Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 7 ottobre 2012

La stanza del racconto

Mi sono occorsi tre giorni per scrivere l'ultimo capitolo de "L'addestratore di cavallucci marini" e devo dire che il finale mi soddisfa, soprattutto la parte conclusiva, una corta griglia di dialoghi ad incastro che contengono considerazioni, e dichiarazioni d'intenti, d'ognuno dei protagonisti.
Ho aperto, dopo diverse settimane, quella porta che dall'interno della storia, (la stanza del racconto) si spalanca verso l'esterno (lo spazio individualmente percepito), congedando tutti i protagonisti, con l'ordine di rompere le righe e la facoltà di poter restare o andar via.
Ovviamente nessuno è voluto rimanere.
Così la stanza ora è vuota.
Chiudere un racconto è come girare l'ultima scena di un film, quando si respira aria di smobilitazione e tutti, attori e tecnici hanno già abbandonato, seppur virtualmente, il set: la giovane esordiente, ma di grande talento, ha in tasca il contratto con un'altra produzione, e recita le battuti finali con la testa, però, già a quelle nuove; l'attore protagonista pensa ad una lunga e meritata vacanza, proiettato sullo sfondo turchino di una spiaggia esotica, lontano dalle cineprese e dalle ingannevoli atmosfere di scena;  il premio oscar, invece, è lì solo per onorare il contratto, pentito di aver accettato quel ruolo così poco rappresentativo del suo genio, recita di malavoglia, ed in maniera pessima, le sue battute.
No, nessuna nostalgia per il cast appena congedato.
E la stanza non è vuota, ma libera.
E' questa è la percezione dello scrittore del suo spazio individuale.
E' così grande il sollievo di aver terminato l'ultimo capitolo, e di averlo consegnato all'editore, predisponendosi a godere la piacevole sensazione che quella storia non lo riguardi più così da vicino.
 Affrancato dalla responsabilità del racconto può anche permettersi di minimizzare, o perfino negare, le difficoltà sopraggiunte in alcuni passaggi cruciali quando, dopo essersi invano dannato l'anima per realizzare la quadratura del cerchio, si è dovuto servire, in ultimo, di artifici al limite del legale.
Stratagemmi.
Trucchi del mestiere.
Perché un racconto ben riuscito è quello che svela i segreti della trama, ma non quelli dello scrittore.

2 commenti:

  1. sai Amaranta, dipanando questa storia lungamente, hai trovato nei nuovi modi di raccontare come il processo hai personaggi o il finale a dichiarazioni .... molto pirandelliano ..... daltronde egli era un cancr come te miaoooooooooo

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    1. Sai Lucy io credo che i modi di raccontare siano stati sperimentati tutti, in un lungo percorso che riguarda correnti lettterarie e singole individualità, ma la passione della ricerca, così come il gioco della sperimentazione del linguaggio, pur costituendo il raggiungimento un traguardo forse lontano per la maggior parte di noi, scrittori amatoriali, pur dovrebbero costituire un consapevole incentivo a nobilitare quel microscopico lavoro di formica che mai rivoluzionerà l'arte della letteratura ma che, forse, può apportare idee nuove al concetto di racconto.

      Esiste anche una letteratura di strada che al pari della musica, della pittura e della danza, non si forma nelle università o nei laboratori di scrittura,ma origina dagli strati "ibridi" della società.

      Un bacio grande
      P.S. - Ehy Lucy, per un attimo, grazie a te, mi son trovata nella stessa stanza con Pirandello......wow

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