Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 30 giugno 2010

Sex Confidential

Chiamatemi Eva.
Eva è una identificazione che mi calza alla perfezione.
Pronunciando la prima vocale di questo nome le labbra si schiudono per sfiorarsi poi in un bacio, e riaprirsi di nuovo.
Perchè io sono, al pari del mio nome, una donna che si schiude, si sfiora, e si riapre di nuovo.
E questa intervista null'altro è che il racconto della mia scelta, consapevole ed adulta, di vivere il sesso nella sua mera essenza di carne e piacere, senz'altro contorno né implicazione.
Sono Eva, una donna giovane, indipendente.
Ho un lavoro che mi appaga, buone relazioni sociali e solide amicizie.
I miei genitori mi hanno educato ai principi della famiglia e della religione.
Loro, di certo, non approverebbero.
Sono single per indole e per scelta.
Sono di sicuro diversa dalle mie amiche alla ricerca costante del partner ideale, o di un solido rapporto di coppia.
Non escludo dalla mia vita l'amore.
Forse un giorno arriverà.
Quello che sò è che il sentimento si consuma in fretta.
Il sesso, invece, sempre si rinnova tutte le volte che lo faccio con un uomo diverso.
E, soprattutto, non serve essere innamorati per avere un orgasmo.
Nessun inganno.
Divertirsi è il fine.
Ma non sono una sprovveduta.
Non ho mai avuto incidenti di percorso.
Delusioni, bè quelle sono nel conto.
Ma nessuna violenza.
E sesso sicuro.
I preservativi li offro io.
Se lui non mi convince lascio perdere.
Questa è la mia regola.
Deve piacermi molto fisicamente.
Il sesso per me è completo appagamento, per questo i criteri di scelta sono molto importanti.
Non mi piacciono gli uomini irsuti e le dimensioni del pene hanno molta rilevanza.
E non ho remore ad accertarmene.
Carezze mirate, sfrontate, per capire se lui ha i requisiti necessari prima di andarci a letto.
Non cerco l' amore ma solo il piacere e valuto, quindi, sulle mie esigenze.
Non sempre il risultato è all'altezza delle promesse.
Ma questo lo posso scoprire solo dopo.
Non m'interessa una relazione e lo dico da subito.
Inutile perder tempo, e la chiarezza serve a non ingannare nessuno.
Voglio solo divertirmi e provare piacere.
Alcuni degli uomini che vengono a letto con me pensano che sia una puttana.
La mia sessualità libera, di donna senza inibizioni che sa quello che vuole, li spaventa.
Una donna con la sessualità di un maschio.
Mi giudicano allo stesso modo con cui le altre donne giudicano loro.
Io non do giudizi di questo tipo.
Se lui mi piace, e penso che sia a posto, facciamo sesso.

sabato 26 giugno 2010

Il mio riflesso nello specchio

Al diavolo lo stile, voglio essere per una volta caotica, in pieno disimpegno esistenziale.
Voglio spogliarmi delle nere palandrane che a strati si sovrappongono sulla durezza del mio corpo.
Mi piace l'essenzialità di me stessa: la vita stretta ed il seno minuto.
L'asciuttezza, priva di sbavature, della mia struttura fisica.
Davanti allo specchio, vestita solo del collarino di raso e del bagliore satinato della pietra verde che si stempera in punte di luce opalina, tono su tono, col colore dei miei occhi.
Ed i capelli, filamentosi ed eterei, un corto velo senza peso, che m'incornicia il viso.
Il rimbombo dei tuoni mi suggerisce una rossa apocalisse esterna.
Frammenti di stelle e cornicioni di tramonto in bilico sul tetto del mondo.
Vesto le mie mani coi guanti di pizzo nero di mia madre.
Un collarino di raso e guanti di trina, di niente altro necessito.
Quando sono stanca di essere la me stessa di sempre posso fingermi altro.
Ma oggi sono tumultuosamente io nella mia femminile interezza.
Ed appagata di esserlo.
Il riquadro della finestra si spalanca su un panorama da purgatorio.
Sono certa che se allungassi una mano a penetrare la tempesta d'acqua potrei cogliere un frammento di stella.
O una zolla di tramonto.
Ma qui, nel silenzio asciutto della stanza, c'è il raso del collare ad accarezzarmi la gola, e le mie mani guantate di merletto, a scostare il velo bruno dei capelli per scoprirmi la bocca e baciarmi le labbra riflesse nello specchio.
Marilena

domenica 20 giugno 2010

Tutte le notti

Tutte le notti mi vieni a cercare quando la voglia oscura t'assale, e tu l' assecondi con l'istinto crudele di ringhio di denti e graffi di dita, e di un cenno imperioso che mi china la testa e m'intrappola il viso tra le tue gambe.
E' questo il tuo amore, un liquido opaco che m'irrora la bocca e mi riempie la gola, nessuna carezza, seppur rozza o dimessa, contatto umano che lega o dimezza, ma che non ignora.
Ma abbiamo bisogno di questa distanza per essere veri, tu il lupo perverso che strappa e dilania, io l'osso e la polpa da scarnificare.
Ed eccomi qua prona ai tuoi piedi, la tua mano cattiva sulla mia testa, padrona assoluta che ordina e sferza, senza bisogno di cinghie o di fruste, perché l'obbedienza è la mia parte d'amore.
Son quella che sono nella mia interezza, un corpo di carne e nemmeno un nome.
O una voce, una veste, una traccia d' odore.
Son quella che sono per farti godere.
Tutte le notti, quando arrivi e mi scegli, una tra tante, ma sempre la stessa, mi prendi e mi domi con capricciosa veemenza, mentre io recito il ruolo dell'obbedienza.
Chissà se mai ti sei chiesto il mio nome, o sotto la maschera il colore degli occhi, un indizio di bocca che non sappia di sesso, e che muta ripete ossessiva il tuo nome.
Ti ho battezzato e non lo sapevi, la prima volta che mi hai messo il collare, con quelle tue mani che sanno di tana, quando mi hai chiuso la bocca ed imposto il silenzio e sottomessa nuda ai tuoi piedi, perché mai m'illuda su un mio tuo possesso.
Tutte le notti ho sempre aspettato quelle tue mani crudeli e senza carezze, solo redini dure a cui obbedire, cinghie spietate a cui sottostare.
Tutte le notti, un piacere perverso perché tu mi scegliessi, una tra tante, ma sempre la stessa, un corpo di carne senza voce né nome, ma solo vivo di labbra e di pelle, perché null'altro abbisogna al padrone che impone.
Null'altro spetta alla cagna che serve.

venerdì 18 giugno 2010

Nella mia testa

Se tu potessi guardare nella mia testa ci troveresti una festa di coriandoli su una fossa scavata di fresco.
La zappa è ancora lì, poggiata su una pietra, con gli angoli sporchi di terra e sul manico le impronte delle mie dita.
Prove della mia colpevole spavalderia.
Arroganza burlesca nell'immaginare che fosse possibile un carnevale condiviso su questo bordo di terra così friabile che, un solo passo maldestro, può tramutare in precipizio.
Se tu potessi leggere nella mia testa.
Non nel mio cuore, ma nella mia testa.
Il cuore è un asilo fittizio, oasi utopica per i poeti e i sognatori, non per chi, come me, lascia le proprie impronte su un manico di zappa.
Il cuore è un luogo sempre troppo enfatizzato, pubblicizzato, organizzato per i grandi viaggi, quelli che promettono suite di lusso e camere con vista.
La testa, invece, somiglia molto a quella fossa tombale che stamani ho iniziato a scavare con l'intenzione di seppellirci tutti i miei feticci.
E le mie parole, con i punti e le virgole.
Il mio rossetto e la mia anima sfinita.
Una ciocca dei miei capelli e i miei occhiali scuri.
La tastiera del pc, che avvolgerò nel mio scialle più bello, come il corpo di un soldato nella sua bandiera.
Dopo che l'avrò calata nel loculo tombale, porterò la mano alla fronte in un ultimo solenne saluto.
Ma per essere davvero come io vivo questo momento dovrebbe ora cadere la pioggia.
Un cielo scuro e nuvole basse.
E turbinio convulso di coriandoli.
Tanti coriandoli a coprire quelle zolle di terra dove, stamani, ho seppellito i miei feticci.
Marilena
(dedicato a te che ti limiti a guardare nel mio cuore ignorando la mia testa)

Anteprima

mercoledì 16 giugno 2010

Sono davvero arrabbiata

Attraverso il Feedjit mi sono accorta che il mio "Frammento - Un dolore da uomo" è finito sulla pagina facebook di una utente ed ora risulta su Google come fosse stato scritto da lei.
Gradirei che questa ragazza applicasse le elementari norme di etica che, doverosamente, ognuno di noi dovrebbe far sue, attraverso le quali è stabilito citare sempre la fonte da cui si preleva.
Una correttezza dovuta nel rispetto di chi, come me, crede nella condivisione e nel libero divulgamento delle idee.
Il post in questione è stato pubblicato da me, su questo blog, il 13 Giugno 2009 e ripubblicato in data 16 Febbraio 2010 da : Sσиу-¢нαи : Frammenti - Un dolore da uomo... | Facebook
LINK
E' stato fatto presente all'utente di citare la fonte, ossia questo blog, per dimostrare di aver agito in buona fede e non per spacciare per suo qualcosa che, invece, appartiene a me, altrimenti lo segnalerò come un abuso.
Sono davvero arrabbiata.
Marilena

THE ORIGINAL
Anteprima

sabato 5 giugno 2010

Una donna abitata

Chi cazzo sono Amaranta e tutte le altre che mi abitano dentro?
Perchè ho questo irreprimibile bisogno di raccontarmi parlando anche di loro?
Protagonismo che disturba e mi mette in cattiva luce con chi, invece, dovrebbe apprezzarmi.
Fuori sono timida, essenziale, di un certo tipo.
Dentro sono un caos nevrotico e d imprevedibile.
Un caos abitato da altri caos.
E' che faccio, ormai, sempre più fatica, ogni giorno, a sottostare ai diktat del mondo.
A mediare continuamente.
A ringraziare per avere avuto soltanto quello che mi spetta di diritto.
Premesso che è un bel pò che non penso di ammazzarmi, e questo già lo vedo come un progresso, in definitiva ho accettato la mia croce perchè ci sono cose da cui non posso sfuggire, come la malattia di mia madre.
Da quella è proprio impossibile fuggire.
Cioè potrei farlo, ma non voglio.
Ma tutto il resto?
Tutto quello che si mangia la mia testa, che m'inchioda a responsabilità futili, assolutamente non vitabili ed egoistiche, che mi limita e mi perseguita, e punta sui miei sensi di colpa (potrei essere l'equivalente femminile di Gesù tanto in questi ultimi dodici anni mi sono caricata sulle spalle di tutti i mali del mondo, giustificando gli altri dei loro peccati e prendedomi il loro fardello in eccedenza), sul mio fottuto senso del dovere, sul rispetto per me stessa e del consorzio umano che mi circonda.
E di tutto quello che mi si aggrappa addosso, mi permea, spurgandomi dentro il suo malessere stantio.
Possedendomi.
Così cheto la mia isteria latente con Efexor e pillole coadiuvanti.
Solo per dormire, nonostante gli scompensi notturni, non prendo nulla per evitare lo stordimento passivo che farebbe di me una perfetta zombie e mi toglierebbe anche quell'ultimo istinto a decidere almeno sulle cose marginali a cui io ora, per sfida e per bisogno, sono costretta a dare un senso vitale.
Ma mi rendo conto che più passa il tempo ho sempre meno energie, fisiche e mentali, a cui attingere.
Riesco, però, ad avere ancora guizzi d'orgoglio per urlare testardamente i miei no.
Ma a che serve?
Sono solo vittorie momentanee, per riprendere fiato e ributtarmi nella mischia.
A volte penso che queste pause, in cui mi sembra di aver conquistato un avamposto, rientrino solo in un gioco strategico predefinito, per non farmi sentire troppo stremata e darmi l'illusione che io ancora sia in campo.
Insomma, è come quando sotto tortura il boia si ferma e ti ritempra con acqua ed una minestra energetica, medica le tue ferite, diventa persino amichevole, ma solo per mantenerti in vita ancora per un pò, fino a che non abbia compiuto per bene il suo sporco lavoro.
Marilena

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