Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 8 maggio 2009

In viaggio verso Blogosphere : geografia metafisica

Confina con i territori nebbiosi di Utopia, dalle cui recondite alture è possibile intravedere, in situazioni metereologiche favorevoli, e con l'ausilio di un potente cannocchiale puntato verso nord, i labili contorni dell'Isola Che Non C'è. Focalizzando le lenti verso sud, invece, nitidissimi emergono i bastioni decadenti del Deserto dei Tartari. Immemore avamposto di una frontiera morta. Che ad est fiancheggia la monotonia uniforme, ed ingannevolmente sconfinata, di un anonimo tavoliere, in origine pianura di sollevamento, trasversalmente percorso da una lunga dorsale montuosa, che rammenta il profilo radiologico di una colonna vertebrale scoliotica.
Modeste altitudini che però spiccano evidentissime nella desolante depressione paesaggistica, con una rilevanza abnorme e fittizia. Cime e pinnacoli puntano perentori contro un cielo ardente, circumnavigato dal volo ossessivo dei piccoli passeri dal petto nero.
Ed ancora s'intravede il tracciato indicativo di un fiume denutrito. Ormai quasi del tutto prosciugato. Nel cui letto hanno un tempo dimorato, in pacifica coesistenza, le specie endemiche con quelle aliene.
Sottili alberelli dal tronco refrattario, alla cui base parassitano cespugli anemici.
Ed una moltitudine, spontanea ed invasiva, di funghi ibridi e di radici filamentose.
Questi sommariamente i contorni morfologici, con dettagli di flora e di fauna, della regione metafisica che mi appresto a percorrere in sella ad un ronzino distrofico e sordo, ma devoto e paziente. Che, in virtù del suo lodevole carattere, ho battezzato Mahatma.
Convinta come sono che, per intraprendere questa audace esplorazione, avrò bisogno più di un compagno fidato che di un motore efficiente. Così per non gravargli come soma aggiuntiva diventerò incorporea, percorrendo a piedi i tratti più disagevoli.
Un tascapane ed un barilotto di acqua, un'essenziale cambio d'abiti ed una coperta notturna. Questo il volume totale del bagaglio stabilito per fronteggiare le necessità del viaggio.
Verso la leggendaria regione di Blogosphere.
Che all'inizio, anch'io come tutti, erroneamente avevo ipotizzato si dovesse trovare nell' insondabile intrico dei labirinti siderali.
E, per questo, irrangiungibile.
Ma, dopo attenta rilettura di pergamene indiziarie e di mappe geografiche approssimative, mi sono lasciata permeare dall'idea che l'ubicazione di Blogosphere sia contenuta, in realtà, in un enigma irrisolto di meridiani e paralleli terrestri.
E' quanto ci apprestiamo ad appurare, in questo viaggio ardimentoso, Mahatma ed io.

10 commenti:

  1. Complimenti per la tua arte

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  2. Giuliano, grazie per i complimenti e per essere passato di qui.
    Marilena

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  3. il tuo post è bellissimo,la tua scrittura è molto dettagliata nei particolari 6 molto brava,ciao.

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  4. Ciao achab, la fantasia è quella parte di noi che deve essere continuamente alimentata.
    E' vitale.
    Come il cuore e i polmoni.
    Grazie
    A presto
    Marilena

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  5. Come al solito molto romantica

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  6. Ciao Bibì & Bibò, non è romanticismo ma stanchezza gravitazionale. Esigenza di fuggire dal pianeta terra!
    E Blogosphere, a differenza di Utopia, non è assolutamente virtuale, perchè qui giungono tutte le voci del mondo.
    Fra queste, anche la tua.
    Grazie per la tua visita
    A presto
    Marilena

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  7. A Bibì, inchinate all'arte.hehehhehhe
    Marilena ha una dote unica tra i blogger, te fa ragionà, te fa sogna, te fà pensà, te fa pure chiagne....è 'na vera donna.
    Chiara

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  8. Chiara è una meravigliosa amica.
    Stimolante. Positiva.
    E commenta questo post con l'irruenza del cuore.
    E con la passionalità di una "romana de roma".
    Un abbraccio affettuosissimo
    Ed un saluto cordiale anche a Bibì & Bibò, probabilmente, in questo frangente, citato per errore.
    Marilena

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  9. Ci credo , io non ho ancora fatto in tempo a conoscerla bene, come vedi dal mio blog sono di più per le cose reali.

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  10. @ Bibì e Bibò

    "Le cose reali"
    In questa frase di tre parole c'è la definizione di mondo.
    "Le cose reali"
    E' un linguaggio che non si usa più molto.
    Sa d'impegno.
    Di determinazione.
    Di perseveranza.
    "Le cose reali"
    Era il linguaggio degli operai, nei cantieri e nelle fabbriche.
    Un linguaggio che oggi vogliono far cadere in disuso, alla stregua delle lingue classiche e di quelle morte.
    "Le cose reali"
    Sono la passione e l'impegno di persone come te che questo linguaggio non lo hanno dimenticato.
    Marilena

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