Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 30 aprile 2009

I miei ricordi vivi

Ora, se devo collocarmi in un posto preciso nel mondo, sono un puntino in quel di Roma.
Stanziale, e totalmente privo del senso dell'orientamento.
Un puntino fisso. Facilmente individuabile dal satellite.
Mi muovo in un perimetro molto circoscritto. Il mio raggio di azione lo si misura in metri.
Non amo gli spostamenti. E tanto meno il trambusto dei viaggi.
E, d'altronde, sono davvero pochi i luoghi che vorrei visitare.
Non mi attraggono le regioni artiche, né quelle desertiche. Né le zone selvagge.
I paesaggi mi annoiano presto.
E non vado in estasi davanti ad un tramonto.
Non conservo piena memoria delle cose viste.
Ho, inoltre, la stravagante tendenza a rielaborare, modificare.
Fino a stravolgere la realtà.
L'imponenza di un monumento lo memorizzo nell'espansione smisurata di un' unica pietra. Confusa fra tutte le altre in precedenza viste. Eppure vividamente riesco a ricordare, nel dettaglio, lo spiraglio all'interno di un muro. L'assimetria caratterizzante del suo disegno. La muschiosità verde dei filamenti erbosi che ne hanno colmato il vuoto. L'odore del tempo metereologico. Le nuvole ferme nel mio campo visivo. L'umidità statica dell'aria. Le mie dita che scorrono la rugosità delle superfici. Il colore scuro dell'intonaco in subitanea, ed imprenscindibile, correlazione con quello di un saio. E la trama corrosa del cordone francescano che mi riporta alla memoria le nodosità verticali di piccole alture autunnali, coperte di foglie, larghe e rugose, come palmi di mano. Le mani dei viandanti di passaggio in quei luoghi eternamente battuti dal vento. Con le bisacce colme di castagne e di funghi. Speranzosi nell'ospitalità di un rifugio. Un antro, simile all' immensa cucina nera col pavimento di terra battuta dei miei nonni materni, che si puliva sciacquandolo con vigorose secchiate d'acqua, lasciata liberamente defluire dalla preventiva inclinazione del pavimento. E il rigagnolo acquitrinoso che perennemente stagnava...
Ecco quello che io conservo dei miei viaggi. Particolari secondari. Minutaglia. Scampoli. Personalissime declinazioni degli eventi.
Che fanno talvolta sorridere, o arrabbiare, i miei compagni di viaggio, destabilizzati dalla impudica facilità con cui dimentico, modifico, confondo nomi e luoghi.
Come se avessimo percorso itinerari diversi.
...no il frate francescano non lo abbiamo incontrato nelle Marche lo confondi col venditore di castagne quando siamo stati in Toscana e quel giorno c'era solo un vento mite era una tiepida giornata d'autunno ma cazzo Mari dove sei stata mentre eri con noi?
A costruire i miei ricordi vivi.
Marilena

6 commenti:

  1. Molto bello, come gli altri d'altronde. Complimenti e saluti.

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  2. Ciao Andrea, grazie per gli incoraggiamenti.
    E per i tuoi passaggi.
    A presto
    Marilena

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  3. Amaranta e' tanto che seguo il tuo blog, non avevo mai postato un commento,approfitto di questo tuo ultimo bellissimo post per farti i complimenti per il tuo stile.
    Io sono uno dei tuoi lettori silenziosi,credo che come me, ce ne siano anche molti altri che seguano il tuo blog.

    Saluti

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  4. Grazie Morpheus per la gentilezza di questo tuo commento.
    La rete è fatta di mani che scrivono e occhi che leggono. E così avviene che mondi diversi, lontani,o solo inconsapevoli, alla fine s'incontrino.
    La rete è un mondo vivo.
    Grazie ancora
    Marilena
    P.S. - Sono anch'io, a mia volta, una lettrice silenziosa.

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  5. il tuo post è molto bello,mi piace il tuo stile,farti visita è un piacere,ciao.

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  6. Ciao achab, come sempre sei molto gentile.
    Un saluto
    Marilena

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