Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 26 novembre 2010

L'esule

Non era la più bella ma la più luminosa.
Il volto, dall'incarnato chiarissimo e circonfuso dall'aureola pallida dei capelli, e i movimenti aggraziati di una ballerina, le donavano un che di etereo, d' impalpabile, sicchè sentivi forte l'impulso materiale di toccarla per sincerarti che non fosse una visione.
Il suo abito grigio, quasi monacale, risultava ancora più nitido nella cornice dei rossi festosi e dei neri aggressivi, perchè la funzione dei colori violenti non sempre è quella di catalizzare lo sguardo ma, come capita in questo caso, di far risaltare, invece, ciò che è solo apparentemente incolore.
Dunque, non era la più bella, ma la più luminosa.
Quella che avresti voluto toccare.
Eppure nessuno degli astanti aveva trovato il coraggio di avvicinarla, d'invitarla a ballare, un cortese approccio per una prima confidenza.
Una invisibile linea di confine la divideva dal resto della sala.
Intimidivano la malinconia del suo sguardo spaesato di esule.
E quell'abito grigio, serrato fino al collo.


giovedì 25 novembre 2010

Ritorno ad una sfera più privata della mia scrittura

Da questo post in poi non ci sarà più la possibilità di apporre commenti nè io disquisirò più sugli altri blog: ritorno ad una sfera più privata della mia scrittura.
Mi sembrava giusto, però, dopo tre anni (quasi quattro, ormai :) di blog aperto dare una spiegazione a tutti coloro che mi hanno fatto dono del loro tempo e del loro pensiero, ai quali devo davvero molto e, con alcuni dei quali avevo stabilito un modo famigliare ed amichevole di dialogare, cosicchè immagino il loro stupore di trovare, di punto in bianco, sbarrata la porta del mio antro, senza un preavviso, senza un saluto.
Ci tengo a dire che la chiusura del mio blog ai commentatori non è dovuta alle intemperanze o alle astruserie di alcuno,( al fine c'era già attivato l'efficace strumento del moderacommenti) e che chi ha commentato fino ad oggi è sempre stato rispettoso della mia persona ma, come accade nella vita, subentrano necessità ed esigenze che ci portano ad effettuare modifiche e cambiamenti in quello che è stato, fino al momento, il nostro iter consueto.
Ma non potevo fare un cambiamento simile dopo tre anni......quasi quattro, e lasciar fuori dalla porta gli amici, i conoscenti, e chi anche solo di passaggio entrava e, spesso, ero io ad affacciarmi sulla soglia in attesa di un saluto, di un pensiero, che mai sono venuti a mancarmi.
Non è un commianto il mio dal momento che pur rimango in Blogosphere e che continuerò a scrivere nel mio blog e a leggere i vostri, è solo un modo diverso di esserci e, dare una spiegazione sul motivo è un rispetto dovuto, ed un attestato di stima, a chi ha condiviso con me questo lungo tratto di strada.
Grazie davvero
Con affetto
Marilena

lunedì 22 novembre 2010

Nomi

MarilenaAmarantaAlrunaAliceAmerilnaCamilla (Cam o Camille),   KindredEscura
Marlene, Marilyn e Mari (i nomi con cui, spesso, mi chiamano gli amici)

Ho deciso, per scongiurare il maleficio delle amnesie progressive che da un pò di tempo mi tormentano, di usare tutti i miei molteplici nomi come firma, secondo l'umore o il tenore dello scritto, o solo come personalizzazione del rapporto intercorrente tra me e chi commenta.
L'ho già messo in atto in fase sperimentale e trovo che sia un ottimo rimedio per sopperire ai vuoti di memoria, alle intemperanze umorali, alle crisi identificative e alle controindicazioni derivanti da un uso troppo prolungato, ed usurante, dello stesso nome, e per combattere tutti gli accidenti che da questo possono scaturire.
Una ulteriore chiarezza per me, quindi, prima ancora che per l'interlocutore che, come mi ha fatto rilevare l'Imperatrice Camilla abbisogna, talvolta, di note esplicative per sapere con chi diamine, tra le varie identità, sta al momento interagendo.
Camilla dice che non sempre si capisce e, devo convenire con lei, che ha ragione.
Il fatto vero è che, spesso, non lo so neppure io perchè accade che ad iniziare un post sia Amaranta ma a concluderlo sia Alruna.
Fai ordine, mi suggerisce pragmatica, l'Imperatrice.
Le ho chiesto di essere la mia biografa, di provvedere alle pagine del mio diario perchè lei, tra tutte, seppur è la meno creativa è di sicuro la più metodica.
La più affidabile.
Si è alquanto risentita di questa mia affermazione e mi ha risposto freddamente no.
Capisco che ci sentiamo tutti creativi anche chi, come l'Imperatrice, non ha alcun talento per nessun' altra arte  che per se stessa: lei è la prova della creazione di Camilla, un capolavoro magnifico, un assemblaggio magistrale di occhi, gambe, braccia, seni, natiche e capelli.
Tanti capelli
Una chioma fluente eppur così disciplinata.
Una donna che sa addomesticare i capelli in siffatto modo egregiamente potrebbe mettere ordine tra le mie tante identità che affollano, spintonano, bisticciano, persino s'azzuffano, che è risaputo che la dove ci sono tante donne c'è sempre molta vivacità.
Così, nell'intento di fare ordine, questo post entusiasticamente lo firmo col mio nome completo, quello dell'anagrafe e quello della chiesa: l'unica tra i miei fratelli, essendo la maggiore, ad avere il privilegio di tre nomi
Marilena (il nome scelto dai  miei genitori)
Anna (il nome della bisnonna, nonna di mia madre)
Rosa (il nome di mia nonna,  madre di mio padre)
Ed ecco,dunque, questo scritto, il primo della nuova era, che reca la firma estesa dei miei tre nomi
Marilena Anna Rosa

Images by Natalie Shau

sabato 20 novembre 2010

Amerilna

Arrivò dall'eternità, trasportata da una folata dell'ardente vento del deserto.
Un lungo viaggio: i capelli scarmigliati e le unghie sguainate, nascosto sotto il corsetto lo scapolare di Santa Maria Giudea l'Impenitente e, ciondolante da una treccia come un gioiello primordiale, un opale barocco.
Mi ha donato il suo coltellino messicano, la profondità della sua voce e lo sguardo di smeraldo dei suoi occhi.
Ha dormito con me, superba amante, cattiva e persuasiva.
Mai dolce.
Compagna, e mai sorella.
Maestra, e mai complice.
Mi ha insegnato il mimetismo del geco, la trasparenza dell'acqua, l'invisibilità degli spiriti, l'ubiquità dell'ipnosi e la  preveggenza delle streghe.
Da lei ho appreso i rimedi per fronteggiare, o alimentare, secondo il bisogno, le febbri del corpo, la peste dell'anima e i deliri della mente.
Ad essere disinibita e cruda.
Volgare e poetica.
Persuasiva.
Mai dolce, nel senso univoco del termine, se dolcezza è sinonimo di soavità e mitezza.

mercoledì 17 novembre 2010

Pirata e Gentiluomo

...ed oggi parliamo dei comportamenti maschili nell'ambito degli incontri d'amore.
Mi dispiace dirlo ma troppo spesso, lor signori, non si comportano nel modo dovuto e seguendo l'istinto che li domina si muovono con materialità, e spesso senza troppa attenzione, nei confronti della propria partner.
Consapevole che dopo questa premessa mi attirerò un coro di dissenso dal pubblico maschile, vado dritta per la mia strada ben cosciente, invece, della veridicità delle tesi che ora qui snocciolerò.
Quanti di voi, signori, sono davvero consapevoli del valore della propria partner?
Questa domanda, in particolare, la pongo a chi vive una relazione di lunga data.
Vi presentate spontaneamente a vostra moglie, o alla vostra compagna, con una rosa o una scatola di cioccolatini senza che sia a suggerirvelo la data del compleanno o quella dell'anniversario?
Dopo tanti anni la memoria diventa labile e, seppur ci si ricorda di queste date (scritte a caratteri cubitali sulla vostra agenda o rammentate da una segretaria solerte), quasi mai ci si sofferma sull'importanza di un piccolo dono al di fuori delle feste comandate.
Questo avrebbe l'effetto di farla sentire sentire sempre bella e desiderabile, una donna da conquistare tutti i giorni, a differenza di come tristemente accade nelle lunghe convivenze, come un complemento dell'arredamento casalingo
Una donna vi apprezzerà immensamente, non per la materialità del regalo, ma per il pensiero
esclusivo.
Gli strateghi uomini (che pur ce ne sono) ben sanno che questa inaspettata galanteria verrà poi da lei raccontata alle amiche, arricchita di significati e di atmosfere, sollecitando l'invidia delle altre signore che ponendola nell'olimpo delle privilegiate, susciterà ammirazione nei vostri confronti.

Eva ha trascorso la mattinata dall'estetista e dalla parrucchiera, ed ora perlustra i negozi del centro alla ricerca di una particolare lingerie che la rappresenti così come oggi si sente: bellissima e sexy.
Bellezza e seduzione che metterà in scena, in una rappresentazione privatissima, solo per il suo uomo.
Si guarda allo specchio e si approva: la nuova pettinatura è un capolavoro di riccioli e volute artisticamente "en désordre", la guepiere color malva, che ha maliziosamente correlato con un paio di lunghi guanti di raso nero, ne esalta il fisico prorompente.
Nel sottile, e troppo poco studiato linguaggio della lingerie, questa mise significa: sarò io stavolta la seduttrice, quella che prende l'iniziativa, quella che catturerà il pirata con l'arma potente della bellezza.
Stasera sarò io a condurre il gioco.

 TRE COSE ASSOLUTAMENTE DA NON FARE
- Non saltatele subito addosso disfacendo in un attimo quello che è stato il lavoro di una mattinata, ma ammiratela esaltandone la bellezza .
Corteggiatela
Non dovete correre all'arrembaggio di una goletta da catturare: lei è già nel vostro porto.
- Non muovetevi alla cieca strappando gancetti e disfacendo nastri, ma lasciate che sia lei a guidarvi quando lo riterrà opportuno: la pazienza dell'attesa è l'anteprima del piacere
Sappiate che nessuna donna ama veder ridotto a brandelli il suo vestito o, nello specifico, un costoso capo di lingerie.
- Non affondate le mani nei suoi capelli, arruffandoli, spettinandoli, disfacendo in un attimo il paziente lavoro di spazzola e phon per ottenere quella magnifica messa in piega così perfetta, moderno equivalente di una corona da principessa.
Quest'ultimo consiglio, dato nello specifico, vale per tutte le altre occasioni: mai mettere le mani nei capelli appena fatti di una donna, non c'è niente di più oltraggioso del disfacimento sul campo di ciocche e chignon.
Una donna è disposta ad accettare le vostre mani ovunque purché stiano alla larga dalla sua chioma!

Ricordate sempre, cari signori, che i contesti amorosi abbisognano oltre che della complicità anche del savoir faire, elemento di cui sovente ci si dimentica a causa dell'intimità casalinga che troppo spesso induce a comportamenti superficiali e prevedibili. Approssimativi, se non addirittura sciatti.

Particolare attenzione, quindi, a non confondere l'affascinante ruolo del Pirata che fa sentire la sua donna come il gioiello più prezioso del suo forziere, con quello rozzo dell'Ultras, avvezzo all'arrembaggio ma non alla conquista, perché le donne, invece, ben conoscono la differenza


giovedì 11 novembre 2010

La finestra sul mare


(Pubblicato nell'antologia "La radice dell'infinito"da "Writer Monkey" Luglio 2018)



Per Ady
 Perché sono le finestre aperte sull'immaginifico a  raccontare le storie più vere.
Anche quelle che non lo sono.

LA FINESTRA SUL MARE
Questa notte il mare è in tempesta, le onde irrompono sulla battigia con la furia di un'orda in fuga sotto l'impeto violento dell'acqua, quella orizzontale del mare e quella verticale del cielo, mentre il lugubre ululato del vento penetra dal camino, col suo  sibilo di anima dannata, impedendo il sonno alla giovane signora che dimora nella casa sulla scogliera.
Ada, questo il suo nome, s'affaccia a scrutare la notte, e nel paesaggio ostile delle ombre le riesce d'individuare, più con la memoria che con la vista, qualche dettaglio limitrofo, perché il tondo opaco della luna riflette il buio e non la luce.
Con un nubifragio di tale portata non c'è da sentirsi al sicuro nemmeno tra le mura della propria casa.
Questo pensa la giovane madre mentre veglia sul sonno del suo bimbo che pure dorme tranquillo, al sicuro, con lei che lo protegge, facendosi coraggio con la certezza che anche le tempeste più rabbiose, in ultimo, si placano.
Ed è ciò che avviene, perché il tornado, stremato dagli schiaffi violenti dell'acqua, va chetandosi in un vento supino, di bassa quota.
La pavida luna, di nuovo padrona del cielo, spande il suo alone oltre la linea dell'orizzonte, ad illuminare un paesaggio mutilato: sabbia arruffata, rami strappati, carcasse d'uccelli, e i legni di un' imbarcazione.
...ma non c'era nessuna barca qui attraccata, ricorda Ada con sicurezza, che il pomeriggio era stata con suo figlio sulla spiaggia a raccogliere  conchiglie, ed il molo era vuoto.
...deve essere stata trascinata fin qui dalla tempesta, e forse è il caso che io vada a controllare se  qualcuno ha bisogno di aiuto.
Congettura, combattuta fra l'istinto umanitario, che la spingerebbe ad uscire nella notte ostile, e quello materno, che le impedirebbe di lasciar solo il suo piccolo.
Mentre riflette sull'agire, ecco emergere dai relitti della barca, una figura barcollante.
Immagina, Ada, che sia un pescatore trascinato dalla burrasca a schiantarsi sul piccolo molo, ed è un miracolo che sia vivo.
La sua finestra illuminata fungerà da faro verso cui potrà incamminarsi per avere asilo.
Ma l'uomo ignora quel richiamo e s'affanna, invece, fra l'incaglio delle assi, a districare una rete impigliata che trascina verso il mare aperto.
La luna, ora, è un potente riflettore che illumina la scena, e dalla sua  finestra sulla scogliera Ada lo scorge immerso tra i flutti, sollevare e stringere tra le braccia un voluminoso fagotto.
Ma non è un fagotto, ultimo bene scampato al naufragio, quello che lui serra al petto, ma una donna, i cui lunghi capelli s'irradiano, come sottili rami di corallo, sulla superficie dell'acqua.
Ha il capo reclinato sul petto di lui, le cui braccia la raccolgono dalla cintola in su, mentre l'altra metà del corpo resta immersa.
Abbracciati nella culla del mare, ignorano la luce proveniente dalla finestra.
Quella tempesta ha stravolto il precario equilibrio a cui i due innamorati, una sirena ed un pescatore, s'erano adattati, lui a viver sulla barca e lei al rimorchio della sua rete, prima che l'apocalisse li trascinasse su quel molo della città di Napoli, che non era, ai tempi in cui avvenne questa loro storia d'amore, la  metropoli di oggi, ma solo un grosso borgo di pescatori e di mercanti, in un tempo remoto in cui Ada non era ancora nata né si aveva  alcun presentimento della sua nascita.
Ma questo lei non può saperlo, convinta com'è che tutto si stia svolgendo in tempo reale.
Dopo un ultimo bacio, la sirena scompare sotto il pelo dell'acqua e il pescatore s'incammina verso la terraferma
E' un addio, dunque, quello che è andato in scena sul molo deserto e devastato dalla tempesta, e da cui la distoglie la voce di suo figlio che s'è svegliato e la reclama accanto a sé.
Quando Ada di nuovo si affaccia, l'accoglie un'alba striata di sole, sullo sfondo di una natura levigata, compatta. Impermeabile.
...e nessuna traccia dell'apocalisse notturna e dei resti del naufragio.
Come se tutto fosse stato un sogno.
Un'allucinazione
O una magia.
...perché quando si spalanca una finestra sul mare può benissimo accadere che una storia del passato riemerga nel presente, nelle sue esatte sequenze, come nella proiezione un film.
Perché sono le finestre aperte sull'immaginifico a raccontare le storie più vere.
Anche quelle che non lo sono.



domenica 7 novembre 2010

Finestre

Oltre la siepe splende la luna che non è astro ma solo luce di una finestra che rifulge nel buio come cristallo di specchio, richiamo, promessa, smania d' attesa per lui che non dorme ma aspetta che lei accenda la sua di finestra per dar cuore alla notte e scuoter la brama di chi non ha un nome ma solo un contorno, un'ombra nel vetro che aspetta paziente e più è lunga l'attesa più cresce la voglia e allora rallenta quel tanto che basta, quel tanto che serve, per rinnovare l'urgenza della sua luce che tarda  perché stanotte c'è luna e non serve altra fiamma a rivelare quei gesti che la sua ombra s'inventa per dare il piacere a chi non ha corpo ma solo pupille, affinché lei copra il buio con un lenzuolo notturno ad avvolgere la siepe che li separa. Scioglie i capelli e li spazzola a lungo e poi li riavvolge in cima alla nuca a lasciar nudo il collo senz'altra catena che quella del laccio che incastona una perla, traslucida e bianca, come goccia di luna, la stessa che occhieggia, diafana e lontana, sul confine remoto della siepe comune. Dalla finestra la sua ombra la fissa, non distoglie lo sguardo neppure un momento, aspetta paziente che si sazi del gioco, un inganno da poco di donna annoiata che consapevole ignora quella luce sguaiata e prosegue la recita come attrice pagata per far godere chi guarda, senza essere visto, dietro una porta o una finestra. Attrice che simula una parte non sua con tutto il fervore di una novizia che vuol essere creduta esperta davvero, e sembra una bimba che gioca alla donna ma è una donna che inganna in un gioco di bimba. E lo fa con tal grazia e naturale scioltezza che tu lo diresti che è il suo mestiere, che lei è davvero quello che mostra e che la realtà è quella del vetro e della perla di luce che risplende pallida sul nudo del collo ed ora dilaga sui seni sbocciati dalla sottana. E quando nuda si offre dietro il vetro appannato senz'altra insidia che la sua voglia svelata, la luce sfiamma dall'altra finestra, cede il posto alla luna e alla luce di perla, asseconda nel buio il ruolo che lo riguarda, l'estremo del gioco che paziente ha agognato.
Spegne la luce perché lei non lo veda, che quella parte è solo la sua.
Non è rispetto alla nuda puttana ma a quel desiderio che solitario consuma.