Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 29 marzo 2009

I santi cattolici

I santi cattolici sono anime oscure.
Masochisti. Esibizionisti. Autolesionisti.
Attratti da un inferno che chiamano paradiso.
Nudi. Allucinati. Corrosi dalla passione.
Gli occhi levati verso l'alto e le braccia spalancate in una promessa di resa incondizionata, si offrono tremanti a Dio.
Nell'oscuro piacere dell'espiazione e nell'incofessato godimento nella sofferenza.
Buia volluttà che brutalizza le fisionomie. Assoggetta l'anima al supplizio della croce e ai chiodi della tortura. E alla necessità del cilicio.
Nell'ossessione di potersi offrire a Dio nello scempio delirante delle membra.
Dono supremo dello slave al suo master.

mercoledì 25 marzo 2009

Temporali di primavera

Amaranta è partita di nuovo trascinandosi dietro una valigia malamente chiusa ed un Iggy, recalcitrante e furioso, che strenuamente ha cercato fino all'ultimo di lottare contro la prepotenza di quell'esilio.
Nemmeno stavolta sono riuscita a farla ragionare.
Se ne è andata infuriata, sbattendo la porta.
L'ho vista sparire in un turbinio di gonne e di vento, nel pomeriggio esterno sempre più cupo. Diretta nel cuore nero del temporale.
E poi la deflagrazione annunciata del tuono ha snidato Lizard dal suo buio rifugio e richiamato la curiosità di BLOG, che è arrivato gattonando.
A livello del suolo i loro sguardi si sono incrociati.
La lucertolina bionda è sgusciata via, agilissima ed aggraziata, sotto lo sguardo ammirato di BLOG, un momento prima del suo goffo, ma non riuscito, tentativo di toccarla.
E poi Kilroy ha invaso lo spazio disabitato di Iggy.
Il suo blitz ha prodotto, lungo il perimetro delle pareti, una incredibile fioritura naif di petali rossi e gialli. Di verdi intensi e di luminosi turchesi. Un fiabesco giardino di Babilonia destinato ad espandersi in verticale, in un groviglio inestricabile di foresta tropicale, sotto l'entusiastico scroscio dei temporali di primavera.
L'arte metropolitana di Kilroy ha sanato la lebbra dei muri.
E ristabilito un nuovo equilibrio nel fragile ecosistema dell'antro.

sabato 21 marzo 2009

Progressive tracce di cambiamento.

Rileggo, a volte, i miei vecchi post. Per correggere una virgola, togliere una parentesi, aggiungere un punto esclamativo. Sono maniacale in questo. Aspiro alla perfezione. Anche se sono consapevole che ci sarà sempre un meglio al quale io non potrò mai giungere.
Rileggo così i miei vecchi post, apportando piccole correzioni ortografiche e di punteggiatura, ma niente di più. Anche se ogni rilettura mi conferma nella convinzione che molti passaggi avrei potuto scriverli diversamente, mi sono comunque imposta di non modificare niente.
Sono la sceneggiatura, in tempo reale, di un periodo della mia vita.
E scritta nel modo e nei termini dettati dalle urgenze del momento.
Fotogrammi nitidissimi. Memorie.
E progressive tracce di cambiamento.

31 Dicembre 2008 ore 24,00
Questa è la data simbolica della mia rinascita.
E del mio primo importante cambiamento, avvenuto nell'illusorio passaggio dal vecchio al nuovo anno, quando la strega ha dispiegato, per l'ultima volta, la potenza universale della sua voce.
In quel suo ultimo, memorabile urlo, ha riversato tutto il suo infinito amore per me.
Mi riconosceva come sorella.
Mi elevava sua pari.
Evacuava dall'antro.
Non dalla mia memoria.
Così, la sua profonda voce di Sibilla, si è innalzata sopra lo scompiglio irrazionale dei fuochi d'artificio. Dilagando, con note frastagliate di risacca marina, e allertando i timpani dei cani cittadini intorpiditi nelle loro cucce. E quelli dei coyote, randagi in lontani territori desertici.
La sua acutissima eco ha scosso, con barrito di tsunami, l'intera geografia mondiale.
Causando scompiglio nel regno della flora.
E in quello della fauna.
E nella galassia. Già curva sotto il peso dell'eccedenza delle stelle fittizie sparate, con rinnovato vigore, nel culmine della festa.
E, mentre andava malinconicamente smorzandosi l'eco della sua voce, affiorava sulle mie labbra il residuo di uno sputo.
Il suo ultimo dono.
Dolce. Come rigurgito di champagne.
Marilena

martedì 17 marzo 2009

L'oscuro potere del numero 17

Stasera non vedevo l'ora di varcare la soglia di casa e barricarmi dentro.
Per sentirmi al sicuro.
Maledetto 17.
Non sono assolutamente superstiziosa, ma oggi non ne ho imbroccata una giusta. A ragion del vero non proprio tutto è imputabile al mio operato perchè anche il mondo esterno ci ha messo molto del suo per rendere ancora più scaramantica, ed improbabile, questa giornata.
Ma ora eccomi quì, finalmente in salvo tra le mura di casa.
Col fiatone, perchè ho fatto le scale correndo, battendo così il mio stesso record nella corsa in salita, ed orgogliosamente testando una ancor buona agilità di gambe. Solo una leggera accelerazione del battito cardiaco ma, insomma, non sono più una ragazzina e le mie sigarette, anche se di numero limitato, continuo a fumarle nonostante i buoni propositi di smettere. Atea convinta non faccio fioretti. Non credo nel sacrificio della rinuncia in cambio di qualcos'altro. Mi sa di baratto. O di voto di scambio. Seppur, lo confesso, mi è capitato in certi momenti di provare a raccomandarmi ad una non troppo ben definita Entità Superiore, con un sobrio SE ESISTI, PER FAVORE, AIUTAMI.
Ma penso che la formula sia troppo vaga. E forse troppo confidenziale. Magari pure un pochino opportunista. Anche se indiscutibilmente educata.
Ho lasciato quindi che il 17 continuasse a produrre catastrofi fuori dal barricamento della mia porta, per calarmi nella rassicurante razionalità del mio antro.
Dove il 17 non ha nessun potere ostile.
E' solo un numero fra i tanti.
Iggy, ancora convalescente ma già pericolosamente psicotico, fissa minaccioso Kilroy, evidentemente disturbato dal regolare dondolio del piccolo Freak che sonnecchia placido, a testa in giù, come un grosso pipistrello appeso ad un tramezzo.
BLOG mi fissa sornione col cinismo del suo unico occhio aperto, mentre con l'altro, nascosto da una benda, cerca di sondarmi all'interno. E' il suo modo di esplorare il mondo. Quello esterno. E quello interno. Sembra un vecchio pirata che pazientemente scruta i due mondi, in subdola attesa di una loro collisione. Mi sorride con un angolo della bocca. E sogghigna con l'altro.
Lizard, la lucertolina bionda, è distesa sul pavimento. La sua trasparentissima pelle d'ambra ha gli intarsi di un'antica filigrana. Tremolante di luce. Perfettamente immobile, ha la regalità maestosa di una sfinge in miniatura. E lo sguardo enigmatico della Gioconda.
Mentre Amaranta, irretita da lontani richiami, prepara di nuovo la valigia.
SE ESISTI, PER FAVORE,AIUTAMI.
Stancamente supplico la mia non troppo ben definita Entità Superiore.
Per non lasciare nulla d'intentato.
Perchè, ormai è accclarato, che l'oscuro potere del numero 17 continuerà a dominare sui mondi di superficie e su quelli sotterranei, incontrastato fino alla mezzanotte.

venerdì 13 marzo 2009

Fuori dal Meridiano di Greenwich

La mia prima vera casa in Internet è stato il Forum IPSICO. Non era proprio come la casa di vetro di questo mio blog, la cui chiave d'accesso è unicamente mia, ma simile ad un grande condominio, diviso per settori. Lunghi corridoi e porte sbarrate. Appartamenti abitati, però. Correvo a perdifiato per le scale, facendo rumore. Volevo destare interesse o curiosità. Che almeno una porta si aprisse e qualcuno uscisse fuori a sgridarmi!
Sentivo i respiri penetrare i muri. Intuivo occhi nel cemento. E sussurri di voci.
In quel periodo il mio umore altalenava follemente. Soffrivo d'insonnia. E stavo perdendo la mia battaglia contro l'eternità del tempo. Avevo bisogno di collocarmi in uno spazio circoscritto. Un luogo dove ritrovarmi in un tempo non regolamentato dalle lancette dell'orologio.
Fuori dal Meridiano di Greenwich.
Ero paranoica. Non sentivo più da tanto LA VOCE, ma mi auscultavo in continuazione.
Nella mia testa un caos incredibile. Confusione di coriandoli sparsi su un pavimento lucidissimo. Smaniavo per spazzarli via. Ma il timore che si sarebbero potuti disperdere in angoli remoti, imprendibili, mi impediva di far quell'ordine che la mia maniacalità esigeva.
Coriandoli ostili sul mio pavimento tirato a lucido.
Sono uscita e ho svoltato a caso un angolo e mi sono trovata davanti il condominio IPSICO.
Fuori dal Meridiano di Greenwich.
Odorava di casa. E' stato amore a prima vista.
Non un forum qualsiasi, effimero, come ce ne sono troppi. Ma IPSICO.
Ogni volta che entravo percepivo la chiaroveggenza di quegli occhi nel cemento. E il battito dei cuori dietro il legno delle porte. Intuivo un sorriso sghembo. O un tic represso. Un interrogativo disperato. Una paura inespressa. Un dramma sigillato. Un urlo inesploso.
IPSICO è una incredibile architettura costruita sull'anima.
Anime anomale. Sieropositive.
Da tenere sempre sotto controllo.
Per questo le porte sbarrate.
Per non contagiare il mondo.
E per non esserne contagiati.

Ieri sera sono tornata su IPSICO.
Mi sono trovata davanti un elegante palazzo ristrutturato.
Sul citofono ho letto nomi noti.
Mi ha pervaso un' ondata di tenerezza.
Ma l'odore di casa non c'era più.
Marilena

 (Con infinito amore, e riconoscenza vera, dedico questo post a tutti gli utenti del forum IPSICO. )

martedì 10 marzo 2009

Atlantide

Incazzata con YOU TUBE, che cancella i video incolonnati sul lato destro del mio blog.
Quei video sono la memoria sonora del mio tempo trascorso al computer.
Le notti catramose e i chiarori delle albe profughe.
Il sapore del "delicious" della mia passata disperazione.
E l'avvolgente fluttuare dei miei Fantasmi Muti.
Incazzata con YOU TUBE, e la mistificazione del diritto di copyright.
Perseguito anche qui, nella magnificenza illimitata del WEB, dove Atlantide è riemersa dalle acque cupe di un oceano fumigante.
Sfocata.
E senza commento sonoro.
Atlantide verticale.
Con le sue città di torri e di pinnacoli puntati verso il cielo.
E gli equilibri impossibili delle folli geometrie di Escher.
Giardini pensili e ballatoi maniacalmente interconnessi, dove si aggirano sperduti i miei Fantasmi Muti, trascinati dalla violenza illogica di un vento demente.
Urlante, perchè sordo.
L'orecchio di Beethoven, defraudato dell'eco mnemonico della musica.
Atlantide orizzontale.
Nella elementare geografia della tastiera.
Rilievi ordinati, quadrati e rettangoli, su cui pigiano i miei polpastrelli stonati.
Avidi di armonia.
Spiagge disabitate dove invano cerco i rumori di un naufragio: pappagalli blasfemi e scimmie gutturali, voci di marinai ed improperi di ubriaco.
Rigurgiti di risacca e richiami di sirene. Nostalgiche note di organino.
Ma è l'arsura soffocante del deserto quella che, invece, percepisco.
Il respiro affannoso di una gola scarnificata.
Senza più voce.
Atlantide, definitivamente ricacciata nel silenzio insondabile degli abissi dal tasto "mute" di YOU TUBE.
Marilena

lunedì 2 marzo 2009

Evanescenze

Il treno è partito ed è rimasta solo lei sul marciapiede del binario.
Una donna ermetica, dagli occhi bui ed il cuore pesante. E le braccia piene di pioggia.
Immobile sul bordo della pensilina, fronteggia impassibile il passaggio aggressivo dei viaggiatori e dei bagagli. Ignorando le nebbie striscianti che invadono, con la loro compattezza di brume fluviali, i reconditi sottopassaggi della stazione. Soffocanti evanescenze di palude sotto la cupola di plexiglass, contro cui s'infrange, con fragore di schegge, la pioggia.
Ed il cozzare sordo di nere carcasse di uccelli migranti, ingannati dalle travi d'acciaio e fulminati dall'insidia dei fili elettrici. Scivolano inerti lungo le pareti trasparenti, tracciando una scia scura di sangue, come graffi arcigni su una pelle viva.
Le piume, invischiate di pioggia e di sangue, inchiostrano di grumo nero la volta di plexiglass. Decretando l'ora di una illusoria notte.
Era ancora giorno quando lui è partito. Un viaggio iniziato e non ancora concluso.
Questo pensa, con la febbre inguaribile della nostalgia, la donna ermetica.
E gli occhi le diventano ancora più bui. E il cuore, se possibile, ancora più pesante.
Stringe tra le braccia il suo inconsistente bagaglio di pioggia che, a guardar bene, non è fonte di nubi ma acqua sgorgata dai suoi occhi. Evaporata in nebbia nel calore interno del plexiglass, pervade ora, nella sua fumigante evanescenza, l'effimera struttura, nell'urgenza del trasudo.
Svelata la mistificazione, dalle pareti marcite sono perentoriamente germogliati funghi abusivi e velluti di resine precoci. E radici di mangrovia, grosse come braccia d'uomo, hanno sventrato il cemento sconvolgendo la geografia piana dei marciapiedi, mentre gli  inestricabili grovigli delle oscure erbe del sottobosco soffocano gli spazi strategici delle scale mobili.
La notte esterna è illusoria. Evanescente.
La pazienza del vento, poi, soffierà via l'inganno del piumaggio ossessivo degli uccelli.
E sarà di nuovo giorno.
A quest'ora il suo viaggio è terminato.
E il treno giunto a destinazione.
Questo pensa, con struggimento di nuove lacrime, la donna ermetica.
Immaginando una città lontana, immersa nella notte.
Notte vera. Di luna e non di piume.
Proprio come sono le notti quando lui è qui.


(Dedicato a Lorenzo e all'ineluttabile scompiglio degli elementi del mondo di superficie, e di quello più recondito della mia anima, che sempre comporta ogni sua partenza)