Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 25 aprile 2011

L'età dell'innocenza

9 Febbraio 1981
Recensione di Dacia Maraini, in una lettera datata 9 Febbraio 1981, di alcune poesie che le avevo inviato ed a cui lei, grande scrittrice, non si è  sottratta di rispondere.
Ho ricopiato la lettera fedelmente così come lei me l'aveva inviata, un foglio dattiloscritto con delle correzioni a mano, ed il saluto e la sua firma, a penna, in calce.
E' una lettera meravigliosa, soprattutto nel finale quando lei scrive: Spero di esserle stata utile, anche se può darsi che io sbagli naturlamente.
Il suo incoraggiamento, il suo venirmi incontro è proprio lì, nel palesare un dubbio (ma in realtà aveva perfettamente ragione) con il quale lei, grande scritttrice, si pone su un piano umanissimo e fallace: è solo ciò che io penso e, ciò che io penso, potrebbe anche non essere giusto.
Ed aggiunto a penna, sul retro della busta: Comunque "non si arrenda"!
Questa sua lettera mi ha spronato a perseguire la ricerca della sostanza e della forma, e a staccarmi dai luoghi comuni, letterari, dalla banalità, riuscire ad inventare piuttosto che ricalcare.

Cara Marilena,
mi scusi se ho tardato a risponderle, ma prima non ho potuto.
Ho letto le sue poesie, a volte molto belle, a volte pericolosamente simili alle parole di canzoni già sentite.
Cercherò di fare qualche esempio "Non ascoltare i miei occhi"...è una poesia che parla in prima persona, che usa termini non convenzionali e nello stesso tempo usa originariamente la metafora. E' una poesia riuscita.
Mentre per esempio quella che si chiama "E tu sei l'azzurro oceano" è astratta, generica, e le metafore che usa sono logore "il battito d'ala", "i rami d'autunno che triste piange"...sono luoghi comuni letterari e bisogna saperli evitare.
Non so se mi sono spiegata. Lei ha certametne delle cose da dire ed ha una sensibilità poetica, ma ancora non ha trovato uno stile proprio, diverso da tutti gli altri. Mi piace anche la poesia che si chiama "non avrai la mia pelle". E anche quella che si chiama "Dollari + IVA". Dove insomma parla di sè, dice delle cose sentite e reali e lì i simboli e le metafore diventano più originali e più espressive.
Spero di esserle stata utile, anche se può darsi che io sbagli naturalmente.
Un caro saluto

1995
Recensioni dalla rivista trimestrale STORIE, partecipai ad un concorso con tema un racconto di viaggio, in 20 righe, di cui non conservo più il testo e che titolava "On the room".
Di questa recensione non ho la data completa perchè ho conservato solo i fogli riguardanti la critica:

Un appartamento di 60 metri quadri diventa una giungla amazzonica con tanto di anaconde, riti woodde e peyote in "On the room", ovvero la storia di come sfuggire alle claustrofobiche costrizioni metropolitane  lavorando di fantasia. E insieme mettendo a frutto le proprie attitudini descrittive attraverso un'avveduta e selettiva ricerca lessicale.

1995
Sempre dalla rivista STORIE  la recensione del racconto "Al limite estremo" recentemente ripubblicato in questo blog:

Immerso in una calliginosa atmosfera decadente, infittita dal fumo delle candele e dal ballugginio delle fiammelle guizzanti nel buio, "Al limite estremo" narra di occhi. Occhi che scivolano sulle superfici, che sfiorano come dita, che si dilatano spasmodicamente in un'illusione di possesso, che si soffermano compiaciuti sulla bella composizione immobile della stanza scura. E' proprio in questo pecca, il racconto di Marilena: scritto con mano sapiente, intessuto di un lessico ricco, perfino sontuoso, non sempre riesce a sottrarsi all'autocompiacimento, facendo del bell'effetto il proprio principale obiettivo.

1995/96
Ancora sulla rivista STORIE, la recensione di un altro racconto di cui ho perso lo scritto e la memoria, probabilmente recensito nello stesso anno, o quello dopo:

Un racconto breve e intenso, che prefigura una morte violenta e liberatoria. Gli oggetti si accampano con forte evidenza figurativa, tutte le sensazioni raggiungono un coinvolgente livello di pura fisicità. Il tutto impastato nel corpo di una materia coloristica densa, pesante come gli odori stagnanti. Una scrittura con gli occhi sgranati senza tremore sul male

 Febbraio 1998
La rivista STORIE pubblica la mia poesia, LA CITTA' PARALLELA, dedicata a Philip Dick

I versi de "La città parallela":  crudi, intensi residui di un paesaggio onirico

25 Aprile 2011
Da quel febbraio del 98 non ho più scritto niente ed ho smesso d'inviare materiale alle case editrici.
Ho riletto con nostalgia e tenerezza gli scritti qui menzionati, riscoprendoli incompleti, assolutamente inadatti alla grandezza del sogno che li aveva generati.
Ma i sogni più belli sono proprio quelli che nascono dall'innocenza e dalla inconsapevolezza dell'inconsistenza su cui, spesso, si basano.
I miei piccoli "aborti", mondi da ogni peccato, ritorneranno a riposare tranquilli nel sarcofago di plastica da cui, dopo tanti anni, li ho riesumati, per scrivere questo post, perchè mi è parso giusto che, nelle pagine di questo diario, allocassi anche la loro epigrafe.
All'inizio di questo blog nutrivo ancora, sia pure molto sommessamente, sogni di grandezza letteraria, ad essere sincera senza crederci troppo, più che altro per abitudine ed affetto, così com'è per certe manie che non riesci proprio a scrollarti di dosso, pesanti e calde, come una coperta che ti grava sulle spalle, ma che ti rassicura, e di cui ti sembra non poterne fare a meno.
Oggi tutto questo non mi serve più.
Sono sicuramente più matura, più libera, più scaltra e più realista.
Riesco a schivare, perfino, le trappole dei luoghi comuni letterari.
Ma non sono più innocente come allora, travesto le mie bambole e lo faccio in piena consapevolezza, col gusto del copione e della recita.
Col passare degli anni mi sono, in qualche modo, raffinata, ma so per certo che gli "aborti incompleti" di un tempo custodiscono la parte migliore di me.
 Marilena


9 commenti:

  1. Adesso ricordo che quel racconto "Al limite estremo" tu lo scrivesti nel 1995 e mi dicesti che era stato pubblicato su quella rivista.
    Credo che i tuoi racconti siano stati giudicati da persone come noi, comunque uno dei primi spazi a disposizione di gente che aveva voglia di scrivere. La lettera di Dacia Maraini è davvero splendida, primo perchè mette in luce la gentilezza e il tatto della scrittrice, nonchè la sincerità. Io credo che tu abbia fatto molti passi in avanti da allora, e questo te lo scrivo ogni tanto nei commenti, ma la tua frase finale del post credo non renda giustizia delle tue capacità e del tuo sentire attuale.
    Lorenzo

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  2. Innanzitutto, Lò, grazie del tuo commento e della tua sempre, genrosoa posititività, nei mie confronti.
    Ma io quelle critiche, che non sono stroncanti e da cui, poi, ho imparato qualcosa, le trovo assolutamente giuste.
    Valgono anche per oggi?
    In parte si.
    L'autocompiacimento, il bell'effetto, l'allestimento della scenografia perfetta, risalta evidente in molti miei scritti anche se, a onor del vero, ho imparato alquanto ad alleggerire dagli orpelli barocchi che, un tempo facevano da cornice.
    Non so se ho davvero imparato ad evitare i luoghi comuni ma, di certo, mi sono sentita stimolata, da quando ho ripreso a scrivere in questo blog, a perseguire nella ricerca di uno stile.
    Sono una discreta imitatrice......non lo dico per sminuirmi, ma è quello che sono.
    Però, non copio.
    E mi ostino a voler essere io.
    Solo che oggi lo faccio senza accanimento, con ironia e leggerezza, amando i miei scritti come ho sempre fatto, trovandomi migliorata, certo, ma consapevole dei miei limiti che, visti con l'intelligenza della maturità, non sono più limiti ma libertà.
    Eh si, libertà è una parola solenne e grande, che ti fa godere di quello che sei e di quello che hai e di quello che forse riuscirò ancora ad essere.
    Ma senza un punto d'arrivo.
    Libera da catene sono già nel mio punto centrale.
    Se solo potessi trasmettere, Lò, l'entusiasmo e la leggerezza e la voglia di continuare, con questa libertà assoluta di mente e d'espressione, con la quale mi viene di scarabbocchiare sui muri non il mio nome, ma la mia fantasia, sono sicura che contagerei in positivo il mondo.
    Non esiste lavagna più grande di Blogosphere.
    Non esiste scrittrice più appagata di me.

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  3. @Lorenzo
    Mi sono alzata per rispondere ed ho fatto invio senza neppure sa lutarti.
    Un bacio, Lò, e grazie di esserci
    TCOM
    Mari

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  4. Non so se la parte migliore di te è quella dell'innocenza, non credo ciecamente nell'età innocente, la consapevolezza è un passo importante, ci rende maggiormente liberi, se sappiamo superare le sovrastrutture e non perdere l'essenza del sogno che ci ha guidato.
    E non vedo questi difetti nel tuo scrivere, anzi una continua lotta per non cedere e una continua ricerca in te stessa e nelle parole.
    Segno di una vitalità interiore ed artistica che non vuole arrendersi al tempo e alle tentazioni ad arrendersi che l'esistenza ci mette difronte. Un affettuoso saluto mia carissima Escura.
    ps La lettera di Dacia Maraini è il segno di chi sa essere una grande persona al di là di ciò che il mondo conosce di noi.

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  5. Assolutamente grazie, Luce, della tua stima che sento sempre nei miei confronti.
    Con "età dell'innocenza" intendo dire quando si è molto giovani e si vola in alto senza soffermarsi a saggiare la consistenza delle proprie ali.
    Ed è questa impetuosità, questa sfrontatezza, ed anche incoscienza, che caratterizza la stagione della gioventù.
    Innocenza, perchè il mondo ancora non ci ha intaccati, resi cinici o utilitaristici
    Quando si è giovani non si è molto pragmatici, ci si scaraventa nella vita anche con arroganza, con la presunzione di sapere molto di più di quello che in realtà si conosce.
    Eppure, Luce, in tutto questo non c'è ombra di peccato, ma l'eccesso di un sogno che pur ha ragione di esistere così come esattamente viene concepito: presuntuoso, eccentrico, inarrivabile, ma quanto vivo!
    L'età adulta rende consapevoli e ridimensiona, e questo non è sbagliato, non è invalidante, nè mortale, se noi sappiamo ancora ritrovare dentro noi stessi le motivazioni vere del nostro sogno.
    Io le ho ritrovate, Luce, ed è per questo che parlo di libertà e posso ancora appassionarmi alla mia impresa, traendo il positivo che è tutto nel mio personale piacere e senza mai dover compiacere altri.
    L'età dell'innocenza e quella della consapevolezza ed in mezzo le vicende della vita.
    Un bacio, Luce, e grazie davvero.
    Escura
    P.S. - E' vero quello che scrivi della lettera di Dacia Maraini: è il segno di una grande persona al di là di ciò che il mondo conosce di lei.

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  6. Ti hanno "giudicato" persone mature e tu a quel tempo eri molto più giovane di loro e, daltronde, come ogni "maestro" ci ha insegnato nella critica c'è sempre qualcosa di personale e quindi non è mai "saggezza pura". E poi, dico io, come si fa a giudicare una persona da un solo ed unico scritto?
    Ma sai quanti quadri brutti hanno dipinto pittori dai grandi nomi e soli quelli più belli hanno fatto poi di loro un nome nella storia?!?! Guarda Van Gogh, solo da morto ha avuto fama e solo perkè magari un critico più famoso d'un altro o un riccone ha comprato un suo quadro!
    Io credo ke tu sia una scrittrice a tutti gli effeti, umana, fantasiosa, realistica e soprattutto vera. Ci sono scritti ke piacciono di più e alcuni di meno, ma l'impronta è la stessa ed odora di te!
    Innocenza e consapevolezza sono rette parallele, non nascono sole e non hanno età!
    Uno strabacio
    La tua Fan
    Elisena

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  7. Quelle recensioni, Eli, sono sugli scritti proposti e non sulla mia persona.
    E, forse, non si è capito lo spirito di questo post col quale io non recrimo su quelle critiche, che non trovo nè stroncanti, nè cattive e neppure ingiuste, ma il mio era soltanto un viaggio tra il passato ed il presente, la valutazione di un percorso personale che passa anche attraverso l'analisi delle modifica, della crescita e della maturazione di me stessa perchè quando si è giovani manca l'esperienza, lo studio e la sperimentazione, doti che si acquisiscono col passare del tempo cosicchè all'innocenza (leggila anche come inesperienza, romanticheria ed anche faciloneria :)subentra la consapevolezza che costituisce la dote primaria della nostra personale capacità di realizzazione.
    In quegli aborti c'è tutta la mia arrogante purezza.
    Un bacio, Eli, e grazie sempre del tuo sostegno
    TVB

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  8. Era sottinteso x me ke il mio commento fosse riferito ai tuoi scritti e non alla persona!
    Forse mi sono come al solito spiegata maluccio!
    Aribacio e buona giornata
    Elisena

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  9. Si, Eli, ora è chiaro.
    Un bacio, e grazie

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