Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 6 marzo 2010

Autorivelazione

Io sono quella che vedete.
Le mie mani, i miei occhi, i miei capelli, tutta la tangibile sintesi della mia persona è palese nella sua essenza fisica.
Lo afferma lo specchio.
Lo conferma lo sguardo di chi mi guarda.
Esisto, nella superficie dello specchio e nell'attenzione dello sguardo, nel mio specifico assemblaggio fisico determinato da fattori primitivi ed originali.
Ma non dalla mia volontà.
O dalla mia vocazione.
Sono l'involucro a cui è stato dato un nome come riconoscimento della sua esistenza.
Esistenza.
Non individualità.
Che è ben altra cosa.
L'individualità siamo noi a definirla tramite il nostro modo di essere.
Una soggettività che, talvolta, può rimanere per tutta la vita ignorata, mascherata, rinnegata, se ne decretiamo l'incompatibilità col suo corpo fisico.
Forma e sostanza non coincidono.
Ciò crea un conflitto.
E' il caos psicologico.
Lo squilibrio neurologico.
La soavità di una sirena imprigionata nell'imbarazzante scafo di una balena.
La sirena non si riconosce nell'ingombro di quel suo involucro.
Deprecabile ossimoro.
Trappola esistenziale.
Uccidiamo allora la sirena.
La balena, privata della sua anima, continuerà a navigare nell'oceano sulla spinta delle onde.
Un gigantesco guscio vuoto.
Una parodia di vita.
Ed ancora non basta.
La sirena ripudiata non deve solo morire, ma neppure essere mai nata.
Ogni traccia di quella sua soavità deve essere cancellata perchè troppo penosamente insostenibile, perfino per l' inconscio, la sua vistosa incompatibilità con la sua forma esteriore.
Uccidere la sirena ed eliminare ogni traccia di questo delitto.
E solo un'amnesia può farlo.
Il delitto perfetto lo si attua nel momento in cui avviene la rimozione psicologica, e salvifica, dell'atto criminoso.
Non è sufficiente l'abrasione delle impronte digitali per proclamare appieno la propria estraneità.
Occorre una cancellazione completa di se stessi per affermare, e poter credere davvero, di essere quel qualcun altro che non ha commesso il crimine.
Amnesia totale.
E non semplice oblio dal quale è dolorosamente possibile riemergere per ritrovarsi in una realtà che, seppur non ci configura, ne dichiariamo la cittadinanza per poter continuare ad essere altro.
E' una recita.
E non il convincimento, assolutamente sincero, che scaturisce dalla cancellazione amnesica dell'Io remoto, che ci fa essere davvero qualcun altro.
Perchè sempre riaffiora, negli attimi del risveglio, l'irrequietezza tumultuosa della nostra vera identità che si manifesta con contraddizioni evidenti che, a mala pena, riusciamo a giustificare.
Che ci costringe ad imbastire alibi a cui ostinatamente ci sforziamo di credere, affinché anche il mondo ci creda.
Quel mondo cieco, o soltanto opportunista, che ben volentieri supporta la menzogna se questa significa adeguamento.
Ma accade, talvolta, che l'irrequietezza solo sopita e ridestata nelle pulsioni vitali della nostra identità originale, trovi un varco nella fitta nebbia artificiale del nostro oblio, per riemergere.
E, con orgogliosa consapevolezza, proporre un' inedita ed originale armonia di forma e sostanza.
La voce seducente della sirena amplificata dalla grancassa della balena.

Sono emersa dall'oblio dell'adeguamento, ed approdata nelle pagine di questo blog, nell'orgogliosa accettazione della mia identità latente.
Dove oggi certifico un riconoscimento a quella vera essenza di me,  lungamente e stolidamente ripudiata, nel corso di tutti questi anni.
La ribadisco nei miei scritti.
Nelle mie stravaganti discettazioni.
Nei miei farneticamenti.
Nel mio esistenzialismo convulso.
Nelle mie evidentissime contraddizioni.
Nella specifica connotazione sessuale dei miei racconti.
Sono io la protagonista di ogni pagina.
E là, dove l'evento non l'ho fisicamente compiuto, l'ho volontariamente perpetrato attraverso la lucida consapevolezza della mia vera identità.
Sono la sirena che cavalca la balena.
Marilena

12 commenti:

  1. E la tua consapevolezza fa si che tu sei
    un essere speciale, nella tua identità, nel tuo involucro, nel tuo nome.
    Tu sei protagonista della tua vita e non di quella che altri occhi vogliono vedere!
    TVB. Elisena

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  2. Sai, Eli, ho scritto tanti post sull'accettazione della mia vera essenza perchè per me, il mio rifiutarla, ha costituito un rallentamento nella mia maturazione ed un impedimento sulla strada dell'emancipazione. Dell'indipendenza.
    E'attraverso gli scritti di questo blog che è davvero scaturita, nella sua specificità, la mia individualità finalmente da me accettata.
    Gli scritti, i racconti, sono stati quel varco da cui è potuta emergere.
    All'inizio è stato davvero difficile.
    Ma oggi, nel presente, sono soddisfatta di quel che ne ho ricavato anche se, con un pò di rimpianto penso che, questo percorso avrei dovuto intraprenderlo molto prima.
    Mi sarei fatta meno male nella vita.
    Ed avrei realizzato, forse, qualcosa.
    Ti abbraccio
    Marilena

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  3. Cara Sirena/Balena, che la parte sirenosa di te senta di esserci, di avere potere, di uscire allo scoperto è grandioso e può regalarci momenti magnifici che ci incanteranno per sempre con il loro canto. Ma ricorda che le Balene, sono esseri mitologici, leggendari, regine dei mari, terrore dei naviganti, e di cui tutto si utilizza. Cavalcala la tua Balena sentendoti affascinante come una ammaliante Sirena, ma fa vivere quella Balena perchè è una creatura ancestarle che conosce i misteri della vita e della morte dalla notte dei tempi. Miaooooo

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  4. E' davvero affascinante, Lucy, questo tuo commento.
    Mi piace la lettura che dai a questo post.
    Mi piace la tua difesa della balena e l'immagine che ne fai scaturire.
    Ed hai ragione su ciò che sottointendi: la sostanza è importante, è giusto che emerga ma, tenere nel giusto conto anche l'involucro che la contiene.
    Gli ossimori possono armoniosamente coesistere.
    Un bacio, Lucy
    Marilena
    P.S. - E cosa dire della soavità seduttiva dei felini? :)

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  5. E' particolare la definizione che dai dell'involucro contente la tua anima di sirena: "trappola esistenziale". E da brava sirena ammaliatrice quale sei, riesci sempre a catturare l'attenzione di chi legge i tuoi post. Non ripudiare mai la tua vera essenza, è grazie a questa che riesci a "bucare" la bolla di artifici ke contiene tutto ciò ke nn sempre riesci a tirare fuori a causa del mondo esterno, l'insieme di emozioni che dà vita alla tua fisicità. E che colora con tinte a volte più soavi, altre più forti, le pagine del tuo blog.
    Un abbraccio immenso
    Francesca

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  6. Francesca, grazie davvero di questo commento, che io infinitamente apprezzo.
    Questa pagina di diario mi appartiene personalmente seppur penso che l'argomento possa estendersi a tutte quelle identità che cercano un varco per emergere.
    Per progredire.
    Si è sempre consapevoli, a livello conscio o inconscio, di quello che si è.
    Solo che, non sempre, è facile esserlo.
    Condizionati dai fattori esterni sociali (giudizio e morale)e da quelli che mettiamo in atto noi stessi, tra i quali la necessità di un physique du role adeguato.
    Quando ci convinciamo che la nostra immagine esterna non è in grado di rappresentarci.
    E questo convincimento assolutamente condiziona la vita.
    La percezione di me stessa riflessa in uno specchio deformante.
    E' come l'anoressica che continua a vedersi grassa seppur non abbia ormai più peso.
    Un bacio, Francesa
    A presto
    Marilena

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  7. Ciao Marilena,bello questo post,e io come sai ho una sfida in atto con una balena,ma devo anche dire che non è la tua stessa balena,la tua balena sovente ruba i trucchi alla sirena,ma non c'è bisogna,va bene così senza trucchi al naturale,rende meglio l'idea del vero e del reale senza orpelli,complimenti x il tuo scritto.
    Buona serata.
    Un bacio.

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  8. Eccolo qua, il principe marinaio, che mi sprona con i suoi commenti e con i suoi incoraggiamenti.
    Ho il tuo arpione, principe achab, con cui fronteggiare la mia balena.
    E' un ottimo arpione.
    Uno dei migliori.
    E la voce suadente della sirena......bè anche quella è un buon aiuto.
    Una sirena con l'arpione.
    Un bacio, principe marinaio, sono sicura che riuscirai a domare quella balena.
    Faccio il tifo per te.
    Marilena

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  9. Questa volta non ti faccio i soliti complimenti sulla bellezza del tuo scritto, sarebbe troppo lungo.
    Voglio commentarne il contenuto.
    In una società omologata come la nostra " parlare" non significa comunicare ma eliminare le differenze che esistono fra le persone.
    Il parlare l'un l'altro è puro rumore che svolge la funzione di mascherare l'afasia dell'anima ( permettimi questo termine).
    Un'afasia non determinata dalla incapacità di comunicare, mi sembra che tu ci riesca benissimo, ma dal fatto che quando l'anima di ciascuno di noi
    non dispone di altri contenuti che non siano quelli a tutti ugualmente forniti,quando non si dispone di un nucleo di individualità, parlare in prima persona
    diventa superfluo, se non addirittura un fattore di disturbo, putroppo per gli altri e per noi. L'esempio della balena è stupendo, Marilena, un involucro grande ma vuoto.
    Questo spiega perchè nella nostra epoca sono diventati di moda comportamenti omologhi, un esplicito invito ad essere meno se stessi e " più gli altri". E' sempre più di moda il comportativismo che non l'analisi di se stessi.
    Si viene così a creare quella situazione paradossale in cui l'autenticità, l'essere se stesso, il conoscere se stesso, diventa in questa società qualcosa di patologico,come lo è la scarsa capacità di adattamento.
    Ma non adattarsi ha un significato e una valenza ben precisa, cioè l'essere interiore che è in noi è vivo e pulsante, capace anche di domare una balena.
    Il tuo racconto non è bello, Marilena, il tuo racconto sei tu, il che è mille volte meraviglioso.
    Lorenzo

    PS:
    Scusa la lunghezza e qualche errore che sicuramente ci sarà:))

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  10. Wow.
    Insomma è la prima parola che mi viene alle labbra dopo aver letto il tuo commento, Lorenzo.
    E' un'analisi impeccabile del mio post, ad ampio spettro, nel senso che tu hai colto i risvolti non solo psicologici individuali, ma li hai inquadrati in un contesto sociale che fortemente condiziona.

    Si viene così a creare quella situazione paradossale in cui l'autenticità, l'essere se stesso, il conoscere se stesso, diventa in questa società qualcosa di patologico......

    E' assolutamente vero.
    I conflitti che si scatenano all'interno sono di una violenza inaudita. Per quel che mi riguarda ho esercitato negli anni un fortissimo autocontrollo che, col tempo, è diventato inerzia. Assuefazione.
    A livello sociale bè, pensiamo a chi si scopre omosessuale o afflitto da qualche patologia che, magari, non è neppure grave ma che dalla società viene riconosciuta come negativa, o chi magari rifiuta la propria immagine, perchè non corrispondente ai canoni estetici vigenti o, solo, come a me è accaduto, perchè la trova discordante con la sua personalità interiore.
    E se pensiamo che quasi sempre tutto accade nell'età dell'adolescenza......
    Io sò perfettamente tutta la mia storia.
    Il mio percorso di vita.
    Le cause che mi ha portato al rifiuto di me stessa, nella mia interezza.
    I condizionamenti, e le scelte, che ne sono scaturiti.
    Il prezzo che ho pagato.
    Che sto pagando.
    Mi fa male pensare a quanti ragazzi vivono lo stesso travaglio esistenziale.
    E a tutta quella solitudine che li circonda.
    Grazie, Lorenzo, è un commento bellissimo, e senza errori :)))
    Un bacio
    TVB
    Marilena

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  11. Ciao Marilena! Questo tuo post mi ha fatto riflettere sulla consapevolezza che ognuno ha della propria identità.E su come riusciamo a canalizzare le nostre istanze e le nostre aspettative.
    Consapevolezza identitaria che, a volte, non è tale, anche se ci illudiamo di essere sempre noi stesse salvo poi scoprire che sono i condizionamenti socio-ambientali a determinare i nostri comportamenti. Magari siamo convinte di agire secondo la nostra indole e poi scopriamo che invece non è così.
    E allora viene fuori che, se non fosse per la preoccupazione del giudizio degli altri, quella data cosa non l'avremmo fatta,in quel dato luogo non ci saremmo mai sognate di andare.
    E, se per caso, in qualche occasione, dimostriamo il nostro vero essere,ci sarà subito qualcuno che ci guarda come delle aliene.
    Spesso, soprattutto nel mio lavoro, mi succede di dover ribadire le mie idee e la mia posizione e stento a farmi capire, fino al punto di ripensare ai miei comportamenti e cercare di analizzarmi criticamente, poichè il mostrare la vera identità, le proprie opinioni, il proprio modo di agire, libero dai condizionamenti, viene fatto passare per essere "eccessivamente" polemici, come a dire eccessivamente "se stessi"
    A dirti la verità, a volte mi sembra di vivere l'irreale, e mi sento un'aliena, ma non riesco, in determinate occasioni, ad essere compiacente su ciò che ritengo completamente sbagliato, ovviamente dal mio punto di vista. E vivo male, e non mi sento capita.
    A volte, tuttavia, è anche successo, che dopo un periodo di tempo,chi non aveva voluto capire ... ha dovuto poi ammettere che "essere se stessi" è una delle cose più belle della nostra personalità e che, alla fine, l'ipocrisia non paga.
    Ma è molto difficile districarsi in questo mondo che, molto di frequente, non sento mio.
    Bellissima la tua metafora sulla sirena e la balena. Molto eloquente e profondo il significato che sottende.
    E poi hai perfettamente ragione, almeno su blogsfera, diciamo, che cerchiamo di esserci con la nostra identità.Ma anche in questi spazi, a volte, il gioco si fa duro.
    Brava, riesci ad emozionare e ad animare chi ti legge.
    UN BACIO!
    P.S. Non ho letto i commenti e le tue risposte per mancanza di tempo, solo ora accendo il pc da stamattina e non so se, magari, ho ripetuto qualche concetto che tu hai già analizzato.
    Ti faccio gli auguri per l'8 marzo, con il significato che "DOBBIAMO" dare a questo giorno se si vuole continuare a "festeggiarlo" e non per la piega che ha preso da una decina e più anni a questa parte.
    Ancora un abbraccio:DDD

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  12. Miryam, non hai ripetuto concetti già analizzati ma hai approfondito, con lucidissima chiarezza, quello che nel post io ho cercato di dire.
    Il mondo esterno ci condiziona, ma noi da intelligenze ragionevoli siamo capaci di mediare, di vagliare le situazioni, insomma di andare incontro alle esigenze del mondo a volte assecondandole, a volte discutendole.
    Non quindi attraverso l'imposizione ma, attraverso il dialogo e l'esempio.
    Ma spesso capita che, invece, che quando cerchiamo di far valere il nostro pensiero, il nostro essere, ecco che scatta il rifiuto, il non riconoscimento.
    Come tu scrivi si viene etichettati "polemici" o "troppo se stessi" (questa frase mi piace molto).
    Discutere le regole, proporre un punto di vista, personale e diverso, crea subbuglio.
    Nella realtà del sociale e nella realtà del privato.
    Ed anche in Blogosphere.
    Ma qui, in maniera ancora più sottile.
    Estrinsecarsi nella propria personalità disturba. Mi sono accorta con rammarico, e rabbia, che questo "disturbo" non lo prova solo chi nella vita mi conosce ma, anche chi, qui, nulla sa di me.
    Prima disturbavano i miei post.
    Ora, disturba, il mio modo di commentare.
    Forse è nell'uso degli aggettivi o,forse solo nell'entusiasmo delle risposte, chissà.
    Reale e virtuale sono società composte sempre dagli stessi identici individui.
    Non c'è scampo :)
    Un bacio, Miryam
    E' sempre un piacere infinito leggerti e, questo tuo commento, avrebbe potuto essere scritto come post, per la lucidità e la chiarezza e l'attenta analisi dell'argomento.
    Marilena
    P.S. - Contraccambio gli auguri per l'8 Marzo

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