Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 1 maggio 2011

L'Isola (capitolo 3)


L'ORO NEI CAPELLI
Kalifa spalancò la casa al vento salino per liberare i fantasmi dei suoi antichi abitanti, i cui lamenti salivano lungo le tubature per soffocare nelle muffe dilaganti. Poi la tinteggiò con i colori della frutta.
Era attratta dalle sfumature arroganti e dai contrasti stridenti, come il biondo sfolgorante dei capelli ed il colore notturno della sua pelle.
Come guardiano della casa aveva adottato un gallo arruffato ed orbo di un occhio, che vigilava, spavaldo ed aggressivo, come un vecchio pirata sulla tolda, dividendosi gli spazi con un uccello delle tempeste che, sulla scia della nave su cui Kalifa aveva viaggiato da clandestina, s'era invaghito di lei e l'aveva seguita fino all'Isola, dove aveva rinnegato la sua indole errabonda, limitandosi a far la spola tra la spiaggia e la casa dove poteva liberamente intrufolarsi, come un pipistrello, in tutte le stanze.
Kalifa aveva costruito un sentiero marino di ciottoli, conchiglie e pietruzze iridescenti che, da un gomito di spiaggia, s'inerpicava verso la sua casa, e rinverdito il giardino che anche negli inverni più cupi avrebbe rispleso come un faro, con le fiammelle degli stoppini intrappolate dentro prismi di vetro, per illuminare l'oscurità con la fantasmagoria di stelle illusorie, a rischiarare le buie notti dei fantasmi dei naufraghi e quelle degli spiriti degli  abitanti della casa che lei aveva sfrattato, senza troppe cerimonie, per prenderne possesso
In futuro, quelle luminarie, sarebbero diventate un riferimento stabile su cui organizzare la rotta per le imbarcazioni  in navigazione notturna.
All'inizio gli isolani avevano seguito a distanza, con curiosità e discrezione, il lavorio infaticabile della nuova arrivata, rifornendola di cibo e generi di prima necessità che lei, grata, aveva accettato come un dono che avrebbe presto contraccambiato, perché alla Missione questo le era stato insegnato: accettare sempre ciò che spontaneamente ci viene dato affinché un giorno si possa, con lo stesso spirito, disobbligarsi. Così, Kalifa, accettava col sorriso quei doni spontanei, contraccambiando con le immaginifiche rielaborazioni delle storie dei Santi come le erano state narrate dalle suore.

Un giorno, alla missione, era accaduto che il corto velo, malamente annodato, che avvolgeva il capo di suor Nazzarena, era scivolato via sciogliendo la treccia bionda dei suoi capelli: Kalifa ne fu abbagliata.
Fino a quel momento aveva immaginato che i capelli delle suore fossero neri come i suoi, o castani come quello delle immaginette della Madonna, oppure grigi o bianchi, secondo l'età, e mai avrebbe supposto che un velo potesse celare una meraviglia simile.
Avere i capelli di quel colore diventò la sua ossessione.
Troppo timida per chiedere il segreto di quell'abbagliante colore, sperimentò nel laboratorio del Dottore intrugli a base di fiori e di spezie di colore giallo che diligentemente si spalmava con cura certosina sui capelli, un rito interminabile, vista l'abbondanza delle sue chiome, quanto inutile, dal momento che nessuna sostanza, e nessuna formula, sembrava avesse il potere di mutarne il colore.
Quel miracolo lo compì, per lei, proprio il Dottore, che aveva notato il furtivo andirivieni nel suo laboratorio della sua migliore allieva.
Quando gliene aveva chiesto spiegazione, Kalifa, tra le lacrime, aveva ammesso la sua colpa e poi confidato la sua aspirazione.
Il Dottore, che ben conosceva le donne, aveva capito che nessuna ragionevolezza avrebbe scalfito la determinazione di quella ragazza, così decise di aiutarla rivelandole i segreti del perossido d'idrogeno, usato in cosmesi come base  per la preparazione delle tinture dei capelli.
Le promise di farsene inviare un flacone dall'Italia ma avrebbero prima dovuto parlarne alle suore, le quali, sicuramente, avrebbero cercato di dissuaderla.
Stava a lei convincerle.
Questa richiesta, fuori dall'ordinario, creò trambusto tra le religiose che si trovarono divise in due fazioni: quelle propense a perorare la causa di Kalifa, giustificandola come una innocente vanità adolescenziale, e le altre che in quella richiesta ci ravvisavano una bizzarria con la quale avrebbe, invece, deturpato la sua bellezza.
Pareri di donne, quindi, e non di religiose.
Suor Nazzarena, che seppur incolpevole aveva causato un tale putiferio, tentò di parlare con Kalifa, di convincerla dell'insensatezza della sua richiesta, che il biondo simulato sarebbe stato solo temporaneo perché i suoi capelli nella ricrescita sarebbero tornati di nuovo ad esser neri, essendo quello il colore determinato dal suo codice genetico.
Kalifa, all'apparenza, era sembrata rassegnarsi, ma aveva, però, iniziato a tagliuzzarsi i capelli e nascondere lo scempio sotto un turbante.
Alla fine le missionarie cedettero a quel suo aspetto derelitto di passerotto implume: all'aria malinconica, e sempre più distaccata, con cui s'accingeva a compiere i suoi compiti usuali; allo smagrimento causato dall'inappetenza e dall'insonnia. E alla nenia che il Dottore andava ripetendo loro, di non potersi permettere di perdere la sua assistente più brava.
Così, in aggiunta alla lista di cibo e medicine, venne inoltrata la richiesta insolita di un paio di flaconi di tintura per capelli.

22 commenti:

  1. Un racconto scritto con maestria, delicato e raffinato, una di quelle storie che ti rimangono dentro, come leggere un bel libro.
    Questa è la sensazione che ho leggendo i tre racconti, la storia di Kalifa e forse anche della missione.
    Una società al femminile con un unico protagonista uomo, dove il loro compito è aiutare gli altri.
    Non so se sia finito ( e magari con qualche colpo di scena :DD) quindi prematuro giudicare la storia, ma per ora posso solo dire che il messaggio è che quando le persone sono spogliate dalle loro ideologie e dalla posizione che hanno nelle società occidentali, mi riferisco ovviamente alle suore,tendono ad abbandonare tutte le regole sociali, i doveri ubbidienti ai riti, le false storie che servono solo a farci sentire inferiori. Credo capiti davvero anche in qualche realtà.
    Al contrario può nascere spontaneamente una forma sociale basata sull'aiuto e sulla solidarietà.
    Per ora mi sembra che questa solidarietà sia figlia di una cultura molto lontana da quella occidentale.
    Ancora complimenti per farci stare incollati a questo tuo bel post.
    Lorenzo

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  2. Ahh, dimenticavo...bellissima e ottima scelta della fotografia.

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  3. Non è solo vanità femminile il restare affascinati da una chioma dorata, anzi, porta con se la voglia di cambiare, di rinnovarsi, e perchè no, di non confondersi tra tutti gli altri. La vanità è ben altro e kalifa è generosa, lavoratrice e soprattutto nera di pelle, marchio impostatole dal Made in Africa!
    Credo ke il tuo racconto continui e ka....finalmente, per scrivere dei sentieri di Kalifa, la smetterai di rubarmi tutte le mie conchiglie e sassolini marini!
    Un bacio da una chioma biondo/rossa!
    Elisena

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  4. Eh si, Lorenzo, hai esattamente centrato lo spirito del racconto che non contiene una morale, ma una speranza.
    L'umanità delle donne, la loro lotta quotidiana per proteggere i più fragili e i più indifesi, sorrette da una fede illumistica (e mi piace pensare che sia proprio così per chi si trova in prima fila a cooperare in quelle terre dimenticate da Dio e dagli uomini)
    Credo nello spirito umanitario che anima quegli uomini che li sospinge ad abbandonare la tranquillità di una vita normale e condividere l'esperienza al fianco di chi è costretto a dover sopravvivere ogni giorno.
    E tutto questo lontano dai fasti e dalle luci del Vaticano e delle chiese.
    Oggi beatificano un Papa, ma per cosa?
    Cosa ha fatto di materiale, tangibile, meritevole, per avere diritto a questo?
    Tranne aver ostacolato, come tutti i suoi predecessori, e successori, l'emancipazione delle donne e dei "diversi", aver cercato di azzittire le coscienze ad addomesticare le menti, non mi risulta che abbia passato un solo giorno del suo pontificato, come quel Cristo di cui si fa rappresentante,vivendo fra i diseredati e gli oppressi, mettendosi materialmente, ed umilmente a disposizione dell'umanità più sofferente.
    Scusami di questa risposta così lunga ma, ancora mi riesce difficile credere che i fedeli siano così ciechi davanti all'evidenza conclamata di una realtà ipocrita.
    Grazie davvero di questo bel commento e di seguirmi comunque
    Un bacio
    Marilena

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  5. Di conchiglie e sassolini marini è disseminato il percorso di Kalifa, che da una terra lontana dal mare approda su una che dal mare è circondata.
    Un destino consapevolmente persuiguito, fatto di scelte all'apparenza stravaganti ma profondamente volute e motivate.
    Un bacio, stragaccia rossa, che di tinture schiarenti, tu, non ne hai bisogno :)
    Marilena

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  6. Ciao Marilena,ho letto anche la seconda parte e mi è piaciuta molto,la terza è veramente bellissima,mi piace il modo per come viene descritta questa ragazza,a parer mio simile ad un eroina,sia nel carattere o nel temperamento,
    molto diretta e tenace,una figura di donna molto sensuale,complimenti alla tua fervida immaginazione e fantasia.
    Buona serata.
    Un bacio.

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  7. E' vero, Massimo, la terza parte è quella più riuscita, scritta quasi di getto, se non fose per le innumerevoli correzioni grammaticali e di forma che apporto maniacalmente(la sostanza, no, quella non la modifico mai dopo aver pubblicato per rispetto a chi legge e si fa un idea del racconto alla prima lettura).
    E' una storia di donne positive e tenaci, Kalifa è la voce solista supportata, però, da un coro potente :)
    Un bacio, Massimo, e grazie del tuo commento
    A presto
    Marilena

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  8. i tuoi racconti meritano una lettura tranquilla e approfondita, e purtroppo è un periodo un pò particolare per me, ma stasera metto a letto il bimbo e leggo tutti quelli che mi sono persa, mi merito una serata speciale. un bacio ady

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  9. Ehilà Ady, periodo stressante e veloce anche per me, rincorro il tempo così come un calciatore la palla.
    Un bacio e grazie infinite per gli elogi in questo tuo commento.
    A presto
    Marilena

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  10. @Ady
    I miei ultimi post sono papiers di dimensioni ciclopiche che vanno presi a piccole dosi :)

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  11. Li hai scritti così uno dietro l'altro che non stavo dietro,ma ho riletto tutto stasera, bellissimo. Un racconto che mi ha colpita tantissimo, forse più di altri, per l'originalità del tema, dell'ambientazione e soprattutto del personaggio, mi piace questa ragazza, dal pensiero forte e dal carattere tenace. Un bacio ammirato mia Escura miaoooooo

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  12. Grazie Lucy, ma......ahy, non è mica finito!
    Parlavo stasera con Eli della difficoltà di leggere scritti di una certa lunghezza sui blog, della facilità con cui ci si perde (di riga e di concentrazione, almeno a me capita)mentre il caro, vecchio libro, ti offre più facilità di lettura e di ritrovare ciò che nel cammino della storia si è smarrito o frainteso.
    Il libro me lo porto anche a letto, sotto il cuscino, per stimolare i sogni positivi e la fantasia: impensabile col pc!!!!!!!!!
    Grazie infinite, Lucy
    Un bacio
    Marilena

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  13. ...splendida la descrizione della sua dimora, me ne sono innamorata e inacantevole questa sua folgorazione per i caelli biondi, la trovo una geniale intuizione utilissima a delineare la personalità di kalifa...un bacio ady

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  14. La descrizione della casa serve soprattutto a delineare il carattere di Kalifa, il suo bisogno di colorare il mondo con la fantasia dei colori e delle parole.
    Quella chioma bionda, voluta a tutti i costi, è l'affermazione di una personalità forte e decisa, che non teme il giudizio ma contribuisce a renderla, in posititivo, un personaggio da romanzo.
    Non so come ringraziarti, Ady, se non con un abbraccio ed un bacio, davvero sinceri.
    A presto
    Marilena

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  15. Così come è esplosiva Kalifa!

    Buona giornata, Antoine,
    A Roma splende un sole biondo dello stesso tono dei capelli di Kalifa: esplosivo
    Un bacio
    Marlene

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  16. ...Fece in fretta. Raccolse le sue cose con calma, guardò l’orologio, le 14,00 prese la borsa fotografica e prese la metrò. Non era certo dei suoi pensieri, non era forse convinto delle scelte, ma una cosa lo affascinava, l’entusiasmo della vita. Correva lo sguardo attraverso il vetro e nulla capiva se non l’immaginario della sua storia, spavaldo, siero sincero e falso.

    Le immagini, il panorama non emozionavano la sua mente, continuava a vedere oltre il vetro del finestrino smarrito, fisso, attonito in silenzio. Il treno correva ma il tempo non passava mai.
    Voleva già essere la, voleva e lo desiderava, la tra le montagne a cinque gradi di temperatura e lui con la camicia con le maniche corte a cantar vittoria. Lui ad essere presente, Io c’ero, Io sono qua.

    Continuava a percepire quel senso di libertà che quasi aveva dimenticato, chiudeva gli occhi e si ritrovava su una collina con le braccia aperte con il vento in faccia a volare. Fu distratto dalla fermata presso l’aeroporto e nella distrazione fece fatica a tornare con i piedi per terra ma doveva partire, Raccolse le sue cose e in un baleno si trovò seduto ad attendere l’aereo, continuava a guardare l’orologio elettronico nel cartellone dei voli e l’orologio, come aspettasse un figlio, una vincita, un amore.

    Ti ringrazio per la felicita che mi hai donato Marilena, Grazie di cuore,
    Maurizio

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  17. Ehilà Maurice, è davvero bello questo scambio di racconti, anche se il tuo, credo, sia la cronaca reale di una esperienza. E

    ......continuava a guardare l'orologio elettronico nel cartellone dei voli e l'orologio, come se aspettasse un figlio, una vincita, un amore.

    Questo ultimo passo, con cui termini il tuo racconto/cronaca, l'ho trovato davvero intenso, espressione di una di quelle emozioni così forti, a cui talvolta rimane difficile dar voce ma dove tu, invece, hai saputo trovare le giuste parole per raccontarla.

    Un bacio, Maurice, e......spazio ai tuffi degli angeli!
    Marilena

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  18. Grazie a te Marilena che me ne hai dato l'opportunità. Un bacio amche per te.
    Maurizio

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  19. Ciao Anamaranta,
    scusa il ritardo di questa risposta, ma ero impegnata in questo periodo, grazie per i complimenti al mio blog e auguri per il mio libro Mr Bonnet, anche il tuo racconto è davvero fantastico!
    Rispondendo alla tua domanda se puoi ritirare il premio, ti dico sì certo, se come mi dici non vuoi assegnare premi copia in blocco quello che ho scritto nel mio e dai una breve spiegazione su chi te l'ha dato e come funzione il premio.
    Nessun problema dunque ...
    Saluti
    Joe
    Un saluto ciao!

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  20. Grazie ancora, Joe, per il premio ma, soprattutto, per aver compreso.
    Passerò presto nel tuo a ritirarlo.
    Un bacio
    Marilena

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  21. @Maurice
    E' stato un piacere.
    A presto
    Marilena

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