ma nonostante tutto il male che egli possa aver prodotto sarà sempre il mondo ad essere in debito con lui, il costruttore di sogni,  quella parte di tenebra che genera la luce, anche se questa verità non verrà mai riconosciuta perché l'arroganza impenitente degli uomini è pari, se non superiore, a quella di quel Dio che, dopo avergli concesso il dono di una mente prodigiosa, gli ha inflitto lo sberleffo di un corpo inadeguato, condannandolo per sempre alla solitudine.
Il martirio della croce è durato una sola notte, il suo, invece, tutta la vita.
Ne avrebbe, dunque, di motivi validi per odiare Dio e la razza degli uomini, ma non odia nessuno e lo dimostra svolgendo in maniera impeccabile il suo lavoro (a differenza di Dio che troppo spesso si diletta dell'incompiuto) sfruttando al meglio il suo genio per materializzare sogni per conto terzi, un proficuo divertissement in attesa di vivere il suo proprio sogno che mai, però, vorrebbe illusorio, costruito ad arte: il prodotto di una combine.
Rifiuterebbe tutte le scorciatoie, ben disposto a pagare il suo tributo in patimenti, sconfitte e delusioni, pur di svegliarsi un mattino e non essere più lui.
Felicemente anonimo.
Felicemente non più Leonard.

- Who are you?-


venerdì 1 novembre 2013

Mr Nativity (sesta parte)

- We're a couple!-
Afferma Leonard sorridendomi e sollevando, nel gesto del brindisi, la tazza di latte bollente.
Siamo scopertamente a vis a vis e, da quando Mr Nativity ha fatto la sua comparsa nell'antro, ho finalmente agio di studiarne la fisionomia nei dettagli. Solo ora noto la minuscola punta di diamante incastonata tra gli incisivi; l'occhio destro azzurro scuro e il sinistro azzurro cielo; le orecchie piccole, da gorilla, ai lati della testa che, per via del cappello a cilindro, appare sproporzionata al resto del corpo; le mani sono belle, seppur piccole, con le dita inanellate d'argento come quelle di un principe medievale. La voce è suadente, leggermente roca e nella pronuncia trascina la erre: un vezzo e non un difetto.

 - Strange but true -
Rispondo io nel mio  inglese analfabeta. 
Forse sono anche arrossita, e non solo per via della mia inadeguatezza linguistica.
- I'm sorry, Leonard, I do not speak English -
Mi sento in dovere di confessare, come se lui non se ne fosse accorto.
  
-I do not even  speak Italian, but it is not so important to talk. We need to stage a play silent but convincing. Words are not necessary, the public will write the script -
E' incoraggiante e, presumo, anche paziente. Quante doti vado scoprendo!

- Abbiamo bisogno di mettere in scena una recita muta ma convincente. Le parole non sono necessarie, sarà il pubblico a scrivere la sceneggiatura - 
La traduzione solerte dell'Imperatrice: una conferma del progetto e una rassicurazione aggiuntiva, nel tono delle loro voci, che tutto andrà per il verso giusto.

Devo fidarmi...in realtà io mi sto già fidando, sarà veloce ed indolore, come all'inizio promesso, un gioco facile  dove neppure occorre parlare, evitando così il rischio di una battuta sbagliata. Sarà il pubblico a scrivere la sceneggiatura, ammesse tutte le varianti sul tema purché si fantastichi su questa incredibile, inesistente love story, che pur decreterà il debutto in società di Mr Nativity: questo l'asso nascosto nelle impenetrabili maniche del  suo pesante cappotto, che ha la duplice funzione di proteggerlo dal freddo e nasconderlo alla curiosità del mondo.
Ma io nutro il sospetto che, invece, a saperla davvero raccontare è tutta un'altra storia, che sia lui a necessitare dell'attenzione del mondo per mitigare il freddo patologico e la solitudine endemica, sospetto che in quel suo ranch di Furnace Creek non ci sia nessun lottatore di sumo ad attenderlo, ma macchinari fantascientifici, computer, monitor, sale di regia. Immagino perfino un potentissimo telescopio puntato, come una bocca minacciosa di cannone, verso il cielo, perché soltanto Dio gli è rimasto come degno antagonista col quale egli possa, con una qualche soddisfazione, misurarsi, perché per i suoi simili non nutre più, ormai da tanto tempo, né velleità e né curiosità, avendo, per esigenze esistenziali, ridotto il mondo al perimetro di una scacchiera, dove mai nessun giocatore, per quanto abile, è mai riuscito a dargli scacco matto.
Non è distogliere, dunque, da se stesso l'attenzione del mondo ma piuttosto sollecitarla, fare in modo che i riflettori, inconsapevolmente, rimangano sempre accesi su di lui: un abile mossa quel suo nascondersi nell'ombra per rifulgere, all'esterno, di fragorosa luce accecante.
Perché quella è la sola luce che riesce a riscaldarlo e mantenerlo in vita.
E' lui, quindi, ad aver bisogno di me.

Mi guardo intorno, nella fornace che è diventata questa stanza, dove oltre al fuoco del camino arde ora anche la fiammella aggiuntiva di una stufa, Camilla e Leonard, seduti sul divano, amabilmente conversano e fumano. Lei si è tolta la giacca ed è emersa nella seducente trasparenza di un top bianco, ed ecco che tutta la luce pare convergere sul suo busto, candido e tornito, come quello di una statua di Giunone. Mr Nativity, vestito di  nero ed imbacuccato fino alla cima della sua teatrale tuba, è in composta adorazione di ogni gesto, di ogni parola dell'Imperatrice. Di sghembo, un raggio di luce, rivelatore, s'è posato su di lui.

... sul muro dove prima c'era l'ombra di Kilroy, il freak gaffiti writer, è rimasta impressa solo un'umida striatura verticale.
 Lizard, la lucertolina bionda, affascinata dalle fiammelle danzanti, sta concertando l'auto immolazione sulla pira.
Nella tela del Caravaggio, gli occhi verdi di Amaranta, la mia alter ego, e quelli bui di BLOG, il mio figlio obeso e nichilista, scolorano, appannati dall'ombra prematura della morte.

Solo i passi di Iggy, lo psicotico killer salamandra, riecheggiano ancora, furiosi e vitali, sul piancito del sotterraneo dove è stato preventivamente rinchiuso.
L'unico, tra noi, rimasto al riparo dalla voracità  predatoria di quest' uomo diabolico, affamato d'un amore impossibile.