Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 19 agosto 2011

Strategie

I rapaci di genere femminile sono i più astuti.
Ma anche i più pazienti. Dote che va comunque loro riconosciuta.
La loro strategia consiste nell'inganno, nella dissimulazione, nel mimetismo.
Sono capaci di rimanere appollaiati su un ramo d'albero per un tempo infinito ed in assoluta immobilità, nutrendosi di se stessi, in attesa di un cedimento, di un passo falso della preda prescelta.
E, se questo accade, non si fanno scrupoli di svelarsi nella loro repentina capacità di ghermire.
Un battito d'ala e la preda catturata è già in volo, ancora viva.
In natura accade talvolta, però, che la preda sia solo apparentemente vulnerabile, perchè in realtà è sempre stata consenziente, ha solo voluto allungare i tempi dell'attesa.
Così, attuando la strategia dell'inganno, fà in modo che il rapace segua il suo istinto di predatore.
Non è una resa.
E' un premio alla lunga attesa.


giovedì 18 agosto 2011

Working Class

Sto iniziando a perdere fiducia nell'efficacia farmacologia del Lexotan, col qual dovrei tenere sotto controllo la mia emotività e che, invece, pare non sortisca l'effetto dovuto.
Se aumento la dose cado in uno stato catatonico, così devo contribuire a controllare la mia aggressività latente accentuata dal caldo feroce di questi giorni, e dalla fatica fisica del mio lavoro.
L'immenso Ministero è pressochè deserto.
Ma quanto durano le ferie per i ministeriali?
Tranne qualche segreteria sempre aperta non c'è traccia di attività umana, tant'è che gli uffici sono tutti chiusi: niente pulizia stanze.
I pochissimi impiegati  che sono costretti a timbrare il cartellino oziano vicino alle macchinette del caffè, fanno salotto in ufficio stravaccati sulle sedie, con l'aria condizionata all'ennesima potenza, raccontandosi delle ferie appena trascorse e spettegolando sui colleghi assenti.
Fa troppo caldo per passeggiare in cortile altrimenti lì avrei trovati lì, riuniti a gruppetti, che si scambiano facezie o conversano al cellulare.
Il bar è chiuso, altro luogo di ritrovo, dove molti ci vivono dentro.
Nelle macchinette che erogano le bevande (quando le erogano e non ti fottono i soldi) non è rimasto nulla: in ferie anche chi rifornisce.
Per questo i corridoi, contrariamente al solito, sono deserti.
Il fresco è negli uffici, davanti al computer in esplorazione su Internet o, conversando amabilmente con il collega venuto a trovarti.
Proprio così.
Si scambiano visite di cortesia.
Quant'è lo stipendio di un impiegato ministeriale?
Le poche impiegate rimaste svolazzano nei loro vestitini estivi, alcune sono addirittura in versione mare.
Qualcuno si è portato dietro anche i figli.
C'incrociamo nei corridoi.
Nemmeno un buongiorno.
Siamo fantasmi che s'ignorano.

In realtà il fantasma sono io perchè il camice che indosso mi rende invisibile, oltrechè farmi sudare in maniera spropositata (stoffaccia sintetica).
Sotto al camice sono completamente vestita: canotta, pantaloni, calzini e scarpe da lavoro ( zoccoli  di gomma che hanno il potere di tenere umidi  i piedi d'estate e d'inverno).
Dopo un'ora di lavoro trasudo acqua e maledizioni.
Dicono che d'estate si lavora di meno.
Dove?
Gli uffici sono chiusi quindi si fanno gli sgrossi: bagni, scale ed archivi.
D'estate tutti i piani, nel Ministero sono micidiali ma i pianoterra, e i sottotetto, sono i peggiori.
Quarto piano, proprio nei sottotetti, temperatura percepita oltre i 40°, le mani lessate dai guanti (robaccia anche questa, che le aziende, per quel che riguarda i lavoratori, risparmiano su tutto), lavaggio delle maioliche e delle porte e delle finestre dei bagni.
Finestroni alti, solo semiaperti, da cui non trapela un filo d'aria.
Bagni immensi, costruiti con i criteri delle vecchie architetture, metri quadrati di mattonelle e di pavimentazione che non servono a nulla, ma che vanno puliti.
Ce n'è uno costruito tutto in nero, non so in che materiale, so solo che ti ci spacchi le mani per pulirlo ma rimane sempre macchiato di acqua e di schiuma di sapone.
Quale mente bislacca può aver progettato una cosa così insensata?
Quanto sarà costato?
Dopo un pò che indosso i guanti di gomma le mie mani spurgano acqua ed odorano di camposanto, lo stesso profumo dei fiori che marciscono.
Devo sfilarmi i guanti e metterli al rovescio, lasciarli un attimo asciugare.
Lavo in continuazione le mani.
Mi sembra che odorino sempre di detersivo, oltre ad essere ormai molto sciupate
Le poche volte che non sono a contatto con l'acqua le proteggo con guanti di cotone che, con questo caldo, sortiscono lo stesso effetto di quelli di lana, che compro a mie spese, e con grande frequenza, per la facilità con cui si bucano, perchè la ditta non ne fornisce.
Il trucco si scioglie, i capelli, nonostante siano legati, sono subito sporchi del mio sudore e della polvere ministeriale che assale, aggressiva, da ogni angolo.

Oggi si prevede un'altra giornata di caldo torrido.
Il primo impiegato che s'azzarda a lamentarsi di questo giuro che lo azzanno.

CONSIDERAZIONI FINALI
- Quanto guadagna un ministeriale?
Di preciso non lo so, ma so quanto guadagno io: 545 Euro.
Se fai un part time puoi trovarti un altro lavoro, in regola se sei fortunato, in nero, per i più.
Conciliare due posti lavorativi, entrambi in regola, non è facile, per le ferie e per i permessi, accordati magari da una parte e negati dall'altra.
Conciliare due posti lavorativi, uno in regola e l'altro in nero, è altrettanto difficile, perchè mentre quello in regola ti riconose la malattia e le ferie, quello in nero, no.
- Di cosa si lamentano i ministeriali?
Quando chiudono le scuole, e non hanno nessuno a cui lasciarli, si portano dietro i figli, in barba a qualsiasi regolamento, io, invece, se avessi un bambino piccolo dovrei pagarmi, con il mio esiguo stipendio, anche una baby sitter.
- Percepiscono i ticket restaurant, mentre noi non abbiamo diritto a nulla, e chi fa orario lungo deve portarsi il pranzo da casa.
- Usufruiscono di convenzioni specialistiche, io ho la mutua che per avere l'esenzione tiket per la tiroide ho dovuto aspettare un anno preciso dal momento della richiesta e, nel frattempo, pagarmi sempre, con il mio esiguo stipendio, visite ed analisi. Tutti quelli che fanno il lavoro delle pulizie hanno problemi seri alla schiena, alle articolazioni, oltreché ammalarsi spesso a causa degli sbalzi di temperatura perché si passa, ad esempio, in inverno, dal surriscaldamento degli uffici al  freddo delle portinerie o dei cortili mentre, d'estate, lo sbalzo è dall'afa dei corridoi, e delle scale, all'aria condizionata degli uffici, spesso gestita in maniera scriteriata.
- So solo che questi potevano, o forse possono ancora, andarsene a fare la spesa, dal parrucchiere, a fare shopping, durante l'orario di lavoro, mentre noi abbiamo i controlli e dobbiamo dare spiegazioni anche quando si va in bagno.
-  Ritorno al primo quesito:
Quanto guadagna un ministeriale?
Sicuramente il triplo del mio stipendio, senza doversi spaccare la schiena e sporcarsi le mani.

Per concludere, a questi signori, impiegati del ministero, che si lamentano, farei fare un paio di mesi della mia vita e col mio stipendio: soltanto un paio di mesi, sono sicura che ci penserebero due volte prima di lagnarsi anche solo del troppo caldo.
Marilena
P.S. - Io stessa sono ascrivibile alle categorie dei fortunati perchè ho comunque un contratto regolare comprensivo di tutte le spettanze quali la malattia, la maternità e le ferie, ma penso a chi lavora full time percependo stipendi da part time, a chi è costretto a firmare una busta paga in cui si dichiara uno stipendio ma, in realtà, se ne percepisce solo una parte, a chi ha i contratti atipici, a chi lavora in nero, e a chi un lavoro non ce l'ha.

mercoledì 17 agosto 2011

Autobiografia di una signora qualunque

Squallida.
Sono stata definita così, ieri.
Squallida per via del post precedente in cui mi sono raccontata, ovviamente partendo dalle mie verità.
Tutti abbiamno le nostre verità.
Ed i nostri bisogni.
Il mio bisogno è quello di scrivere, di raccontarmi, nel bene e nel male, e penso di averlo fatto fino ad ora molto onestamente
A cosa serve, altrimenti, tenere un diario?
Però non mi sono mai attribuita meriti, nè qualità che sò di non avere.
Lamentarmi......sì quello l'ho fatto e, di sicuro, continuerò a farlo: la drammatizzazione è nel mio temperamento.
Come l'essere istintiva, quando sarebbe meglio riflettere.
Conta fino a cento e, se non basta, ricomincia a contare di nuovo.
Questo mi consigliava la nonna paterna, solo che è difficile metterlo in pratica, soprattutto quando scatta l'impulso di reazione.
Ma dov'è il mio sbaglio?
Qual'è la cosa che fa di me una persona squallida?
La narrazione, e la riflessione, su una parte della mia vita, scritta d'impulso e nell'urgenza di una reazione ad uno stato emotivo, e nevrotico, che non sarei riuscita altrimenti a controllare.
Conta fino a cento e, se non basta, ricomincia a contare di nuovo.
In questo caso avrei dovuto contare fino a mille e, quel post, forse, non ci sarebbe stato.
Non ora, almeno.
A sangue freddo le riflessioni sono più pacate e, quello che sembrava sobbollire in me come la piena di un vulcano, diventa più simile a sabbia trasportata da un vento impetuoso, ma domabile.
Avrei dovuto scrivere quel post su un foglio di carta, infilarlo in una bottiglia di vetro, lasciarlo decantare come un vino immaturo, in un angolo buio ed asciutto del mio antro e, a distanza di tempo, stappare la bottiglia e rileggerlo nell'acquiscenza del passato.

Una signora qualunque che si specchia in un pezzo di vetro e racconta di sé, strappando via parole come cerotti dai graffi che sarebbe stato meglio nascondere.
Lo squallore è in quei graffi mostrati.
Le cicatrici deturpano, oltraggiano la bellezza, anche quella dei sentimenti.
Perchè una signora qualunque che si racconta è squallida mentre, invece, non lo è una scrittrice?
La signora qualunque parla dei  fatti propri, gli stessi fatti esposti in un libro sono, invece, un' autobiografia.
"Fatti propri" ed "autobiografia"
I termini hanno un loro valore costituito e non sono mai casuali.
Cos'è un diario se non un autobiografia?

Essere pubblici, anche se in una ristretta cerchia, costituisce un problema perchè entrano in gioco fisime ed ossessioni (ed io non ne sono affatto immune), sensi di colpa, paura di trasgredire a taciti  codici morali, risultare eccessivi, sbilanciarsi troppo o, di contro, rimanere in penombra, con il rischio di non dire nulla.
Allora non resta che romanzare mischiando verità e fantasia, in quel dire e non dire, che personalmente trovo odioso, che mille volte è meglio il giudizio sui fatti che sulle supposizioni e, quest'ultimo, seppur direttamente non ci condanna o assolve, può lasciar posto a qualsiasi tipo d'illazione.
E, poi, applicare sempre la regola del sottotitolo in cui si dichiara che ogni riferimento a fatti, e persone, è puramente casuale.
Ma così non sarebbe più un diario.
Marilena

Divagazioni di una ventriloqua

Sto cercando di riappropriarmi di me stessa e di quella mia dignità che, consapevolmente, ho lasciato fosse oltraggiata, umiliata e ferita nell'oblunamento scriteriato, volutamente passivo, che ho scambiato per sentimento.
Potrei scriverci la sceneggiatura di un film, magari diventerei ricca ma, in realtà, tutto quello che voglio ora è dimenticarmi di questi ultimi dodici anni di vaneggiamento in cui mi sono raccontata con la voce di una ventriloqua.

A cinquantacinque anni si può ancora rinsavire, riprendere in mano il proprio destino e guardare avanti, e sperare nel futuro.
E' quell'età in cui ci si guarda allo specchio e s'iniziano a contare gli anni nelle piccole rughe, nella pelle non più così fresca, nei colori del maquillage che risaltano, secondo la qualità del sonno, o dell'umore, troppo sgargianti o troppo smorti, mai comunque giusti per mettere in risalto quell'io interiore che vorrebbe emergere con lo stesso nitore di quella stagione, ormai passata, che è la gioventù.
Inutile giocare con i rossetti e le polveri colorate se a volte faccio fatica anche a lavarmi la faccia e vorrei tanto essere già in quell'età più definita in cui non si hanno più desideri, né aspettative, e s'indossano abiti anonimi e si smette di ondeggiare sui tacchi, liberata da quella femminilità che finalmente si decide ad arrendersi all'età anagrafica.
Ho più orrore della vecchiaia che della morte.
In realtà le temo entrambe seppur in maniera diversa, con lo stesso terrore con cui ho sempre temuto la solitudine, che non è quella delle necessità, ma quella dei sentimenti.
Ed è nella solitudine che ho sprecato questi ultimi dodici anni: nell'assoggettamento consapevole ad una follia psicologica che si è divorata i miei nervi e, spesso, anche la mia ragione quando, lucidamente, preparavo la mia resa per evitare disfatte più grandi.
Ho bisogno di scriverle queste cose per potermene liberare e, sinceramente, non m'importa di ciò che si possa pensare.
E' mio questo spazio e, per quel che mi riguarda, qui, il mondo sono io.
Marilena
P.S. - Questa pagina di diario non è scritta in un momento di rabbia, piuttosto un messaggio meditato, lucido e definitivo.
Marilena

mercoledì 10 agosto 2011

L' uomo di cioccolata

Adoro il tuo ingannevole incarto, sigillato da una serratura ermetica e protetto da una combinazione bislacca che tu tutti i giorni cambi, anzi, volutamente dimentichi affinché nessuna donna possa mai accedere ai segreti reconditi del tuo cuore.
Che nessuna vi sosti troppo a lungo.
Ma è questo penetrare il tuo interno, inaccessibile e solitario, groviglio d'intestini e nervi e cervello e forza di volontà e desiderio, la sfida che mi eccita.
La tua dolcezza illusiva la lascio alle altre, a quelle che si limitano ai peccati innocenti della gola e s'accontentano del residuo di cioccolata sulla punta della tua lingua.
Io, invece, aspiro alla lussuria.
Voglio essere dentro il tuo involucro, accarezzare i tuoi organi interni, respirare coi tuoi polmoni, sincronizzarmi sul ritmo del tuo cuore, scalare la carotide, impastarmi nella tua lingua ed affacciarmi, infine, dai tuoi occhi per vedere come il mondo appare al tuo sguardo.
Voglio entrarti nella testa come un urgenza irrimediabile.
Vitale, come la necessità di respirare, mangiare e bere.
Sigillata nel tuo ventre, tra l'ombelico ed il sesso, cosicché le tue voglie siano anche le mie.
Artefice e complice nel tuo gioco d'inganni.

venerdì 5 agosto 2011

Giro tondo

Ok, in questo periodo sono a corto d'ispirzione così non scrivo nulla, ma leggo moltissimo, seppur, a causa della mia debole memoria, mi tocca ritornare spesso indietro sulle pagine già lette, perchè facilmente mi smarrisco nella trama del racconto.
Non aver nulla da scrivere, però, mi fa sentire vuota.
Ma questo è un periodo di cambiamenti, di progetti nuovi e di malinconie antiche.
Difficile districarsi nel caos dei pensieri che si sovrappongono incoerenti, e senza un nesso logico, che nascono fulminei ed altrettanto fulminei muoiono.
Così nemmeno un appunto da prendere o uno spunto da elaborare.
Colpa del caldo e del sonno stentato.
E della noia dei dejavù.
Eppoi non amo il mese d'Agosto che rappresenta il culmine, ma anche la fine, dell'Estate.
Vabbè, Ferragosto è ancora a venire ed io già penso al termine della stagione, ma ho bisogno di proiettarmi oltre questo tempo, perchè in questo presente, in cui mi sento ingiuiriata, non ho voglia di nulla, e tutto mi deprime.
Sono giorni duri, questi, e nessuna strategia da mettere in campo se non la convinzione di andare testardamente avanti senza più voltarmi indietro, fuori dal cerchio lungo il quale, in tutti questi anni, ho girato in tondo, per ritrovarmi, alla fine, sempre al punto di partenza.

Giro giro tondo
casca il mondo
casca la terra
tutti giù per terra

Il mondo non cade mai davvero, ma la terra, quella si, mi è franata sotto i piedi.
Marilena