Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 7 dicembre 2011

Claustrofobia Esistenziale

Sto precipitando di nuovo nel buco nero della depressione, nonostante i farmaci che regolarmente assumo, non riesco a venire a capo di me stessa, della claustrofobia esistenziale in cui sto nuovamente piombando.
La nausea della vita mi assale continuamente.

Alzarsi, vestirsi, nutrirsi, comunicare, è tutto così faticoso e fine a se stesso.
La lucidità con cui vedo me stessa, proiettata in questa dimensione, così perversa ed autodistruttiva, è assoluta ed inequivocabile.
Tra me e la vita c'è un muro.
Posso continuare a darci spallate, come fin'ora ho fatto, ma non riuscirò mai ad abbatterlo.
Nemmeno le parole assolvono più ad alcun'altra funzione se non a quella di suoni emessi dalla gola.
La nausea le va, irrimediabilmente, contagiando.

Ho escluso  i commenti da questo post perchè nessuno, alla fine, che non abbia fatto l'esperienza può davvero capire e, poi, è subentrata anche la noia di dovermi continuamente giustificare, o peggio ancora difendere, da quel "comune buonsenso" che ancor più profondamente scava un solco tra chi, come me, annaspa nelle sabbie mobili e chi, dall'altra parte, tende la mano, ma già con un giudizio sancito.

Non ci sono cicatrici nè mutilazioni: è tutto silenzioso ed intimo.
E' un malessere subdolo, incoerente, che ho cercato, in tutti questi anni, di fronteggiare.
L'ho studiato in me stessa, con la pazienza certosina di un entomologo che s'appresta a vivisezionare l'insetto alieno per scoprire la deformazione da cui scaturisce la sua diversità.
E, una volta sezionato l'insetto, dentro ci ho trovato il mio cuore, i miei nervi, le mie cicatrici esistenziali.
Ma, ancora, sono andata avanti.
Ho cercato di tramutare in racconto questa esperienza perchè sapevo che, finchè fossi riuscita a servirmi delle parole, avrei avuto ancora un minimo vantaggio, una piccola possibilità, per sopravvivere al veleno dell'insetto.
Esorcismo ed incantesimo: la voce della strega lo ha solo sedato, ma non sconfitto.

Una cosa che so di certo è che non voglio vivere nell'ottundimento mentale, respirare attraverso una cortina, ipotesi di vita, o le vite degli altri, spesso, sbrigativamente, ed inopportunamente, adotte come esempio.
Nella mia consapevolezza, contrapporre al nulla esistenziale questo star male, alla fine, significa ancora esser vivi.
 Marilena

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