Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 11 settembre 2008

Veglia

Sarà un'altra notte di veglia, simile a tante altre di un passato non troppo lontano. Sto tornando indietro a folle velocità. L'incubo si ripete e la strega è tornata a far sentire la sua voce. Esattamente come un tempo e questo mi fa paura perchè ora conosco tutti i passaggi. Ho urlato e spaccato un cassetto. Poi ho pianto. Ora mi sento svuotata. Come faccio a superare questa notte? A quali risorse attingere? Niente antidepressivi, ma il "delicious" da solo non sortisce lo stesso effetto. Dovrei ubriacarmi, magari riuscirei a dormire invece di stare qui a fottermi la testa. Devastante questa sensazione fisica del vuoto. Stamattina lottavo coi fantasmi dei morti, stanotte dovrò farlo con quelli dei vivi. La strega si è succhiata tutte le mie energie, mi sento come una bambola di pezza, inerte e flaccida. Notte di veglia per arrivare all'alba.
E dopo?

Questo blog......lo amo e lo odio. In quest'ultimo periodo lo inizio soprattutto ad odiare. Avrei dovuto chiuderlo già da un pò. L'ho concepito come la mia finestra sul mondo, quella stessa finestra che oggi si è trasformata in un enorme casa di vetro. Troppa esposizione. Troppe parole. Troppa me stessa. Ho difeso questa postazione con tutte le mie forze e la mia capacità di resistenza, contro ogni possibile invasione. Ho pagato un prezzo altissimo ed ora mi chiedo se ne è valsa davvero la pena. Ma l'alternativa a questo schermo è una parete bianca, per questo sono ancora qui. Sopravvissuta grazie alle parole. Per quanto ancora?

Troppa visibilità, e così anche le sensazioni diventano spettacolo. Quello che non si riesce a leggere nella testa lo si legge nel blog. Bè, non è proprio esattamente così, ma così è stato erroneamente interpretato. Io, tutto questo, lo avevo inteso come una dimostrazione di coraggio, uno sfogo all'urgenza delle parole, un prisma nel quale intrappolare la luce. Intrappolata, invece, ci sono rimasta io. Un diario sarebbe stata la cosa migliore: segreto, anonimo, soprattutto invisibile. Ma tutte queste mie parole avevano l'esigenza di uscir fuori leggibili per essere davvero capite, grammaticalmente corrette e punteggiate, e non solo urlate dalla voce arrochita della strega, incomprensibili e tumultuose, scagliate contro qualsiasi bersaglio in movimento. Il fuoco amico miete sempre un consistente numero di vittime fra gli stessi alleati. Dovevo tenerne conto. Questo blog è stato una nera bocca di cannone col quale non volevo far male a nessuno, ma solo ad essere io, come una palla di fuoco, sparata verso il cielo.

Toccare il cielo dopo essere precipitata nell'antro. Avere ali vere e non una informe gibbosità, una specie di soma che ti piega le spalle e ti costringe a camminare curva. La posizione eretta è la cosa più umana che possa esserci, una volta acquisita difficilmente si torna a gattonare. Dall'alto della mia nuova posizione eretta mi sono sentita invincibile come un'amazzone. E' così che ho conquistato questa landa: diritta, con la spada in mano, sfidando il vento e la sabbia. Il vento che voleva trascinarmi via e la sabbia che voleva inghiottirmi. E gli occhi che non volevano vedermi.

Sono quasi le 2,30 del mattino.
La conta dei minuti inizierà dal momento in cui spegnerò il computer, per questo rimarrò ancora qui a digitare parole che al sorgere dell'alba, cancellerò
Marilena

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