Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 31 marzo 2011

La giostra

La giostra gira frenetica nella mia testa, priva, però, della stabilità del fulcro che ne regola la roteazione, cosicchè ogni singolo elemento risulta slegato ed abusivo. Invadente.
Gira la giostra ma io non la cavalco, mi limito a guardarla dal basso, adattando il ritmo del mio cuore, sfiorata appena dal vortice impetuoso che la scaraventa verso l'alto.
Devo rimanere a terra a mediare con l'aria ed il vento, il sole e la pioggia, e gli stentati arcobaleni.

Amaranta mi spazzola i capelli, i nostri volti riflessi nello specchio: un silenzioso deja vù
Marilena


sabato 19 marzo 2011

La pelle e la seta

"Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d'animo, non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, dei viaggi all'estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino "
(Anais Nin)


LA PELLE  E LA SETA
 Lui le ordinò, spogliati!
E lei, obbediente, iniziò a spogliarsi.
Fallo lentamente, impose lui.
Allora lei iniziò dalle mani, denudandole degli anelli e quindi passò ai polsi, liberandoli dai bracciali come da pesanti catene.
Poi le dita salirono verso il collo a slacciare il nastro che lo cingeva, ma lui le disse, quello no, è l'unica cosa che puoi tenere.
E le indicò uno specchio verso cui guardare.
Allora lei tolse le scarpe.
Un'accenno di danza.
Poi alzò la gonna, sul fianco destro, e nello specchio balenò un riflesso di seta.
Flettendo il busto, con una lenta carezza, sbucciò la gamba dal suo lucido velo.
Alzò la sottana sul fianco sinistro, per toglier la calza che ancora vestiva, ma lui la fermò.
Solleva la veste ed apri le gambe, disse sdraiandosi sotto di lei.
Docile lei acconsentì a quella visione inibita allo specchio.
Con dita esperte lui esplorò la gamba ancora vestita, nella zona di confine tra la pelle e la seta, con una lunga, suadente carezza, a lambire il suo delta.
E l'ombra umida sulle sue mutandine.
Il capriccio di un'onda che nasce da un intimo tumulto, e lascia traccia di spuma, laddove lambisce la riva.
Continua, le impose lui riprendendo il suo posto.
E lei denudò la gamba che, nella seta, la pelle bruciava.
Fu poi la volta della sottana che scivolò a terra, pallida e aperta, come labbra di vulva.
Nello specchio cercò i suoi occhi per sentirsi più bella.
Ed avere conferma di quella sua offerta.
Lui disse, vieni sopra di me.
E la fece sedere sopra il suo sesso.
Ora l'onda montava come mare in subbuglio e su quel duro scoglio non vide salvezza.
Che lasciarsi andare a seguirne il sussulto.
Tutto bruciava, e s'inumidiva, la pelle e la seta, arsura e tempesta.
Il corsetto, pesante come armatura, e la carne che invocava incondizionata la resa.
Ma lui disse, ritorna allo specchio.
E lei obbedì, ma con fretta eccessiva nell'aprire i gancetti,  impigliò le dita nelle stringhe e nei nastri.
Così forte la voglia di spegnere il fuoco, di essere nuda come legna di bosco, che l'acqua irrora e reca ristoro.
Agognava alla lingua, alle dita ed al sesso, che muovevano l'ombra come fili nascosti.
Con mani febbrili sciolse l'ultimo nastro ed i seni eruppero come splendide lune.
Con rumore di foglia, staccata dal vento, scivolarono a terra le sue mutandine.
Per offrire all'uomo, che la sovrastava, il suo sesso ricciuto bagnato di miele.

mercoledì 16 marzo 2011

Non c'è sorpresa per chi scrive la storia

Se non riesci a spargere lacrime spargi inchiostro.
Era il 24 Marzo 2008 quando scrivevo questo sul mio diario.
Avevo da poco iniziato questo blog e lottavo per non cedere alla depressione.
Quanto inchiostro ho sparso?
Un surrogato alle lacrime ma non alla disperazione.
Se non ci sei dentro non puoi capirlo.
Dentro la disperazione, intendo.
Ci sono giorni che mi sembra di non farcela proprio: la solitudine, il buio, l'insonnia e quell'equilibrio, faticosamente riconquistato, che di nuovo salta, con le nevrosi che si rimettono in moto nel loro modo ossessivo.
E la noia.
La noia di chi non ha un interesse vero, sentito, verso la vita ma, piuttosto, si sforza di averlo e finge.

E' come scrivere la sceneggiatura di un film...non c'è sorpresa per chi scrive la storia.
Conosce le battute e lo svolgersi degli eventi, la trama è stabilita.
Lo sceneggiatore assegna i ruoli ed i destini.
Ma anche per lui è stato stabilito un ruolo ed un destino e, a differenza di quello dei suoi personaggi, è un destino più cupo.
Più solitario.
In ombra, sempre.
Non può mostrarsi  mai sulla scena altrimenti i suoi attori, con le parti assegnate, risulterebbero essere quello che nella realtà sono: finzioni, semplici interpreti di una storia congegnata.

Se non riesci a spargere lacrime spargi inchiostro.
Spargere inchiostro è stato comunque un sollievo.
Ma non basta più.
Il dramma della mie finzioni è che arrivo sempre alla verità.
Marilena

sabato 12 marzo 2011

La porta

Ad Erica
perchè non soccomba all'ipnotismo malvagio dei muri

Non cercare di abbattere muri per guadagnare l'uscita, ma cerca la porta.
A volte è nascosta così perfettamente da risultare invisibile.
Ma se avrai la pazienza di cercarla, guardando oltre il buio della tua disperazione, vedrai che quella porta c'è davvero.

mercoledì 9 marzo 2011

Ultionem









(Pubblicato nell'antologia "Ti racconto la donna" da "Writer Monkey.it" Dicembre 2018)



Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore
(dalla Lettera ai Romani - sulla vendetta e sul perdono)

SANTA LUCRINA
Santa Lucrina fu monaca nel convento eremitano di Nostra Signora Del Mare, nella città di Palermo, nell'Isola di Sicilia, dove subì martirio dagli invasori Arabi nella Jihad del 827, per non aver abiurato alla fede cristiana. Il martirologio ci narra delle brutali sevizie a cui fu sottoposta e come "l'attimo precedente allo stupro un'allodola fosse fuoriuscita dalla sua bocca e, piroettando verso l'alto, era sparita nella luce: l'anima della monaca s'era involata a Dio, preservandola vergine". Santa Lucrina è venerata come la protettrice delle promesse e dei giuramenti, ed è raffigurata nell'atto della preghiera con una rosa bianca tra le mani ed un'allodola sul capo.

AUSPICI
Quella notte, in sogno, le era apparsa la santa in bilico su un vapore di nuvola, a piedi nudi e col saio sdrucito, e con l'allodola, animale a lei sacro, che nidifica nella sua aureola.
Eppoi c'era stata la fioritura spontanea, e fuori stagione, di un bocciolo di rosa.
Lucrina l'aveva scorto, rorido di vita, spuntare irreale tra le erbe marcescenti dell'orto gelato.
Nel tepore della casa il bocciolo si era dischiuso nel velluto intatto delle sue vergini membrane.
Un fiore da offrire alla Santa, nell'onesto baratto di una primizia in cambio della certezza di una mano ferma.

IL PARADISO E' PER LE VERGINI. PER TUTTE LE ALTRE C'E' SOLO IL PURGATORIO 
Con questi bene auguranti auspici, Lucrina, si predispose ad attuare quel giorno stesso, sotto l'egida benevola della sua santa protettric, e quella della divina provvidenza, quella vendetta che il suo onore, ed il suo bisogno di giustizia, mai avevano cessato di reclamare da quando, nella mattina assolata di un luglio trascorso,  uno straniero, uno dei tanti che giungono dal mare, l'aveva stuprata nella luce piena del giorno, sotto gli occhi di quel Dio che tutto vede e al quale nulla si cela, e che pur non aveva mosso un dito per impedirlo.
Dio aveva volutamente ignorato quelle sue suppliche accorate che, invece, avevano grandemente eccitato il suo aguzzino che su di lei aveva infierito come fosse non una creatura viva ma un corpo di stracci, da fare e disfare, aprire e chiudere, secondo il proprio piacimento.
E Lucrina, vergine, non lo era più da tanto tempo, ed era ben risaputo come lei si guadagnasse il pane, ma questo non poteva addursi come giustificazione al disinteresse del tribunale di Dio e di quello degli uomini presso cui si era rivolta, subito dopo ed invano, per avere giustizia.
Subiscono stupro le vergini, le monache e le sante, le donne a modo e quelle timorate, mentre è inevitabile che quelle come lei allo stupro sono predestinate.
E non c'erano testimoni ad avvallare il suo isterico racconto, se non Dio che, però, mai si è materializzato come testimone d'accusa, o di difesa, in nessun'aula di tribunale.
E la giustizia legale ha ben altre priorità di cui farsi carico che le fisime di una donna che l'onore se lo vende per mestiere e per poche lire.
Che diritto ha di reclamare come furto ciò che già  non possiede più da tanto tempo?

Con parole severe il confessore l'ha esortata a sopportare con serenità la dolorosa prova a cui Dio l'ha sottoposta con lo scopo evidente di redimerla da quella sua vita peccaminosa, mostrandole la strada difficile, ma possibile, del Paradiso.
E come esempio le ha portato Santa Lucrina, la sua omonima, che ha subito il martirio per godere poi, nell'eternità, della presenza di Dio.
Quello che ti è accaduto è un segnale perché tu cambi vita: alla fine prendila come una cosa buona.

Lucrina aveva quindi smesso di appellarsi alla legge divina e a quella umana, e si era mossa personalmente alla ricerca dell'uomo perlustrando tutti i giorni i quartieri dei mercati e quelli delle taverne, spingendosi oltre la cinta delle mura in esplorazione della caotica, insondabile geografica territoriale, ricca di caverne naturali che immettevano, attraverso passaggi scavati dall'uomo, in cunicoli sotterranei, un tempo utilizzati come rifugio durante le invasioni nemiche e, nel presente, asilo per le anime perse e quelle dannate.
Finchè, una sera, lo aveva visto uscire spintonato fuori da un portone, ubriaco fradicio, che biascicava, rivolto ai fantasmi, minacce ed improperi, mentre s'incamminava malfermo verso una meta indefinita, come l'entratura di una tana.

LA VENDETTA E' UN' AZIONE CHE SODDISFA IL DESIDERIO DI UNA GIUSTIZIA MANCATA
Lucrina, che a dispetto del  nome che ce la fa immaginare minuta e di esili fattezze, era invece dotata di ossa possenti e membra solide, ed una chioma indomita di leonessa, e per l'evento aveva indossato brache da uomo e stivali al ginocchio, ed una camicia di seta pallida sotto cui s'intravedevano i seni eretti.
Nell'alta cintura di cuoio, in bella vista e a portata di mano, sporgeva il manico di corallo di un pugnale.
In questo modo si era predisposta ad affrontare l'avventura di quella giornata che si preannunciava tersa, sgombra di nubi e colma di attese.
Procedeva impavida, sullo sfondo di quella mattinata chiarissima, preceduta dalle note acute di un'allodola gregaria (forse la stessa che nidificava nell'aureola di santa Lucrina) e che annunciava al mondo l'ineluttabilità di un destino.
L'amazzone camminava spavalda, a capo eretto, i capelli serpentini imbrigliati in una reticella, e l'allodola complice che l'anticipava, annunciandola, quasi fosse addomesticata a tal fine: un araldo che preannuncia l'imminenza della catastrofe.
Traversò il quartiere dei mercati per immettersi nel reticolo di viuzze della zona delle taverne popolata da una umanità spergiura ed incoerente, dominata dall'umore del vino e dall'odore del sangue.
Zona franca: portoni bui e cortili reconditi, passaggi indecifrabili, sfuggenti allo sguardo della legge e a quello di Dio, accomunati dall'identica sciatteria morale che li aveva resi ciechi davanti all'ingiustizia.
La vendetta è un' azione che soddisfa il desiderio di una giustizia mancata.
A questo epilogo condiviso erano giunte, seppur da mondi e destini diversi, Lucrina l'amazzone e Lucrina la santa, quest'ultima deceduta prima dello stupro per la violenza degli abusi subiti e non certo per intercessione di una divina volontà.
La santa, solidale con la sua omonima, terrena e peccatrice, aveva manifestato il suo pieno appoggio a quell'impresa con simboli evidenti, quali la rosa prematura coi suoi petali di vagina e l'allodola gregaria.

TESTIMONIANZE
Nessuna vendetta fu mai, a memoria d'uomo, così esplicitata alla luce del sole.
Lucrina batteva a portoni che rimanevano chiusi e a finestre dietro cui occhi invisibili spiavano il suo passaggio, sotto la testimonianza del corteo che l'accompagnava e che, in molti giurarono d'aver visto, d'un tratto, l'allodola piroettare in verticale verso l'alto e precipitare, subito dopo, in plateale acrobazia, posandosi su un muretto dietro il quale, celato da una vegetazione gramigna ed inetta, giaceva un uomo sprofondato nel buio comatoso di un sonno etilico.

ULTIONEM
In molti asserirono di aver visto proprio questa scena come qui viene raccontata, riassunta dalla trascrizione del rapporto di una testimonianza oculare dell'epoca.

"E'stata l'allodola a trovare l'uomo che, altrimenti, non sarebbe stato possibile individuare se non dall'alto, nascosto com'era dal groviglio impenetrabile dei rovi e dall'erba folta, assolutamente immobile, tramortito dall'alcool e dalla sua insensatezza, mentre giaceva, come morto, tra i suoi stessi escrementi, nonostante la donna gli si fosse avventata addosso come una furia, scuotendolo e percuotendolo, ed ancora lui non dava mostra di rinvenire. Allora lei, senza esitare, ha estratto dalla cintura un coltellino e, con mano ferma, gli ha strappato via il pene. Solo allora l'uomo è tornato in sé urlando come il demonio."






domenica 6 marzo 2011

Il buio. E la paura.

Non riesco più a scrivere ma, ciò che più mi spaventa, è la consapevolezza di aver smarrito "l'estro dello scrivere".
Le parole sono  lucciole che si materializzano nel buio e vivificano nella loro luce per una frazione di secondo cosìcchè  io allungo la mano per afferrare quella loro scintilla, incoerente e vagabonda, alla ricerca di un luogo da rischiarare.
 E quando mi sembra di averla in pugno, la mia meravigliosa preda, allento la presa perchè possa, nell'incavo della mia mano, far frullare le ali, che non è mia prigioniera e che non le farò alcun male, che voglio solo scaldarmi alla scintilla del suo piccolo sole per ritrovare l'energia per rinvigorire il fuoco spento nella mia testa.
 Ma quando sbircio nel pugno chiuso mi accorgo di stringere il buio.
 Il buio.
E la paura.
Paura delle cose materiali e comuni: i vetri delle finestre e gli specchi, il monitor del pc e quello della tv, delle voci nel telefono, delle ombre quando scende la sera e mi barrico in casa e riaffiorano le antiche paranoie e i fantasmi iniziano la loro macabra sarabanda.
Nonostante la stanchezza fisica il sonno non arriva ma subentra uno stato di allerta con i muscoli, ed i sensi, tesi a schivare la probabile minaccia.
Il sonno della sentinella, intervallato dai doveri imposti dal compito della ronda, dal controllo maniacale degli interruttori e delle prese, a quello delle porte e delle finestre a quello, impossibile, di tenere a bada le ombre.
E' un regresso, questo mio,che ancora non riesco bene ad analizzare perchè si propone in maniera per me inedita e per la quale non dispongo di elementi sufficienti con i quali tracciare un quadro, seppure approssimativo, ma di supporto o come base da cui partire.
 Sonniferi ed ansiolitici per arrivare all'alba sono l'unico mezzo per avere un sonno intero.
Sono alla deriva e priva di una zattera a cui aggrapparmi.
E sono sempre meno convinta che la salvezza sia davvero nell'approdo.
Marilena