Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 29 marzo 2012

Le interazioni dell'amore (cap.10)


ANGELICA
Per te nacqui
per te ho la vita
per te morirò
e per te muoio
(Gabriel Garcia Marquez - Dell'amore e di altri demoni)

I fiori, smembrati dei petali e mutilati delle foglie, appassivano nell'agonia malinconica del ripudio.
Esiliata la colomba sul cornicione più inaccessibile del convento, seppur la sua ombra sarebbe ancora tornata furtiva a raccattar briciole nella stanza di Angelica.
Sfrattati gli scandalosi cardellini, la cui gabbia vuota penzolava desolata in balia di una metafisica tormenta di piume che mai sarebbe giunta, però, a toccar terra, in quanto nasceva dal nulla e nel nulla si dissolveva.
Così niente sarebbe stato più come prima.
Neppure Angelica, da quando orfana di Cristobal vagava smarrita nelle aride regioni dell'abbandono, incapace di valutare quei sentimenti ermetici, indefiniti e contraddittori, che la dilaniavano e l'attimo dopo la prostravano ed ancora, il successivo, la incollerivano.
Ed ecco che malediva Cristobal ed il suo miracolo fasullo, ma subito dopo pentita ne implorava il ritorno, e nel suo deliquio malinconico raccoglieva i suoi fiori ormai appassiti, deliziandosi del loro profumo putrescente per poi adornarsene la testa spelacchiata.
Aveva preteso, infine, anche la restituzione del meraviglioso abito di broccato ed ermellino della sua ultima festa, nel cui strascico imperiale, nella frenesia della demenza, penosamente inciampava.

Nessun saggio discorso, nessuna lusinga e nessuna minaccia, sortivano l'effetto di riportarla alla ragione, distoglierla dalla sua peccaminosa ossessione e placare nel suo delirio d'apostata i vaneggiamenti e le ingiurie, ma soprattutto gli accessi di collera che, dopo giorni di calma fittizia, esplodevano improvvisi, blasfemi ed accusatori, quantunque confusi e puerili, che la relegavano nello stadio superiore, ed inaccessibile, della follia conclamata.
Le monache, anche quelle che l'avevano odiata ora ne avevano pietà, per quel suo dolore spudorato, immune alla vergogna e al disonore, per quei desideri inconfessabili che senza alcun ritegno andava implorando.
Indifferente agli irretimenti della Duquesa e alle minacciose predizioni del suo confessore, ad Angelica venne comunque risparmiato l'abominio degli esorcismi che avrebbero coinvolto nello scandalo la stessa sovrana, Isabella di Castiglia, che durante il suo regno, dei discernimenti e dei consigli della badessa ciecamente, e con pubblici riconoscimenti, se ne era avvalsa.
Questa volta la morte, memore dell'imbroglio della resurrezione, entrò nella cella di Angelica senza bussare e senza lasciare indizi della sua presenza, usando però l'accortezza, ad ogni buon conto, di rendersi amabile, portandole in regalo cesti di fiori dai colori di giungla, l'ombra prodigiosa di una colomba e i festosi gorgheggi dei canarini in amore.

 CRISTOBAL
Cristobal non s'era imbarcato su nessuna delle tre caravelle ormeggiate nel porto di Palos de la Frontera  ma, sfidando la sorte, aveva vagato come un ombra del purgatorio tra le nebbie putrescenti della boscaglia, braccato dagli spettri degli assassinati dal suo esercito invisibile, che reclamavano ora da lui la resurrezione, e non gli avrebbero dato perciò tregua, disorientandolo ad arte con miraggi fittizi e confondendolo con il baluginare di vela dei loro cenci puerili, ostacolando le sue esplorazioni alla ricerca di un varco attraverso cui penetrare nel convento per portarsi via Angelica.
Decise che non avrebbe più praticato le sue arti temerarie da stregone ma, piuttosto, avrebbe scritto un trattato dove avrebbe disvelato i segreti della scienza terapeutica applicata alla resurrezione, perchè ancora non sapeva che la morte si era ripresa la sua  rivincita finale usando i suoi stessi ingann,i e che Angelica, dal limbo da cui l'aveva resuscitata, era finita direttamente all'inferno, col suo amore peccaminoso, l'inciampo dello strascico nuziale e la corona di fiori appassiti.
Non poteva sapere Cristobal, pellegrino fuori le mura del convento, che Angelica irrimediabilmente corrotta dall'amore, di buon grado e senza opporre alcuna resistenza, s'era lasciata irretire dalle menzogne della nera signora che l'aveva persuasa a seguirla con gli stessi stratagemmi con i quali, lui, l'aveva invece resuscitata.
Non poteva sapere, Cristobal, che la buca di collegamento che pazientemente s'accingeva a scavare nei giorni restanti della sua vita, una volontaria ammenda espiativa, lo avrebbe condotto direttamente al catafalco di marmo dove lo attendeva Angelica, bellissima ed incompiuta, intatta nella sua innocenza distruttiva, che la morte, contravvenendo al destino dell'impermanenza, aveva voluto così preservare per lui, avversario indomito ma leale.

Images by Victoria Frances

2 commenti:

  1. Tragicamente bello, il tuo racconto Marilena, è veramente affascinante con questo inevitabile gioco al massacro di vite , rinascite, amore,dolore, morte. Un girotondo inestricabile sui temi eterno dell' essere umano. Un bacio floreale dai coloridi giungla.

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    1. Esattamente questo volevo scrivere, Lucy, una storia umana sullo sfondo dell'eternità.
      ......eppoi l'amore va consumato o, altrimenti, ci consuma.
      Esattamente come è stato per Angelica e Cristobal.
      Contraccambio con convinzione quel tuo bacio floreale
      Grazie :)

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