Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 14 marzo 2010

Immagini di una donna

Mi sembra tutto falso in questo mondo, dalle ambiguità di chi scrive alle interpretazioni di chi legge.
Questo l'amaro commento di un amico deluso, sconcertato dalle troppe interfacce di Blogosphere.
Dalle infinità possibilità che questo strumento offre per proporsi, mostrarsi o tramutarsi in qualcun' altro.
Il mio amico è una persona profondamente onesta.
Sono sicura, per quel che lo riguarda, che non ha mai barato qui, così come nella vita.
Ma è davvero essenziale l'onestà in Blogosphere?
E cosa s'intende per onestà?
L'onestà in un racconto ha un ruolo davvero marginale, (ovvio, se non si va nell'autobiografico) rispetto alla veridicità, ad esempio, di un resoconto politico o, storico.
O di una partita di calcio.
Per tutto il resto, a parer mio, conta la capacità persuasiva di chi scrive per ottenere l'attenzione di chi legge.
Perchè chi apre un blog vuole comunicare e ricevere risposte.

Il mio gioco, in Blogosphere, è quello della scrittrice.
Nella vita reale sono solo un operaia ma Internet mi da questa opportunità propositiva.
Che mi realizza nella mia passione per la scrittura.
Seppur è solo un gioco, lo conduco con serietà.
I miei scritti non sono mai improvvisati.
Comprendono studio.
Documentazione.
Ed analisi.
Non pubblico nulla se ho il dubbio che un mio post possa aspirare ad una forma migliore.
Non la perfezione, che a quella non giungerò mai.
Ma la veste migliore.
Così quando scrivo invento, camuffo, distorco, amplifico o limito, secondo la mia predisposizione del momento.
Come immagino faccia una scrittrice di professione.
Quando scrivo sono padrona dello spazio, del tempo, e della materia.
Regista e sceneggiatrice.
Attrice protagonista.
E' la mia fantasia che va in scena.
Perchè se limitassi il mio raccontare a ciò che è la realtà della mia vita quotidiana sarebbe una noia mortale.
Non avrei null'altro da scrivere se non delle mie fisime esistenziali di cui, per altro, abbondantemente ho già delirato.
Parlerei della malattia di mia madre, di una vita solitaria, di fallimenti certificati e di traguardi illusori, e delle ossessioni suicide che, fin dall'infanzia, mi fanno compagnia.
Crudamente, ed in poche parole, è questo il quadro reale della mia vita.
Ma qui, in Blogosphere, sono una scrittrice che, per mangiare e pagare le bollette, si spacca la schiena in una ditta di pulizie per poi tornare a casa, la sera, in un appartamento ormai quasi sempre solitario e, nonostante la stanchezza, trova l'energia per inventare canovacci e fantasticare su trame da cui, per scetticismo esistenziale, è bandito il lieto fine.
Non c'è nessun vero libro.
Qualche amico lettore.
E la mia soddisfazione personale.
Perchè il gioco della scrittura rende più vivibile la mia quotidianeità.
Dov'è la finzione?
Dico il vero quando affermo di essere una scrittrice, dal momento che scrivo in un blog.
Che la mia scrittura implica la ricerca di uno stile.
Di una configurazione.
Il prodotto della mia ricerca è nei periodi brevissimi, composti anche solo da un verbo o da un aggettivo.
Da una punteggiatura ridotta essenzialmente all'uso della virgola e del punto, che di norma stabilisce un a capo.
Dico ancora il vero quando affermo che la mia scrittura ha come fondamento me stessa.
Trae spunti dal mio vissuto reale ma, soprattutto, in quello interiore delle emozioni, dei desideri.
Dell'immaginifico.
E' tutto vero, quindi, pure ciò che può non sembrare, perchè è la mia intelligenza a partorirlo.
Un' ispirazione.
Una evocazione.
Una poetica.
Che personalmente, e sempre, mi riguarda.
Un desiderio latente.
Una intuizione imprevista.
Una voglia improvvisa.
Anche ciò che non sembra dovermi appartenere.
Anche quello che risulta stridente.
Come una nota troppo acuta.
Senza uno spazio preciso sul rigo musicale.
Ma di cui ne rivendico la piena appartenenza.
E la veridicità.
Perchè, nel mio modo di essere, non c'è intermittenza ma una salda linea di collegamento tra la mia identità di superficie e quelle sotterranee.
E quei desideri latenti che, nella mia scrittura, diventano immagini di una donna.
Marilena

22 commenti:

  1. Evviva blogosphere!
    Ciao, sorella, sono di un breve passaggio.
    Ma lo ripeto Evviva blogosphere che ci dà la possibilità di tirar fuori l'essere estroversi dall'introversismo (esiste sta parola? boh?)o porci, anche se solo per un commento, al centro dell'attenzione di chi ci legge!
    Non c'è linea di confine tracciata da ciò che si è e che ci sentiamo di essere. Meno male. Sarebbe la fine. Quel tuo amico è anche un mio amico e il suo modo di essere è quello di un essere intelligente che, da buon filosofo intellettuale, non riesce a vivere senza i suoi dubbi esistenziali. Ma...hai visto la pausa che messo? E' la più ricca di sapori fragranze e colori degne di dubbi esistenziali. Eppure esistono e son vere!
    TVB.
    P.S.: Le tue identità sotterranee sono peggio delle linee della metro! Ma i passaggi in superficie sanno del giro del mondo in mongolfiera. Tu continua a scrivere, sempre!

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  2. "Farò il mio rapporto come se narrassi una storia, perché mi è stato insegnato, sul mio mondo natale, quand’ero bambino, che la Verità è una questione d’immaginazione. Il più solido dei fatti può soccombere o prevalere, a seconda dello stile in cui è esposto: come quel bizzarro gioiello organico dei nostri mari, che si fa più brillante quando una donna lo indossa e, indossato da un’altra, sbiadisce, si fa opaco e diventa polvere. I fatti non sono più solidi, coerenti e rotondi, e reali, di quanto non lo siano le perle. Entrambi, però, sono sensibili.
    La storia non è completamente mia, né sarò io solo a narrarla. In realtà, neppure sono sicuro di chi sia questa storia; voi potrete essere giudici migliori. Ma è tutt’una, e se in certi momenti i fatti parranno cambiare, con una voce cambiata, ebbene, allora voi potrete scegliere il fatto che più vi piace; eppure, nessuno di essi è falso, e si tratta di una sola storia."
    Ursula Le Guin - La mano sinistra delle tenebre

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  3. Sono onorata Marilena di sostenerti e condividere i tuoi pensieri in primis, ritengo che il mondo interiore non ha limiti e non esistono false verità, ma sensazioni ed emozioni tanto grandi quanto possano essere amplificate dalla capacità di scriverle e trasmetterle, in questo mia cara tu sei "GRANDE", io mi sento parte della tua corrente e vivo le immagini e sensazioni che trasmetti, vogliamo dargli un nome? Diciamo allora che è "LA VOCE POETICA" che sia poesia o prosa non differisce dalla sorgente che la crea, lo scrittore è colui che scrive!
    La scrittura nasce da un incanto e da un disagio, la parola si muove nella coscienza, emerge da un dono, da una ragione che si sposta in un sentimento di criticismo allo stupore e meraviglia, é un viaggio che procede in stasi imperfetta verso la metamorfosi, in cerca di una forma entro la quale "la parola" possa finalmente trovare pace tra la vicissitudine tragica dell'esistenza alla ricerca dell'anima.
    Ne risulta così un'interazione reciproca, fedele, difficile e dolorosa di un'autentica voce poetica; l'essere e il divenire, la voce e la scrittura, la memoria dell'essenza e il suo accorato oblio.
    Bisogno di tipo esistenziale, ricerca di qualcosa di meno contaminato, consolazione allo squallore, verifica di inquietudini, fuga dal consueto, dalle regole.
    Lo scrivere si nutre più di domande che di risposte e costituisce per sua natura uno dei linguaggi come lo sono quelli del sogno, della follia, dell'estasi.
    Come tale rappresenta un potente antidoto.
    Scrivere diventa dunque promessa d'essere, attraversamento del sensibile, versarsi nell'atto creativo, dallo spazio tragico in cui si vanifica al ricomporsi di frammenti visibili.
    La scrittura è traffico dell'inconscio.
    Nel mio caso é una sorta di esigenza di poesia assoluta attraverso la riappropriazione di un'immagine che punta sulla premessa di riscatto come forza propulsiva che intacca le cose e segna la coscienza, lo squilibrio tra fantasia e sguardo, tra ascolto della memoria e occhio che osserva il presente rendendo sempre vivo il processo creativo.
    Mi si interpongono i ritmi pieni e vuoti dell'esistenza, con l'ansia di dare loro un senso.
    Tempo e spazio divengono fondali solitari, inquieti e inquietanti, secondo le implicazioni mutevoli del reale.
    Il lirismo intimo esprime la speranza di poter sfuggire all'indifferenza, verso la conquista di una "gloria oscura" una ragnatela di sogni e di allucinazioni.
    Dai depositi immaginali dell'anima, all'accettazione di un dono troppo grande per essere interpretato.
    Ed in questa visione sento la nostra unione.
    Un abbraccio grandissimo come te!
    Giulia

    P.s. scusa se ho occupato così tanto spazio, ma è stata un'esplosione che sentivo a tuo sostegno.

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  4. Sai Marilena tocchi un tema straaffascinante, fino a che punto siamo la nostra maschera ? Io credo moltissimo, è un desiderio intimo e perciò vero. Ciò che ci interessa è già un parlare di noi profondamente, non importa che tu non sei la ragazza cattiva che va ovunque, ed io non sono la gatta di cinecittà - non sono neppure un gatto sniff - ma dentro di noi quelle realtà esistono, hanno una loro concretezza, sono reali,tangibili in qualche modo. Forse arte e vita - qui blog e vita -
    non coincidono totalmente - forse - ma esistono nel momento che sono creati, nel bene e nel male sono stati concepiti, sono nati e vivono, crescono, muoiono. Certo sono figli di esseri umani, saranno lo specchio di loro con tutte le sfumature, con i chiaroscuri, con dubbi , mancanze, bontà e cattiverie, lampi di genio e stupidità. Ma ciò è per un blog come lo è per un libro,un quadro, un film, una canzone, un'immagine, ognuna di esse ha una sua essenza reale.
    Un mondo di fusa cara streghessa scrittrice d'incantesimi, è anche questo è una verità.
    ps. un abbraccio al tuo amico

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  5. Ciao Marilena,bello il tuo post,una grandiosa autoanalisi della tua persona,posso dirti con il cuore in mano che non è da tutti,complimenti.
    Ti considero una grande donna e una grandiosa scrittrice.
    Buona serata.
    Un bacio.

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  6. Sai Eli, più scrivo e più acquisto consapevolezza di me stessa.
    L'esercizio della scrittura aiuta a far emergere molto di noi. La scelta delle parole induce a far chiarezza e ad evidenziare le contraddizioni.Mai avrei pensato di riuscire a scrivere così tanto di mio. Nè di entrare così tanto nell'intimo di me stessa.
    E' una consapevolezza più matura. Un passo avanti, daterminato solo dalla mia volontà.
    Il nostro amico si pone giusti dubbi.
    Spero solo che torni presto.
    Un bacio, sorella strega rossa, è bello riaverti tra i piedi
    Marilena
    P.S. - Ti confido, Eli, che le mie identità sotterranee, sebbene intricate come le linee del metrò, sono quelle che mi danno più soddisfazione

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  7. Carissima Marilena!
    Ci sarebbe da creare un dibattito e discutere delle ore sul tema di questo tuo bellissimo post!
    Io non credo che il mondo di blogosphere sia "falso", tutt'altro! Quello che io ho scoperto è stato un mondo ricco e variegato e proprio per questo degno di essere vissuto...in ogni post che ho letto e commentato vi ho trovato l'anima della gente che vi scriveva! E questo, a mio modesto avviso, è realtà allo stesso modo di come lo possa essere la vita "concreta" nella sua quotidianità! Passioni, emozioni, desideri, sentimenti....sono tutte cose che fanno parte del nostro essere e che, in questo mondo virtuale, io riesco a percepire in maniera ancora più diretta che nella vita "reale", per il semplice fatto che attraverso la mediazione dello schermo si riesce ad essere più disinibiti ed avere un approccio con noi stessi e con gli altri più spontaneo, schietto, vero...di conseguenza, per me, molto più reale che nel quotidiano in cui, bene o male, siamo tutti abituati a "recitare" il nostro ruolo che, per un motivo o per un altro, ci hanno creato...e alla fine anche noi abbiamo finito per crederci!
    Allora mi viene da chiedere: Qual è la vera realtà? E poi chi stabilisce cosa sia realmente la realtà? Troppo riduttivo confinarla nel quotidiano....
    E tu, mia cara amica, sei un'operaia nella vita di tutti i giorni, perché questo è il tuo lavoro, e una scrittrice nello stesso tempo, perché questo è il tuo essere, la tua passione, il tuo modo di esternare le emozioni e il vissuto! Ed io ti leggo sempre con interesse per quello che riesci a trasmettermi, con i tuoi scritti, a livello concreto! Le emozioni che noi proviamo, scrivendo o leggendo gli scritti altrui, sono estremamente reali... e questa è vita allo stato puro! ;)
    Ti abbraccio fortissimo e ti chiedo scusa se ultimamente sono un pò assente... sto cercando di mettere ordine nella mia vita e non è un periodo molto sereno :(
    Ma ti leggo sempre, anche se non sto commentando spesso!
    Mille baci
    Claudia

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  8. E'indubbiamneto vero, Lorenzo, quel passo estrapolato dal bellissimo libro della Leguin (me lo devi prestare di nuovo, perchè mi è venuta voglia di rileggerlo).

    ......che la Verità è una questione d’immaginazione. Il più solido dei fatti può soccombere o prevalere, a seconda dello stile in cui è esposto.

    E' assolutamente vero.
    Lo stile condiziona e la capacità persuasiva fa il resto.
    Chi scrive deve avere la capacità di essere non solo se stesso, ma anche il suo contrario
    L'ombra e la luce e tutte quelle sfumature che all'interno ci sono.
    Una unica persona e tante persone.
    Lo scrivere ha portato alla superficie le mie identità, e questa non è un inganno di scrittura per catturare l'attenzione, ma è una consapevolezza che lo scrivere, e l'analisi poi dei miei scritti, ha portato in superficie.
    E' reale Amaranta, così come reale è Alruna e Alice e tutte le altre, che a periodi emergono con più prepotenza, ora l'una, ora l'altra.
    Io sono tutte loro.
    Loro sono sempre me.
    Un bacio, Lorenzo
    E grazie infinite per esserci
    Marilena

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  9. Giulia, hai scritto un commento splendido, che ho riletto più di una volta perchè è talmente bello che avrebbe dignità di un post e non di semplice commento.
    Ci sono, in questo tuo commento, immagini davvero eloquenti ed enunciati con quella passione vera, e partecipata, che solo un coinvolgimento totale e sentito, forse anche sofferto, dell'argomento può dare.
    Oltre che passaggi di scrittura davvero molto belli.
    Hai approfondito, con estrema cura, toccando molti punti, di un argomento affascinante ma pur molto complesso.
    Il tuo commento, Giulia, dovrei metterlo come capitolo successivo al mio post, perchè amplia ed estende, quello che io ho solo abbozzato.
    Tra le frasi del tuo commento, che tante meriterebbero di essere messe in evidenza, mi ha molto colpito questa:

    Il lirismo intimo esprime la speranza di poter sfuggire all'indifferenza, verso la conquista di una "gloria oscura" una ragnatela di sogni e di allucinazioni.

    E' davvero una verità questa, Giulia, nella quale anch'io, come te, mi ci ritrovo e, a ben analizzare è stato il motivo per cui ho iniziato a scrivere il mio blog: sfuggire all'indifferenza.
    Grazie davvero di questo bellissimo commento
    Un abbraccio fortissimo per te, strega e fata, e meravigliosa donna.
    Marilena

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  10. Lucy, hai evidenziato nel tuo commento una cosa davvero importante, dalla quale forse scaturisce poi il tutto: l'esigenza di parlare più profondamente di noi stessi.
    Parlare, per essere compresi, per essere supportati, per esistere, per non essere dimenticati, per non cadere nell'indifferenza.
    Parlare. Raccontarsi.
    E mostrarsi.
    Che è la cosa più difficile.
    E' quello che ho cercato di fare dapprima timidamente, soppesando termini e parole, scegliendo le più soft, e le più intendibili.
    Poi reazioni esterne mi hanno portato verso la scelta di un linguaggio criptico.
    Poi, ancora di nuovo, la mia esigenza d'indipendenza, ha fatto si che la prepotenza e la schiettezza delle parole e delle immagini, emergesse.
    Quello che crea chiarezza in noi, Lucy, spesso crea confusione negli altri.
    L'occhio giudicante del mondo porta a restringere gli orizzonti e mai ad allargarli.
    Il pudore, spesso, nasconde solo la paura di mostrarsi.
    E' un falso pudore che nasconde una vera paura.
    Oggi, grazie anche all'esperienza pubblica della scrittura, non ho più così paura del giudizio del mondo, qui in Blogosphere, cone nella vita reale.
    Io sono sempre io, Amaranta o Alruna o le altre ancora.
    Perchè, come tu giustamente scrivi, " dentro di noi quelle realtà esistono, hanno una loro concretezza, sono reali,tangibili in qualche modo"
    Non devo più cercarmi, Lucy.
    Un bacio, Lucy, da tutte le mie identità
    Marilena
    P.S. - Naaaaaa, non la bevo mica la storia che tu non sei una gatta.

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  11. Eh si Massimo, l'autoanalisi è la mia passione, forse perchè tratto di un argomento ai miei occhi estremamente interessante: me stessa!
    Scherzo, naturalmente.
    Ma la scrittura mi ha portato, attraverso le pagine del diario e di tutto il resto, ad approfondire e rivedere molte cose di me.
    Prendere atto di chi sono realmente.
    Non aver paura di esserlo.
    Non aver paura di dirlo.
    E questo aiuta enormemente anche nella vita.
    Le mie ribellioni, le mie incazzature, il mio voler far di testa mia, alla fine mi hanno dato ragione.
    Mi hanno rafforzato anche nella mia personalità che oggi emerge molto più forte e persuasiva, anche nella vita reale.
    La gente ti vive nella tua nuova consapevolezza.
    Nella tua nuova forza.
    Non aver paura di essere se stessi è grandioso.
    Un bacio, Massimo
    E grazie sempre della tua amicizia
    Marilena

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  12. Hai perfettamente ragione, Claudia, quando chiedi: Qual è la vera realtà? E poi chi stabilisce cosa sia realmente la realtà? Troppo riduttivo confinarla nel quotidiano....
    ed hai ancora ragione quando sottolinei quel suo troppo riduttivo nel confinamento del quotidiano.
    Forse la maschera è quella che portiamo tutti i giorni.
    Sotto quella maschera quante vere facce si celano?
    E togliere quella maschera per svelarsi, cosa può provocare?
    E spesso la vera sostanza di noi, ai nostri stessi occhi, può diventare abnorme, insostenibile, talvolta mostruosa, se raffrontata ai canoni etici e sociali che stabiliscono quali siano le identià positive e quelle negative.
    Conflitti identificativi che spesso sfociano in nevrosi patologiche.
    Problemi che spesso, invece, sarebbero risolvibili se vivessimo in una società basata sull'uomo e non sulla rappresentanza di un ruolo.
    Sull'accettazione dovuta di ciò che qualcuno ha stabilito dover essere riconosciuta come verità in base alla quale, ciò che differisce, è una stortura, una patologia.
    Una mostruosità.
    Il tuo commento, Claudia, si apre ancora ad ulteriori spunti di approfondimento su quello che ci viene inculcato e docilmente accettiamo, come imprescindibile, da quello che molto meno benevolmente ci viene imposto, perchè disobbedire alle regole comporta spesso emarginazione e disprezzo.
    E poi c'è quello che noi consapevolmente accettiamo, come un dovere o una necesità, un nostro altruistico tributo alla vita che però ci sottrae da noi stessi.
    E quella maschera forse, non la toglieremo più
    Un bacio, Claudia
    E grazie infinite per questo commento che da modo ulteriore di approfondire un tema davvero affascinante e complesso.
    Marilena
    P.S. - Claudia, ma di cosa ti scusi? Non ho avuto nemmeno io troppo tempo ultimamente di commentare, ma anche di leggere.
    Mi sono persa un bel pò di cose.
    Mi spiace di questo tuo brutto periodo.
    Coraggio, Claudia, che alla fine sempre si trova l'energia per emergere. Un abbraccio

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  13. Da amante della letteratura ho imparato che spesso è molto più vero un romanzo inventato che le riprese di una telecamera trasmesse in diretta.
    Scrivere non vuol dire solo inventare, ma anche raccontare la realtà, magari in un'altra forma, dopo l'elaborazione della nostra immaginazione, come avviene sempre del resto.
    Quando scriviamo riveliamo sempre qualcosa di noi stessi e del mondo in cui viviamo, con ciò che diciamo e con ciò che non diciamo, che non avevamo intenzione di rivelare.

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  14. Da amante della letteratura ho imparato che spesso è molto più vero un romanzo inventato che le riprese di una telecamera trasmesse in diretta.

    Sai Matteo, hai evidenziato una verità lampante sulla quale quasi mai ci si sofferma.
    E' possibile piangere sulla trama di un romanzo e rimanere indifferenti alle immagini crude di un fatto reale.
    Assuefatti alla crudezza ed alla crudeltà di quello che ci viene mostrato attraverso lo schermo, ridotto e recepito come parvenza di film.
    E' come se tutto fosse finto.
    E' mancanza di sentimento in noi, o questa indifferenza, questo nostro cinismo, è il risultato del modo in cui ci viene proposta la realtà attraverso le immagini?
    La verità, Matteo, è sempre qualcosa di molto personale. Con molti punti di lettura.
    La verità degli uomini è cangiante come il riflesso di una seta dove a volte, secondo il capriccio della luce, predomina il verde, altre l'azzurro, altre ancora il grigio.
    Ma forse una realtà assoluta, unica per tutti, pur semplificando le cose, smorzerebbe l'intelligenza della ricerca e del pensiero e, renderebbe disoccupati avvocati e scrittori :)))
    Matteo, mi ha fatto davvero piacere il tuo passaggio nel mio blog, ringraziandoti di questo commento che meriterebbe, ulteriormente, essere approfondito.
    Un bacio
    A presto
    Marilena

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  15. L’inverno – animale
    La primavera – pianta
    L’estate – insetto
    L’autunno – uccello
    Il resto del tempo una donna

    e sicuramente una scrittrice

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  16. Grazie davvero, Antonio, di questi versi che infinitamente apprezzo.
    E di quella frase finale in particolare che solletica la mia vanità di donna, blogger e parolaia.
    Un bacio
    A presto
    Marilena

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  17. ti sto leggendo piano piano, pezzo dopo pezzo costruisco l'immagine che ho di te, anche se non vorrei, post di donna, di scrittrice, di femmina, di guerriera, di terremoto, di respiro. mi chiedo quale sia il gesto che fai quando di sera, tornata a casa da un lavoro faticoso che ti sfrutta la carne, ti metti davanti al pc.
    se è la luce dello schermo che illumina il tuo viso, o è quella tua che fonde la vita in questo mondo virtuale.

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    1. Siamo sempre, e solo noi, endi, ad infondere vita al nostro mondo virtuale, siamo noi, deus ex machina, a trasmettere il respiro della vita.
      Rileggendo questo post ho riassaporato l'entusiasmo con cui allora scrivevo, ed interagivo, nel mio blog.
      Accendere il pc, è quello il primo gesto del mio rientro a casa, immutato da quando ho aperto questo blog, solo che oggi sono un pò più disincantata e distaccata e, seppur continua a rimanere intatta la passione per la scrittura ho capito che, alla fine, anche questo è un mondo solitario,
      Il pc è il moderno caminetto, la radio, la televisione, la finestra da cui si guarda il mondo: appunto, SI GUARDA, che la partecipazione, che se anche può sembrar vera è, in realtà, è finalizzata a niente altro che ad una visualizzazione più che ad un confronto.
      Rientrando a casa accendo il pc: controllo la posta, se ci sono commenti o se c'è risposta ai miei commenti, dopo di che, senza nessun tentennamento, lo spengo.

      Ho infuso vita al mio mondo virtuale ma, come per tutti i capitoli della vita, credo che mi stia avviando verso la fine di quest'avventura "bloggeresca": inizi travagliati e travolgenti, ed un saggio epilogo.

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  18. un saggio epilogo, forse è quello che cercano tutti.
    si chiude un capitolo e se ne apre un altro, oppure no.
    mi hai lascito 3 commenti sul mio blog, specialmente uno, a cui non ho risposto, cosa che non faccio quasi mai. non ho risposto perché era talmente completo e delineato che non ammetteva nessuna replica.
    come può marilena leggermi così bene senza conoscermi? credo che ci sia un punti (o tanti) nella vita (che parolone, come se io la conoscessi la vita) che è difficile andare avanti e facile tornare indietro o fermarsi. io ti auguro tante difficoltà e il loro superamento.

    oh bada bene, poi uno andò arriva mette er segno :)

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    1. Son una lettrice attenta, mi piace cercar di capire chi ho davanti anche se, di svarioni e cappellate, ne ho prese anche qui in Blogosphere.
      Cercar di capire non significa davvero esser penetrata, ma farsi un idea, in base a quello che viene pubblicato, su quelle tracce che ognuno di noi volutamente lascia per ampliare la conoscenza.
      La scelta delle parole, la composizione delle frasi, il contenuto di un argomento, sono indizi che raccontano di noi.

      Di difficoltà ne ho a iosa, endi, quelle di certo non mancano, superarle......ci provo, ma talvolta esigono rinunce anche significative.
      ......così, quel segno, non sempre è messo nel punto giusto.


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  19. scusa marilena, rileggendo il mio commento capisco che poteva essere interpretato in diverse maniere.
    volevo solo dire che rispetto le decisioni che potrai prendere, non sono uno di quelli che dice fai bene o fai male, non mi interessa, ogni cosa in questo blog è tuo, ti appartiene anche se non è reale (o crediamo che non lo sia), ma al di la di tutto quello che mi piace è il tuo modo di scrivere.

    diario di bordo del capitano endi, ore 13:27 data astrale
    31022104 :)

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    1. No, endi, non devi scusarti, non hai scritto nulla di male e la mia non era una risposta "piccata" (anche se, rileggendola, poteva sembrare).

      Ti ringrazio davvero per le cose che qui hai scritto, con garbo e con stile, e che davvero mi gratificano.
      La tua stima nei miei riguardi è sinceramente da me contraccambiata, non per etica ma per convincimento.
      Grazie :)))))))))
      (Il blog è reale anche in quello che non sembra)









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